01/05/2016
0 recensioniI bulli o gli imbecilli
«Gran-» La ragazzina si scosse via i ricci dalle spalle «-ger,» e avanzò con decisione. «Her-» I suoi passi erano scatti, così rapidi «-mio-» da farla inchiodare davanti allo sgabello nell'attimo stesso in cui «-ne.» la professoressa Mc Granitt finiva di pronunciare il suo nome.
«Testa dritta e non farti influenzare!», le aveva detto sua madre accompagnandola al treno, quella mattina.
La professoressa prese in mano il cappello e lei si sedette sul bordo dello sgabello, mentre i suoi piedi continuavano a premere forte sul pavimento.
«Studia come hai sempre fatto. Il merito alla fine paga, ricordatelo sempre», aveva aggiunto suo padre, mentre misurava scrupolosamente i tre quarti della distanza tra i binari 9 e 10. Voleva trovare il punto preciso in cui sua figlia avrebbe – Dio sapeva come! – attraversato un muro di mattoni per sparire in quella scuola pazzesca, alla cui esistenza Hermione stessa non voleva concedersi di credere.
Si aspettava di svegliarsi da un momento all'altro, proprio sul più bello, proprio quando il Cappello – e se lo calcò a fondo, quasi anticipando il gesto con cui la strega glielo lasciava cadere sugli occhi – sarebbe stato sul punto di svelarle quale fosse la sua...
«Oh, ma quanti pensieri in questa testolina!» Hermione impietrì. “Testolina” a chi? Aveva undici anni, non due. Certo che pensava.
«E che caratterino... scommetto che non vedi l'ora di prendere un Ordine di Merlino per Inestimabili Contributi al Sapere Magico.» La stava prendendo in giro? Le stava dando della secchiona, anche lui? Non si aspettava tanta idiozia in una cerimonia così solenne.
«Ah, e così non ti piace sentirti dire che sei studiosa, eh? Ma a Corvonero incontreresti molti altri studenti volenterosi e dotati, sai? Essere "secchioni", come dici tu, lì è il migliore dei meriti.»
«Ancora con questo merito! Ecco, lo sapevo: questo è un sogno e dentro al Cappello c'è mio padre.»
«E vedo parecchia onestà, lì dentro. Non copieresti un compito neanche sotto minaccia, eh?»
«Ancora a prendermi in giro?! Giuro che, se continua così, mi alzo e me ne torno alla stazione. A nuoto!»
«Ma sei appena un po' sopra le righe per Tassorosso, devo ammetterlo. Potrei metterti a Serpeverde, per quella linguaccia ostinata che ti ritrovi, ma temo che il vecchio Salazar non apprezzerebbe la tua ascendenza familiare.»
«Serpeverde? Questo è fuori di testa. Cioè, no, tecnicamente è sulla mia testa. E io con quel branco di bulli imbecilli non ci vado neanche...»
«Questo sì che è interessante. Chi ti sta più antipatico, signorina, i bulli o gli imbecilli?» I pensieri le si fermarono. Non lo sapeva. Qualcosa nella sua testa martellava in silenzio.
Silenzio. Il Cappello aspettava, ma lei non aveva una risposta. Non si poteva avere una risposta a tutto, o forse sì? Forse ora l'avrebbero rispedita a casa e lì ci sarebbero stati ancora i figli dei vicini a gridarle da dietro la siepe che lei era una secchiona viziata mentre tagliavano a pezzi i lombrichi, deliziandosi, ricordò con sdegno, che i monconi continuassero a muoversi. «GRIFONDORO!», scandì forte il cappello alla sala.
Testa dritta e non farti influenzare, le aveva detto sua madre.
Nota dell’autrice
Grazie per essere qui!
Questa storiella ormai è un po' datata e potrei decidermi a migliorarla o eliminarla, però ci sono affezionata così com'è, quindi la lascio stare: magari a qualcuno fa comunque piacere leggerla :)
«Testa dritta e non farti influenzare!», le aveva detto sua madre accompagnandola al treno, quella mattina.
La professoressa prese in mano il cappello e lei si sedette sul bordo dello sgabello, mentre i suoi piedi continuavano a premere forte sul pavimento.
«Studia come hai sempre fatto. Il merito alla fine paga, ricordatelo sempre», aveva aggiunto suo padre, mentre misurava scrupolosamente i tre quarti della distanza tra i binari 9 e 10. Voleva trovare il punto preciso in cui sua figlia avrebbe – Dio sapeva come! – attraversato un muro di mattoni per sparire in quella scuola pazzesca, alla cui esistenza Hermione stessa non voleva concedersi di credere.
Si aspettava di svegliarsi da un momento all'altro, proprio sul più bello, proprio quando il Cappello – e se lo calcò a fondo, quasi anticipando il gesto con cui la strega glielo lasciava cadere sugli occhi – sarebbe stato sul punto di svelarle quale fosse la sua...
«Oh, ma quanti pensieri in questa testolina!» Hermione impietrì. “Testolina” a chi? Aveva undici anni, non due. Certo che pensava.
«E che caratterino... scommetto che non vedi l'ora di prendere un Ordine di Merlino per Inestimabili Contributi al Sapere Magico.» La stava prendendo in giro? Le stava dando della secchiona, anche lui? Non si aspettava tanta idiozia in una cerimonia così solenne.
«Ah, e così non ti piace sentirti dire che sei studiosa, eh? Ma a Corvonero incontreresti molti altri studenti volenterosi e dotati, sai? Essere "secchioni", come dici tu, lì è il migliore dei meriti.»
«Ancora con questo merito! Ecco, lo sapevo: questo è un sogno e dentro al Cappello c'è mio padre.»
«E vedo parecchia onestà, lì dentro. Non copieresti un compito neanche sotto minaccia, eh?»
«Ancora a prendermi in giro?! Giuro che, se continua così, mi alzo e me ne torno alla stazione. A nuoto!»
«Ma sei appena un po' sopra le righe per Tassorosso, devo ammetterlo. Potrei metterti a Serpeverde, per quella linguaccia ostinata che ti ritrovi, ma temo che il vecchio Salazar non apprezzerebbe la tua ascendenza familiare.»
«Serpeverde? Questo è fuori di testa. Cioè, no, tecnicamente è sulla mia testa. E io con quel branco di bulli imbecilli non ci vado neanche...»
«Questo sì che è interessante. Chi ti sta più antipatico, signorina, i bulli o gli imbecilli?» I pensieri le si fermarono. Non lo sapeva. Qualcosa nella sua testa martellava in silenzio.
Silenzio. Il Cappello aspettava, ma lei non aveva una risposta. Non si poteva avere una risposta a tutto, o forse sì? Forse ora l'avrebbero rispedita a casa e lì ci sarebbero stati ancora i figli dei vicini a gridarle da dietro la siepe che lei era una secchiona viziata mentre tagliavano a pezzi i lombrichi, deliziandosi, ricordò con sdegno, che i monconi continuassero a muoversi. «GRIFONDORO!», scandì forte il cappello alla sala.
Testa dritta e non farti influenzare, le aveva detto sua madre.
Nota dell’autrice
Grazie per essere qui!
Questa storiella ormai è un po' datata e potrei decidermi a migliorarla o eliminarla, però ci sono affezionata così com'è, quindi la lascio stare: magari a qualcuno fa comunque piacere leggerla :)