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Autore: Dihanabi    01/05/2016    2 recensioni
-Vkook.
Era tutto insolitamente grigio.
Lo trovava strano, con Jungkook era tutto così rosso. Era rossa la felpa larga che indossava spesso, erano rosse le sue labbra, erano rosse le sue guance quando si imbarazzava.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Profumo
Rosso e Girasoli

 

 

Un forte profumo inondava la stanza, mischiandosi all'odore dei girasoli.
Era un odore familiare, per lui. Si stiracchiò, allungando gli arti per tutta la superficie del grande letto matrimoniale della loro camera.
Si tirò a sedere, ed osservò una figura muoversi al di là della porta finestra, sotto la tenda.
Vide Jeongguk nel balcone. Un sorriso smagliante illuminato dalle luci mattutine. Se ne stava lì, in piedi tra i vasi di girasoli, con il vento a scompigliargli i capelli corvini.
Taehyung si sentì pieno di un'insolita serenità, godendosi il legno dei mobili tinto di un acceso arancione dalla luce del sole, il viso della persona che più amava macchiato dalla felicità, e quella sensazione di dolce quotidianità che si impossessò di lui.
Gettò nuovamente il viso sul cuscino, ispirando quel profumo, e liberando un sospiro felice.

Fu il brontolio del suo stomaco a costringerlo ad alzarsi. Questo fu solo dopo più di un'ora spesa tra conversazioni infantili e battute pessime; poi si era divertito a fare il solletico a Jeongukk, che non glielo aveva impedito per i primi minuti, volendo sentire quelle mani sul proprio corpo, ma Taehyung avrebbe dovuto ricordarsi prima che il ragazzo era decisamente più forte di lui e che ribaltare la situazione era un gioco da ragazzi.
Strisciò mollemente verso il loro armadio ancora con le lacrime agli occhi, non riuscendo a riprendersi da tutte quelle risate e fregò una di quelle enormi maglie tinta unita che il suo ragazzo si ostinava ad indossare. La maniche, in teoria corte, lo coprivano sino ai gomiti e il collo largo lasciava scoperte le clavicole.

Taehyung ispirò, assaporando quel profumo.

Preparò la colazione solo per se, viso che Jungkook insistette sul non avere fame, e, per quanto strano, non gli diede peso.

Erano liberi quel giorno. Decise semplicemente di stravaccarsi sul divano con un piatto sulle gambe e il suo ragazzo ad occupare tre quarti dello spazio, così da stargli poggiato addosso.
L'ormai tarda mattinata fatta di vedere drama altamente stereotipati per scherzarci su insieme fu interrotta dal suono del campanello, chi sovrastò ogni suono.
Si alzò pigramente, sbuffando e guadagnandosi una risata dal più piccolo, che si stese completamente sul divano.
Quando Taehyung aprì la porta si ritrovò dinnanzi sua madre con uno strano cipiglio in volto.
Lei entrò brusca e si sedette sul divano. Taehyung si chiese che fine avesse fatto il ragazzo, pensando si fosse rintanato in camera sentendo la donna entrare. Non andavano particolarmente d'accordo i due, per non dire che si odiavano. La donna non aveva mai accettato la loro relazione e perciò Jeongguk cercava semplicemente di evitarla. Risultava difficile visto che entrambi avevano in comune un bene smisurato per Taehyung.
La signora Kim notò, forse con un po' di astio, la maglia indossata dal giovane, e gli disse una frase che lui conosceva fin troppo bene “dovresti smetterla di pensare a quel ragazzo.”
Taehyung digrignò i denti, cercando di mantenere la calma. Quella frase l'aveva sentita dire troppe volte dalle labbra di sua madre. Troppe. Glielo aveva detto quando erano solo amici, glielo aveva ripetuto quando si erano messi insieme e da lì in ogni occasione. Ma a lui non era importato, e, stanco, aveva comprato un piccolo appartamento per vivere con il suo ragazzo.
La donna sembrava essersi rassegnata, ma in quei giorni tornava fin troppo sull'argomento.
“Si, così magari sposo una bella ragazza.” disse sarcastico, cercando di nscondere quel fastidio troppo evidente.
“È per il tuo bene, Tae.”
Non giunse risposta. Il ragazzo strinse soltanto i pugni e abbassò lo sguardo.
“Devi smetterla di pensare a quanto lo hai amato. Lui non è più...” e quella frase non giunse mai al termine. La donna girò sui suoi tacchi e si voltò, uscendo dalla bianca porta e scappando dal profumo che inondava la stanza e da una realtà che non riusciva a dire a suo figlio.

E Taehyung non capì.

La donna fece una cosa che non si sarebbe mai aspettata di fare, cercò il numero di Jimin in rubrica e attese una risposta, che arrivo dopo pochi attimi. Chiedere aiuto a quei ragazzi era la sua ultima chance, non poteva permettersi di perdere suo figlio ancora una volta.
“Signora Kim.” la voce di Jimin si fece sentire.
“Jimin, ho bisogno del tuo aiuto, si tratta di Taehyug.”
Un forte sospirò si sentì dall'altra parte del telefono e la voce di Hoseok in lontananza giungere preoccupata “chi è Jimin?”

Il campanello suonò ancora una volta in quello che ormai era diventato pomeriggio. L'esitante figura di Jimin lo attendeva con un sorriso malinconico.

Taehyung lo fece entrare. Quel profumo lo accolse.

Non erano mai stati tipi da frasi di circostanza, ma Jimin non sapeva che altro dire. Quando entrò dentro casa, però, sembrò farsi improvvisamente triste. Il suo sguardo vagava ovunque. La maglietta di Jungkook che Taehyung indossava. Il cappotto di Jungkook appeso all'appendi abiti. La tazza di Shingeki no Kyogin sul mobile, anch'essa di Jungkook. E le foto. In particolare una di loro sette tutti insieme, più grande rispetto alle altre, appesa proprio al centro della parete, contornata da quelle più piccole.

Ogni oggetto in quella casa sapeva di Jungkook e del suo profumo anche se sarebbe dovuto scomparire da tempo.
Jimin uscì dopo pochi minuti. Un “mi sono ricordato un impegno” soffiato tra i denti stretti non appena vide due bicchieri d'acqua sul tavolo. Uno quasi finito, l'altro neanche toccato.

“Provaci tu, Hoseok.” aveva chiesto, ancora scosso.
Si era messo dietro la porta, in silenzio, aspettando.
Hoseok aveva bussato semplicemente, forse sperando che l'altro non aprisse. Taehyung si presentò solo qualche secondo più tardi.
“Chi è ancora?” chiese con uno tono infastidito.
Hoseok mostrò uno dei suoi sorrisi più allegri, e finti, che fosse in grado di fare.
“Jimin è andato già via se cerchi lui” lo informò.
“No, tranquillo. Em...TaeTae, che ne dici di uscire un po'? È una vita che non andiamo a fare qualche cavolata in giro!” Taehyung lo guardò serio, accennò un sorriso, ma scosse la testa. “Scusa Hobie. Non oggi, voglio restare un po' da solo con Jungkook”

Hoseok pianse, chiudendo quella bianca porta.

Hoseok pianse, e Taehyung non capì.

Jimin si lasciò scivolare a terra, raggomitolandosi. “Hobie-” singhiozzò. Stringersi tra le loro braccia non bastò a farli stare meglio. Le lacrime scendevano.

E Taehyung ne era inconsapevole.

 

 

Furono i più grandi tra loro a perdere la pazienza. Jin era preoccupato, sembrava non dormire bene da giorni, cercava di calmare Namjoon, ma era evidente che neanche lui stesse bene. Yoongi era il più furioso. Non aveva detto una sola parola, era semplicemente uscito a passo veloce da casa e si era avviato verso l'appartamento del ragazzo. Hoseok gli corse dietro immediatamente, seguito a ruota dagli altri, chi determinato a mettere fine a questa storia, chi spaventato che Yoongi potesse fare qualche sciocchezza.

Yoongi bussò forte, quasi a voler sfondare la porta. Taehyung osservò dallo spioncino, per essere sicuro che non fosse nessuno che volesse farli del male, prima di aprire. Sembrava quasi spaventato, pur avendo visto che erano solo i suoi amici. Le loro espressioni però non promettevano nulla di buono. Jin sembrava aver pianto, con gli occhi gonfi. Hoseok e Jimin non erano in condizioni migliori. Yoongi e Namjoon avevano delle espressioni davvero arrabbiate. Fu questo a preoccuparlo di più.

 

Yoongi entrò di prepotenza, urlando “Dov'è Jungkook!? Allora, dov'è!?” 
Taehyung sembrava davvero terrorizzato dalla reazione del più grande. Temeva volesse fare del male al suo piccolo Kookie, ma indicò ugualmente la porta che dava alla loro camera da letto e si precipitò a seguirlo all'interno, temendo il peggio.
Yoongi lo guardava furibondo. Non lo aveva mai visto così.
Taehyung era molto confuso. Il mondo circostante gli appariva distorto, non capiva cosa stava succedendo. Solo una cosa vedeva chiaramente: il sorriso del suo piccolo Jungkook steso sul letto.

“Non c'è nessuno qui!? Svegliati Taehyung” urlò Yoongi, e lo colpì.
Un pugno dritto in faccia che fece cadere l'altro a terra. Jin corse a fermarlo Jimin e Hoseok accorsero da Taehyung, steso a terra che si teneva la guancia con una mano.
Non osarono fiatare, lo aiutarono ad alzarsi senza neanche il coraggio di guardarlo negli occhi. Anche loro sembravano leggermente impauriti da quella situazione, ma quello che si leggeva nei loro occhi era chiaramente dolore.
Yoongi lo guardò dritto negli occhi, quasi a volerlo uccidere, con Jin e Namjoon che gli impedivano di colpirlo ancora.
“Jungkook è morto!” strillò, piegandosi su se stesso per far uscire quanto più fiato gli era possibile.
“Jungkook è morto un mese fa e lo abbiamo seppellito insieme, non puoi continuare a farci questo ogni giorno!”
E si lasciò cadere a terra dopo quell'ultimo urlo liberatorio.

Tutti avevano sofferto in quell'ultimo mese. Ogni cosa era cambiata per loro, ma non per Taehyung.

Lui si era rinchiuso nella sua bolla di menzogne, indossando il solito sorriso, macchiato di dolore visibile a tutti tranne che a lui. Si era alzato ogni mattina da quel fatidico giorno sorridendo a un Jungkook che vedeva solo lui, avendo conversazioni immaginarie e sognando del suo contatto sulla sua pelle. L'unica cosa vera era quel profumo impresso in ogni fottuto oggetto di quella casa.
Sentiva quell'odore nel letto dove aveano fatto l'amore centinaia di volte, o sentiva nell'armadio pieno dei suoi vestiti, era marchiato nei cuscini del divano nel joysitck della playstation. C'era la crema per il viso e i suoi shampoo, in bagno, che odoravano di lui. E quei dannati girasoli in balcone. Gli sembravano quasi secchi ora. Si chiese perché visto che il minore se ne prendeva cura.
E vide ancora Jungkook steso su quel letto, che, muovendo le labbra, per la prima e ultima volta gli disse “ti amo” e poi sbiadì lentamente e i ricordi del funerale tornarono a galla.

_

Pioveva. Anche il cielo piangeva per quella perdita, proprio come fosse la caduta di un piccolo angelo.
Era tutto insolitamente grigio.
Lo trovava strano, con Jungkook era tutto così rosso. Era rossa la felpa larga che indossava spesso, erano rosse le sue labbra, erano rosse le sue guance quando si imbarazzava.
Senza Jungkook il mondo era diventato grigio.
Jimin stringeva la mano di Hoseok così forte che le ossa di quest'ultimo si sarebbero potute sgretolare, ma a nessuno dei due importava davvero perché c'era un dolore ben più grande che li affliggeva.
La tomba sembrava strana agli occhi di V: quel nome scritto sopra era così grigio.
Era tutto troppo strano per lui.
Dove era la sua quotidianità? Dov'era il suo rosso?
“Credo di non avergli mai detto ti amo” sussurrò. Jimin scosse la testa. “Era il nostro migliore amico, credi non ce lo abbia detto?”

Tutti piangevano chi, come Jin, rumorosamente, o chi, come Yoongi, in un amaro silenzio.
_

Jimin ricorda di quando un piccolo Jungkook era andato a casa sua, imbarazzato dal trovare Hoseok nel letto del ragazzo e ancora più imbarazzato gli aveva detto “Mi ha detto che mi ama.” e Jimin lo aveva abbracciato e Hoseok aveva urlato che lui sapeva che prima o poi sarebbe successo.

E tutto sembra così felice quel giorno.

 

Era semplicemente successo.
Jungkook aveva socchiuso gli occhi, puntandoli sulla figura accanto a se.
Gli scappò un sorriso involontario, di quelli quasi infantili. Cercò invano di trattenerlo, ma era più forte di lui.
Taehyung aprì gli occhi, ricambiando lo sguardo. Sembravano persino più grandi del solito in quel momento, con le lunghe ciglia a svolazzare nell'aria. Quasi brillavano nella stanza ombrosa.
Sorrise Taehyung. Di quei sorrisi ampi e un po' squadrati che erano sempre in grado di far sciogliere il più piccolo.
Passò pigramente una mano sul busto dell'altro e sentendo come la sua pelle nuda si stesse piano piano raffreddando lo avvolse in un abbraccio.

Restarono così per minuti, forse ore. Non sapeva dirlo. Il profumo del più piccolo lo cullava, mentre accarezzava la pelle diafana, morbida e liscia sotto il suo tocco. Quasi gli veniva da ridere per come si sentiva in bene in quel momento, in pace con il mondo circostante e soprattutto, per la prima volta, con se stesso.
“Jeon Jeongguk.”
Un paio di occhi assonnati si puntarono sui suoi. Un' insolita curiosità a caratterizzarli. Era raro che Taehyung usasse il suo nome completo.
Il maggiore si strinse maggiormente a lui, le braccia ancorate alle sue spalle.
“So che non vuoi che te lo dica ma...” Aspettò solo qualche secondo. Il tempo necessario a fargli rendere cono di star per fare le cazzata più grande della sua vita, ma che lo voleva ugualmente.
“Ti amo.”
Le guance del più piccolo si erano tinte di rosso, e aveva assunto un'espressione stupita.
Taehyung si perse nell'osservarlo. Lo trovò bellissimo con i capelli corvini sparsi sulle lenzuola candide, e le labbra umide e rosse che spiccavano a contrasto con la pelle pallida. Un piccolo sorriso si formò sul suo volto.
Quando il maggiore si lasciò completamente cullare dal suo profumo, chiudendo gli occhi, Jeongguk sussurrò, appena impercettibilmente, due parole. Convinto che l'altro dormisse da tempo, raccolse tutto il suo coraggio “anche io.”
Taehyung non seppe se quella era la realtà o un sogno, ma, inconsciamente, sorrise.
_

Si alzò da terra. Diede un'ultima occhiata alla scritta sulla lapide e tornò a casa.
Non versò una sola lacrima finché non chiuse la porta alle sue spalle. Si lasciò cadere a terra e pianse. Di un pianto disperato, come non aveva mai fatto.
Urlò.
Urlò quel nome, urlò che lo amava, che gli mancava.
Si ricordò che Jungkook gli aveva detto che trovava triste, ma allo stesso tempo rassicurante, che qualunque cosa ci succede, il giorno successivo sarebbe comunque sorto il sole.
Per Taehyung non era così. Il mondo, per lui, aveva perso il colore rosso.
Inalò quel profumo, una, due, cento volte, piangendo.
Passò la notte tra lacrime e girasoli.

 

NDA
Jungkook non vuole che gli si dica ti amo solamente perché vuole che sia una cosa vera e seria, e non detta dopo poco e senza valore. Quel ti amo implica per sempre.
Se non si è capito V impazzisce per via del profumo di Jungook, stando sempre chiuso dentro casa, sino a pensare che lui sia ancora vivo.
E niente, mi scuso con i lettori per questa...roba...

  
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