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Autore: EmmaStarr    30/04/2016    3 recensioni
Se solo avesse potuto parlare, avrebbe gridato a quel minorato mentale di smetterla di trattarlo come se fosse il suo animaletto da compagnia, avrebbe ordinato di essere riportato dalla sua ciurma, avrebbe insultato Trafalgar in ogni lingua conosciuta e lo avrebbe obbligato a procurarsi una nave degna di questo nome. Avrebbe parlato per il semplice gusto di parlare, e di essere ascoltato.
Ma non poteva: ogni cosa che cercava di dire si traduceva in miseri guaiti o sordi ringhi che non potevano essere in alcun modo interpretati.
E tutti continuavano a crederlo morto.

* * *
Eustass Kidd non è certo il tipo che si lascia sconfiggere facilmente. Ma una nuova e terribile minaccia cala sulla sua vita all'improvviso, e in seguito all'incontro con un misterioso pirata viene trasformato in cane. Come reagirà un certo Chirurgo della Morte alla notizia della dipartita del suo amante? E se giusto quella sera Penguin e Sachi avessero accolto a bordo della nave uno scorbutico cane rosso fuoco?
* **
{KiddLaw} {Angst, drammatico}
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Eustass Kidd, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Capitolo 8-

 

L'orario dell'appuntamento col capitano dei Locker Pirates era passato da un pezzo, ma Kidd e Law erano ancora all'interno del locale.

«Eustass-ya, mantieni la calma» cantilenò Law alzando gli occhi al cielo dopo l'ennesimo sbuffo. «Sai che il suo potere ci serve, se vogliamo attaccare quella base della marina. Dobbiamo convincerlo a diventare nostro alleato.»

Kidd gli dedicò una delle sue peggiori occhiatacce. «Può avere il potere che gli pare, nessuno fa aspettare il Capitano Kidd per... saranno tre ore, ormai!» sbraitò.

Law scosse la testa, divertito. «Non può essere più di un'ora e mezza, smettila di esagerare come al solito. È la diplomazia che ti manca, sai? Mi chiedo come tu abbia fatto a sopravvivere tutto questo tempo. Merito di Killer-ya, suppongo.»

Kidd grugnì. «Un'alleanza l'ho stretta, mi pare» frecciò, ghignando.

Law si strinse nelle spalle. «Chi ti dice che io non ti stia solo usando per la tua forza bruta, e che non abbia intenzione di venderti alla marina alla prima occasione?» domandò con noncuranza.

Kidd ghignò: «Nah, ti diverti troppo con me in circolazione, ammettilo.»

Law gli concesse un sorrisetto appena accennato. «Può darsi. Questo spiegherebbe perché io non ti abbia ancora dissezionato il cervello.»

Kidd stava per replicare -e forse quelle ore di attesa non sarebbero state poi così noiose, dopotutto- quando una voce li interruppe. «Ah, menomale, siete ancora qui!» esclamò un ometto più basso persino di Penguin, che avanzò barcollando tra i tavoli. Kidd lo riconobbe immediatamente dall'avviso di taglia che Trafalgar gli aveva mostrato: era Jeremias Keylor, il capitano dei Locker Pirates. Il Frutto del Mare che aveva ingerito gli conferiva la capacità di scassinare qualsiasi porta, lucchetto o cassaforte. «Scusate il ritardo, la pioggia ha ritardato la mia nave» si scusò, prendendo posto accanto a loro. Kidd lo guardò meglio, e storse il naso: baffetti ben pettinati, giacca senza l'ombra di una piega, sguardo scaltro e schizzinoso. Non era esattamente il suo tipo. Anche quello parve non apprezzare il look di Kidd, perché inarcò impercettibilmente un sopracciglio e tossicchiò leggermente. «È... rossetto, quello?» domandò con un velo di ribrezzo.

«Sì, e con questo?» domandò con tono di sfida.

«Sono felice di vedere che sei arrivato, nonostante gli inconvenienti. Come avevo già accennato, ti abbiamo chiamato per proporti un'alleanza. Vogliamo conquistare la base della marina che si trova a est di quest'isola» li interruppe Law, scoccando a Kidd un'occhiataccia che gli intimava di non rovinare tutto.

«Sì, sì, conosco i dettagli, ne abbiamo già discusso» lo liquidò Keylor con un sorriso compiaciuto. Decisamente, le maniere di Law gli andavano più a genio di quelle di Kidd. «E quando pensavate di attaccare?»

«Il prima possibile» spiegò Law, schietto. «Meglio approfittare della stagione delle piogge, finché dura.»

«Odio questo tempo» borbottò Kidd diretto a nessuno in particolare. «Non capisco cosa ci trovi la gente a correre sotto la pioggia, bagnarsi da capo a piedi eccetera. È una gran seccatura.»

«A me invece piace, ha un che di nostalgico, di letterario» si vantò Keylor gonfiando il petto.

«Sì, anche io personalmente lo trovo affascinante» commentò Trafalgar senza curarsi di nascondere un sorrisetto soddisfatto. Kidd sentiva ribollire il sangue nelle vene: perché dava retta a quel deficiente?

Keylor però non parve accorgersene, perché continuò: «Sa, signor Trafalgar, trovo che lei sia una persona davvero a modo. Le andrebbe di approfondire i dettagli del piano a cena, stasera? Conosco un ristorante molto raffinato nelle vicinanze. Ovviamente è invitato anche il signor Eustass, sempre che, ecco...»

«Sempre che cosa, esattamente?» fece Kidd a voce un po' troppo alta. «Che c'è, non mi ritieni all'altezza?»

«No, Eustass-ya, è stato solo svelto a capire che sei un troglodita» spiegò Trafalgar senza scomporsi.

Kidd non ne poteva più di sentirsi preso in giro: si alzò di scatto, rovesciando la sedia. «Ripetilo» ringhiò.

Keylor sembrava abbastanza spaventato, ma si sistemò il cravattino e scoccò a Kidd un'occhiata di rimprovero. «Che modi! Le persone per bene non ringhiano, sa, signor Eustass?»

Law non riuscì a trattenere una risata, subito soppressa da una mano davanti alla bocca. Fissò Keylor come se fosse stato un raro esemplare di una specie in via d'estinzione, poi sorrise a Kidd. «Non ha tutti i torti, sai.»

Kidd non ci vide più e richiamò all'istante tutte le ferraglie che riuscì a raggiungere indirizzandole verso Trafalgar, che però fu veloce a teletrasportarle tutte via con la sua Room. I clienti e Keylor fuggirono terrorizzati, mentre Law faceva volare i tavoli in cerchio sopra di loro rovesciando ogni cosa in testa a Kidd, che si difese evocando un muro di posate.

I due si fissarono per un istante, la tensione quasi tangibile nell'aria intorno a loro. Poi Law sorrise. «Se ne sono andati tutti» comunicò, facendo cadere tutti i tavoli.

Kidd sospirò, scagliando all'indietro le ferraglie che andarono a sbattere contro la parete opposta. «“Le persone per bene non ringhiano”? Sul serio?» ironizzò, sbuffando.

Law si strinse nelle spalle. «Cazzo, era insopportabile» ridacchiò, recuperando una sedia e gettandocisi sopra. «Menomale che ce ne siamo sbarazzati. Dico, hai sentito come parlava?»

Kidd annuì con enfasi, un po' sollevato: all'inizio aveva temuto davvero che Trafalgar avesse intenzione di allearsi con un soggetto del genere. Magari addirittura a scapito della loro alleanza. Ma no, scosse velocemente la testa dandosi dell'idiota. Non era certo quel tipo di persona. «Damerino del cazzo» borbottò. «Hai visto come mi ha trattato? E anche tu, a dargli retta! Ti sei divertito, eh?»

«Qualcuno è geloso, qui» ridacchiò Law.

Kidd strinse i pugni. «Prova a ripeterlo...» ringhiò.

«Oh, dai, scherzavo. Ma Eustass-ya...» sussurrò Law, alzandosi di scatto e portandosi a pochi centimetri dal volto di Kidd. «Le persone per bene non ringhiano, sai?» sussurrò, prima di incastrare la sua lingua con quella dell'altro.

Kidd pensò per un attimo di interrompere il bacio per dirgliene quattro, ma desistette velocemente. Dopotutto, lo sapeva bene: la vita del pirata non dava molte certezze. Ma nonostante tutto quello che poteva dire, nonostante le lotte e le urla, Kidd era certo che Trafalgar Law non l'avrebbe mai, mai tradito. E per il momento bastava questo.

«La attacchiamo da soli, la base della marina?» biascicò Kidd dopo quelle che parvero ore.

Law annuì. «Non ci serve quel tipo. Useremo l'esplosivo, posso mandarci qualcuno dei miei. Sai che ci toccherà combattere corpo a corpo sul ponte delle navi? Con così pochi uomini sarà inevitabile.»

Kidd sbuffò. «Se ti preoccupi per il paramisha che inclina i pavimenti sprechi il tuo tempo, lo sconfiggerò in un batter d'occhio» lo liquidò Kidd. «Domani?»

«Non vedo perché no» fece Law, e ripresero a baciarsi. E davvero, a Kidd bastava questo: dopotutto, erano soli in un locale pieno di alcolici. Kidd aveva qualche idea su come concludere la serata.

 

* * *

 

«Capitano!» gridarono tutti quanti, correndogli incontro.

«Cos'è successo? Come hai fatto ad uscire? Dov'è Moore?» attaccò Penguin, ma si bloccò di colpo quando si accorse dell'espressione di Law: il suo capitano, l'uomo che rispettava e conosceva come le sue tasche, stava sorridendo. Un sorriso ampio, genuino, che quasi non si sforzava nemmeno di nascondere. Era come se si fosse appena levato dalle spalle un peso immenso. «Va... tutto bene?» domandò, esitante.

Law annuì, criptico, senza smettere di sorridere. Aveva un'aria così soddisfatta, così genuinamente euforica, che per un istante Penguin temette che avesse subito un danno celebrale. «Meravigliosamente» affermò però Law, assumendo finalmente un'espressione più seria. «Moore è scappato, e in queste condizioni non sono riuscito a inseguirlo. La sua ciurma era con lui, sono venuti a prenderlo e si sono ritirati immediatamente nelle aree più interne del palazzo, il che in realtà per noi è un bene. Ora dobbiamo ritirarci e trovare la ciurma di Kidd. A questo punto, c'è la posssibilità che nella nave ci fossero altri ibridi, quindi dobbiamo sapere se sono riusciti ad affondarla o meno. Domani all'alba sferreremo il colpo decisivo.» Si guardò intorno, come alla ricerca di qualcosa. «Il cane?» chiese, impaziente.

Kidd rizzò le orecchie, sentendosi chiamato in causa: come mai tutta questa attenzione? Doveva preoccuparsi? «Oh, è qui» disse subito Penguin, prendendolo goffamente in braccio. Kidd cercò di opporsi, ma le ferite cominciavano a bruciare e quindi si limitò a scoccargli un'occhiataccia, mostrando i denti. «È stato una forza, vero? Insomma, tu non hai visto tutto, ma dopo quella strana faccenda del ferro ha continuato a lottare come una furia! Ha fatto fuori più nemici lui che io e Sachi messi insieme...» continuò a sproloquiare Penguin, gonfio di orgoglio.

In effetti, rifletté Kidd con un certo orgoglio, era vero: quando Trafalgar era sparito si era fatto in quattro per cercare di sconfiggere tutti i nemici in modo da liberare la sala e poterlo andare a cercare. Denti e artigli si erano rivelate armi più utili ancora di spade e pistole, e la zampa metallica era anche più pericolosa di quelle normali. Alla fine tutto quel macello non si era nemmeno rivelato necessario, perché quel deficiente di un Trafalgar era apparso dal nulla in mezzo a loro mettendo in fuga i pochi superstiti dell'esercito animale di Moore.

«Interessante» commentò Trafalgar, studiandolo con un sorrisetto appena accennato. C'era qualcosa di diverso, in lui, decise immediatamente Kidd. Aveva uno sguardo molto più acceso, più vivo, in aperto contrasto con le sue condizioni fisiche: sul serio, alcune ferite sanguinavano ancora e zoppicava leggermente, per non parlare dei lividi e dei vestiti a brandelli. Ma gli occhi avevano una luce tutta nuova. Trafalgar si accorse che Kidd lo stava studiando col capo inclinato e gli rifilò un'occhiata obliqua, sorridendo come a conoscenza di un segreto che avrebbe voluto rivelargli con lo sguardo. Kidd soffiò e ricambiò con un'occhiataccia, mostrandogli i denti.

«Voi state tutti bene? Nessun ferito grave?» chiese allora Law a Sachi, staccando quasi di malavoglia gli occhi da lui.

L'altro annuì con forza. «Solo un paio di graffi, e, beh, il cane avrebbe bisogno di un controllo approfondito, ma noi non eravamo sicuri di...» esitò.

«Me ne occupo io» fece subito Trafalgar, come se non stesse aspettando altro. «Voi non ne capite nulla di anatomia animale, dico bene?»

«Ma capitano, tu sei quello più ferito di tutti! Devi farti curare, e...» iniziò a protestare Penguin, ma Trafalgar lo interruppe. «Appena finisco con lui» stabilì con un tono che non ammetteva repliche. E senza aggiungere altro prese Kidd per la collottola e si avviarono verso il sottomarino.

Quello si accorse con crescente preoccupazione che non riusciva a divincolarsi dalla sua presa, tanto l'altro stava stringendo. D'accordo, c'era ufficialmente qualcosa che non andava: forse voleva dissezionarlo per capire come aveva fatto a smuovere tutta quella quantità di ferro? Ah, dannazione! La prossima volta che gli veniva in mente di fare un favore a quel medico del cazzo ci avrebbe pensato su almeno dieci volte! Kidd cercò di strattonarsi, ma la mano di Trafalgar era salda. «Stai buono» cantilenò, sorridendo malizioso. Non era la prima volta che gli parlava così, sbeffeggiandolo, ma stavolta c'era qualcosa di diverso. Pareva scoppiare dalla voglia di fare qualcosa, e Kidd temeva di sapere cosa. Entrarono nel sottomarino, ma invece che nello sgabuzzino o nella sala operatoria, Law lo portò nella sua cabina. Ecco, ci siamo: ora mi disseziona. gemette internamente Kidd. Ma avrebbe venduto cara la pelle, altroché! Era già pronto a lottare con tutte le sue forze; invece, subito dopo aver chiuso la porta, Trafalgar si lasciò cadere sul letto a pancia in su e chiuse gli occhi.

«Certo che ce la siamo vista brutta, oggi, eh?» sospirò alla fine, proprio quando Kidd stava iniziando a chiedersi se per caso non fosse passato all'altro mondo. Ma che gli prendeva? Non si aspettava mica che Kidd potesse rispondergli, giusto? «Soprattutto quando hai fatto quella roba assurda con tutto quel ferro» proseguì Trafalgar, sempre senza aprire gli occhi. «Sai una cosa? È un po' che ci penso. Tu mi ricordi davvero qualcuno.»

Kidd drizzò le orecchie. Possibile che...? «Tanto per cominciare, hai il suo stesso identico caratteraccio.» Aprì gli occhi e gli dedicò un ghigno carico di malizia. «Glielo dicevo sempre, e mi ricordo che era una cosa che non sopportava...» Kidd ringhiò: ma dove voleva arrivare? «Vedi? Non sai stare al tuo posto, proprio come lui. Mi fai impazzire a furia di combinare disastri, e anche lui, quando ci si metteva, era una mina vagante. Per non parlare della tua orrenda pelliccia: mi ricorda in maniera impressionante i suoi capelli. Erano veramente inguardabili.»

Kidd appiattì le orecchie e si preparò a saltargli addosso: ferito o non ferito, non si doveva azzardare a parlare così del grande Capitano Kidd! Trafalgar sembrò accorgersene, perché si issò a sedere, indirizzandogli uno sguardo che definire malizioso sarebbe stato riduttivo. «E aveva addirittura un potere che somigliava a quello che hai sfoderato tu oggi. Sai, se tu non fossi un po' troppo vecchio, direi che saresti la sua reincarnazione. Anche se immagino che avrebbe odiato rinascere come cane, sul serio, non riesco proprio a figurarmelo.»

Dentro di sé, Kidd fremeva dall'impazienza. Che senso aveva quel discorso? Se non intendeva dissezionarlo, perché l'aveva portato lì? Ma soprattutto, perché aveva iniziato a parlare di lui con tanta leggerezza? Kidd si ricordava bene della notte in cui aveva scoperto Trafalgar ubriaco sul ponte. Era sicuro che, in quel momento, il pensiero della sua morte lo avesse quasi distrutto dal dolore. E invece adesso ne parlava così, come se niente fosse! A parte tutto, lo stava anche insultando. Non sopportava sentire Trafalgar parlare di lui in quel modo. Non si erano mai fatti problemi a prendersi a male parole, ma sempre in faccia, mai alle spalle: e cos'era adesso questa storia della reincarnazione? La trovava una cosa divertente?

Trafalgar però non parve preoccuparsi della sua reazione e continuò. «O se ci fosse un modo per trasformare gli uomini in animali. Sì, se esistesse una persona in grado di farlo...» esitò un attimo, puntò gli occhi in quelli di Kidd e proseguì. «Quel Moore, per esempio... Allora direi proprio che tu sei Eustass Kidd trasformato in cane» concluse, schiudendo le labbra in un sorriso compiaciuto.

Kidd strabuzzò gli occhi. Cos... ma allora sapeva! Moore doveva averglielo detto! E invece di adoperarsi per trovare una soluzione, aveva preferito passare il suo tempo a prenderlo in giro, insultandolo senza pudore e ridendo alle sue spalle. Iniziò a ringhiare: per quanto ancora aveva intenzione di portare avanti quella farsa? Trafalgar si limitò a sfilarsi il cappello e a posarlo con calma sul letto di fianco a sé. «Ehi, parlavo in linea ipotetica. E poi, non dovresti comportarti così: le persone per bene non ringhiano, sai?»

Fu la goccia che fece traboccare il vaso: quella era un'allusione così evidente che qualunque idiota avrebbe saputo coglierla. Kidd non resistette più, prese la rincorsa e spiccò un balzo verso di lui, facendolo ricadere di schiena sul letto e schiacciando il muso contro il suo viso. Poi, fissandolo negli occhi con aria di sfida, ringhiò di nuovo. Law chiuse gli occhi e sorrise, sospirando. «Sempre le solite cattive maniere, Eustass-ya» si limitò a mormorare. Aveva parlato con un tono sommesso, quasi avesse paura di esprimersi ad alta voce. Ma le sue labbra erano tese nel sorriso più ampio che gli avesse mai visto fare.

Kidd, dal canto suo, non riusciva a crederci: per quasi un mese aveva vissuto in quel corpo, in quella situazione orribile, senza sapere se sarebbe mai riuscito a farsi riconoscere di nuovo dai suoi amici, senza sapere se avrebbe dovuto passare la sua intera esistenza guardando le persone che conosceva farsi una vita e dimenticarlo. Soprattutto Trafalgar, non riusciva a concepire l'idea di vederlo fottere qualcun altro, punzecchiare qualcun altro, allearsi con qualcun altro, rimanendo lo stupido animaletto da compagnia nello sfondo. E invece adesso Trafalgar lo aveva riconosciuto, gli aveva parlato come gli parlava sempre, lo aveva chiamato Eustass-ya e per una volta quel soprannome gli era sembrato addirittura piacevole da ascoltare. In quel momento Trafalgar aprì gli occhi e li incastrò nei suoi, e in quelle iridi grige come un cielo in tempesta lesse così tante emozioni diverse che non ci fu bisogno di aggiungere niente di niente.













Angolo autrice:
Rieccomi qua! Stavolta sto aggiornando di sabato perché non so se domani riuscirò. Ed eccoci al momento culminante della storia: Law ha scoperto che Kidd è il cane e Kidd ha scoperto che Law sa. Finalmente la parte drammaticamente angst è terminata, con estremo sollievo da parte di tutti.  Ah, la scena iniziale risaliva a prima dell'altro flashback, quello che si è visto prima del funerale, per intenderci: la base della marina di cui parlano è quella che alla fine attaccheranno nella loro ultima missione insieme, prima di darsi appuntamento per andare a Binks. E il paramisha di cui parla è sempre quello che hanno affrontato quella volta. In realtà ho inserito quella scena perché fosse comprensibile l'uscita di Law: prendendolo in giro dicendogli "le persone per bene non ringhiano" l'ha a tutti gli effetti riconosciuto come Eustass Kidd senza perdersi in smancerie. Seriamente, non ce lo vedevo proprio a corrergli incontro a braccia spalancate, doveva almeno giocarci un po' prima di sganciare la bomba, non vi pare?
A breve ci sarà lo scontro finale contro Moore! Ci stiamo avvicinando alla conclusione... Grazie a tutti quelli che leggono, recensiscono e tutto il resto! A settimana prossima, vostra
Emma

 

 

  
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