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Autore: Kira Eyler    01/05/2016    5 recensioni
[SPOILER per chi segue la VERSIONE AMERICANA DEL MANGA]
[Lieve OOC per le reazioni di Yuka]
"[...] Yuka di incubi se ne intendeva ormai: non aveva smesso di farli e si presentavano anche di giorno. Erano incentrati sempre sulla stessa scena, sugli stessi pianti, sulle stesse urla... e sulla stessa persona dalla mentalità sadica e perversa, che sembrava perseguitarla ancora. Se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire le sue mani accarezzarle i capelli e scendere ad accarezzarle il viso, sempre con le sue risate folli e sadiche in sottofondo. [...]"
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Satoshi Mochida, Yuka Mochida, Yuuya Kizami
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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AVVISO: la storia tratta di una tematica piuttosto delicata. Leggendo la versione americana del manga (completamente diversa da quella giapponese), non potevo non dispiacermi per il personaggio che ha subito una terribile tortura e quindi ho scritto questa storia, incentrata sui suoi pensieri. Quindi, Yuka potrebbe essere OOC rispetto alla versione giapponese.

Soul's bleeding

Erano usciti da quell’inferno della Heavenly Host già da parecchi giorni. Anche se avevano lasciato alle spalle i ricordi più brutti e cercavano di superare la morte dei loro amici, il dolore aveva trovato un altro modo per manifestarsi: faceva fare degli incubi terribili che si presentavano ogni notte.
Yuka di incubi se ne intendeva ormai: non aveva smesso di farli e si presentavano anche di giorno. Erano incentrati sempre sulla stessa scena, sugli stessi pianti, sulle stesse urla... e sulla stessa persona dalla mentalità sadica e perversa, che sembrava perseguitarla ancora. Se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire le sue mani accarezzarle i capelli e scendere ad accarezzarle il viso, sempre con le sue risate folli e sadiche in sottofondo.
“Maledetto” pensava Yuka, ogni volta che si risvegliava da quegli incubi.
Si stringeva al suo fratellone, con cui condivideva il letto dalla notte in cui erano tornati dalla Heavenly Host, per cercare protezione. Quella stessa protezione che le era stata brutalmente negata e che aveva così segnato la sua vita.
Ringraziava Yoshikazu per aver ucciso il suo torturatore e Sachiko per il tempismo, anche se poi avevano cercato di ucciderla.
Se solo avesse corso più velocemente senza mai fermarsi...
 
-Yuuuukaaaa! Correre non vale, quante volte devo ripetertelo? Stai facendo infuriare il fratellone!-
La voce di Kizami seguita dalle sue risate rimbombò nel corridoio; Yuka ormai sentiva solo quella e i suoi pianti, uniti ai respiri affannosi e al battito del suo cuore accelerato.
Si fermava ad ogni aula che vedeva per cercare il suo vero fratello, Satoshi, che sembrava essere sparito. Perché non era lì con lei? Era il suo principe azzurro, doveva salvarla da ogni pericolo... glielo aveva promesso. Eppure non era con lei.
-Onii-chan! Onii-chan!- urlò più forte Yuka, fermandosi davanti all’ennesima aula e guardando al suo interno.
Le lacrime bagnarono le sue guance pallide ancora una volta, quando si accorse che Satoshi non era nemmeno lì.
Ricominciò a correre, ma fu afferrata violentemente per un braccio e tirata all’indietro. Lanciando un urlo, si ritrovò lanciata a terra e sbatté la faccia sul pavimento; rivoli di sangue uscirono dalle narici, ma era solo l’inizio.
Qualcosa, o meglio qualcuno, si sedette sulla sua schiena senza però abbandonarsi completamente, quasi per non farle male.
-Il tuo fratellone è qui, non vedi?- chiese Kizami, fingendo un tono dolce e rassicurante e forzando un sorriso.
-TU NON SEI IL MIO ONII-CHAN!- urlò Yuka, con tutto il fiato che aveva in corpo.
 
Nessuno sembrava accorgersi del suo improvviso cambiamento, perché tutti erano diventati più tristi. Quello che la faceva star male era che nemmeno suo fratello sospettava cosa le era accaduto e non capiva a cosa erano dovuti i suoi incubi e i suoi pianti; pensava fossero dovuti a Sachiko e a Yoshikazu.
Yuka lo odiava quasi. Era impegnato a salvare Naomi invece che soccorrere la sua sorellina, che si trovava in guai ben peggiori... anzi, odiava di più Naomi. C’entrava anche la gelosia, ma il suo odio verso quella ragazza crebbe notevolmente.
 
Yuka si trovava su un tavolo freddo e grigio, legata alle mani e ai piedi con delle catene, legate a loro volta alle gambe del tavolo. Non poteva muovere i suoi arti.
La testa le doleva per la botta e per la superficie dura su cui era appoggiata, ma le faceva male di più l’anima: aveva paura di ciò che stava per accaderle. Quando Kizami aveva cercato di filmarla mentre urlava e piangeva, ritenendola “bellissima”, era riuscita a fargli ritornare un po’ di sanità... ma non era durato molto quel bel tempo di pochi secondi e di silenzio.
“Tu non sei il mio fratellone... lasciami andare!” pensò Yuka. Aveva troppa paura, non voleva proferir parola: Kizami era uno psicopatico, tutto poteva scatenare la sua ira.
Eppure, lei non voleva dire, anche per finta, che era lui il suo fratellone; teneva di più a Satoshi che alla sua stessa vita.
Kizami girava intorno al tavolo. Alla proposta di Yuka di tornare a cercare sua sorella e Satoshi insieme, aveva risposto di no... anzi, con un “non m’importa di quella stronza di mia sorella! Bruciasse all’inferno!” piuttosto brutale e violento.
Kizami salì sul tavolo, mettendosi a cavalcioni su di lei. Tirò fuori il coltello ancora macchiato del sangue di Kurosaki e glielo puntò alla gola, sorridendo sadicamente quando la vide rabbrividire e deglutire.
La ragazza chiuse gli occhi, tremando tutta.
Si sentì accarezzare i capelli e aprì gli occhi, disgustata e incredula: Kizami aveva posato il coltello, però sorrideva ancora in un modo inquietante. Il modo in cui le accarezzava i capelli non le piaceva minimamente, avrebbe voluto prenderlo a calci. Perché il suo Satoshi non arrivava?
La mano di Kizami scese ad accarezzarle il viso pallido e bagnato. Yuka sperava che così si sarebbe accorto di ciò che le stava facendo. Tuttavia, non sapeva ancora a cosa stava andando incontro.
Con un dito Kizami le sfiorò il collo, fino ad arrivare alla piccola scollatura della divisa scolastica: infilò la mano al suo interno e Yuka urlò, agitandosi col busto. Fece ritirare velocemente la mano al giovane che la guardava con aria stupita e imbronciata, come se quello che stava facendo era qualcosa di normale.
-Lasciami andare... ti prego... cercheremo la tua sorellina...-  sussurrò Yuka, riproponendo la sua proposta, sperando di riuscire a convincerlo, quella volta.
-Non mi interessa di quella bastarda. Morirà qui da sola(*)!- esclamò Kizami, con rabbia. Yuka percepì anche del dolore nel tono di voce, oltre alla rabbia dovuta al fatto che non poteva sopportare sua sorella, molto probabilmente.
Passarono dei minuti di silenzio, interrotti dai singhiozzi che la ragazza cercava inutilmente di soffocare. Poi vide ciò che sarebbe stata la sua fine: Kizami si stava slacciando i pantaloni.
 
Yuka rabbrividì e scoppiò in lacrime, osservando la scena dalla cima della rampa di scale: sotto di lei c’erano Satoshi e Naomi. Come sospettava, suo fratello non si era accorto nemmeno di lei che stava piangendo, impegnato qual era a consolare la povera Naomi.
Yuka scosse la testa, adirata e triste. Tornò a ricordare il continuo di quella violenta scena, contro la sua volontà.
 
Dopo aver sprecato urla ad ogni spinta di Kizami, non aveva più la voce per urlargli contro e implorare di smetterla con quell’altra tortura.
Dopo essersi riallacciato i pantaloni, aveva iniziato a baciarla con foga sul collo e sulle labbra, scendendo sempre più in basso.
-Basta... basta...- sussurrò Yuka, stanca di tutto. Stanca di piangere e di provare dolore. Stanca anche di trovarsi lì con lui e di aspettare suo fratello.
-Questo prova la tua appartenenza a me, dolce sorellina- sussurrò in risposta Kizami, baciandola ancora sulle labbra.
Yuka non poté respingere quel contatto: era incatenata e non aveva le forze per respingere un ragazzo più alto, più grande e più forte di lei. Cavolo, se ci fosse stato suo fratello...
 
Se ci fosse stato, l’avrebbe certamente picchiato. Anzi, ucciso, per quello che le stava facendo.
Invece no: stava consolando Naomi anche lì dentro, dopo che quest’ultima aveva sognato Seiko una volta essersi ripresa nell’infermeria, dopo il tentato suicidio. Yuka riuscì a mandare giù un conato di vomito che le stava velocemente salendo alla gola, cercando di uscire.
Però la colpa era anche sua: Kurosaki gliela l’aveva detto. Gliel’aveva detto, prima di morire, che Kizami era un folle psicopatico. Lei non l’aveva ascoltato, scambiando lui per il folle psicopatico dopo che aveva colpito Kizami con un pugno, facendolo cadere al suolo (**): non aveva capito che quel colpo dato a Kizami era per farla scappare ed era rimasta da lui, avvicinandosi persino preoccupata e arrabbiata con Kurosaki.
Vide Satoshi abbracciare Naomi, rimanendo a guardarli immobili. Si tappò la bocca con le mani per soffocare i suoi singhiozzi e si inginocchiò al suolo lentamente, per non farsi sentire.
Nessuno avrebbe mai fermato il sanguinamento della sua anima infranta, distrutta.
 
 
Note:
(*)= Haruna Kizami, la sorella maggiore di Yuuya, fa il rituale insieme alla classe del fratello sotto il consiglio di Kurosaki, che la trova simpatica. Tuttavia, entrata nella Heavenly Host, ha un litigio con Yuuya e se ne va, lasciando il fratello con la sua classe. Quando Yuuya diventa un folle psicopatico va a cercare sua sorella, la quale si è rinchiusa nell'aula d'arte e, a causa della sua sensibilità, si è strappata da sola un occhio perché così le era stato ordinato da uno spettro; Yuuya tenta di ucciderla, ma la sorella si suicida, infilzandosi con il coltello del fratello. Così, una volta essersi ripreso il coltello, esce dall'aula di arte e incontra Yuka, che sta scappando da Morishige.
(**)= Quando Kurosaki, scappato dalla classe perché aveva visto Kizami gettare dalle scale un loro compagno, trova Kizami con Yuka, gli si avvicina e lo colpisce con un pugno, facendolo cadere al suolo: gli urla di essere un folle e poi ordina a Yuka di scappare. Kizami però lo uccide, una volta essersi alzato.

 

 

   
 
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