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Autore: Oktavia    01/05/2016    10 recensioni
Aveva già capito, Rhadamanthys, che tentare altri approcci con le donne sarebbe stato assolutamente inutile. Facendolo, avrebbe finito solo per umiliarsi ulteriormente, e allora… perché non provarci con l’altro sesso? Chissà, magari con gli uomini sarebbe riuscito ad avere qualche chance, del resto era anche uno dei personaggi più popolari di tutto il brand di Saint Seiya quando si trattava di quella cosa chiamata yaoi.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sorpresa, Wyvern Rhadamanthys
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Le disavventure della Viverna'
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Errori fatali

 
Rhadamanthys della Viverna, il giudice infernale ormai decaduto, colui che un tempo era stato il più temibile fra tutti gli Specter, aveva perso il conto dei giorni trascorsi a compiangersi e ad annegare i propri dispiaceri nell’alcol dopo il devastante due di picche mollatogli da Pandora.
Aveva cercato di conquistare quella donna per anni e anni, per secoli e secoli, in tutti i modi possibili e immaginabili, ma senza alcun successo, anzi, finendo ogni volta umiliato nel peggiore dei modi. E tutto per colpa della sua maledetta fobia verso gli estetisti!
Sospirò rassegnato.
Era davvero dura la vita di uno Specter, soprattutto in un universo come quello di cui lui, per sua enorme sfortuna, era finito a far parte.
In più, da quando il suo signore Ade e quell’infingarda di Atena erano riusciti a risolvere il loro battibecco fra dei, e tutto solo perché Atena si era finalmente decisa a offrire una cena in un ristorante di lusso al suo povero zio, le sue giornate erano diventate noiose, terribilmente noiose. Non c’era più nulla da fare, nessun Santo d’Atena da torturare, nessun animale da mettere sotto con la macchina, nessun sacrificio umano a cui assistere… era tutto così odiosamente monotono…
Un altro sospiro si perse nell’aria.
Ne aveva bisogno, Rhadamanthys. Dopo un lunghissimo periodo trascorso nella più totale disperazione e nella più assoluta apatia, aveva dannatamente bisogno di dare una svolta alla propria grama esistenza, soprattutto in una giornata così incredibilmente noiosa come quella che stava trascorrendo, seduto lì, di fronte a una delle enormi finestre del palazzo di Ade, con il mano il suo immancabile bicchiere di liquore.
Fu proprio in quell’istante che un’idea, un’idea piuttosto malsana, gli balenò improvvisamente in testa.
Pur non sapendosi in alcun modo spiegare il perché, con il sesso femminile aveva sempre fallito. Per quanto ci provasse, ogni suo tentativo andava inesorabilmente in fumo, già, perché Pandora non era stata certo l’unica a lasciarlo lì, cornuto e mazziato, in un mare di lacrime.
Aveva già capito, Rhadamanthys, che tentare altri approcci con le donne sarebbe stato assolutamente inutile. Facendolo, avrebbe finito solo per umiliarsi ulteriormente, e allora… perché non provarci con l’altro sesso? Chissà, magari con gli uomini sarebbe riuscito ad avere qualche chance, del resto era anche uno dei personaggi più popolari di tutto il brand di Saint Seiya quando si trattava di quella cosa chiamata yaoi.
Ghignò soddisfatto.
Ormai era fatta, aveva deciso. E sapeva già a chi rivolgere le proprie attenzioni.
Dato che ora Santi e Specter potevano circolare liberamente sia al Santuario che all’interno del palazzo di Ade, sarebbe stato fin troppo facile trovare la sua preda, il suo eterno rivale, l’unico guerriero che – in tutta la sua vita – era stato in grado di eccitarlo sul serio, ovvero lui: Kanon di Gemini.
Oh sì.
Pregustava già il momento in cui l’avrebbe visto cadere ai suoi piedi.
A seguito della riconciliazione fra gli dei che servivano, le interazioni fra loro non erano state poi così tante. Kanon se ne stava sempre sulle sue, imperscrutabile e solitario come sempre, e non solo; nel suo sguardo, quello sguardo tremendamente impassibile e freddo come il ghiaccio, Rhadamanthys aveva sempre intravisto un’aria di superiorità nei suoi confronti. Ah, tutto ciò era così dannatamente eccitante! E sedurlo lo sarebbe stato ancora di più!
Ne era certo, questa volta i suoi piani avrebbero funzionato!
Doveva attendere solo il momento giusto, e poi agire!
I minuti di Kanon erano contati.

L’occasione propizia gli si presentò solo pochi giorni dopo.
Era una tiepida giornata primaverile. Il cielo era più azzurro che mai e completamente sgombro dalle nuvole, mentre un leggero e piacevole venticello giungeva dal mare, rendendo il tutto ancor più… poetico? Una simile giornata sarebbe stata uno sfondo a dir poco perfetto per ciò che stava per accadere.
Come soleva ormai ogni pomeriggio, lui, il Santo dei Gemelli – con indosso solo i propri abiti civili – raggiunse il belvedere del Santuario, appoggiandosi poi al parapetto in marmo bianco, pronto a godersi il panorama che gli si stagliava davanti e a pensare a chissà cosa.
Rhadamanthys, che quatto quatto lo aveva seguito, rimase ad ammirarlo a lungo con aria famelica.
Che spettacolo meraviglioso.
Se ne stava lì, immobile, il capo leggermente alzato verso l’alto, mentre la brezza di primavera gli scompigliava la lunga e ribelle chioma dorata.
Dannazione.
Sembrava davvero un dio greco.
Rhadamanthys avrebbe dato qualsiasi cosa pur di mettergli le mani addosso, portarselo nella sua stanza e scoparselo selvaggiamente come se non ci fosse un domani. Capì subito che il miglior modo per raggiungere il proprio obiettivo sarebbe stata sicuramente una bella strizzata alle sue regali chiappe d’oro. Moriva, la Viverna, moriva dalla voglia di posare le mani su quel fondoschiena, su quel culo così fottutamente invitante!
Cominciò ad avvicinarsi furtivamente, a passo lento, mentre lui – completamente ignaro di ciò che stava per accadere – continuava silenziosamente a contemplare il panorama che il belvedere del Santuario gli offriva.
Quando, finalmente, Rhadamanthys fu a pochi centimetri dalla sua preda, non perse tempo.
E che le danze abbiano inizio!
Allungò le braccia, posò entrambe le mani su quei glutei così incredibilmente tonici e strinse, strinse forte, più e più volte.  
Ah, quelle chiappe!
Erano così sode, così… così perfette!
Era senza dubbio il più bel culo sul quale Rhadamanthys avesse mai messo le proprie grinfie, nessuno avrebbe mai potuto eguagliarlo! Desiderava ardentemente che quel momento così magico, così idilliaco, durasse per sempre, per l’eternità, ma – per sua grande sfortuna – non fu così.
Lui sussultò, per poi voltarsi di scatto e fulminare la Viverna con uno sguardo assassino degno del peggior serial killer, e fu in quel preciso momento che Rhadamanthys si rese conto di aver effettivamente fatto una cazzata, forse la più grande di tutta la sua vita. Anche se ne era valsa la pena, questo doveva ammetterlo.
- Tu… maledetto… bastardo… – riuscì a farfugliare il Santo d’Atena – COME HAI OSATO?!
Lo Specter avrebbe voluto giustificarsi, seppur blandamente, ma si ritrovò completamente paralizzato dal più spietato terrore. Già, perché la reazione di colui che gli stava di fronte si stava rivelando decisamente peggiore di quella che lo sventurato giudice infernale aveva previsto.
Gli occhi del cavaliere d’oro incominciarono ad assumere una strana sfumatura rosata, fino a quando la sclera non divenne completamente rossa, rossa come il sangue. E i suoi capelli… maledizione! I suoi capelli! Erano diventati neri!
Un demone… si era trasformato in un demone!
Rhadamanthys non riuscì neanche a dire mezza parola. Udì solo il nome di qualche stramba tecnica, dopodiché, tempo pochi secondi e si ritrovò a fluttuare in quella che pareva essere… una distorsione spaziotemporale? Attorno a lui c’erano solo delle strane linee che sembravano formare una specie di reticolo infinito. A fare da sfondo solo pianeti, stelle e galassie, che non finivano mai. La Viverna si guardò intorno con aria disorientata, mentre la paura, la paura più profonda, deformava i suoi lineamenti ancor più di prima.
Dove diavolo era finito? Che posto era mai quello? E, soprattutto, come cavolo avrebbe fatto a uscire da lì?!
Vi sarebbe rimasto a vagare per l’eternità!

Al Santuario, intanto, era calato il silenzio, silenzio interrotto solo da degli ansimi sommessi. La tensione che permeava l’aria era ancora palpabile.
- Ma guarda tu questo screanzato!
Era davvero furioso, Saga.
Era salito fino al belvedere solo per trascorrere qualche attimo di pace e tranquillità in solitudine, libero finalmente da quella strega di Saori Kido e dalle lamentele di suo fratello, e invece si era ritrovato a dover subire le molestie di uno di quei buzzurri al servizio di Ade!
- Quel dannato idiota! Ma come si permette?! – berciò ancora – Solo Aiolos può toccare il mio sedere!
 
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Angolo dell’autrice
Okay, questa storia non ha un minimo di senso, eppure l’ho pubblicata lo stesso.
Non ho molto da dire, semplicemente ho voluto rendere a parole un headcanon suggeritomi qualche mese fa da Moonless Mistress durante uno dei nostri scleri quotidiani, perché si sa, il fangirling dell’AsseH del maleH porta sempre a queste stronzate.
In ogni caso, sappiate che la RadaKanon non è propriamente fra i miei pairing preferiti, ma ho voluto dedicarci comunque un pensierino. Anche se Rhadamanthys ha chiaramente sbagliato persona, finendo per molestare il povero Saga. Che tra l’altro non era neanche nudo come al solito, LOL.  
Detto ciò… ci si vede con la prossima storia, che speriamo sia un po’ più seria. Au revoir!

PS: i capelli di Saga sono biondi/neri e non azzurri/grigi perché uso i colori del manga.
   
 
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