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Autore: _heartbeat_    30/04/2016    1 recensioni
-Domani Swan!I pensieri negativi rimandali a domani, come delle scuse quantomeno dovute a tutta Storybrooke e le più sincere e vere a tuo figlio- riprese fiato, poi si ricordò di non aver finito il suo discorso.-Ah, un’ultima cosa, dimenticavo questo...-
Emma non ebbe il tempo di chiedere o mostrarsi stupita che si vide arrivare la mano di Regina dritta in una guancia.
Il dolore le annebbiò la vista per un attimo prima che si risvegliasse.
-E questo?-
-E’ per avermi fatto tanto male, se prima ti punivo mi avresti uccisa quindi meglio ora che mai-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma sentiva il sangue ribollire nelle sue vene e una scintilla sempre più calda e insopportabile farsi strada nel suo petto e risalire tutto il suo corpo fino ad arrivare al cervello, voleva urlare e picchiare Regina così forte da farla urlare a sua volta, voleva farle sputare fuori quei gemiti strozzati carichi di paura e dolore.Voleva che si sentisse come si sentiva lei in quel momento, voleva farle male e ridere nel vederla imponente e punita.
Come aveva potuto farlo?Come aveva avuto il coraggio di andare avanti dopo quello che aveva fatto?
Si promise che, se il rimorso non l’aveva ancora uccisa ci avrebbe pensato lei che di rabbia repressa in corpo ne aveva da vendere.
Come aveva fatto a rimanere così maledettamente tranquilla nonostante tutto attorno a lei stesse morendo o vivendo nel dimenticatoio di una vita passata mai esistita.
E lei, Emma, come aveva anche solo potuto pensare di riuscire a cambiarla, a renderla più umana, più buona.Era nata cattiva dentro, non poteva cambiare.
Senza pensarci seguì il sindaco dentro ad uno stanzino poco distante dal letto di Henry, la prese per un braccio e la spinse forte contro uno scaffale facendo cadere a terra tutto il contenuto di quelle scatole.Al sentire un lamento strozzato di Regina il suo cuore sussultò e un sorriso cattivo le comparve in volto.
In fondo era cattiva anche lei, se lo sentiva dentro tutto il buio che aveva, era la Salvatrice, ma non si sentiva così.
La tirò sù e le lasciò riprendere fiato un attimo prima di ripetere il suo gesto.
Regina non provò nemmeno a fermarla, non ce la faceva, Emma sembrava invasa da una forza sovrumana tanto era più forte.Alzò lo sguardo e incrociò i suoi occhi: li vide scuri e tenebrosi, il verde completamente sparito, inghiottito dal nero della pupilla, le guance arrossate e il petto spossato dal suo respiro irregolare.
Aveva paura, paura di quello che poteva succedere, paura di non riuscire a fermarla in tempo, paura che la voglia di vendetta fosse troppo grande da poter essere controllata.
Per la prima volta aveva davvero paura di Emma Swan.La Salvatrice trasformata nel peggiore dei suoi incubi.Un supereroe malvagio e pronto a tutto.
Regina adesso era accasciata per terra, un braccio appoggiato su uno scatolone, l’altro stretto attorno alla vita, aveva gli occhi rigati di lacrime nere di trucco, aveva male alle costole e ai polmoni, sentiva il respiro abbandonarla ogni minuto che passava, aveva freddo e anche caldo e voleva abbracciare Emma e calmarla e non sapeva nemmeno lei perchè lo volesse così tanto.Si sentiva così vuota, così debole davanti a quello che le sembrava una gigantessa bionda.Si fece ancora più piccola temendo un nuovo colpo e soffocò un urlo di dolore quando sollevò la gamba sinistra, probabilmente era rotta.
Emma si avvicinò pericolosamente, la guardava fissa negli occhi, il viso arrossato e i capelli madidi di sudore, le prese il braccio legato alla vita e la tirò in piedi, Regina traballò instabile e si appoggiò ad uno dei montanti dello scaffale per non cadere.Vide la bionda pronta a tirarle un ceffone e con poca voce in gola la supplicò di smetterla.
-Em...Emma, ti-ti prego...- tossì e sputò da un lato un misto di saliva e sangue –Fermati!-
Emma si avvicinò ulteriormente, era a pochi centimetri dal suo viso.
-Perchè dovrei?Credi che questo sia abbastanza?Credi che io mi sia sentita meglio per questi cazzo di ventotto anni!Come credi che sia stata?- le urlò contro Emma.
-Io...io volevo solo essere felice-
-E volevi esserlo rovinando la vita degli altri?Rovinando la mia vita e quella di tuo figlio, cara la mia Regina Cattiva-
Henry era steso su un letto d’ospedale a meno di venti metri da loro e stava morendo pian piano per colpa di Regina, per colpa del suo stupido sortilegio e della sua ancora più stupida paura di perdere ciò che più amava.Ma ora tutto era cambiato, lei non era più solo Regina Mills, lei era la cattiva della situazione.
-Emma ti prego...lasciami vivere, non ti servo da morta!- sussurrò Regina spingendola per quanto potesse verso il muro.
-No, è diverso, tu non mi servi per niente, nè da viva, nè da morta, sono la Salvatrice e te sei un mostro...mi hai fatto vivere per la strada, crescere con la consapevolezza che qualcuno mi avesse abbandonato in un cassonetto perchè non ero abbastanza quando invece è stata la tua invidia a portarmi via.Come pensi di trovare il lieto fine che cerchi, strappando agli altri la loro felicità?- urlò Emma con la schiena appoggiata al freddo muro e la voce spezzata dal magone.
Quando Regina aveva confessato il suo mondo si era fermato, aveva rivisto tutta la sua vita nel giro di pochi minuti e si era rivista appena nata avvolta nella copertina bianca e viola che Mary Margaret teneva come ricordo di un qualcosa che non ricordava più.Ecco, lei era la figlia di nessuno.La figlia di due persone diventate due perfetti sconosciuti che erano arrivati ad odiarsi senza sapere di cercarsi da una vita.Lei era il niente e il tutto e Regina lo sapeva.
-Dovrei ucciderti per come sei...- disse portandole un braccio alla gola.
-Ti prego Emma...fermati p-prima che sia troppo tardi, o lo smetti ora o la tua vendetta non troverà mai pace-
-Perchè tu ovviamente ne sai qualcosa, non è vero?Quanta gente hai ucciso, quanti hai separato dalle loro famiglie e portato qui sotto un altro aspetto...avrei dovuto fidarmi di Henry e credergli subito, almeno lui sapeva la verità-
Regina tossì e si sentì venire meno, ormai le lacrime le segnavano le guance e si mischiavano al sangue che le colava dal labbro spaccato, le sentiva sccendere sul collo e dentro alla camicia macchiata.Era stanca e sentiva gli occhi chiudersi, non era un buon segno.
-E-emma, ero arrabbiata, avevo il cuore spezzato, avevo perso il mio primo e unico vero amore per un’ingiustizia, l’avevo perso per colpa di mia madre e per colpa di Biancaneve e ti giuro che mi sentivo come ti senti ora te, arrabbiata, confusa, ferita e abbandonata, volevo far provare a Biancaneve quello che io avevo provato vedendo morire Daniel davanti ai miei occhi, ma non volevo che fosse lo stesso, avrei pensato a qualcosa di immensamente maggiore.Rubare la felicità e il vero amore a chi l’aveva trovato mi sembrava la scelta migliore.Se non potevo averlo io nessuno lo avrebbe avuto.Così ho stretto un accordo con Tremotino e rubato a Malefica, la mia unica amica, ciò che silenziosamente e con cura proteggeva, ho sacrificato il cuore di mio padre e ho creato questo sortilegio nella speranza che tutti, ma proprio tutti, i miei sudditi nella Foresta Incantata sarebbero stati trasportati qui, così è nata Storybrooke.E poi sei arrivata tu e...-
-E io ti ho rovinato tutti i piani con il mio essere così determinata e incerta nelle mie decisioni, ti spaventavo così tanto che hai fatto uccidere il tuo amante polverizzandogli il cuore, hai accusato Mary Margaret per non farla innamorare del Principe Azzurro e non farle ricordare che la sua coinquilina, la cara Emma, fosse la sua figlioletta che ha messo quando era in fasce dentro il tronco di un albero magico, non mi hai permesso di vedere mio figlio, quello che io ho portato in grembo e che ora sta lottando contro la morte perchè accidentalmente è stato avvelenato al posto mio.Come credi che reagirà se riuscirà a sopravvivere?- Emma piangeva e Regina anche, i corpi delle due erano smossi da tremiti e sembravano sputare l’una addosso all’altra il proprio dolore come se nessuno le avesse mai ascoltate davvero, Emma sorreggeva con le braccia il peso di Regina che non riusciva più a stare in piedi.
Potevano essere passati secondi, minuti, ore, ma fuori da quello stanzino era tutto un altro mondo, un mondo fatto di niente, una città fatta dalle bugie del sue stesso sindaco.Quello stesso sindaco che voleva essere felice ma che non ci sarebe riuscito mai.
-Henry è l’unica cosa che mi rimane, lo amo più della mia stessa vita-
-Allora non sai cosa voglia dire amare una persona, non avresti fatto così, avresti rinunciato alla tua felicità per la sua, lo avresti protetto dal vero male e allontanato se necessario, non lo avresti lasciato morire per un errore.Uno stupido errore del cazzo-
-E’ quello che hai fatto tu?Lasciarlo andare e vederlo sfumare verso una nuova vita lontano da te?-
-Glielo dovevo e non ho pensato ad altro, io non ero nessuno, non ero stata nessuno, non volevo che finisse come la bambina che ero stata io-
-Dovrei lasciarlo andare?Lasciarlo scegliere tra me e te?- chiese titubante, la paura di perdere il figlio in ogni lettera che pronunciava, si sentiva forte, Emma l’avvertiva come la prima volta che era arrivata in città.
-Perchè deve sempre scegliere tra qualcuno e qualcun altro, non siamo così diverse, abbiamo due vite diverse ma condividiamo e proteggiamo lo stesso tesoro, io ti odio e tu mi odi ma non per questo Henry deve odiare una e amare l’altra, non è così che funziona in una famiglia-
-Siamo una famiglia?-
-Un trio, non so come lo vuoi chiamare ma direi proprio di sì, lo siamo a tutti gli effeti anche se così distanti-
-Cosa facciamo per prima cosa?- chiese allora Regina facendo un ampio respiro.
-Collaboriamo e troviamo una soluzione a questo errore, il resto si vedrà- le porse stanca una mano mentre con l’altra si asciugava il pianto.
-Il resto si vedrà- ripetè Regina sostenendosi alla bionda.
  
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