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Autore: RiverWood    01/05/2016    1 recensioni
"Da quando sono nata mi sveglio ogni giorno in un corpo diverso. Per un giorno, solo per uno, prendo in prestito la vita di qualcun altro. Nuova famiglia, nuovi amici, nuova casa e nuova scuola. La mia vita? Quella non esiste. E' una mera illusione cui ho smesso di credere."
Quando però, L, conosce Camila, tornare a vagare nella propria esistenza diventa impossibile. Per la prima volta scopre cos'è l'amore e cerca di combattere la propria condizione; e Camila a sua volta s'innamora della profondità dell'anima di L.
L'unica cosa che non sparisce dopo ogni giorno, l'unica cosa che resta sempre la stessa.
Nel tentativo di poter stabilire un contatto con lei, L inizia a lasciare frammenti del suo passaggio nella vita degli altri.
Un lusso che non si è mai potuta permettere e a qualcuno non passa inosservata...
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Camila Cabello, Lauren Jauregui
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno 6021.

Mi sveglio e stranamente riconosco quasi subito il posto in cui mi trovo. Riconosco o lo ricordo? È un ricordo? All'inizio non sono sicura, ma poi i pezzi tornano piano piano a posto.

Sì, è un ricordo.

Mike è venuto a recuperarmi dopo che ieri sera ho concluso la mia giornata in un bar abbastanza squallido, circondata da persone altrettanto squallide, che mi lanciavano occhiate decisamente poco caste. Ma non m'importava di niente, non m'importa di niente. Ieri era ieri, e ieri è anche una luce a neon che lampeggia e dice "Camila ha rotto con te".

Già.

Ieri era ieri.

"Ci rivedremo." Lo faremo davvero, Camila? Ci rivedremo?

Mi è sembrata solo una grossa bugia, ma ricordo perfettamente quanto io abbia tentato di appigliarmi a quel momento, anche se non è servito a niente.

Forse ci rivedremo.Forse...

E da quel "forse" ecco la mia geniale idea di andare in un bar e sfogare tutta la mia frustrazione sull'alcool. 

Molto maturo da parte tua, Lauren, davvero davvero maturo.

Mi sono svegliata su un letto, probabilmente quello della camera degli ospiti di casa Jauregui. Dovrò ricordarmi di ringraziare Mike mille volte. Come ha fatto poi a sapere dove trovarmi? Oh giusto, in uno degli ultimi momenti di lucidità mi ero fatta prestare un telefono da un tipo al bar e l'avevo chiamato. Mi sento così patetica.

Apro la porta e intravedo le scale che conducono al piano inferiore, le scendo lentamente e a ogni gradino mormoro quello che diventa una sorta di mantra nella mia testa.

Un gradino "svegliati una mattina nel corpo di un ragazzo", due gradini "innamorati della sua fidanzata", tre gradini "rovina la vita degli altri pur di dare una possibilità alla vostra storia", quattro gradini"raccontale chi o cosa davvero sei anche se non hai una risposta certa", cinque gradini "acquisisci il tuo vero corpo che non sapevi di avere, impara a conoscerti", sei gradini "credi che l'amore possa bastare a conquistare il mondo intero", sette gradini "fatti spezzare il cuore come non credevi fosse possibile", otto gradini "rimetti le cose a posto una volta per tutte"Terra.

Quando varco la soglia della cucina, quattro teste si sollevano nella mia direzione. Fantastico, la famiglia al completo. Mike mi rivolge uno sguardo a metà fra il serio e rincuorato, poi mi fa cenno di accomodarmi nel posto libero accanto a lui.

Chris e Taylor continuano a fissarmi senza proferire parola; Clara si alza da tavola per servirmi la colazione e, anche se sono tentata di fermarla a causa del nodo che ho nello stomaco, non lo faccio.

Non ho letteralmente il coraggio di aprire bocca di mia spontanea volontà.

<< Come ti senti? >> mi chiede Mike posandomi una mano sulla spalla.

Il contatto mi fa quasi trasalire, ma riesco a trattenermi dallo scattare indietro.

<< Uh ehm...sto bene, grazie >> lui mi rivolge un sorriso gentile mentre Clara mi posa un piatto con dei pancakes di fronte.

Ripensandoci forse un po' di fame potrei averla.

Ho ancora gli occhi di tutti puntati addosso quando inforco un pezzetto di pancake allo sciroppo d'acero e, prima che io possa aprire la bocca, la voce di Taylor mi coglie di sorpresa.

<< Scommetto che però hai avuto giorni migliori >> non riesco a decifrare il tono, sembra essere a metà tra lo scherzoso e l'indagatore.

Deglutisco cercando di schiarirmi la gola asciutta e annuisco abbozzando un sorriso.

<< Decisamente sì >>.

Il sorriso che lei mi rivolge è più ampio.

<< Papà ci ha detto ciò che era necessario per non farci preoccupare tutti e dare di matto, ma preferisco sentirlo dalla fonte diretta... com'è che ti chiami? >>.

So che sa già il mio nome, ma in questo momento aggrapparmi al minimo di conversazione che mi sta offrendo è la cosa migliore che io possa fare.

<< Lauren >>.

<< Lauren... è un bel nome. Io sono Taylor e questo ragazzone qui è Chris >> indica il fratello più grande accanto a lei.

Chris mi rivolge un mezzo sorriso imbarazzato e mi saluta con una mano. Deglutisco nuovamente mentre lo guardo, cercando di ricambiare il sorriso.

Non ricorda nulla? Cristo santo... sono stata nel suo corpo per un giorno, ho usato i suoi ricordi, sono stata una parte di lui, lui ha visto Camila... no. Basta. Niente Camila. Non funzionerà mai se non inizio a smettere di pensarci; e il fatto che tutti i miei ricordi e pensieri in un modo o nell'altro convergano verso di lei non aiuta affatto.

Mike sembra notare il mio disagio e si schiarisce la gola.

<< Non dovreste andare a prepararvi per la scuola? Farete tardi altrimenti... >>.

Taylor e Chris annuiscono e si alzano da tavola, avendo terminato la colazione. Taylor sembra volersi guadagnare qualche minuto in più in mia compagnia, quindi mi fissa prima di uscire dalla cucina e mi sorride in modo gentile, ricambio il più sinceramente possibile.

<< Spero di rivederti quando tornerò da scuola, ciao Lauren >>.

Non rispondo. Sono piuttosto terrorizzata da quelle parole, ma cerco di non mostrarlo. Quando ho iniziato ad avere così paura di gestire delle situazioni improvvisate? Dovrei aver passato l'intera vita a fare allenamento per questo genere di situazioni senza renderle imbarazzanti... a quanto pare non è stato abbastanza; non se dall'altro lato c'è la famiglia di colui che è la cosa più vicina ad una figura paterna che io abbia mai avuto.

Clara e Mike restano a tavola, la vedo stringere la mano di lui e lanciargli un'occhiata a metà tra il preoccupato e il sollevato. Vorrei tanto poter scoprire cosa sta pensando adesso.

<< Tesoro, potresti darci qualche minuto per parlare? >> chiede Mike con dolcezza.

Clara annuisce e annuncia che penserà lei a sparecchiare quando avremo finito.

Così restiamo soli, io e Mike, lui mi fissa con apprensione prima di scuotere la testa e sospirare.

<< Che diavolo ti è saltato in mente, Lauren? Finire in quel modo in un qualunque bar, ieri sera... se non fossi stata lucida abbastanza da chiamarmi? Hai idea di cosa sarebbe potuto succedere? >>.

Non mi capita spesso di sentirmi dire queste cose, certo è capitato in passato, ma mi ero sempre trovata nel corpo di qualcun altro e spesso non era nemmeno rivolta direttamente a me. Non sono abituata a dovermi vergognare delle mie azioni, forse proprio perché per molto tempo il concetto di "mio" non era ben definito nella mia vita.

Quindi è così che ci si sente ad assumersi delle responsabilità senza poterle veder sparire il giorno dopo?

Mi chiedo quanto stupida debba sembrare a Mike, o a chiunque altro, una domanda del genere. Ma la mia vita non è stata sempre questa, non sempre così... ho bisogno di tempo per mettere a posto le cose.

<< M-mi dispiace... >> dico a mezza voce.

Mike mi lancia un altro sguardo severo.

<< Ti credo, ma questo non cambia le cose. Continuavi a mormorare il nome di Camila e dicevi che ti aveva lasciata... è vero? È questo quello che è successo, Lauren? >>.

Annuisco lasciando scivolare la testa tra le mani.

Gli occhi mi bruciano al solo ricordo, ma riesco a fermare le lacrime che vorrebbero scendere.

È tutto così complicato. È tutto così sbagliato. È tutto così ingiusto.

Voglio fare qualcosa per cambiare le cose... ma cosa?

<< Ally! >> esclamo all'improvviso, tanto forte da far sussultare Mike sul posto.

<< Cosa? >> chiede confuso.

<< Ally. Ally Brooke. >>.

<< Okay... Ally, cosa c'entra Ally adesso? >> domanda ancora.

<< Mi ha scritto una mail ieri, ha chiesto di potermi incontrare, vuole una spiegazione ed io... io gliela devo >> rispondo alla fine.

Mike spalanca gli occhi.

<< Sei forse impazzita? Non puoi presentarti da lei e dire semplicemente che sei stata nel suo corpo per un giorno, ti rendi conto di quanto suonerebbe assurdo, Lauren? >> cerca di farmi ragionare.

Mi stringo nelle spalle frustrata.

<< Quale altra possibilità ho, Mike? Ally non mollerà fino a quando non  avrà ottenuto quello che vuole, e quello che vuole è una spiegazione razionale di ciò che è successo quella sera... ed io voglio dargliela, e voglio che Parker la smetta di usarla come paladina di questa investigazione contro un presunto demonio che s'impossessa delle persone >> prendo fiato e sollevo nuovamente lo sguardo fino ad incrociare il suo. << Sento che posso farlo, Mike. Devo farlo... devo farlo perché ora so come ci si sente ad essere tenuti all'oscuro da tutto il resto, so cosa si prova a non avere il controllo di ciò che vorresti fare, a non saper lasciare andare qualcosa >>.

Il sospiro che lascia le sue labbra è rassegnato.

<< Non pensare nemmeno per un secondo che ti lascerò andare in  questa missione suicida da sola >>.

E per la  prima volta in questi due giorni, sorrido. Sorrido sinceramente. Non voglio essere sola e il pensiero che lui mi resti accanto mi rassicura.

Posso farlo.

Quando accedo alla mia casella di posta elettronica, leggo un'altra volta il messaggio di Ally e, finalmente, rispondo.

"D'accordo. Dove vuoi incontrarmi?"

Senza sapere bene come, io e Mike ci ritroviamo di fronte casa di Ally. Adesso le mie mani stanno iniziando a tremare e non sono più così sicura come prima, ma so che devo farlo. Glielo devo. Scendo dall'auto e chiudo lo sportello, Mike abbassa il finestrino e mi lancia uno sguardo apprensivo.

<< Sta attenta, okay? Io sarò esattamente qui fuori ad aspettarti, non esitare a chiamarmi se qualcosa non va come dovrebbe >>.

Annuisco e gli sorrido con l'intento di rassicurarlo, ma non so chi dei due io voglia cercare di calmare di più.

Suono il  campanello di casa Brooke mentre non ho ancora smesso di tremare. Ally apre  la porta, faccio correre lo sguardo su di lei per accertarmi che sia la stessa Ally dell'ultima volta. Certo che sì.

È vestita in modo informale, ma al tempo stesso posso notare che i vestiti non sono stati scelti a caso. Sollevo una mano a mo' di saluto e accenno un sorriso che inizialmente non ricambia. Ha un'aria confusa e sospettosa, e il velo di tensione nei suoi occhi non sparisce.

M'invita ad entrare e mi fa accomodare in salotto sul divano. Recupera un paio di bicchieri d'acqua e poi ci troviamo costrette ad affrontare la situazione.

<< Lauren? >> chiede per esserne sicura.

Annuisco.

<< Sono io>>.

<< Quindi sei... una ragazza? >>.

Sollevo un sopracciglio.

<< È una storia più lunga di un semplice cambiamento tra ragazzo e ragazza, ma se puoi concedermi del tempo sono disposta a spiegarti tutto >>.

Ally si schiarisce la gola, asserisce e poggia la schiena contro la poltrona su cui  è seduta, in ascolto.

Le racconto tutto dal principio e ho la netta impressione che parlarne con qualcun altro mi stia aiutando notevolmente. Le racconto del giorno in cui mi trovavo nel suo corpo, delle sensazioni, del perché sono sicura  che non riaccadrà mai più... e gli occhi di Ally sembrano illuminarsi quando finalmente riesce a mettere a posto i pezzi del puzzle che mancavano. Non m'interrompe, non trova una singola cosa da contraddire.

Alla fine le racconto anche del mio corpo. Del mio vero corpo, quello che non sto più lasciando da diversi giorni e le dico che forse ho acquisito abbastanza speranza e forza da poterci restare dentro.

Ally spalanca gli occhi quando arrivo a quella parte del discorso.

<< Quindi domani... tu sarai ancora tu? Esattamente così? >>.

Sorrido.

<< Sì, o almeno, questo è quello che accaduto in questi ultimi giorni, spero di essere me stessa anche domani >>.

<< Qual è  la sensazione? >> chiede curiosa osservandomi.

<< La sensazione di passare da un corpo ad un altro o quella di restare finalmente in uno? >>.

<< Entrambe>>.

Sospiro prima di rispondere a questa domanda.

<< A meno che io non voglia sentire un'orda di dolori atroci, se vado a dormire prima della mezzanotte non sento nulla... il passaggio avviene ed io mi ritrovo semplicemente in un altro corpo il giorno dopo; ma quando sono in me... non lo so, ho costantemente la sensazione di essere io, me stessa, non c'è un termine preciso per spiegarlo >>.

Ally annuisce e resta in silenzio per qualche altro secondo.

<< Quindi è per questo che ho avvertito la tua presenza? Perché il passaggio non è avvenuto pacificamente? >>.

Tento di ricordare prima di rispondere.

<< Suppongo che sia così ma... tu eri diversa, anche quando mi trovavo nel  tuo corpo, tu cercavi di respingermi in qualche modo. Non so perché non abbia funzionato esattamente come tutte le altre volte, ma è successo >>.

Ally mi chiede se io voglia qualcosa da mangiare, nonostante il mio stomaco sia chiuso da un nodo che ancora non riesce a sciogliersi, faccio un cenno affermativo e lei scompare in direzione della cucina.

Mi concentro ad osservare la stanza in cui mi trovo, vedo le fotografie di famiglia, alcuni trofei vinti da Ally nei diversi club scolastici.

Non mi accorgo del rumore di passi più pesanti alle mie spalle, quindi la voce che mi coglie di sorpresa mi fa trasalire violentemente e il nodo alla base dello stomaco si scioglie all'improvviso.

<< Credevo che non avrei mai avuto l'opportunità d'incontrarti davvero >>.

Scandisce le parole con calma e mi approccia con lentezza... ma mi è impossibile non riconoscerlo.

Parker.

Irrigidisco la mascella e lancio un'occhiata sulla soglia, Ally è ferma lì, un'espressione colpevole in volto mentre chiude delicatamente la porta.

Apro la bocca per parlare ma non esce fuori alcun suono. Sono totalmente pietrificata.

Mi costringo ad inghiottire il groppo in gola e mi passo la lingua sulle labbra.

<< Che cosa vuole? >>.

L'uomo di fronte a me sorride, ma è un sorriso finto, lo riconosco. Si accomoda sulla stessa poltrona di Ally, sembra rilassato, ma il mio istinto sta iniziando ad inviare segnali d'allarme. Quanto ci metterei a raggiungere la macchina di Mike? Se urlassi, mi sentirebbe?

Parker sembra avvertire i miei pensieri poiché solleva le mani in un gesto d'innocenza.

<< Non ho intenzione di farti del male, Lauren. Voglio solo sentire questa tua versione interessante della storia, anche se, a dire il vero, ho già sentito abbastanza >>.

Era in casa tutto questo tempo? Ha sentito ogni cosa della mia conversazione con Ally?

Parker accavalla le gambe e mi fa cenno di sedermi sul divano, ma scuoto la testa in una chiara negazione.

<< Non ho nulla da dirle >> affermo duramente.

<< Così come tu non hai detto nulla ad Ally per tutto questo tempo? >> replica lui.

<< È diverso... quali risposte avrei potuto offrirle? Come avrei anche solo potuto provare a spiegare chi sono? >>.

<< Che cosa sei... >>.

La sua insinuazione non mi piace affatto. Serro nuovamente la mascella e stringo i pugni.

<< Io non sono il diavolo, né nulla di ciò che lei crede >> ribadisco tra i denti.

<< Ah no? Non riconosci l'opera del diavolo in quello che fai agli altri? >>.

Parker sembra quasi divertito dall'esasperazione a cui la sua presenza mi sta spingendo. Tecnicamente non sta facendo nulla, ma a me sembra quasi di sentire una delle sue grandi mani stringersi attorno al mio collo e iniziare a premere.

<< Io non... io non faccio nulla! Lei non capisce, è sempre stato così, sono nata così, io non... >>.

<< Tranne adesso, non è vero? >>.

Sollevo gli occhi di scatto ad incrociare i suoi. Quasi dimenticavo che ha sentito anche quella parte.

Notando il mio silenzio, Parker continua.

<< Adesso sei rimasta in questo corpo, adesso le cose stanno cambiando... dimmi, ti senti finalmente in controllo? Cosa c'è di diverso dalle altre volte? Ti senti più forte? >>.

Mi premo le tempie con due dita e scuoto la testa.

<< Mi sento... completa. Come se non dovessi più cercare altro, come se avessi raggiunto la mia destinazione >>.

<< Ma se all'interno degli altri corpi c'eri tu, che cos'è che c'è dentro di te? >>.

La domanda mi spiazza, ma so dove vuole arrivare e non sono disposta a lasciarglielo fare.

<< Non c'è alcun diavolo all'interno di me stessa, deve smetterla di credere il contrario! >> esclamo con più forza del dovuto.

Parker scoppia a ridere, tanto da buttare la testa all'indietro.

<< Certo che no, Lauren >> riprende fiato, e le sue prossime parole sono quelle che mi confondono ancora di più. << Credi che io sia così tanto ingenuo? Credi che il tuo sia solo un caso? >>

<< C-cosa? Che sta dicendo? >>.

Lui ridacchia ancora per qualche attimo.

<< Non stavo cercando di catalogare semplici esperienze per avere un arsenale di confessioni, stavo cercando di arrivare a te, mia cara >> si sistema la manica della camicia prima di continuare. << Io ti conosco molto più di quanto tu possa credere... e sai perché? >> il tono della sua voce ora è diverso.

Indietreggio di qualche passo, come se le sue parole potessero colpirmi in faccia da un momento all'altro.

<< Perché io e te non siamo poi così diversi >> conclude.

Il respiro mi si blocca in gola e mi ritrovo con gli occhi spalancati a sbattere le ciglia.

<< N-non è...non è possibile! Non ci sono altri come me >>.

<< Oh, tu credi? >> I suoi occhi hanno un guizzo. << Il fatto che tu non ne abbia mai incontrato uno, o che tu non l'abbia riconosciuto, non significa che non ci siano altri come te >>.

Sta davvero dicendo ciò che ho sempre voluto sentire e temuto al tempo stesso. Lui è come... me?

Parker si alza dalla poltrona e si avvicina cautamente con qualche passo. Io non indietreggio, resto immobile.

<< So come ci si sente a sentirsi dire una cosa del genere, so cosa stai provando, Lauren. Ma tu non ti rendi conto del potere che hai acquisito, della forza che hai avuto... >>.

<< Di che cosa sta parlando? >> chiedo, ma non sono sicura di volerlo davvero sapere.

Ogni altra informazione che Parker mi darà potrebbe essere cruciale e pericolosa. Devo stare attenta. Il guizzo ardente presente nei suoi occhi non si quieta.

<< Il tuo corpo, il tuo vero corpo, è solo tuo. Nessun altro potrà  prenderne il possesso e tu sei riuscita a crearlo o a trovarlo... ho cercato per mesi interi la spiegazione logica a questo, ma non l'ho trovata. Né sono riuscito a capire come mai io non ci fossi riuscito, fino ad oggi... oggi finalmente l'ho capito, Lauren >>.

Il respiro è accelerato e sono sicura di star sudando freddo, ma lo lascio terminare.

Parker scuote la testa come se la sola idea di pronunciare quelle parole gli costasse caro.

<< Quella ragazza. La connessione che esiste tra di voi è così profonda da averti dato la forza necessaria per staccarti dalla nostra condizione di nomadi >>.

Sussulto quando dice "nostra".

Avevo quasi dimenticato di aver parlato ad Ally anche di Camila. Al solo pensiero di lei, il petto mi si stringe in una morsa dolorosa, ma faccio del mio meglio per non lasciare trasparire alcuna emozione sul mio volto. Parker ha già troppi elementi a sua disposizione su di me.

<< Lei non è... tu non sei davvero Parker, non è così? Questo è solo il suo corpo >> adesso sono sicura di ciò che riesco ad intravedere nei suoi occhi.

Il suo sguardo è fisso nel mio e riesco ad intravedere un'altra persona all'interno. No, non la vedo... la sento. È come una sensazione di elettricità che mi attraversa e mi fa rabbrividire. È così che Camila riusciva a riconoscere me? Era questo ciò che vedeva quando fissava negli occhi il corpo di qualcun altro ed io ero l'ospite?

Adesso riesco a capire per quale motivo era molto più tranquilla quando ero davvero io. Non era qualcosa che riguardava il corpo in cui stavo, era la disperata voce che urlava attraverso il mio sguardo, erano i pugni che inconsapevolmente battevano con forza sul petto. 

Camila non vedeva solo me... ma anche la persona in cui mi trovavo.

Non oso pensare come questo debba averla tormentata per mesi.

Come ho potuto essere così cieca? Come ho potuto pensare che si trattasse di una semplice forma di egoismo relativa al mio aspetto? Come non ho potuto vedere fino in fondo dentro di lei ciò che la logorava?

Il bisogno di rivederla, correrle incontro e stringerla con forza mi assale ed è quasi soffocante; ma non è Camila la persona che ho di fronte adesso, e non è lei che per il momento mi sta dando queste risposte.

Parker annuisce compiaciuto.

<< Lo ero ieri, lo sono ancora oggi, forse lo sarò domani... deciderò quale altro corpo prendere >>.

Spalanco la bocca in totale stato di shock. Lui sceglie. Lui. Lui sceglie il corpo che vuole. Lui può scegliere chi essere... perché lui non è come me. Lui non ha un corpo, ma non ha nemmeno la casualità a muovere le carte di questo gioco. 

Lui ha capito come controllarlo.

I suoi occhi sono due braci ardenti.

Ci vedo il vero Parker tentare di uscire e farsi sentire.

Vedo il pericolo.

Vedo qualcuno che non gioca secondo le mie regole.

Gli do una spinta forte sulle spalle e Parker è costretto ad indietreggiare. Nella confusione del momento tento di aggirarlo e scappare, ma lui è rapido e una delle sue mani riesce ad afferrarmi per la vita e tirarmi indietro.

Urlo il nome di Ally. Una volta, due volte. Prima che Parker possa posare una mano sulla mia bocca per zittirmi, urlo di nuovo, e questa volta Ally mi sente.

Spalanca la porta con sguardo totalmente sorpreso dalla scena che si trova davanti.

Lo sapevo. Ho scommesso sulla sua rispettabilità e lei non mi ha delusa. Non questa volta.

<< COSA ACCIDENTI STA FACENDO? >> urla di rimando.

Parker, sorpreso dalla minacciosità della sua voce, allenta un po' la presa, ma tanto basta, sono rapida mentre mi districo dalla sua morsa e corro in direzione della porta aperta. Parker tenta di afferrarmi di nuovo, ma Ally si getta contro di lui per concedermi secondi preziosi di tempo.

Corro più veloce che posso verso la macchina di Mike, vedo il suo sguardo allarmarsi ma mette in moto senza dire una parola. Parker raggiunge la soglia di casa di Ally e lo sento urlare:

<< Non vuoi nasconderti davvero, Lauren. Non puoi! So che sarai tu a tornare da me, tu come tutti gli altri! >>. 

Quelle sono le ultime parole che sento, prima di chiudere con forza lo sportello e sentire il rumore dall'auto di Mike che parte a tutta velocità.

Sono scappata via, ma ciò che lui ha detto continua a perseguitarmi e so che lo farà ancora e ancora.

Forse ha ragione: tornerò da lui.

Se Parker ha tutte le risposte che mi servono, cercarlo di nuovo non è una possibilità da scartare. Mi volto a guardare Mike e ho ancora il fiato corto. La mia mente sta girando come una trottola impazzita e le tempie iniziano a pulsarmi.

Lui non chiede nulla, ma posso sentire i suoi occhi colmi di preoccupazione posarsi più volte su di me.

Non sono l'unica.

Potrebbe aver mentito? Certo che potrebbe.

Ma per qualche strana ragione gli ho creduto. Io l'ho visto. Non posso  semplicemente ignorarlo; se inizio a dubitare di me stessa in questo modo, non riuscirò mai ad uscirne.

Esistono altri come me.

Esistono davvero? Parker era uno di loro? Cos'ha davvero visto Camila mentre guardava attraverso occhi che non erano i miei?

Mike accosta di fronte casa Jauregui e mi poggia una mano sul ginocchio, non stringe ed io non sussulto. Ormai sono abituata a riconoscere il suo tocco, come se fosse mio padre. Lui è davvero la cosa più vicina ad un padre che io abbia mai avuto. Mi concedo di pensarlo.

<< Qualsiasi cosa sia successa lì dentro... la risolveremo, Lauren. Andrà tutto bene, te lo prometto >>.

Non chiede spiegazioni per il momento, so che dovrò dargliele e so che lo farò spontaneamente, ma per ora si limita ad aprire le braccia e a stringermi forte quando sprofondo con il viso nel suo petto e inizio a piangere.

Non sei l'unica.

Esistono altri come me.

Mentre le lacrime scorrono apertamente sul mio viso, capisco che la decisione è solo mia.

Ma questa volta è una decisione da cui non potrò mai più tornare indietro.   

  
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