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Autore: Blackpanter    08/04/2009    1 recensioni
«Io sono James Potter» si presentò il ragazzo con i capelli neri e gli occhiali. «Io sono Sirius Black» aveva i capelli neri e gli occhi penetranti. «Io sono Remus Lupin» i capelli erano color miele e gli occhi castani. «Io s...sono Peter Minus» mormora l'ultimo con i capelli color topo e una faccia che ricordava lo stesso animale. «Io sono Charlie Evans»
Genere: Romantico, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Il treno per Hogwarts


Tutto un nuovo mondo si era aperto ai miei occhi. A undici anni non immaginavo assolutamente che tutto questo esistesse.
Stavo osservando un treno, no no, non era un semplice treno, ma IL treno. Avevo appena attraversato il binario 9 ¾, nella stazione di King's Cross, a Londra, e mi sembrava tutto meraviglioso. C'erano moltissimi ragazzi di ogni età che erano indaffarati con i loro bagagli e a chiacchierare con i loro compagni e amici. Gli unici che vedevo un po' spauriti erano quelli che come me dovevano affrontare il primo anno. Io però non avevo paura.
Finalmente ero riuscita a spiegare moltissime cose che mi erano successe fin da piccola. Ero sempre riuscita a nasconderle, tranne ai miei genitori, e di certo non avrei smesso adesso.

«Guarda, guarda, guarda» sibilò una voce odiosa e non appena mi voltai vidi uno degli esseri più brutti che avessi mai visto. Aveva il naso adunco e i capelli neri unti.

«Siamo nuove della scuola?» domandò ancora e un sorriso sornione si stampò sul suo volto.
«Si» risposi semplicemente senza degnarlo di molta attenzione.
«Sei una mezzosangue vero? Il tuo... odore si sente ovunque» mormorò maligno. Sapevo che voleva solo attaccar briga, me lo aveva spiegato il preside che mi aveva suggerito che era meglio lasciar perdere chiunque facesse così. Il mio carattere non era uno dei migliori, e lo sapevo perfettamente.

«Lasciala in pace Mocciosus» urlò qualcuno da dietro di me e subito mi si affiancano quattro ragazzi con aria forte e sicura.

«Non ho bisogno del vostro aiuto per sbarazzarmi di questo sgorbio sapete?» quasi urlai voltandomi verso i ragazzi che mi guardano scioccati. Dovetti usare molta forza di volontà per non cambiare aspetto. Si, ero una Metamorfomagus, ma fin da piccola avevo imparato a contrastarlo e a non cambiare nulla. Avevo sempre vissuto in mezzo agli umani, o come li chiamano qui babbani.

«Calma, calma, non ti scaldare! Volevamo solo aiutarti. Sappiamo quanto può essere rompiscatole Mocciosus» mi rassicurò scuotendo energicamente le braccia davanti a se un ragazzo dai capelli neri e gli occhiali.
«Potter, come mai non sei a far danni invece di aiutare questa mezzosangue?» quel ragazzo, Mocciosus come lo chiamavano loro, era veramente insopportabile. Gli ci voleva una lezione.
Iniziai ad avanzare verso il ragazzo unto, ma delle braccia mi fermarono.

«Calma tigre! Non ne vale la pena» mormorò una voce diversa da quella di prima. Io sbuffai e iniziai a dimenarmi tra le sue braccia. Lo ammetto. Avevo un carattere veramente ribelle. Ma cosa potevo farci infondo?
«Andiamo via Felpato. Portala tu mentre io le prendo i bagagli» subito quello che mi teneva ferma iniziò a trascinarmi verso il treno e quasi di peso mi caricò su di esso. Dietro di me sentivo delle risate e chissà perchè seppi che ridevano di me.

«Lasciami subito!» urlai cercando di avvicinare il più possibile le mani dello sconosciuto alla bocca, così che potessi morderlo. Lui però sembrò capire il mio piano perchè fece molta forza perchè ciò non accadesse.

«Ti vuoi calmare una buona volta?» ridacchiò mentre con uno spintone mi spinse in uno scompartimento e si mise tra me e la porta così da impedirmi la fuga. Intanto gli altri tre ragazzi entrarono portando con loro i miei bagagli.
«Io voglio ucciderlo! Fammi passare!» urlai imbestialita e tutti scoppiarono in una fragorosa risata.

«Lascialo perdere. Durante l'anno gliela faremo pagare abbastanza anche per te» disse tra le risate uno dei quattro ragazzi.
«Che maleducati, ci presentiamo subito» l'ultimo ragazzo chiuse la porta e tutti si sedettero davanti e affianco a me, impedendomi così definitivamente la fuga.
«Io sono James Potter» si presentò il ragazzo con i capelli neri e gli occhiali.

«Io sono Sirius Black» aveva i capelli neri e gli occhi penetranti.

«Io sono Remus Lupin» i capelli erano color miele e gli occhi castani.

«Io s...sono Peter Minus» mormora l'ultimo con i capelli color topo e una faccia che ricordava lo stesso animale.

Io rimasi imbronciata, incrociando le braccia al petto e guardando fuori dal finestrino. Non mi andava di parlare con loro.
«Ehi, piccolina! L'educazione non te l'ha insegnata nessuno?» chiese uno dei ragazzi e appena mi voltai vidi che era Potter.
«Io sono Charlie Evans» rispondo scocciata guardando con occhi penetranti i ragazzi nello scompartimento.

«Conosci Lily Evans?» mi chiese Potter sgranando gli occhi. Io sbuffai e annuii semplicemente.

«Si, è mia cugina» mormorò una voce dolce che riconobbi subito.
«Lily!» urlai allegra e alzandomi mi gettai tra le braccia della mia cuginetta. Era stata molto felice quando aveva scoperto che anche io ero una strega.
«Ehi Charlie, ma come mai sei in cabina con questi?» chiese sospettosa, lanciando un occhiataccia ai ragazzi che erano in scompartimento con me.
«Hanno interferito quando ho perso le staffe per colpa di uno che loro – guardai verso i diretti interessati – chiamano Mocciosus» le spiegai pacata sorridendole.

«Cosa ti ha fatto Severus?» chiese con uno sbuffo mia cugina. Io alzai le spalle e roteai gli occhi. Io e mia cugina eravamo molto legate e avevamo creato un nostro codice per parlare senza essere capite. Quel gesto significava che lo sapeva.

Lei infatti subito capì e la sua espressione divenne rabbiosa.

«Come ha osato?» quasi urlò presa nella sua furia e in un attimo sparì dalla vista lasciandomi con quattro ragazzi che mi fissavano confusi.

«Cosa avete da guardare?» inarcai un sopracciglio e li osservai attentamente. Non erano in silenzio come pensavo, ma stavano confabulando tra di loro a voce così bassa che era impossibile sentirli.
«Ma Charlie non è un nome da uomo?» borbottò d'un tratto Black. Io lo fulminai con lo sguardo.

«Si, ma è sempre meglio del mio vero nome» borbottai, tornando a sedermi tra Lupin e Black.

«E quale sarebbe?»

«Charlaine» mormorai sconfitta storcendo le labbra in una espressione disgustata. Odiavo veramente il mio nome. Secondo me rispecchiava tutto quello che non ero: una ragazzina che vestiva di rosa e che aveva bisogno di essere difesa.

«Charlaine?» mormorò Potter. In un attimo si misero tutti a ridere a crepapelle tenendo le braccia sullo stomaco come per evitare che potesse uscire dal corpo per le risate.

«Non c'è niente da ridere!» urlai arrabbiata dando, con entrambe le mani, un pugno ai due sventurati che avevano la sfortuna di essere così vicini a me.

«Ahia!» esclamarono contemporaneamente, facendo ridere ancora di più Potter.

«Scusa Felpato, ma fai morire dalle risate!» mormorò questo quando si accorse dell'occhiataccia che gli lanciava l'amico. Io a quel soprannome mi insospettii.

«Perchè Felpato?» chiesi fingendomi ingenua e corrugando la fronte. Avevo imparato ad essere un ottima attrice, visto che fin da piccolissima avevo dovuto mentire a tutti e nascondere la vera me.

«Così. Abbiamo tutti un soprannome» disse Black alzando le spalle e sorridendomi astuto. Stavano mentendo, o meglio stavano omettendo una parte di verità, però non ci badai e feci finta di credergli.

«Voi come vi chiamate?» forse facendo qualche domanda sarei riuscita a ottenere qualcosa di più.

«James è Ramoso, Remus è Lunastorta e Peter è Codaliscia» mi spiegò velocemente Black, indicando per ogni soprannome l'amico che lo aveva.
«Originali» commentai non trovando di meglio. La mia mente era già alla ricerca di un significato per quei soprannomi. Si lo so, ero una grandissima ficcanaso.

«Si, diciamo di si» mi ripose Potter con aria alquanto idiota.

«Andiamo Charlie, esci da questo vagone e vieni nel mio» mormorò mia cugina non appena varcò la soglia della cabina. Io le sorrisi e, dopo aver recuperato le mie cose, salutai gli altri con un cenno del capo e trotterellai dietro a mia cugina.


  
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