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Autore: Angel TR    30/04/2016    2 recensioni
She saw my silver spurs and said let's pass some time
And I will give to you summer wine

Lana del Rey - Summer Wine.
{Avvertimenti e note all'interno | Raccolta disomogenea | LilixAsuka}
{Storie partecipanti alla "Le situazioni di lei&lei" indetta da starhunter Challenge indetta su EFP}
{Partecipa alla challenge "Just stop for a minute and smile" indetta da Sou_Shine su EFP}
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Kazama, Emily Rochefort
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Bondage, Gender Bender
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Belle Époque'
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Questa fiction partecipa alla "About Sex Challenge" indetta da ManuFury con il prompt "Frustino"'

3. Avvertimento: bondage
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Ties
Rating: Arancione
Genere: Suspense, pseudo-fluff, lievemente erotico
Note dell'autrice: PIANGO. Non lo so scrivere, ho vergogna, pare strano, ch'è sta roba?! Ma meglio togliersi il dente cariato subito. Abbiate pietá.
Che San Gennaro me la mandi buona!!!


Una vena pulsava sulla fronte imperlata di Asuka Kazama. Sentirsi impotente non era esattamente ciò che avrebbe definito "una bella sensazione".

Giuro che l'ammazzo a quell'oca, questa volta.

Decisamente fidarsi di Emilie Rochefort era stata la più grande idiozia che Asuka avesse mai fatto in vita sua.
Baka, baka, baka, si rimproverò.
Cercò di sollevare lo sguardo, per quanto glielo consentisse la sua posizione scomoda, e vagliò la situazione.

Una situazione di schifo, ecco.

I polsi erano legati in quello che doveva essere "un fiocco" — no, Lili non sapeva fare i fiocchi — alla testata del letto cosicché il corpo di Asuka era semisdraiato sulle coperte di raso rosa antico — perché il rosa confetto solito di Lili non si confaceva a quel momento ben più "lussuoso".

Per di più l'oca bionda era scomparsa da più di mezz'ora, dopo aver completato il suo "capolavoro", per andare a fare chissà cosa.
Asuka cominciava a pensare che avesse davvero seri problemi mentali.
Ma chi gliel'aveva fatto fare?
Le gang di Osaka erano dei pulcini pio-pio in confronto a Lili; Asuka ne avrebbe affrontate venti insieme ed avrebbe pure detto grazie pur di evitare quella situazione a dir poco imbarazzante.

Se non torna entro cinque minuti, la disintegro, pensò infuriata.
Poi roteò gli occhi: certo, come l'avrebbe disintegrata se era legata come un salame? Batté le palpebre ripetutamente quando una goccia di sudore le si impigliò tra le ciglia.
Urlò per richiamare l'attenzione, indignata, ma tutto quello che uscì dalla sua bocca fu un suono soffocato.

Ero io che dovevo tappare la bocca a lei. Anche se non certo con un foulard di Prada dal costo di tre zeri.

Stupida esibizionista.

Finalmente la porta si aprì e Lili fece il suo ingresso trionfale.
Si era cambiata anche se era — fortunatamente — ancora vestita. Un'aria maliziosa le si era dipinta sul viso, un sopracciglio fine sollevato in un arco perfetto e un angolo delle labbra rosa sollevato — il che non lasciava presagire nulla di buono.
Emilie avanzò lentamente — al che Asuka alzò gli occhi al cielo — le lunghe gambe snelle abbracciate dalle calze nere, una sottoveste di seta a coprirle il corpo flessuoso. Poi un lampo nero, uno schiocco sul palmo nudo della bionda.

Asuka sgranò gli occhi. È pazza! Le si sono veramente fusi i neuroni!

Lili rise lievemente. «La Mediatrice di Osaka che ha paura! Perdiamo colpi, l'età avanza, eh?»

"Sono un anno più grande di te, papera! Comando io. E non sono vecchia!", tentò di urlare Asuka.

Lili si accostò al letto, fece scorrere la piccola frusta — dove diavolo l'ha scovata? — tra i capelli della bruna, scompigliandoglieli. «Sono indecisa... sciogliere il foulard e lasciarti strepitare da maschiaccio quale sei oppure non scioglierti il foulard e farti scoppiare?» sussurrò.

Asuka si divincolò, rossa, l'espressione furiosa. Fulminò Lili con lo sguardo.

La bionda si portò una mano guantata alla bocca in una finta espressione di shock. «Povera me!» esclamò, fingendo un tono terrorizzato.
Poi si chinò finalmente su Asuka con un sorrisetto divertito sulle labbra, i lunghi capelli biondi scivolarono sul petto della ragazza — profumavano di vaniglia — e le strappò il foulard, scoprendole finalmente la bocca.

Asuka diede fiato ai polmoni, si gonfiò il petto ed urlò.
«Grandissima stro...» un dito bianco si posò sulle sue labbra, zittendola.

«Ma come siamo permalose! Io insceno questo spettacolo merveilleux e tu mi ripaghi così? Mi sento particolarmente delusa» la beffeggiò Lili, girando attorno al letto.

«Pervertita, slegami o ti faccio il sedere a strisce!» ordinò Asuka.

La risposta di Lili fu una risatina. «E perdermi tutto il divertimento?»

Si stese aggraziatamente a pancia in giù sul bordo del letto, puntellandosi con i gomiti; gli occhi azzurri erano allo stesso livello di quelli scuri e profondamente incavolati di Asuka. Appoggiò il mento sui palmi delle mani: una ragazzina che si diverte a giocare.
«Ora siamo pari» decretò.

Pari un corno! Per l'ennesima volta, Asuka si chiese quale malattia mentale, lapsus freudiano e possessioni demoniache l'avessero spinta a riporre cotanta fiducia nella squilibrata persona che aveva di fronte.

«Smettila di usarmi come cavia per i tuoi esperimenti da malata mentale ed inizia ad uscire con un ragazzo!» sbraitò Asuka, la vena sul collo gonfia.
Qualche goccia di saliva centrò l'angolo delle labbra di Lili, che accennò un sorriso prima di pulirsi con le dita.

«Cara scaricatrice di porto, chi ha detto che voglio un ragazzo?» fece, visibilmente accigliata ma anche divertita.

È il suo gioco, detta lei le regole, si rese conto Asuka.
Inizialmente le montò una rabbia dentro che divampò come fuoco: lei era una Kazama, nessuno comanda una Kazama!, poi si rese conto presto che sarebbe stato facile cambiare le sorti della partita.

Bastava dare a Lili ciò che voleva. O, almeno, farglielo credere.

«Cosa vuoi allora?» chiese Asuka con fare gentile, facendosi forza con le gambe per issarsi meglio. Il morbido raso era come un soffio sulla pelle; se non fosse stata una situazione così imbarazzante, l'avrebbe apprezzato immensamente.

Lili ridusse gli occhi a due fessure, annusando il trucco. Asuka non si mosse e Lili si rilassò, convinta di aver ottenuto ciò che voleva.
Soppesò la frusta tra le mani, un sorrisino aleggiava sulle labbra nude.
Ciocche di capelli biondi sfioravano le gambe di Asuka in una tortura forse ancora peggiore della trapunta.

Aveva un'aria maliziosa eppure allo stesso tempo ingenua, proprio come quelle icone francesi immortalate dai fotografi degli anni '60.

Una Brigitte Bardot contemporanea con tanta voglia di sperimentare.

E doveva annoiare proprio me.

Fece scivolare pigramente la frusta sulle spalle e sulle braccia nude di Asuka. Inclinò la testa da un lato, come se stesse decifrando chissà che grande segreto.
Poi, colta da un'ispirazione, accostò il braccio a quello della brunetta. La sua pelle era più delicata e più chiara.

«Visto? Sono una vera bionda, te lo dicevo» cinguettò.

«Vuoi un applauso?» la scimmiottò Asuka. «Passando a cose più serie, che ne dici di slegarmi? Mi si sono addormentate le braccia.»

Lili si sollevò, analizzando il nodo che teneva i polsi della ragazza ben stretti alla testata in ferro battuto.
Asuka allontanò lo sguardo, infastidita: Lili le stava praticamente addosso e per di più la sottoveste le era scivolata in avanti, scoprendole il ventre piatto.

Sollevò un ginocchio per assestarle un colpetto. «Copriti, svergognata consumista.»

«Non è colpa mia se almeno io ho buongusto e non indosso le mutande di mia nonna!» ribatté Lili, per nulla piccata dal commento. «Questo» e afferrò il sottilissimo filo nero che le circondava i fianchi «è "Agent Provocateur", sempre che tu sappia cosa sia.»

Asuka roteò gli occhi. «Cose da riccona» commentò.

Lili abbassò il mento per rivolgerle un'occhiataccia. «Forse dovrei tapparti di nuovo la bocca! Dov'è il foulard?» si erse, sedendosi di botto sul bacino di Asuka.

» Dio, Lili! Mi hai uccisa!» sbuffò, la voce affannata. Si divincolò per farla spostare. «Non respiro!» si lamentò.

Lili trattenne il fiato, indignata. «Vorresti dire che sono grassa?» sollevò il bacino per poi lasciarlo ricadere in un botto. «Eh?!» ripeté il gesto, le guance rosse per la rabbia.

Ad Asuka mancò il fiato. Lili non era pesante ma quei movimenti iniziavano a farle male. «Lili! Non ho detto che sei pesante! Smettila!» quasi la supplicò.

La bionda si fermò, soddisfatta. Aveva i capelli un po' elettrici; li sollevò con le mani. «Uff. Stupida Kazama, mi hai fatta sudare. Ora puzzo! Où est mon parfum?» chiese a nessuno in particolare.

Ora che la pancia non le doleva più, la situazione iniziò a delinearsi davanti agli occhi della brunetta: lei, con i polsi legati, stesa sul letto; Lili, in una trasparentissima camicia da notte, a cavalcioni su di lei; entrambe rosse in faccia.

A dir poco imbarazzante. Sembra... Asuka arrossì violentemente.
Si divincolò ancora, peggiorando il tutto. «Lili, spostati. Sei una pervertita.»

Sentiva chiaramente le fresche gambe di Lili attorno ai fianchi, la pressione del suo bacino sul basso ventre, i suoi occhi come fari incatenati ai suoi. Aveva messo il broncio, come una bambina viziata alla quale è andato tutto storto.

Poi si rischiarò in viso. «Preferisci stare tu sopra?» le chiese, maliziosa, tendendosi in avanti per afferrarle i polsi legati. Per effetto del movimento, le si strusciò addosso in un modo ben poco ortodosso.

Asuka gridò, indignata.

Uno splendido sorriso illuminò il viso liscio di Lili. Stava di nuovo ottenendo quel che voleva.

Asuka respirò piano.

Calma.

«Sì. Voglio stare io sopra» le lanciò uno sguardo di pura sfida che lasciò Lili un pochino interdetta. La biondina si scosse dallo shock e si avviò a scioglierle i fiocchi. Le lunghe ciocche bionde le solleticavano il viso.

Finalmente Asuka fu libera. Trasse un sospiro di sollievo prima di massaggiarsi lentamente i polsi.

Lili attendeva, tesa. Fece per sfilarsi la veste ma Asuka le fermò, afferrandole i fianchi sottili con le mani.

Ci manca solo che si spogli, quest'oca.

Fu allora che, con un movimento fluido e deciso, Asuka ribaltò le posizioni. Ora mi diverto io..

Lili sorrideva, senza reagire. Si fidava, comprese Asuka, sorpresa. E a male.

Le afferrò i polsi e glieli legò con gli stessi nastrini di prima alla testata del letto, poi saltò giù dal letto.

L'assenza del calore di Lili la colse di sorpresa — il suo corpo quasi protestò. La ragazza restò immobile. L'altra si stava lamentando: « Qu'est-ce que ça signifie?!»

Asuka si scrollò di dosso quella strana situazione e scappò via dicendo: «Ora liberati da sola, Rochefort!»

Corse via, lontano da quel luogo stregato.

  
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