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Autore: Lady Lara    01/05/2016    5 recensioni
"Anno domini MDCCXXVI XV giorno del V Mese . Diario di bordo .."
L'Irlanda e la Scozia subiscono il dominio dell'Inghilterra e le angherie di RE Guglielmo III. L'eroico pirata Captain Hook combatte la sua guerra personale. Qualcuno gli ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore. Lui sceglierà quale uomo essere.
Chi è Lady Barbra, che lo assolda per una missione in incognito? E la donna che tutti chiamano "La Salvatrice"? Killian Jones è troppo scaltro per non capire che c'è altro oltre le apparenze.
Due anime che sanno leggersi l'un l'altra. Che succederà quando intenti e passione si incontreranno?
"Preferisco non averti che averti una sola volta e perderti per sempre .." Il dolore vissuto che rende oscuri e una nuova luce che permetterà loro di trovarsi ed amarsi anche se sembrava impossibile. Ciò che hanno fatto nella loro vita e ciò che faranno sarà per amore. Solo per amore.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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XXVII Capitolo
Dopo la tempesta il sereno …

 
 
Quando la tempesta finisce, torna il sereno. Dietro le nuvole più dense si nasconde sempre il sole. Succede così anche nella vita. Pur nella tempesta, vale la pena combattere con i marosi, non arrendersi mai, attendere e la ricompensa di quel luminoso raggio di sole arriverà a scaldarci il cuore e l’anima.
Quando si è insieme, nessuna tempesta può spaventare, ci si confida l’un l’altro, si intrecciano le reciproche dita e ci si sfiora la fronte abbassando le palpebre, godendo di quel piccolo, leggero contatto. Se si giunge alla passione, la fusione di due corpi sembra scatenare una forte energia, una scarica della potenza del fulmine.

Emma e Killian riuscivano ad essere energia allo stato puro.

La burrasca aveva lasciato il posto alla calma. Le nubi erano state spazzate via dal vento e ora apparivano, nitide, le stelle di quel rettangolo di cielo che s’intravvedeva dalla finestra.

Emma si voltò alla sua sinistra e in quel momento, nonostante fosse addormentato, Killian le avvolse la vita con le braccia. Lei passò il proprio braccio sinistro sotto il suo collo e lo accolse, in modo che lui potesse poggiare la testa, poco più sopra del  seno. Nel sonno Killian sospirò il suo nome ed Emma se ne commosse. Anche lui la sognava, come lei lo sognava. Era amore, ne era certa! Sentì una grande tenerezza montarle nel cuore e con la mano gli accarezzò la schiena nuda, risalendo fino al deltoide sinistro. Carezzò quel lembo di pelle sulla spalla di Killian. Il tatuaggio dell’Orsa Minore faceva bella mostra di sé, offrendosi alla sua vista, le quattro stelle del carro e poi le tre stelle esterne, l’ultima delle quali, più grande e splendente, rappresentava la Stella Polare. Quel tatuaggio l’aveva fatto per lei, dodici anni prima, proprio lì a Neverland, era il portafortuna che sperava l’avrebbe ricondotto dalla sua amata Principessa ed era stato così. Depose quattro  piccoli baci su quella spalla, uno per ogni stella del carro. Con la mano scese lungo tutto il braccio, accarezzandolo, fino a toccare il polso amputato. Killian ebbe un brivido a quel tocco, mugugnò qualcosa e poi sospirò ancora il suo nome. L’amputazione era stata una ferita terribile, per un uomo del suo temperamento. Quel “mostro” del Duca Mc Cassidy era riuscito a ferirlo nell’anima e nel corpo, uccidendogli anche la donna che voleva, in quel tempo, sposare. La tristezza invase  Emma. Ricordava il racconto di Killian su quel triste capitolo della sua vita. Il “Coccodrillo”, come lui lo chiamava, pur avendolo menomato, non era riuscito  a togliergli né la dignità, né il coraggio di rialzarsi per andare alla ricerca del figlio di Milha. Se Captain Hook,  il “pirata”, era giunto a Storybrook era proprio per la ricerca del neonato.

 Pensò ad Henry, la mancanza della sua voce squillante, dei suoi occhioni d’acqua marina, la sua gioia di vivere. Era sicura che fosse il neonato che Killian da tanto cercava, doveva essere lui! Non poteva minimamente pensare, che il figlio di quella sfortunata, giovane donna,  avesse avuto la terribile sorte di cui si era vociferato, in merito ai neonati che avevano avuto contatto con il Duca e i suoi complici.

 Sentì il desiderio di compensare, in qualche modo, la sofferenza che Killian aveva subito. In realtà, già la sua stessa presenza e averla ritrovata, per lui, era stato un vero miracolo e la compensazione alle sofferenze subite; non credeva ancora di “avere” Emma, ma lei, in quel momento, non se ne stava rendendo conto e il suo buon cuore le disse di fare qualcosa di pratico. Gli carezzò il ciuffo bruno, spostandolo indietro con le dita a pettine e gli depose un bacio sulla fronte. Cercando di non destarlo, si sciolse dal suo abbraccio, indossò la tunica di lino, si fece una treccia veloce, raccogliendo i fluenti capelli biondi e aprì lo scrigno dei suoi rimedi erboristici; forse ancora c’era una piccola scorta di ciò che cercava! Voleva preparargli una dolce sorpresa per la colazione.

 Stava appena albeggiando, era presto, avrebbe avuto tutto il tempo che le serviva. Trovò con soddisfazione una dose di ciò che le necessitava e si diresse in cucina.
Con qualche difficoltà riuscì ad accendere il fuoco nelle fornaci sotto i fornelli, poi si procurò un recipiente e un cucchiaio. Tra gli alimenti, che il giorno prima aveva portato Giglio Tigrato con suo marito Jeff, era rimasto del buon latte di capra, della farina di maisena e un favo di miele selvatico. Le uova c’erano in abbondanza e preparare un impasto morbido, da friggere in una delle padelle di rame appese al muro, non fu difficile.

 La cucina francese le piaceva molto e le crêpes che preparò, nonostante la mancanza del burro, vennero piuttosto bene. Usando ancora gli stessi ingredienti, mescolati con il miele e il suo ingrediente segreto, preparò una crema. Uno dei piatti più grandi, del servizio inglese di Lady Helen, fu perfetto per la portata. Fece colare del miele sul tutto e si voltò verso il tavolo che ancora non aveva apparecchiato. Non si era accorta che Killian, chissà da quanto, era appoggiato alla parete a  braccia conserte e gambe incrociate e la stava guardando con quel suo sguardo furbo e seducente, con il sopracciglio alzato ed il sorriso sghembo. Si trovò con il piatto in mano davanti a lui. La posa di Killian, vestito nello stesso modo della prima volta che si erano incontrati sulla Jolly Roger, a parte la mancanza del panciotto, le ricordò proprio quel momento. Lo stesso sguardo penetrante di quel giorno, nonostante la mancanza del trucco nero, la stessa postura. Quel giorno l’aveva guardata nello stesso modo, facendola sentire nuda. Era stato in effetti uno sguardo di desiderio sessuale, che in seguito le aveva confessato. Anche lei si era sentita attratta da lui, le si era risvegliato il sentimento vissuto anni prima e non voleva ammetterlo, pensando solo che fosse reciproca attrazione fisica. Non sapeva se fidarsi di lui, allora. Il Tenente Jones era diventato un “pirata” e non un pirata qualsiasi, bensì uno dei più temuti dalla Royal Navy. Un uomo freddamente scaltro, calcolatore e assolutamente senza scrupoli. Lo aveva visto comportarsi da “Capitano Pirata”, inveire contro i suoi uomini, ruggire ordini, schernirli ed intimorirli. Anche con lei, era stato rude in alcuni momenti e maledettamente seducente in altri.
 Non era riuscita a credere che, dentro il suo animo, fosse veramente così e aveva cercato nel pirata il giovane Tenente di cui si era innamorata anni prima. Quel ragazzo era ancora lì e lei era riuscita a tirarlo fuori dalla corazza che lo rivestiva.  Nel pirata c’era ancora il Tenente e nel Tenente conviveva anche il pirata.
 Arrossì guardandolo e ripensando all’eccitazione che le aveva procurato anche con il suo atteggiamento da pirata. Desiderò avvicinarsi a lui e strappargli di dosso quella camicia nera, scorrere le mani sul suo torace scolpito e villoso, baciare quel sorriso sghembo e seducente e poi …

Si rese conto di essere rimasta a guardarlo a bocca aperta e si vergognò del pensiero erotico che le stava passando per la mente, che diamine! Era una Principessa! Sua madre l’avrebbe rimproverata ricordandoglielo? Ma anche in Emma coesisteva un lato irruento.
 Non riuscendo a sostenere lo sguardo di Killian, gli lanciò un buon giorno e si voltò con il piatto in mano verso i fornelli. Lui le fu subito alle spalle.

 – Eviti il mio sguardo Swan? Ti ho colto in flagrante, volevi farmi una sorpresa?! Lo apprezzo molto! La casa è piena di questo delizioso profumo dolce … mmm … hai lo stesso profumo tra i capelli … cioccolato! Hai cucinato qualcosa al cioccolato?!

Emma non si voltò. Ad occhi chiusi, stava assaporando il contatto caldo del torace di Killian contro la sua schiena. Le  braccia di lui intorno alla sua vita, mentre le labbra percorrevano tutta la linea del suo collo da cigno, lasciato scoperto dalla treccia. Inclinò la testa, per lasciare che lui continuasse quella carezza sensuale e riuscì a rispondergli.

 – Una colazione francese degna di Paul, Crêpes au chocolat, ne avevo ancora un po’…

- Mmm … adoro questo odore su di te … ti caratterizza … hai aggiunto anche il tuo ingrediente segreto … cannella! Ho voglia di mangiarti Swan!

Scese con la mano sui glutei di Emma, sapeva che sotto la tunica non portava altro e la sollevò lentamente, carezzando l’esterno della coscia e ritornando alla rotondità dei glutei. La strinse più a sé e portò la mano sul suo davanti, cercando il morbido monte di Venere. Emma stava trattenendo il fiato, presa completamente dall’eccitazione che si stava riflettendo nella sua reazione fisica. Volle fare la preziosa e gli allontanò la mano, riportando al suo posto la tunica di lino. Si voltò verso di lui, che la guardava ancora con quello sguardo malandrino.

 – Ora fai il bravo bambino e fai colazione!

  - Mmm … non mi sento in vena di fare il bambino ora …

 - In effetti mi sembri più intenzionato a fare il pirata …

Killian si distaccò da lei continuando a guardarla intensamente, vide la sfida nei suoi occhi, mentre sorridendo si passava, inconsapevolmente, la punta della lingua sul bordo dei piccoli denti bianchi, guardandolo con uno sguardo che lui giudicò molto erotico. Emma si spostò verso il tavolo e vi si appoggiò con il bacino e le mani, continuando a guardarlo seducentemente.

– Swan! Tu! Tu vuoi che io mi comporti da pirata in questo momento …

 - Non oseresti …

Killian si morse il lato del labbro inferiore, mentre la osservava ammiccando.

– Ti piace la sfida Swan … ti conosco … e io le sfide le accetto. Credo che quel tavolo faccia proprio al caso nostro Tesoro. Mi ricorda la nostra prima cena insieme …

- Non so se è proprio un bel ricordo … “Tesoro”! Ti sei tagliato con un bicchiere, quella sera …

 - La colpa è stata tua Swan! Mi hai resistito e rifiutato, io sono un “gentiluomo” non ti  volevo forzare … ma non ero abituato ad essere rifiutato da una donna e c’ero rimasto parecchio male … Quindi … penso che … adesso mi vendicherò, come un pirata che si rispetti “deve” fare …

Le si avvicinò pericolosamente. Che aveva in mente? Come?! Vendicarsi?! Emma sgranò gli occhi, timore ed eccitazione stavano viaggiando insieme in quel momento. Si fidava di lui, non pensava che avesse intenzione di farle del male. Lui si accostava felino, gli occhi puntati nei suoi, non sorrideva, era arrogantemente serio … pirata.

– K … Killian?!

La prese per i fianchi e la mise seduta sul bordo del tavolo. Le tirò la tunica sulle cosce accarezzandole e le aprì di colpo le gambe, posizionandosi tra di esse, le prese la gamba sinistra dietro il ginocchio e la portò al suo fianco, mentre con sguardo duro e diretto, risaliva con la mano inanellata verso le sue natiche sode, per stringerle possessivo. Vide un lampo di insicurezza o timore nello sguardo di Emma. Si raddolcì e le sorrise.

 – Non sei più spavalda come poco fa Swan! Hai paura del pirata ora?

No, non aveva paura del pirata che era in lui, semplicemente lo stava desiderando lussuriosamente e se ne vergognava, ma anche lui era in preda ad un forte istinto lussurioso verso di lei.
Il desiderio prevalse sulla vergogna, afferrandolo per il colletto della camicia, lo accostò a sé e lo baciò con impeto e irruenza, lasciandolo senza fiato a rispondere con voluttà a quel bacio sensuale e passionale, ansimando l’uno sulle labbra dell’altra.

– Hai ragione! Ti voglio “molto” pirata … ora …

Velocemente gli fece scorrere le mani dallo scollo della camicia alla cintura, aprendo i piccoli bottoni neri e accarezzando quella pelle maschia e calda. Con impazienza e sguardo lascivo, tirò la cintura e la estrasse dalla fibbia, portò le mani alla patta dei suoi pantaloni di pelle e, decisa, gli aprì i bottoni liberandolo e accarezzandolo intimamente. Lui continuava a fissarla negli occhi, deglutendo e in evidente stato di eccitazione. La tenne per la vita e la reclinò sul tavolo, le slacciò il cordoncino della tunica, lasciandola con le rotondità dei seni svettanti, portò le labbra su di essi, solleticandoli e succhiandoli. I ciondoli della catena di Killian caddero sulla  bianca pelle, tra i suoi seni, Emma sentì che erano caldi del calore del suo corpo, gli accarezzò i capelli bruni, posò le mani affusolate sui suoi bicipiti, stringendoli, reclinò il capo indietro e si avvicinò maggiormente con il bacino al suo inguine, giungendo ad un invitante contatto intimo. Egli non la fece aspettare oltre e, con decisione e piacere reciproco, si spinse dentro di lei. La sentì sussultare e gemere alle sue sensuali e profonde spinte. Poi, all’improvviso, cambiò ritmo e lei lo seguì, languida, sciogliendosi e abbandonandosi completamente al piacere lento che le si stava irradiando in tutto il corpo. Per lui era lo stesso. L’amplesso diventò lento e dolce. La baciò sulle labbra e prima di raggiungere insieme l’apice, le sospirò a bassa voce:

- Ti amo Emma! Non posso essere più il pirata di prima … non con te … con te voglio essere  me stesso, voglio essere solo il tuo Killian!  

Lo zittì baciandolo ancora, finché lui uscì da lei e prendendola in braccio si sedette su una sedia, tenendola in grembo. Continuarono a baciarsi ancora, finché Emma non gli ricordò che doveva apparecchiare la tavola.

 – Credo che ora farò il “bravo bambino” e mangerò la tua deliziosa colazione! Tra un paio d’ore verranno i miei uomini per la riunione di partenza.  Presto riabbraccerai tuo figlio Love!

– E presto porteremo a termine anche la “missione Henry”! Potrai sapere se è il piccolo che cerchi da anni. Io sento che è possibile. Vedrai se somiglia alla madre e parlerai con l’altro prigioniero del Duca. Te lo porterò alla taverna da Angus e potrai chiedere le informazioni che vuoi. Ci accorderemo quando saremo arrivati.

Killian annuì e ambedue, ora affamati di cibo, si dedicarono ad “un’altra“ golosa colazione.

 
La ciurma del Capitano Jones arrivò verso le nove di mattina. Si sarebbero riuniti intorno al tavolo della stanza da pranzo. Il Capitano aveva già preparato, esponendole, delle carte geografiche. Emma aveva preparato una certa quantità di crêpes e pensò di offrirle a quei marinai poco abituati alla “dolcezza”. Gli uomini si disposero ai loro posti, mentre il capitano, in piedi, a capo tavola, iniziava ad illustrare il piano del viaggio. Emma entrò con il piatto di crêpes e l’intenzione di partecipare al discorso, in fin dei conti il viaggio lo aveva commissionato lei stessa, sotto la copertura di Lady Barbra. Killian le lanciò uno sguardo severo che lei non capì.

– Emma lasciaci soli per favore, sono cose da uomini, puoi tornartene in cucina, non stiamo facendo salotto per signore, anche se i miei uomini apprezzeranno le tue crêpes!

 – Cooosa?! Non stai dicendo sul serio, vero?

 Lui la guardò accigliato.

 – Devo ripetermi Swan? Obbedisci?!

 – Non ci penso affatto Killian! Cosa significa che sono cose da uomini?! Pensi che il cervello di una donna non sia capace di capire gli argomenti? Ho intenzione di partecipare e dire democraticamente la mia! Ho commissionato io il viaggio e non vedo perché non possa essere presente!

Killian alzò gli occhi al cielo

– Maledizione donna!

Aveva alzato la voce nei suoi confronti e visto che lei non si muoveva da lì, accigliato le andò incontro, l’afferrò per il braccio sinistro e se la tirò dietro raggiungendo la cucina. La guardò negli occhi infastidito, mentre lei ricambiava lo sguardo con sfida.

– Sei una donna veramente testarda Emma! Ti ho già detto sulla Jolly Roger di non contraddirmi davanti ai miei uomini! Inoltre sei insubordinata, mi devi rispetto come Capitano e come tuo marito!

– Credo che il rispetto debba essere reciproco Killian! Sia perché ho commissionato io il viaggio, sia proprio per il fatto che sono tua moglie e come tale dovrei sapere cosa fai o sbaglio?! Inoltre non mi piace che mi tratti in quel modo, né da soli, né davanti ad altri!

– Smettila Swan! Sono io a tenere il comando e sono abituato così, esegui gli ordini!

– Non eseguo nessun tuo ordine, non sono un tuo marinaio!

Doveva farla tacere, stavano alzando i toni e gli uomini nell’altra stanza stavano sentendo, inoltre non voleva dargliela vinta. La spinse verso la parete e la “punì” con un bacio irruento, premendole il corpo con il proprio. Lei lo allontanò con una spinta, guardandolo offesa. Killian ricambiò lo sguardo con il solito sopracciglio alzato e il sorriso sghembo.

 – Stai qui Swan!

Girò sui tacchi e tornò dai suoi uomini. Tutti erano in silenzio e lo guardavano contrariati. Jeff aveva una smorfia sul viso, tra la disapprovazione e il divertimento. Killian riprese il discorso e sollevando lo sguardo dalle cartine geografiche verso di loro, notò ancora il mutismo e gli sguardi in cagnesco.

– Si può sapere di grazia che accidenti vi prende? State ascoltando o cosa?

Rispose Jeff, staccandosi dalla parete dove era appoggiato a braccia conserte.

 – Credo che tutti siamo d’accordo che Emma debba essere presente Killian!

Max Brontolo aggiunse poi altro che il Capitano, da lui, non si sarebbe mai aspettato:

 - Non solo è tua moglie è anche la “nostra Principessa”, ci ha dato lei l’incarico … è gentile con tutti … anche con me che sono un “brontolone” …

Quello che lo meravigliò più di tutti, non per le parole, ma per il coraggio di proferirle, fu Eddy.

 – Non dovresti trattarla in quel modo, Emma non lo merita è come un angelo, con tutti, se la ami devi dimostrarglielo anche con il rispetto. Ha diritto di partecipare sia che sia una donna o un uomo. Ha carattere, è intelligente, è saggia. Magari può dire cose che possono essere d’aiuto!

Nicodemo non parlò, come suo solito, ma gli fece un assenso con la testa e, inaspettatamente, l’occhiolino.

Anche gli altri annuirono e acconsentirono verbalmente. Killian non poteva credere a quanto ascendente, Emma avesse su quei rudi uomini di mare. Li aveva conquistati fin da subito, solo con i suoi modi garbati, questo lo ricordava benissimo. Adesso tutti volevano che la Principessa fosse con loro. Killian sorrise, da una parte si sentiva sciocco, dall’altra era felice. Se si fosse dimostrato troppo tenero con Emma i suoi uomini avrebbero pensato che lo aveva proprio rammollito e per un Capitano Pirata, degno di tale ruolo, era un sacrilegio. Il fatto che fosse la ciurma intera a volere la presenza di Emma, gli dava la possibilità di favorirla, senza passare per un debole.

– Uomini! Vi rendete conto che vi state ammutinando al mio volere?!

 – Ma dai Killy, smettila con la sceneggiata e vai a chiamarla! Scommetto con chiunque che non vedi l’ora di averla qui tra noi!

Volpe di un Jeff! Killian sorrise, con lo sguardo furbo, verso il suo più vecchio amico, avrebbe vinto la scommessa anche questa volta! Non volle dargliela vinta.

– Beh! Lo faccio proprio per voi, visto che sentite tanto la sua mancanza!

Si diresse nuovamente verso la cucina dove era rimasta Emma. Non sapeva come l’avrebbe trovata, sapeva perfettamente di essere stato brusco, anche se aveva caricato la dose a uso e consumo per i suoi uomini. Lei era appoggiata al tavolo, con le braccia incrociate, in piedi, ancora con la treccia, i pantaloni con gli stivali ed il panciotto celeste su una camicia bianca. Lo guardava imbronciata e lui la trovò adorabile anche con quella espressione. Lei notò il suo imbarazzo, quando, come suo solito, si portò l’indice dalla guancia all’orecchio.

 – Emma … volevo scusarmi con te ed invitarti alla riunione, a quanto pare tutti la pensano come te, ho subito un vero e proprio ammutinamento!

– Se tu non mi vuoi, io non voglio esserci per forza!

Killian guardò verso la stanza dove li attendevano e abbassò la voce.

 – Come hai potuto credere un solo istante che non ti volessi al mio fianco?! Devo in qualche modo mantenere il mio ruolo da duro, non voglio sembrare  un debole!

Anche Emma abbassò la voce.

 – Sei uno sciocco Killian Jones! Poco fa mi hai detto che vuoi essere con me solo Killian, non ti rendi conto che lo sei anche per i tuoi uomini, pur senza dover  recitare una parte? Sii te stesso e basta! Comunque … anche io ho esagerato, lo riconosco, sono entrata in sfida come mio solito, ma credo che con te non ne ho nessun bisogno …

Killian scosse la testa accostandosi a lei fino ad annullare la distanza.

– Sei una donna meravigliosa Emma e tutti di là lo sanno …

Non riuscirono a non unire nuovamente le labbra, non poteva piovere a lungo nel loro Paradiso! 

Si presero per mano e tornarono dagli altri che, con loro sorpresa, li accolsero con un applauso. L’affetto che nutrivano per il Capitano e la sua sposa era sinceramente palese, per quegli uomini non potevano esistere Killian senza Emma ed Emma senza Killian.

Preso posto vicini, Killian ricominciò con le sue disposizioni.

– Partiremo tra cinque giorni. Tra oggi e domani quattro di voi si occuperanno delle scorte di acqua, Nicodemo dirigerà l’operazione, sta a lui controllare lo stato delle botti che prima andranno igienizzate. Jeff, tu ti occuperai di rimediare frutta fresca, chiedi a Giglio Tigrato se, con le altre donne, può dare una mano per la raccolta.

 – Non credo che ci saranno problemi, so che già stanno raccogliendo frutta per le nozze di Ala Grigia e Falco Graffiante …

- Bene! Si sposano finalmente quei due! Erano anni che il giovanotto si struggeva per lei, sono una bella coppia e Grande Aquila sarà orgoglioso del nuovo genero. A quando le nozze?

 – Mia moglie dice tra due giorni, prima della nostra partenza.

 – Uomini, avrete un’altra occasione per divertirvi! Torniamo a noi adesso! Eddy coordinerà le pulizie, fate il bucato dei vostri quattro stracci, delle lenzuola e battete bene i pagliericci, mi raccomando una strigliata come si deve per chi è “allergico” all’acqua dolce! A tal proposito vi ricordo che dall’ultimo attacco alla nave mercantile “Royal”, abbiamo conservato nella nostra stiva delle ottime, rare e costose barre da cinque libbre di sapone di Marsiglia. Se lo può usare quel bastardo di Guglielmo III, lo possono usare ancor meglio dei “bastardi pirati”, quindi fatene a pezzi una barra e ognuno prenda il suo pezzo di sapone!

L’idea di fare nuovamente le lavandaie e farsi un bagno, non era una grande prerogativa per alcuni di loro.

– Nooo!

– Di nuovo!

– Ma Capitano abbiamo lavato tutto prima di partire da Storybrook!

 - Il bagno io l’ho già fatto tre mesi fa …

– Ecco … appunto! Non vi pare l’ora di ridarvi una pulita?! Vi ho già detto che voglio uomini, non caproni sulla mia nave!

– Io non vedo perché il moccioso debba coordinare le pulizie!

Brontolo come suo solito aveva da borbottare più degli altri. Jack Spugna intanto si grattava la testa sotto il berretto di lana rosso.

– Eddy ha dimostrato di sapere come si tiene una nave! Nei giorni passati lui, da solo con Anton, ha saputo mantenere l’ordine come dico io, quindi Max vedi di collaborare o Eddy avrà il permesso di frustarti!

 – Cheeeh! Il moccioso a me non mi deve toccare!

– Gentile da parte tua a non volere che si prenda i pidocchi Max!

– Ecco chi me li ha attaccati allora!

Spugna, ancora grattandosi, era intervenuto incolpando del suo problema Brontolo. Tutti, tranne lui e Max, scoppiarono a ridere. Emma sorrise e pensò di aiutare i due marinai.

 – Signori, se avete questo fastidio, vi posso aiutare! Innanzitutto sarà necessario tagliare completamente i capelli, se abbiamo dell’aceto in cambusa vi laverete la testa con quello, dopo averlo riscaldato. Inoltre è fondamentale quanto ha detto Killian, battere bene i pagliericci e lavare con la liscivia i vostri abiti, l’infezione verrà debellata e nessuno avrà più il problema. Spugna, a proposito, il cappello sempre in testa non è consigliabile, se ti esponi al sole i pidocchi muoiono. In ogni caso per ora ti conviene seguire il mio suggerimento.

Spugna annuì con aria vergognosa, mentre Brontolo aveva ancora da ridire.

– Io vado d’accordo con i miei pidocchi! Non vedo perché mi devo tagliare gli ultimi capelli che mi restano.

– Sono sicuro che vai d’accordo con i tuoi pidocchi Max, visto che ti restano attaccati anche con la zucca mezza pelata!

La ciurma rise di nuovo all’ultima battuta del Capitano ma, contemporaneamente, si fece un certo spazio intorno a Spugna e Max.

 – Non voglio tornare su quanto ho detto poco fa, mi aspetto il vostro buon senso, seguire la buona forma è un modo per mantenersi in salute! Riguardo al viaggio, vi annuncio che ci riaccosteremo alla costa e risaliremo verso nord. La vicinanza alla costa ci servirà per inviare i piccioni di Emma, ognuno porterà il suo messaggio, se fossimo troppo lontani dalla costa, i volatili non ce la farebbero ad arrivare alla meta, poiché non avrebbero punti dove riposare. Quando saremo a Storybrook, Lady Barbra salderà il vostro compenso. Resteremo finché Emma non avrà sistemato i suoi affari e quando ripartiremo, cosa al momento imprecisa, oltre ad Emma  ci sarà un piccolo passeggero in più sulla nave. Prima di tornare a Neverland salperemo nuovamente per il Maine, dove Emma avrà dei documenti da ratificare. Se gli Alisei continueranno ad accompagnarci, come prevedo, arriveremo a Storybrook per la metà di Settembre. Ora, se non avete nulla da chiedere o da aggiungere, possiamo chiudere la riunione e avviare il da farsi.

Nessuno ebbe da ridire o da aggiungere alcunché e ognuno si avviò a svolgere la sua parte.
Rimasti soli, Killian si rivolse ad Emma. Le prese la mano destra e la portò alle labbra  baciandone il dorso.

 – Love, abbiamo celebrato la nostra cerimonia nuziale davanti a Dio, qui, in questo angolo di Paradiso Terrestre … mi hai detto quale era il tuo desiderio. Se anni fa il destino fosse stato diverso, probabilmente ci saremmo sposati nel Maine, nella chiesetta che volevi tu … vorresti … sposarmi nuovamente con il rito cattolico … dai tuoi genitori … quando avrai ratificato la separazione?

– Non ne sono sicura Killian, ti sto sperimentando come marito e in alcuni momenti non mi piace come mi tratti …

Killian era impallidito a quelle parole, non si aspettava assolutamente di sentire quanto Emma aveva appena detto. Era rimasto completamente senza argomenti. Guardando la sua espressione, Emma scoppiò a ridere e gli rifece il verso.

 – Killian “come hai potuto pensare un solo momento” che ti dicessi veramente di no? Diciamo che da “moglie pirata” che si rispetti, mi sono vendicata per poco fa!

Killian non disse nulla, si avventò sulla sua bocca e afferrandola per la vita, sollevandola da terra, la baciò con ardore.

 – Te l’ho già detto che sei un vero pirata Swan!  Uno dei lati del tuo carattere che amo.

Per Emma il pensiero era lo stesso nei suoi confronti, anche lei amava il pirata che si celava in Killian, faceva parte di lui. Il sereno brillava su di loro, illuminando la stanza, ma forse la luce in quella stanza era solo la proiezione dell’energia che sprigionavano con la loro unione …
 
***
 
Cornovaglia, tanto tempo fa …
Il sereno, infine, aveva deciso di squarciare le terribili nuvole tempestose che, con la pioggia battente, avevano sferzato il capanno da pastori, posto nella radura.
Cinque giorni, solo cinque miseri giorni, per risolvere quel maledetto imprevisto!
 Il suo migliore amico, Artorius, il bel comandante romano e ora sovrano acclamato dai tre popoli del Lago di Avalon, era “l’imprevisto”. Si era innamorato di Gwyneth e, in accordo con suo padre, tra cinque giorni l’avrebbe sposata. Cillian doveva correre a dirgli che non poteva, Gwyneth era sua da quattro anni e si erano promessi di passare il resto della loro vita insieme, uniti in matrimonio.

Appena finito il temporale, che li aveva accompagnati nella loro unione carnale, lì nel capanno, che era da tempo il loro rifugio d’amore, si erano rivestiti per andare ognuno dalla parte opposta. Separarsi era stato più difficile di ogni volta precedente, attratti l’uno dall’altra come calamite, si staccavano salutandosi e si rilanciavano in un ennesimo abbraccio. Erano spaventati dal fatto che se Cillian non avesse convinto Artorius, quel momento di passione carnale, che avevano appena vissuto, sarebbe stato l’ultimo e la loro vita sarebbe cambiata totalmente. Si promisero di incontrarsi la notte seguente. Se Cillian non fosse riuscito nel suo proposito, quella notte si sarebbe celebrato il fidanzamento della figlia del Capo Sassone Gandar con Re Artorius.

Il cavallo correva veloce, spronato dai colpi che Cillian gli infliggeva ai fianchi. Sembrava che tutto dovesse dipendere da quel cavallo e la rabbia di Cillian si rifletteva nell’irruenza che stava dimostrando nei confronti della povera bestia.

Oltre la collina apparve il villaggio. La torre del mastio svettava alta tra le mura che Artorius aveva fatto aggiungere per ampliare il forte, trasformandolo in un vero e proprio castello. Il sole era tramontato, ma ancora strie sanguigne apparivano tra le ultime nuvole dell’appena passato temporale.

Giunse, correndo, al castello. Scese velocemente e legò le briglie del cavallo ad uno degli anelli di ferro, posti appositamente alla parete esterna. Sicuro nel suo intento, con lunghi passi decisi, entrò nel corridoio che portava alla stanza delle riunioni, dopo aver salutato i due soldati di guardia. Bussò alla massiccia porta in massello, ornata di grosse teste di chiodi. La potente voce di Artorius lo ammise all’accesso. Entrò. Dal soffitto pendeva un lampadario di ferro, fatto con una ruota, retta da quattro catene che si riunivano in un vertice e si inserivano nel solaio. Lungo la ruota erano posizionate numerose candele che, accese, illuminavano la grande sala. Al centro campeggiava un’ enorme tavola rotonda, che circondava una pietra di una certa dimensione. La pietra in mezzo alla tavola era la stessa da cui era stata estratta la spada ondulata. Si notava, al suo disopra, la fessura che aveva custodito Excalibur. Una decina di seggi lignei erano disposti intorno alla tavola rotonda, uno di essi apparteneva a Sir Lancillotto, ossia il Primo Cavaliere del Re, lo stesso Cillian.

– Ti si vede finalmente amico mio! Vieni, vieni avanti! Brinda con me e fammi le congratulazioni!

Artorius, in compagnia di Valerius era particolarmente allegro, teneva un calice in mano e alzandolo verso Cillian lo invitava a partecipare alla sua gioia! Anche Valerius stava bevendo in un calice simile.

– Mescitoreee! Porta un calice a Messer Lancillotto! Questa sera si festeggia!

– Vedo che Valerius ti ha già detto dell’accordo con i Pitti, è quello che festeggiate, suppongo!

Artorius era euforico e non solo per il sidro che aveva in corpo, Cillian aveva capito bene quale era il motivo!

– Naah! Non potresti mai immaginare Cillian!

 – Noh?! Illuminami allora!

– Tra cinque giorni sposerò la bella figlia del capo dei Sassoni, Lady Gwyneth di Gandar! La più bella femmina che io abbia mai visto! Non vedo l’ora di tirarla fuori da quella tunica!

Come spesso faceva, Artorius, ridendo, si stava comportando da gradasso. A Cillian ribolliva il sangue nelle vene a sentirlo parlare in quel modo della sua Gwyneth!

– Scusami Artorius, ma a sentirti si direbbe che è solo un’altra preda da aggiungere alla tua numerosa collezione! O una merce da comprare! Bella è sicuramente bella, ma ne parli come se fosse un oggetto e ho sentito dire che non sia proprio la donna più docile del popolo dei sassoni, è una guerriera .

Artorius scoppio in una sonora risata e tracannò un altro sorso di sidro.

 – Ti sembro il tipo che si fa spaventare da una femmina focosa Cillian? Mi intriga anche di più una donna così! Bella e forte, di carattere! La perfetta regina per i popoli del lago, non ti pare?

Cillian non riuscì a rispondere, anche perché a pensarci bene, Gwyneth sarebbe stata veramente perfetta come regina. Ne aveva l’aspetto, il carattere, il cipiglio e l’umanità giusta per essere una grande regina.

– Un matrimonio ben poco romantico Artorius! Le hai parlato? Ha interesse per te? Non si può costringere una donna a sposarsi con un uomo, anche se questi è un re!

 – Ma si può sapere che ti prende Cillian, sei geloso di me amico?! Che storia è questa ora! Io sono il Re e ho chiesto la sua mano a Gandar, che me l’ha concessa dicendo che la figlia ne sarebbe stata onorata. Non sono un mostro, non voglio forzare nessuno. Si abituerà e un po’ di lotta tra le lenzuola, alla lunga le farà bene, nessuna si è mai lamentata!

Artorius scoppiò a ridere nuovamente, accompagnato da Valerius. Cillian non aveva nulla da ridere, era scuro in volto ed il suo stomaco si stava torcendo, all’idea di Gwyneth tra le lenzuola con il suo migliore amico e suo Re. Valerius bevve un ultimo sorso e si congratulò nuovamente con suo cugino, poi si congedò per andare a far visita alla sua fidanzata Elois che lo aspettava per cena.

Rimasti soli, tra Artorius e Cillian calò il silenzio. Il calice in metallo di Cillian era ancora pieno e il suo sguardo era chiaramente contrariato. Artorius posò il suo calice sulla tavola rotonda, affianco a quello lasciato da Valerius. Poggiò le mani sul bordo del tavolo, con le spalle atletiche appena incurvate. Guardò verso la pietra di Excalibur e in un tono completamente diverso da quello usato fino a quel momento parlò a Cillian.

– Sei il mio migliore amico Cillian … mi dispiace che non approvi, mi rendo conto anch’ io che sto correndo velocemente e non conosco bene Gwyneth. Non so quali sono i suoi sentimenti nei miei confronti ma, vedi … per quanto io pensi che sia perfetta per diventare la regina dei tre popoli, non è il vero motivo per cui la voglio sposare e non è per possedere un nuovo oggetto … ho intenzione di rispettarla come merita e di averla al mio fianco da pari. Il motivo vero è che … Cillian, dal primo momento che l’ho guardata in viso … io … io mi sono perso nei suoi occhi verdi … mi sono perdutamente innamorato di lei Cillian! Non ci credo neppure io, non mi era mai capitata una cosa del genere. Tu non puoi capire cosa provo per lei … e mi piacerebbe avere la tua benedizione. Sei un fratello per me e vorrei che tu fossi il mio primo testimone di nozze.

Il tono di Artorius era stato sommesso, non aveva nulla dell’arrogante, smargiasso condottiero romano. Era il tono appassionato di un uomo sinceramente innamorato che apriva il cuore ad un amico di cui si fidava. Cillian sentì il proprio di cuore andare a pezzi. Amava Artorius come un fratello e vederlo felice era una gioia, ma quella gioia era la morte per il sentimento che lui provava per Gwyneth. Capiva perfettamente i sentimenti del Re, li aveva provati anche lui, allo stesso modo, per la stessa donna … non si era più separato da lei, l’aveva amata, corpo ed anima, si erano appartenuti e giurato che sarebbe stato per sempre, anche oltre la vita, oltre lo spazio e il tempo. Come poteva dirlo ad Artorius? Inoltre se avesse impedito il matrimonio, avrebbe impedito che il popolo avesse la sua giusta Regina. Cosa poteva offrirgli lui? Una vita mediocre, all’ombra di Artorius? No, decisamente la cosa migliore per Gwyneth era sposare il Re. Era un bel giovane, l’amava, le avrebbe dato non solo se stesso ed il suo amore, ma l’avrebbe rispettata e condiviso con lei il trono. Artorius non era l’arrogante che mostrava all’esterno, Cillian lo conosceva bene. Decise che avrebbe rinunciato a Gwyneth per un bene superiore, per il bene dei tre popoli. Gwyneth e Artorius sarebbero stati perfetti.

 – Ti porgo le mie congratulazioni Artorius e ti do la mia benedizione per questo matrimonio che sicuramente porterà maggiore accordo tra la popolazione.

Si guardarono negli occhi e si scambiarono un abbraccio di maschia amicizia. Il giorno seguente si sarebbe celebrata la festa di fidanzamento ufficiale e Cillian da primo testimone, sarebbe dovuto essere al fianco del futuro sposo. Gli si strinse il cuore in petto, nel dover rispondere che accettava quella richiesta. Sarebbe stato il testimone del matrimonio della donna che amava, con un altro uomo.

Uscito dalla fortezza, riprese il cavallo e lo spronò nuovamente alla corsa, gridandogli contro, più per la voglia stessa di urlare la sua rabbia che per spronare il cavallo. Si riportò nel bosco e scese dalla sella. Aveva voglia di urlare e piangere. Si appoggiò con le mani al tronco di una quercia e vi posò sopra la fronte. Non poteva essere vero quell’incubo!

 - Noooh! Noooh! Nooooh!

La rabbia contro il destino prese il sopravvento e iniziò a tirare pugni sempre più forti al tronco della grossa quercia. Il dolore nel cuore era più forte di quello alle nocche.

– Nooooooh!

Un ultimo sinistro dato con forza maggiore e …

-Aaaargh!

Si appoggiò con la schiena al tronco, scivolando a terra, tenendosi la mano sinistra con la destra. Si era procurato una terribile frattura a quella mano, ma anche la destra aveva le nocche sbucciate e sanguinanti. Entrambe le mani perdevano sangue e finalmente sentiva un dolore che riusciva a distrarlo da quello che gli attanagliava il cuore.

Non poteva restare lì. Sentì un richiamo partire dal centro del petto. Il capanno! Doveva correre al capanno! L’appuntamento con Gwyneth era per la sera dopo, ma non era riuscito a bloccare Artorius, anzi gli aveva dato infine la sua benedizione. Gwyneth l’indomani si sarebbe ufficialmente fidanzata con il Re e non avrebbero potuto vedersi, ne quella sera ne mai più, almeno non per conto loro! Ogni fibra del proprio essere stava sentendo, in quel momento, la voce del suo amore che lo chiamava, i suoi sensi erano completamente all’erta, nonostante il dolore alla mano sinistra ed il dolore per l’imminente distacco dalla sua amata. Era sicuro che lei fosse al capanno, era sicuro! Montò a cavallo stringendo i denti per le fitte alla mano. Tirò le briglie verso destra, colpì ai fianchi il cavallo con i talloni e si diresse alla radura.

Una fioca luce filtrava tra le tavole che componevano le pareti del capanno. Scese dal cavallo e, con il cuore in gola, si accinse ad aprire la porta. Gwyneth, seduta davanti al camino acceso, saltò in piedi e gli corse incontro gettandogli le braccia al collo. Non si vedevano da tre ore e gli sembravano secoli. La strinse a sé, ignorando il dolore della frattura e fusero le loro labbra in un bacio avido. Si distaccarono e lei, facendo scorrere le mani sulle sue muscolose braccia, giunse a prendergli le mani, facendolo gridare per il dolore.

 – Amore che ti è successo?! Numi del cielo! La tua mano è terribilmente gonfia e livida! Cillian le ossa sono spezzate! Lui ti ha fatto questo?! È un mostro! E noi lo abbiamo fatto diventare Re?! Abbiamo fatto una grossa pazzia!

 – No! No, Gwyneth, non è stato Artorius! Lui non lo sa nemmeno! Sono stato io stesso …

 - Come?! Che dici Cillian?!

 – Ho preso a pugni una quercia per la rabbia!

 – Che?!

 – Perdonami amor mio! Sono andato da lui per parlargli e ho scoperto che ti ama veramente! Sono morto di gelosia a sentirlo parlare di te e a pensare che ti vuole … Ma quando mi ha fatto rendere conto che tu sei la persona perfetta per essere la regina dei tre popoli, ho capito che per tè sono solo un intralcio inutile! Io non potrò darti mai onore e ricchezza, non saresti regina di un popolo, ma solo del mio cuore. Ho capito che la cosa migliore per la nostra gente e per te è che tu sposi Artorius!

 – Nooh! Nooooh! Che stai dicendo?! Hai deciso per me?! Che ne sai di cosa penso sia meglio per me?! Io voglio l’uomo che amo e che mi ama, voglio te Cillian e nessun’altro. Per quanto degno di stima, valoroso e onesto, io non amo Artorius. Dovevi dirgli la verità, io non potrò farlo da sola!

 – Non posso Gwyneth, io devo rinunciare a te e tu dovrai rinunciare a me! Imparerai ad amare Artorius, è un uomo eccellente …

Gwyneth piangeva in modo convulso, sembrava non riuscire a respirare.

 – Non voglio! Non voglio rinunciare a te Cillian …

Era scivolata in ginocchio davanti a lui, si reggeva il petto all’altezza del cuore, stava battendo all’impazzata, stava scoppiando e non poteva fare altro che piangere e singhiozzare tra i capelli scompigliati, lunghi e biondi che le ricadevano sul seno. Cillian si inginocchiò davanti a lei. Non poteva vederla piangere! Il dolore si sommava al dolore a vederla così! Cercò di essere forte per entrambe. Le accarezzò il viso con la mano destra. Cercò con difficoltà di abbracciarla e le posò un bacio sulla fronte. Lei lo respinse con le mani, allungando le braccia e tirandosi in piedi.

 – No! Non toccarmi!

Gwyneth alzò fiera e orgogliosa la testa, era una vera guerriera! Eretta e fiera, in mezzo  a quel capanno, vestita dei suoi panni maschili di sottile pelle di daino, si asciugò le lacrime col dorso delle mani. Scosse la testa, mandando indietro i lunghi capelli, con un movimento fluttuante. Lo guardò dritto negli occhi, cercando di trovare un’espressione di freddezza regale, per non vacillare davanti al bel volto dell’uomo che amava con tutta sé stessa, per non spezzarsi del tutto, dinanzi ai suoi occhi del colore del cielo e del mare. Quegli occhi che l’avevano attratta fin dal primo momento in cui si erano incontrati con i suoi.

Lui si avvicinò di un passo.

 – No Cillian! Non ti avvicinare e non mi toccare! Sono la promessa sposa del Re! Tu lo hai deciso, come lo ha deciso mio padre al mio posto. So qual è il mio dovere. E il mio dovere è la fedeltà all’uomo che sarà mio marito. Non ci incontreremo mai più da soli, manterremo le distanze, nessuno dovrà sapere di noi, di quello che c’è stato, soprattutto colui che diventerà il mio sposo ...

 – Gwyneth ricordati che io ti amerò per sempre, ti ho promesso …

 - Ci siamo promessi tanto … ma la prima promessa già sta morendo Cillian e con lei dovrà morire anche il nostro amore!

 – Lascia che io ti possa baciare un’ultima volta Gwyneth …

 - No!

 – Un’ultima carezza sul tuo viso amore mio …

 - No, nooh!

Non riuscì a mantenere la freddezza che voleva dimostrare e i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime. Lui cercò ancora di avvicinarsi e portarle via quelle lacrime dalle guance arrossate. Velocemente Gwyneth gli passò di fianco e si diresse alla porta. Sull’uscio si girò a guardarlo un’ultima volta dicendogli:

 - La tua mano Cillian … ha sicuramente quasi tutte le dita spezzate, vai subito dal Druido Merlin, ti farà male, ma ti aiuterà, o non potrai più usarla.

Cillian non ebbe il tempo di risponderle, poiché lei era già sparita nel buio per andare al suo cavallo e tornare al villaggio sassone. Gwyneth aveva ragione su tutto, lui aveva rinunciato a lei e lei ovviamente ora doveva eseguire il proprio dovere. Aveva ragione anche in merito allo stato della sua mano. Sarebbe andato dal vecchio Druido. Anche se ormai era buio, il buon uomo non avrebbe avuto difficoltà ad aiutarlo, era un eremita, uomo votato alla preghiera ed alla medicina, amava la natura e venerava gli alberi. Una volta gli aveva confidato che se fosse morto, avrebbe voluto rinascere sotto le sembianze di un grande fronduto albero. Era un po’ pazzo Merlin! Credeva fermamente che l’anima potesse viaggiare nel tempo e nello spazio, ricomparendo nel corpo di un animale, una pianta o in un corpo umano, se ricompariva nelle sembianze umane, il suo destino era di continuare ciò che, in precedenza, non era riuscita a realizzare. Cillian in quel momento pensò che, se fosse stato possibile, un giorno, ritornare in un altro corpo, avrebbe cercato per tutta la vita l’anima di Gwyneth e allora sarebbe stata solo sua. In fin dei conti glielo aveva promesso “oltre la vita e la morte, oltre lo spazio e il tempo” e lei lo aveva promesso a lui. Si sarebbero ritrovati sempre!
 

Sul vecchio tavolo di legno grezzo, una serie di piccole stecche e lacci di cuoio attendevano di essere usate. In una ciotola di terracotta, poggiata affianco, stavano macerando, in un liquido alcoolico, delle foglie di un’erba medicinale.
L’anziano uomo canuto scuoteva la testa, guardando la mano gonfia e livida del bel giovane seduto a torso nudo su un panchetto difronte a lui.

 – Figliolo, puoi dirmi la verità, questa non è opera di una caduta da cavallo. Con chi ti sei azzuffato in realtà? Hai dato dei pugni molto violenti … eri parecchio arrabbiato!

 - Se ti dicessi chi ho picchiato non ti farebbe piacere …

 - Non dirmi che hai picchiato un povero albero indifeso?!

La perspicacia di Merlin era fuor di dubbio per Cillian. Lo conosceva da anni, fin dall’infanzia e lo ricordava sempre così, con  barba e  capelli lunghi, canuti. Si era sempre chiesto quanti anni avesse il saggio Druido e chiedendo ai più anziani del villaggio, tutti gli avevano risposto che lo ricordavano così fin dalla loro infanzia. Era forse immortale quel sant’uomo? Viveva da eremita in una casa di pietra tra il villaggio dei Sassoni e quello dei Celti. Tutti si rivolgevano a lui, anche i Pitti. A chiunque dava risposte e rimedi, senza volere nulla in cambio e ottenendo da tutti qualcosa. Viveva in povertà, ma a chi lo cercava, oltre ai rimedi, aveva sempre da offrire qualche focaccia e da bere una buona tisana.

– Cillian, non devi prendertela con gli alberi, se hai pene d’amore, ti ho già detto che negli alberi dimora sempre l’anima di qualcuno!

 – Chi ti ha detto che ho preso a pugni un albero e per pene d’amore?

– Vivo da eremita Cillian, ma giro spesso per il bosco in cerca di erbe medicinali. Quattro anni fa, incontrai nel bosco una bella giovane dai capelli biondi, che cercava erbe cicatrizzanti. Era la figlia di Gandar, il capo dei Sassoni. Mi disse che un suo amico aveva appena ucciso un grosso lupo e la bestia era riuscita a procurargli dei profondi graffi sul torace. Se non sbaglio, quelle cicatrici che ti vedo sul petto sono graffi di lupo!

Cillian si portò la mano destra verso l’orecchio e poi la passò tra i capelli lunghi e selvaggi, fino dietro alla nuca, distogliendo lo sguardo dal vecchio e guardandosi intorno con un leggero sospiro. Merlin sorrise, sapeva riconoscere i segni dell’imbarazzo del giovanotto e senza parlare, con il linguaggio del corpo, gli aveva confermato quanto egli aveva appena proferito.

 – Si direbbe che la vostra amicizia è diventata col tempo qualcosa di più profondo! Quello che non so è perché tra cinque giorni celebrerò il matrimonio di Gwyneth con Artorius invece che con te! È questa la rabbia che ti ha portato a cercare un dolore diverso da quello che avevi nel cuore, sbaglio ragazzo mio?

Merlin non sbagliava, aveva capito tutto! Cillian trovò in lui un confidente e un amico prezioso. Gli raccontò di come erano andate le cose e di come, dopo tutti i progetti suoi e di Gwyneth, Artorius fosse arrivato per primo a chiedere la mano della giovane e a quanto pareva era già andato anche da Merlin per chiedergli di celebrare le nozze. Il vecchio Druido lo lasciò parlare, mentre pian piano gli medicava le ferite alle mani. Parlando Cillian non si stava accorgendo del dolore alla mano fratturata. Merlin aveva dovuto bloccare ogni dito fratturato con le stecche di legno che teneva sul tavolo; lasciando dei piccoli impacchi di erbe cicatrizzanti, aveva bloccato le stecche con strisce di cuoio, poi, usando una tavoletta da mettere sotto la mano, aveva fasciato il tutto con bende di lino.

 – Vedi figliolo, la tua mano guarirà, ma non sarà più quella di prima, le dita saranno più nodose. Lo stesso, un cuore che ha trovato l’amore, se lo dovesse perdere, potrà guarire come questa mano, ma le cicatrici del vuoto che l’amore ha lasciato, saranno sempre un ricordo di quell’amore. Più profondo è l’amore e più saranno evidenti le cicatrici. Il tuo cuore non sarà più quello di prima. Sta a te non farlo indurire e lasciarlo aperto ad un nuovo amore.

– Nessuna sarà mai come la mia Gwyneth …

 - Se vuoi posso leggere per te il futuro Cillian, nelle stelle il destino di ogni uomo è già scritto.

Il Primo Cavaliere temeva di sentire cosa le stelle avrebbero detto, ma lasciò che Merlin, dopo aver finito la medicazione, lo portasse fuori a vedere le stelle. Il vecchio prese una bacinella di terracotta, vi mise dell’acqua, versata da una brocca e aspettò che diventasse quieta. Fece toccare la superficie dell’acqua a Cillian. L’acqua ebbe appena un tremolio e le stelle che brillavano in cielo si riflessero sul piccolo disco idrico. Sembrò che ad un certo punto cambiassero posizione. Merlin introdusse le mani nell’acqua, chiuse gli occhi e quando li riaprì si vedeva solo il bianco della sclera. Un brivido gelido corse per la schiena del giovane. Merlin iniziò a parlare, non sembrava la sua voce, non muoveva le labbra, ma la voce veniva dalla sua bocca.

– L’uncino incontrerà il cigno molte volte e, quando saranno insieme, con il loro amore cambieranno il destino della terra dove si troveranno. Il grande cigno volerà alto e guiderà verso l’amore, nel tempo e nello spazio, oltre le vita, oltre la morte.

Un altro brivido percorse la schiena di Cillian, riconoscendo la promessa che si era scambiato con Gwyneth, come faceva a saperlo Merlin?

 – L’uncino e il cigno sono destinati a ritrovarsi sempre.

Detta l’ultima frase, Merlin richiuse gli occhi, quando li riaprì erano ridiventati normali.

 – Ti ho detto qualcosa di utile figliolo?

 – Non lo so Merlin, spiegami cosa volevi dire?

 – Cillian io non so cosa ti ho detto, non ricordo mai nulla dopo, dimmi tu, posso provare a capire.

Cillian pensò che non fosse il caso di sfidare il destino, non gli disse nulla, non voleva confermare che aveva ripetuto la sua promessa a Gwyneth. Ringraziò il saggio Druido e si ravviò verso il villaggio. Ciò che sapeva era che non avrebbe mai dimenticato Gwyneth e non l’avrebbe avuta in questa vita. Non poteva restare, non poteva viverle vicino senza poterla sfiorare. Doveva andar via, lontano, lo avrebbe fatto presto. Ora doveva mantenere la promessa fatta ad Artorius, essere suo testimone di nozze.
 
***
 
Neverland MDCCXXVI

 - Ma queste nozze del Capitano con la principessa …  saranno valide secondo te?

Max e Anton, inginocchiati difronte ad un catino con una tavola inserita, stavano eseguendo gli ordini del loro Capitano e, da brave lavandaie, con il loro pezzo di sapone di Marsiglia, stavano facendo il bucato e spettegolando.

 – Cosa vuoi che ne sappia amico?!

– Ma dai! Che ti chiamano a fare “Prete”? Non ti intendi di queste cose? Se la principessa è maritata con il Duca, mi sembra strano che si sia potuta maritare anche con il Capitano, dovrebbe essere separata o no?

 – Senti Brontolone, a me “Prete” me lo ha affibbiato Killian per il crocifisso che porto sempre al collo! Che accidenti vuoi che ne sappia di matrimoni, io non mi sono mai sposato! Mia sorella s’ è sposata quello scemo di mio cognato, ma lo ha fatto in Irlanda, davanti ad un prete e ha dovuto firmare delle carte con il marito, degli atti legali …

 – Ma credi che il prete sia come lo sciamano?

 – Non ne ho idea, se il Capitano ha fatto così, sarà giusto così! Comunque si comportano da marito e moglie mi pare!

 – E a me pare che da “brave lavandaie” vi state impicciando troppo di affari che non vi riguardano e spettegolate!

Jeff era appena arrivato, con un altro bel carico di bucato da fare e aveva sentito buona parte della conversazione.

 – Emma ha ottenuto la separazione, da quanto ne so io! Lei e Killian vogliono rendere valido il loro matrimonio legalmente. Quindi, lasciamoli stare in santa pace, sono adulti, mi pare e vedere Killian finalmente felice, non mi sembra che dispiaccia a qualcuno, sbaglio?

 – No non sbagli Fox, solo che da quando ha conosciuto Emma, è più fissato di prima con queste pulizie e con il lavarsi, ci sta trasformando in “mammolette”!

 – Non è un fissato! Si preoccupa per la nostra salute, lo ha spiegato bene ieri mattina e anche Lady Emma lo ha confermato! L’igiene aiuta a mantenersi in buona salute, l’ho letto su uno dei libri di Killian!

Eddy era intervenuto a difesa del Capitano e dei suoi ordini, in fin dei conti la responsabilità sull’igiene l’aveva data a lui.

 – Eccolo qua! È arrivato il “cocco” del Capitano! E da quando leggi i suoi libri?

Il ragazzo arrossì alla domanda di Max, ogni tanto prendeva un libro in prestito dalla libreria di Killian e quei giorni, che era rimasto solo con Anton a bordo, aveva letto parecchio, Killian non lo sapeva nemmeno! Doveva dirglielo, si sarebbe arrabbiato?

Tra chiacchiere, risa, scherzi e bestemmie, finirono i loro compiti. Quando tutto sarebbe stato asciutto avrebbero riordinato nelle cuccette. Nico e Moscerino arrivarono intanto con il primo carico d’acqua, un altro carico sarebbe bastato. Il giorno dopo avrebbero finito i preparativi e la sera avrebbero partecipato alle nozze della bella Ala Grigia con Falco Graffiante.
 
 
La discesa, dalla casa di Killian alla spiaggia di sabbia, era abbastanza ripida e il Capitano, in quegli ultimi dieci anni, aveva costruito, con i suoi uomini, una scala di legno che zigzagava lungo il pendio, fino ad arrivare alla spiaggia. Quel pezzetto di costa era incastonato tra due muri naturali di roccia, che la riparavano e consentivano la privacy a colui che l’aveva eletta a sua proprietà.

Emma e Killian scendevano per quella scala parlando e ridendo. Killian portava sulla schiena una gerla di vimini intrecciati, con dentro del cibo, una stuoia, un paio di lenzuola di lino,  un retino e una fiocina.

Il piccolissimo golfo era uno degli angoli di quel Paradiso, che Killian voleva mostrare ad Emma. Sarebbero ripartiti due giorni dopo e sembrava non esserci abbastanza tempo per godere, ancora, di quella meraviglia di Dio che era l’isola di Neverland.

Fece fermare Emma lungo la scala, per farle riempire gli occhi di quei colori meravigliosi. Tra il verde intenso della fitta e lussureggiante vegetazione, si vedeva la striscia bianca della finissima sabbia e, nei punti rocciosi, più profondi, si intravvedeva il fondale, attraverso l’acqua cristallina, limpida. Le sfumature, dal verde chiaro, all’azzurro, al blu intenso, erano risaltate dalla luce intensa del sole. Emma rimase senza fiato, provando una pace interiore fortissima. Killian era al suo fianco e la guardava sorridendo. Il sole evidenziava anche la limpidezza dei suoi occhi azzurri e quando lei si voltò verso quegli occhi, pensò che completavano il miracolo di Dio su quell’isola. Abbassò le palpebre e le lunghe ciglia ombreggiarono i suoi occhi verdi, si avvicinò al suo amato, portandogli la mano alla guancia sinistra, lo accarezzò con tenerezza. Killian inclinò la testa e lentamente, guardandosi in quelli che erano lo specchio delle loro anime, unirono le labbra. Chiudendo quegli specchi, si assaporarono con tenerezza e gioia.

Completarono la discesa verso la spiaggia. Distesero la stuoia, abbastanza ampia da ospitare entrambe. Potevano denudarsi, senza essere visti da occhi indiscreti e lo fecero. L’acqua era così invitante e pura che non si trattennero dal tuffarsi e nuotare. Riemersero, si avvicinarono l’uno all’altra, ridevano, si baciavano, ridevano ancora. Killian propose un’immersione più profonda verso gli scogli, lì dove i coralli costruivano le loro colonie e dove si poteva vedere la fauna di gamberi, granchi e piccoli pesci variopinti. Emma lo seguì e poté vedere anche quell’ennesima meraviglia. Immersa nell’acqua, i suoi capelli biondi le ondeggiavano lunghi e fluenti intorno al viso e al seno candido, a Killian sembrò una sirena e pensò che se veramente le sirene fossero esistite, belle anche solo la metà della sua adorata sposa, avrebbe capito il perché i marinai le seguivano fino infondo agli abissi.

Stavano finendo l’aria, non potevano andare oltre quell’apnea e Killian prese per mano Emma ritornando in superficie. Ripresero fiato, si sorrisero e si ritrovarono a desiderarsi. Si avvicinarono fino ad annullare completamente la distanza tra i loro corpi nudi, i loro capelli ora erano incollati alla fronte, per Killian e lungo le spalle per Emma. Si abbracciarono tra le onde, si baciarono ancora e, cullati dalla marea, si unirono in un amplesso piacevolissimo. Rimasero per un tempo apparentemente infinito a godere l’uno dell’altra, galleggiando tra le carezze dei flutti. Ambedue erano parte integrante della bellezza incontaminata di quella natura che li circondava, sembrava che Dio li avesse creati per completare la sua opera, un nuovo Adamo, una nuova Eva …

Erano solo loro due, nella pace del Paradiso Terrestre. Il sereno dopo la tempesta.

Killian non poteva essere come Cillian, Emma non poteva essere come Gwyneth …
 
 
 
Angolo dell’autrice
Che dirvi? La frase “Dopo la pioggia torna sempre il sereno”, mi è cara. Mi ricorda una persona che ho molto amato e che mi ha voluto bene. Era il suo incoraggiamento quando attraversavo un momento difficile. Lo è stato fino alla fine, anche quando un brutto male lo stava portando via …
La vita è così … Non dobbiamo mai buttare la spugna e non solo perché può servire a raccogliere qualche lacrima. Va bè! Basta così!
 I nostri eroi si amano alla follia, combatteranno, perché l’amore ne vale la pena. Come vedete anche nel telefilm di pene ne hanno di tutti i colori, vedremo che succederà questa sera.
 Dovrei postare per domenica prossima, anche per me pare tornato il sereno dopo un periodo di grande tensione.
Ringrazio sempre chi vorrà leggere e chi avrà voglia d lasciare un commento e parlarmi dei sentimenti provati nella lettura. Un grazie speciale ai miei recensori più affezionati, che non mancano mai di farmi sapere i  loro pareri.
Auguro a tutti di trascorrere un buon I Maggio, soprattutto non piovoso come dalle mie parti!
Un bacione dalla vostra Lara
   
 
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