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Autore: BlackCrimson    01/05/2016    1 recensioni
( Per Favore immaginate la storia come se fosse un Anime o Manga )
In un tempo lontano, l'oscurità era riuscita a dare vita ai peggiori incubi dell'umanità, creando degli esseri immondi denominati creature della notte. Non tutte queste creature però costituivano una minaccia ma altre, non esitavano a bramare con sempre maggiore foga la vita degli altri.
Per questo motivo, venne istituito un ordine per combattere e limitare tali disgrazie. Coloro che ne facevano parte erano chiamati Hunter.
Elizabeth, una giovane cacciatrice, che però teme fortemente i vampiri, si troverà a sua insaputa a combattere al fianco di uno di questi. Riuscirà ad affrontare la sua paura e realizzare il suo sogno?
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Cosa nasconde il tuo sguardo






« Vincent… Moore »

La voce le uscì dalle labbra in un lieve sussurro, dettato più che altro dall’incredulità nell’aver compreso di essere stata appena salvata da quel vampiro che mai avrebbe reputato capace compiere un simile gesto. I suoi stessi occhi le avevano rivelato la sua vera natura: quella fiamma di pura follia che gli risplendeva in volto ogni qual volta si ritrovava a sovrastare coloro che reputava suoi nemici, non l’avrebbe mai dimenticata. 
Come non avrebbe dimenticato la freddezza con cui aveva affondato la lama della spada nel petto di Keyn, senza battere ciglio o dar segno di un qualche tipo di ripensamento. 

No, per lui, togliere una vita era diventata un’azione abituale, un gesto semplice che non gli provocava nessun turbamento in quel suo animo dannato. 

Eppure, da quando l’aveva portata li, aveva notato che c’era qualcosa di tremendamente sbagliato nella sua persona. Un dettaglio che certamente stonava in lui e nel suo modo di essere terrificante, persino in quello stesso momento, mentre era intento a studiarla con quegli occhi indagatori. 

Vide il suo volto indurirsi e il suo sguardo farsi più tagliente non appena le sue iridi scarlatte si posarono sul suo sangue vermiglio che spiccava appena sotto la mantella scura. Istintivamente, Elizabeth cercò di divincolarsi dalla sua presa, realizzando in un lampo la situazione estremamente pericolosa in cui era caduta inevitabilmente, come se il destino avesse deciso di divertirsi alle sue spalle giocandole uno scherzo crudele. 

Ma ogni movimento che cercava di compiere si rivelava essere soltanto un’inutile spreco di energie; Vincent non le avrebbe mai permesso di muoversi se non fosse stato lui stesso a volerlo. 

Si limitò allora ad osservarlo in volto, nel tentativo di cogliere anche il più piccolo segnale che le avrebbe permesso di capire cosa ne sarebbe stato di lei adesso che era in completa balia di quel vampiro.
Ad accoglierla però, non fu altro che una maschera indecifrabile, fatta eccezione per quella scintilla di rabbia che ancora non lo aveva abbandonato e che tutt’ora ardeva dentro di lui.
Quando i suoi occhi si mossero fino ad incrociare i suoi, Elizabeth perse un respiro, intimorita da quanto questi erano profondi e penetranti. Tuttavia, quel timore le sfiorò il volto solo per qualche istante, sostituito subito dopo da una smorfia di lieve sorpresa.

Diversamente da come si aspettava, si accorse che l’ira che quel vampiro tratteneva con abile esperienza non era rivolta a lei. Difatti non vi trovò alcuna cattiveria racchiusa dietro il suoi occhi brillanti e non vi percepì nemmeno quella solita ombra minacciosa che lo accompagnava fedelmente in ogni sua azione. 

In quel momento lui sembrava essere una persona completamente diversa, capace di mantenere un controllo di sé pressoché assoluto. Si limitava semplicemente a guardarla, senza proferire parola, come se nell’avere tra le braccia un’umana ferita non gli provocasse nessun disturbo o tentazione. 

Per la prima volta, Elizabeth si chiese chi fosse in realtà Vincent Moore: uno spietato mostro senza cuore che si divertiva ad ingannare le sue vittime per poi privarle della loro vita nel peggiore dei modi, oppure, qualcosa di completamente diverso, di molto più complesso e unico, ma che per qualche strano motivo si sforzava di mantenere celato agli occhi di tutti.

Altre domande affiancarono la sua riflessione, ma per nessuna di essere riuscì a trovare una risposta, a partire da quale fosse il vero motivo per cui l’aveva portata in quella cittadina o che cosa volesse realmente da lei, che altri non era una semplice maga e un Hunter di basso livello. Niente di speciale insomma, ma forse lui sembrava avere tutt'altre considerazioni. 

Riprese a respirare normalmente, ritornando a focalizzarsi sulla realtà quando Vincent distolse lo sguardo da lei, soffermandosi a squadrare con severità ogni singola creatura che si era radunata intorno a loro, in strada e sui tetti delle case vicine. 

Sembravano irrequiete e in procinto di attaccare, ma era evidente che solo la presenza del purosangue bastava a tenerle a debita distanza. Infondo nessuna di loro era così folle o avventata  da provare a sfidare apertamente un vampiro di sangue puro come Vincent. 

Tutte tranne una ovviamente, e questa non ci mise che qualche secondo prima piombare in mezzo alla strada, fracassando i ciottoli di pietra sotto il suo enorme peso per poi gridare al cielo il suo teatrale arrivo.

Elizabeth tremò appena nel rivedere di nuovo quella creatura mentre Vincent sollevò appena il mento mugolando con le labbra un lieve suono interrogativo. 

Raddrizzò poi le spalle, lasciando finalmente che i piedi della ragazza toccassero il suolo, pur continuando a cingerle le spalle. 

« Elizabeth! »

Caroline apparve improvvisamente, frapponendosi tra loro e la creatura con una seria preoccupazione stampata in volto. Quando aveva visto Elizabeth cadere da quel tetto, aggredita da un’altro vampiro, si era bloccata, temendo il peggio e aveva permesso a quella bestia di sorpassarla per raggiungerla, commettendo così un altro grave errore. Se le fosse capitato qualcosa per colpa sua non se lo sarebbe mai perdonato. Per questo, quando la vide in compagnia di Vincent e all’apparenza priva di altre ferite, parve rilassarsi. Tuttavia la tensione e l’ansia non avevano ancora abbandonato il suo corpo, poiché le bastò incrociare lo sguardo che le aveva rivolto Vincent per sentirsi di nuovo in preda al panico, tanto che senza accorgersene arretrò di un passo. 

« Vincent… » mormorò a voce lieve ma sufficiente per farsi udire dal Vampiro, sentendo un immediato bisogno di chiedergli perdono. 

« Spero che questa esperienza ti sia da lezione Caroline » Le disse solamente lui assottigliando lo sguardo, senza distogliere l’attenzione da lei. Tuttavia le sue parole vennero pronunciate con un tono di voce insolitamente calmo e tranquillo, e non urlate come invece lei si sarebbe aspettata.

Vincent sapeva che Caroline aveva già compreso la gravità delle sue azioni e non ritenne opportuno infierire ulteriormente. Avrebbero avuto il tempo per discuterne, più tardi. Ora non era di certo il momento più adatto.

Dopo aver lasciato passare alcuni secondi di silenzio si decise a parlare di nuovo.

« Riporta Elizabeth alla villa » affermò con la sua solita autorità, alla quale non si poteva fare altro che obbedire. 

Caroline si riscosse sul posto e annuì abbassando la testa verso il basso. Lentamente si avvicinò ad Elizabeth che non volle fiatare, resasi conto dell’aria pesante che si era formata intorno a loro. Lasciò che Caroline l’afferrasse delicatamente per un braccio e che la trascinasse via con sé, lontano da quel posto divenuto fin troppo pericoloso per entrambe. Ignorarono la sensazione pesante dello sguardo di Vincent fisso sulle loro schiene e scomparvero silenziose in una via laterale. 

L’attenzione del purosangue tornò allora a soffermarsi sulle figure davanti a lui, soprattutto su quella che spiccava tra tutte per grandezza e brutalità.   

« Se la mia memoria non mi inganna avevo espressamente ordinato che nessuno di voi doveva avvicinarsi a quella ragazza senza il mio consenso! » Tuonò facendo un passo intimidatorio in avanti e molte creature arretrarono, più per istinto che per volontà propria.

« Ma a quanto pare qualcuno di voi non ha recepito chiaramente questo concetto » 

La sua voce era ferma e non minacciosa, nonostante l’espressione sul suo volto preannunciasse l’esatto contrario. Nessuno fino ad ora aveva osato contraddire una sua richiesta, e ancor meno nessuno aveva osato sfidarlo come sembrava voler fare quel demone difronte a lui. 

Rispetto alle altre creature, che si erano ritirate una ad una nell’oscurità dalla quale erano venute, questa si era innalzata sulle zampe posteriori, mostrando al vampiro quanto poteva essere forte e temibile. 

Non sapeva quanto si stesse sbagliando. Per Vincent, anche se di corporatura quell’essere lo sovrastava almeno il triplo in altezza, non presentava alcuna vera minaccia. Piuttosto un pensiero spinoso gli insinuò la mente ad una prima analisi dei fatti, considerando anche l’aria pesante che aveva attanagliato Caisonville in quei giorni. Persino Caroline gli aveva fatto notare la crescente probabilità di un attacco che potesse essere mirato all’ordine da lui creato in quella città, ma la cosa che sembrò turbarlo riguardava la tempistica; il tutto era avvenuto troppo presto rispetto alle sue previsioni e la presenza dell’umana aveva certamente contribuito, ma forse, pensò che fosse un bene. Focalizzò ancora i suoi pensieri sul demone che gli stava difronte, scrutandolo attentamente con la sua mente arguta.

Dato che quel mostro non sembrava mostrare nessun segno di avere un intelletto raffinato almeno quanto il suo, qualcuno doveva sicuramente averlo convinto a ribellarsi - o in questo caso di sacrificarsi -  contro di lui e i suoi voleri, con il fine di sminuire la sua autorità come Nobile. Il che era perfettamente plausibile solo se qualcuno avesse aspirato alla sua carica per prenderne il posto. Se le creature avessero perso fiducia in lui, allora nessuno lo avrebbe più seguito e a quel punto, la città sarebbe diventata un covo di creature prive di ogni controllo e sicuramente più facili da plasmare per un nuovo leader. 

Ma chi poteva aver architettato una cosa del genere, e chi aspirava a tanto? 

Ovviamente il tutto non era altro che una sua supposizione ancora priva di prove concrete, ideata solamente dall’esperienza quasi millenaria di cui disponeva e basata su una prima osservazione affrettata di quello che era accaduto. 

Quel demone poteva anche aver deciso di disobbedire a lui di sua iniziativa solo per soddisfare un suo desiderio personale o il suo smisurato ego. Niente di cui preoccuparsi, un episodio isolato a cui avrebbe posto rimedio immediatamente. Era un illuso se pensava di avere anche solo una misera speranza di scalfirlo e quasi gli fece pena per questo.

Il suo istinto, però, non faceva altro che metterlo in guarda su quell’episodio, riconducendolo ad un primo passo per un piano decisamente più grande e articolato al quale, quasi sicuramente, quel demone non sapeva di farne parte. Ad ogni secondo che passava, infatti, quel demone mostrava quanto in lui, del suo cervello, ci fosse ben poco.

Constatò che il suo vocabolario si aggirava intorno ad un numero estremamente limitato di parole, dove sangue, umana e fame si ripetevano in continuazione e senza nessuna logica o regola, accompagnate solamente ogni tanto da qualche ringhio minaccioso diretto verso di lui.

Ricavare informazioni da un simile essere sarebbe stato un inutile spreco di tempo e ancor di più lo sarebbe stato entrargli nella mente per estorcergli con al forza quello che voleva sapere. Non ci avrebbe sicuramente trovato niente o al minimo avrebbe confermato la sua ignoranza. In quel caso, chiunque ci fosse stato dietro al suo attacco, aveva pianificato con molta prudenza la sua prima mossa, se veramente questa era da ritenersi tale. 

Decise allora di archiviare con cura quelle informazioni nella sua mente e di porre fine a quella scomoda situazione che aveva iniziato ad irritarlo.

« Solitamente preferisco non scontrarmi contro una creatura della notte che è mia ospite in questa città » disse con tono calmo iniziando a muoversi in avanti, a passo lento e deciso.

« Ma non posso tollerare che mi si manchi di rispetto in questo modo e ancor meno non posso ignorare chi ha infranto le mie regole. » Rimarcò le ultime due parole contraendo minacciosamente la mascella con fare rabbioso, con l’intento di evidenziare la gravità dell’azione che quell’essere aveva osato compiere. E questi sembrò capirlo solo in quel momento, poiché la temerarietà che aveva dimostrato fino ad ora sembrò affievolirsi, permettendo a quel barlume di coscienza di vedere a cosa stava andando incontro, o per meglio dire, cosa stava venendo incontro a lui. 

Persino un demone di basso rango avrebbe riconosciuto lo smisurato potere che il corpo del purosangue aveva iniziato ad emanare, e ne percepì all’interno di esso, tutta la collera che sembrava essere rivolta unicamente verso di lui. 

A quella consapevolezza di completa inferiorità, le grida disumane che fino a pochi istanti prima avevano caratterizzato il suo vanto, si sostituirono a brevi guaiti impauriti. 

Gli occhi avevano iniziato a muoversi freneticamente in tutte le direzioni, nel disperato tentativo di scovare una via di fuga da quella trappola mortale dalla quale non avrebbe avuto alcuno scampo. 

Il vento, intanto, aveva cessato di soffiare su quella valle, fermandosi ad ascoltare come un silente spettatore quei passi regolari che riecheggiavano nel vuoto e scandivano crudelmente il conto del tempo.
Tip-tap, prima una passo, poi l’altro, al ritmo del lento ticchettio di un vecchio orologio durante i suoi ultimi istanti di vita. 

Il demone cercò di arretrare, ringhiando inutilmente contro il vampiro per esortarlo a fermarsi ma nel farlo, inciampò più volte su se stesso, troppo impaurito per muoversi agilmente. Le sua grida sembravano aver perso completamente la loro efficacia e non provocavano nessun cambiamento sul volto del purosangue che continuava imperterrito la sua infernale avanzata.

Al contrario, Vincent stirò le labbra in un sorriso demoniaco, nutrendosi avidamente della paura che quella creatura mostrava nei suoi confronti e nel mentre, una scia dorata volteggiava intorno al suo corpo, lenta e crudele come lo era il passo del suo evocatore. 

Negli occhi del demone, appannati da un'aspra consapevolezza, si delineava con maggiore nitidezza la sagoma del vampiro, sempre più vicina, sempre più imperiosa, sempre più letale.
Sentì le gambe bloccarsi, gli arti ormai divenuti troppo pesanti per riuscire a sostenerlo. Cadde prima sulle ginocchia, poi il suo torace si premette contro il terreno come se qualche forza invisibile lo stesse trattenendo contro la dura roccia sotto di lui, non permettendogli di muoversi. 

Si arrese a quel potere non appena il suo udito non riuscì più a percepire alcun tipo di rumore. 

Un silenzio fin troppo surreale era calato come un manto invisibile sopra di lui e d’istinto i suoi muscoli si irrigidirono, cogliendo il motivo per il quale tutto sembrava essersi fermato in un frammento di tempo. 

Deglutì, sentendosi ad un tratto la gola secca e pensò che fosse paura. Una tremenda paura che lo trascinava sempre di più nella sua gelida morsa, riducendo i suoi respiri a rapidi ansiti tremanti. Strizzò gli occhi, non trovando il coraggio di sollevare lo sguardo. Non gli sarebbe servito poiché già sapeva cosa ci avrebbe trovato dinnanzi. 

Restò allora con il volto rivolto verso il terreno per un tempo che gli parve infinito. Una parte di lui credette persino che il purosangue se ne fosse andato, lasciandolo in preda alla sua umiliazione come punizione per averlo sfidato. Forse, il suo stato arrendevole lo aveva fatto desistere e per un attimo parve crederci. Così trovò finalmente la forza di sollevare lo sguardo, atto che lo fece sprofondare di nuovo nel più completo sconforto poiché Vincent non se ne era affatto andato, e in quel momento lo stava guardando con quegli occhi vermigli e famelici che sembravano colmare al loro interno l’inferno stesso. Non fece tempo ad urlare che una luce dorata pose definitivamente fine alla sua immortale esistenza.

 

 

 

 

*    *    *

 

 

 

 

Elizabeth e Caroline avevano appena varcato la soglia principale della villa quando una luce dorata attirò i loro sguardi verso le ampie vetrate che puntavano in direzione dello scontro. Non servivano domande riguardanti a quell’evento; entrambe sapevano perfettamente cosa era appena successo e quando videro quella luce affievolirsi fino a scomparire del tutto, si scambiarono un’occhiata che colmava una lieve paura. Ora era il loro turno di affrontare Vincent e sapevano che in nessun modo avrebbero potuto evitarlo. 

« Resta calma Elizabeth, vedrai che andrà tutto bene » le aveva detto Caroline con un lieve sussurro per poter infondere un po’ di coraggio ad entrambe. Poi si era scostata da Elizabeth, dandole le spalle per qualche attimo, giusto il tempo per espirare pesantemente e tenere a freno la fame che il sangue dell’umana aveva scatenato in lei. Vincent, fin da quando era piccola, le aveva insegnato come gestire quel desiderio implacabile, ma, anche se aveva fatto notevoli progressi, ogni volta che ne sentiva l’odore doveva dar sfogo a tutto il suo autocontrollo per non cedere a quella golosa tentazione, e non sempre ci riusciva. 

« Tu come stai? » le chiese poi Elizabeth notando quanto era a disagio e preoccupata. In attesa di una risposta, avvolse la mantella scura con più forza sulla ferita che ormai aveva smesso di sanguinare. Caroline aspettò di nuovo qualche secondo prima di voltarsi.

« Una meraviglia! » le aveva risposto con un finto sorriso, portandosi le mani dietro la schiena per iniziare a giocare ad intrecciare le dita con incontrollato nervosismo. Poi il suo sorriso si era spento e i suoi occhi avevano iniziato a seguire i lineamenti del legno sul pavimento. 

« Perdonami » disse ad un tratto, attirando lo sguardo sorpreso di Elizabeth su di sé. « Ti ho messo in pericolo solo perché sono stata imprudente e se Vincent non fosse arrivato in tempo… » 

« Non mi devi delle scuse » la interruppe Elizabeth avvicinandosi a lei « Si è vero, abbiamo rischiato molto questa volta, ma devo anche ringraziarti… e non solo perché mi hai insegnato a volare, anche se, ammettiamolo, dovrò fare ancora un bel po’ di pratica » rise poi strappando una piccola risata anche a Caroline. « Ti sei rivelata una vera amica, e l’ho apprezzato davvero tanto. »

Per qualche istante, l’espressione sul volto di Caroline sembrò congelarsi tra un misto di stupore ed incredulità, per poi sciogliersi in un dolce sorriso, con gli occhi che tornavano di quel bel viola brillante e leggermente lucidi. « Ed è per questo che non hai cercato di scappare? Dopotutto ti ho concesso un’opportunità d’oro! » Parlò con un tono di voce che ancora vacillava per la felicità nell’aver udito quelle parole e il tentativo di ridere per sdrammatizzare la situazione in cui si trovavano.

« Beh… Possiamo metterla anche in questi termini. Non sono riuscita a voltarti le spalle dopo tutto quello che hai fatto per me »

Ammise Elizabeth ciondolando sul posto per l’imbarazzo, dandosi dell’ingenua ripetutamente ma senza sentirsi in colpa. « Inoltre, riflettendoci bene, non è che sarei riuscita ad arrivare molto lontano… » Continuò alludendo all’abilità di Vincent di teletrasportarsi ovunque voglia. L’avrebbe raggiunta ancor prima di lasciarle il tempo di varcare i confini di quella stessa città. 

Caroline dischiuse leggermente le labbra in un sorriso e fece per parlare ma la sua voce non riuscì nemmeno ad uscire dalla gola, bloccata ancor prima di nascere da un leggero sussulto. L’espressione sul suo volto era caduta nuovamente in preda a un leggero terrore, mentre il suo sguardo si era focalizzato alle spalle di Elizabeth dove una lieve nuvola nera si stava diradando lentamente, per lasciare il posto alla figura inquietante del giovane purosangue. 

Elizabeth capì dagli occhi leggermente tremanti di Caroline che Vincent aveva finalmente fatto la sua comparsa, e in quel momento si trovava proprio dietro di lei. Così si voltò di scatto facendo al contempo un passo verso Caroline. 

Lui all’inizio non aprì bocca. Restò a fissare entrambe con quegli occhi indagatori e impossibili da decifrare, aspettando forse che una delle due ragazze iniziasse a parlare. 

Se in una cosa era dannatamente bravo Vincent, era nel non far capire a nessuno cosa gli passasse per la testa, nemmeno a chi gli stava più vicino, come Caroline. E proprio quest’ultima decise infine di prendere parola. 

« Ascoltami Vincent, posso spiegarti » iniziò a dire facendo un passo incerto verso di lui. 

«Che cosa c’è da spiegare? » la interruppe lui con tono severo, zittendola all’istante. « Il fatto che mi hai disobbedito  o che hai permesso ad una prigioniera di vagare per la città rischiando di provocare il più completo caos?» disse avvicinandosi a lei fino a sovrastarla con la sua altezza. 

« Ti rendi conto di cosa avresti potuto scatenare con la tua irresponsabilità? » 

Caroline abbassò il capo colpevole, non riuscendo a rispondere. Sapeva perfettamente a quali rischi sarebbe andata incontro, ma aveva voluto deliberatamente ignorarli, sfidando la sorte senza timore, e aveva perso. Per questo motivo era pronta a pagare i suoi errori, qualunque costo questi avessero richiesto. E lo avrebbe fatto senza opporsi o ribellarsi, mostrando che nonostante tutto non voleva sottrarsi al suo destino.

« … E sei altrettanto consapevole cosa comporti la tua disobbedienza, non è così?! » aveva ripreso Vincent con un tono decisamente più minaccioso, assottigliando lo sguardo con malevolo intento.
« Da te non mi aspettavo un simile comportamento. Mi hai deluso. Dovrò… »
Elizabeth non riuscì più a restare in disparte e scattò in avanti, ponendosi tra lui e Caroline senza timore.

« Vi impedisco farle del male! » Affermò quasi urlando, prendendo le difese della vampira con un coraggio e una convinzione che non credette sue.

« Lei non ha fatto niente di così terrificante da dover essere punita con così tanta severità! » continuò ricordando perfettamente la presunta fine che aveva fatto quell’essere demoniaco pochi istanti prima. « A mio parere, qui dentro voi siete l’unico mostro degno di questo nome! Dovreste vergognarvi ed avere la decenza di farvi un esame di coscienza prima di condannare qualcuno che non merita di esserlo! » 

Aveva urlato quelle parole tutto d’un fiato ed ora si ritrovava con il fiatone a sfidare il purosangue che gli stava davanti. Lo sguardo di lei vacillò appena, indecisa su quale dei due occhi focalizzare la sua attenzione, dato la vicinanza con cui si ritrovava a guardarli. Vincent, al contrario, teneva lo sguardo fisso, immutato su di lei. Caroline appoggiò una mano sulla spalla di Elizabeth, e la chiamò piano per esortarla a tirarsi indietro, gesto che non fece altro che attirare su di lei lo sguardo freddo del vampiro. Mollò subito la presa.

Temette ad una reazione improvvisa e violenta di Vincent per far pagare ad Elizabeth la sfrontatezza con cui aveva osato sfidarlo, ma ciò non avvenne.

Lui chinò invece il busto in avanti, fino ad avvicinare il suo volto a quello di Elizabeth tanto da sentire il respiro flebile di lei sulla pelle. 

« Lo credete veramente? » le sussurrò con voce provocatoria, mostrandole un sorriso beffardo e da predatore quale era. Elizabeth sentì subito tutti i muscoli irrigidirsi, come se si fosse congelata sul posto. 

« E ditemi, se io sono il mostro… voi umani, che cosa siete? » Sibilò lui.

Fece una pausa, per permettere all’umana di cogliere la nota grave di accusa con cui aveva pronunciato quelle parole.
« A quanto mi risulta, non siete poi così diversi da ciò che voi condannate… Per non dire addirittura peggiori. » 

Nello sguardo di Elizabeth, Vincent vi lesse una leggera confusione, unita ad un senso di consapevolezza nell’aver colto un fondo di drammatica verità in quello che aveva detto. Quindi continuò.

« Voi ci cacciate, ci uccidete, senza prendervi il disturbo di informarvi sul nostro conto… » la sua voce si era fatta più grave e profonda, mentre gli occhi si erano illuminati di una lucida follia che aveva l’unico scopo si enfatizzare quello che stava pronunciando con palpabile disgusto.

« … e questo solo perché secondo il vostro parere, noi non siamo altro che l’incarnazione del male più oscuro che affligge il vostro mondo, e quindi indegni di vivere e calpestare il vostro stesso suolo! Evidentemente siete troppo ciechi e pigri per scomodarvi a scendere dal vostro presunto trono e guardare con i vostri occhi la verità che vi si pone davanti! » L’ultima parola l’aveva quasi urlata, riuscendo solo all’ultimo a trattenerla prima che si trasformasse in un ringhio feroce, tanto che Elizabeth credette che l’avrebbe aggredita subito dopo. Si accorse di stare tremando e di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo. 

Vincent sapeva essere davvero terrificante e non solo d’aspetto; lui sapeva esattamente che cosa dire per provocare il turbamento anche nel più pacifico degli animi. Restò a fissarlo, senza accennare a muoversi, ascoltando il suo respiro che sembrava essere divenuto l’unico suono presente in quel momento. Dopo interminabili secondi, Vincent si era allontanato da lei, facendo qualche passo indietro per poi volgergli le spalle, nascondendo un sorriso vittorioso comparso sulle sue labbra.

« Ti sbagli » sentì dire ad un tratto e si costrinse a voltarsi di nuovo verso Elizabeth. 

« Cosa hai detto? » chiese lui corrucciando le sopracciglia con espressione sorpresa ed indagatrice.

« Ti sbagli » ripeté la ragazza, deglutendo per cercare di scacciare il nodo alla gola che sembrava volerla soffocare. 

« Sugli umani » precisò « Non tutti siamo così, vi sono anche persone buone che sono disposte ad accettarvi » continuò in un sussurro tremante, la voce che stentava ad uscire chiara.
Vincent la guardò, chinando leggermente la testa di lato come un rettile, come se stesse osservando qualcosa di estremamente raro oppure di talmente assurdo da mettere in dubbio la sua effettiva esistenza.
« Credete veramente che sia così? » chiese poi lui, avvicinandosi di nuovo a lei con fare minaccioso, ma con movimenti lenti.
« Credete davvero che gli umani possano accettarci per ciò che siamo e che rappresentiamo per loro?! » la sua voce era aumentata di nuovo di intensità e si fece man mano più dura e aggressiva, come lo era già il suo sguardo. « Siete certa che possa esistere qualcuno che non nutra nessun risentimento nel vivere insieme a noi mostri, che costituiamo una pericolosa minaccia sia per le loro vite che per quelle dei loro figli?! »

« Si » 

La risposta decisa e del tutto inaspettata di Elizabeth lo fece ritrarre con le spalle di qualche centimetro, mentre un’espressione di completa sorpresa gli modellò il volto facendolo sembrare meno minaccioso di come appariva veramente. Non durò che un instante, poiché i suoi lineamenti si indurirono per riprendere il controllo sulle proprie emozioni. Restò a studiarla senza proferire parola per alcuni interminabili secondi, come se volesse ricercare nei suoi tratti un accenno di indecisione o ripensamento per quella sillaba che aveva pronunciato con così tanta convinzione. Nello sguardo di lei vi colse la paura e l’angoscia, ma nemmeno la minima goccia di incertezza. Vi era una ferrea sicurezza nei suoi occhi, che aveva visto accentuarsi in quel piccolo istante.

« Se è vero ciò che affermate, se siete convinta a tal punto delle vostre parole allora ditemi… Cos’è che vi ha portato a trarre quest’assurda conclusione? Da cosa è nata questa vostra idilliaca illusione che per noi possa esserci un futuro diverso da quello che molti di voi si aspettano? » le chiese con una certa curiosità nella voce e subito dopo si fece attento, per ascoltare con interesse la risposta che avrebbe dato. 

« Gli Hunter » rispose lei con la stessa convinzione con cui gli aveva riposto precedentemente.

« Gli Hunter? » ripeté lui accigliato.
« Esatto. La maggior parte di loro sono creature della notte, che convivono con le persone normali senza essere temute da nessuno o essere costrette a nascondersi dalla luce del giorno. Danno protezione alla gente e grazie a questo si sono guadagnati la loro fiducia! »
Vincent rimase impassibile per qualche istante. Poi scoppiò in una sonora ed amara risata.
« Quanto sei ingenua! » esclamò passandosi una mano fra i capelli biondi quasi con rabbia, per poi abbassarla ad afferrare senza preavviso la mantella scura di lei, in uno scatto fulmineo ed aggressivo. La trascinò più vicina a lui e la costrinse a guardalo in volto. 

« Tu osservi la superficie, ma non scavi mai per vedere cosa si cela al di sotto di essa! Voi Hunter non siete che pedine nelle mani di coloro che non fanno altro che approfittare di voi! » La sua voce era diventata di nuovo colma di una rabbia lucida, i denti digrignati mentre ringhiava fuori quelle parole, incurante di quanto queste potessero essere taglienti.
« Siete come dei cani tenuti al guinzaglio, addestrati a mettere la vostra forza al servizio del misero genere umano! Vi siete fatti ingannare come degli stolti e avete creduto alle loro menzogne senza neanche accorgervi che in realtà a loro non interessa niente di voi! Anche se morirete per salvare le loro inutili vite, loro non verseranno neanche una lacrima per voi, anzi, gli fareste solo un favore! » la stretta sul suo mantello si era serrata con maggiore forza ed Elizabeth si era sentita costretta a sollevarsi in punta di piedi.
« E non potete neanche ribellarvi, poiché se lo fate, se oserete a muovere anche un solo dito contro di loro, perderete questa fiducia di cui mi hai parlato che non è altro che una tua mera e stupida illusione! »
Elizabeth sussultò a quelle ultime parole mentre i suoi occhi si erano fatti inconsciamente lucidi.
Stava tremando, ma questa volta, la paura rivestiva solo un ruolo marginale. In quel momento, un tumulto di emozioni le stavano attanagliando il petto, così intricate e sbagliate che non sarebbe riuscita nemmeno a descriverle. 

Era sconvolta ma allo stesso tempo sorpresa perché Vincent si era rivelato di nuovo a lei attraverso lo sguardo, mostrando una collera rivolta ad un tempo lontano, ma così profonda che vi aveva visto in essa le cicatrici di chi si era fidato e successivamente era stato tradito da quella stessa speranza in cui lei sembrava affidarsi con così tanta determinazione.
Non sapeva se Vincent avesse voluto rivelarglielo o semplicemente se gli era sfuggito in quell’istante, ma lei lo aveva colto e lui sembrò rendersene conto. Mollò di scatto la presa su di lei, ed Elizabeth quasi perse l’equilibrio quando i suoi piedi toccarono di nuovo completamente il suolo. Lui invece, raddrizzò le spalle, indossando di nuovo quella maschera indecifrabile che aveva imparato a portare con tanta semplicità. Guardò Caroline, che per tutto il tempo era rimasta in disparte, incapace di intervenire difronte a una simile scena. 

Per alcuni secondi, nessuno di loro parlò finché Vincent non diede loro le spalle e iniziò ad avviarsi verso una porta vicino alle scale. Si fermò un attimo prima di varcare la soglia, girandosi il necessario per scorgere la figura di Caroline.
« Riportala nella sua camera, e questa volta, fa che ci resti » Pronunciò severo.
Non aggiunse altro e scomparve nell’oscurità, lasciando le due ragazze con una leggera confusione.
« Coraggio seguimi » sussurrò Caroline avvicinandosi piano ad Elizabeth « … E vediamo di curare quella ferita » cercò di sorriderle, ma tutto ciò che ottenne fu una smorfia amara e triste. La ragazza annuì solamente, senza replicare.





Nella stanza accanto al salone, Darius aveva assistito all’intera scena, celando abilmente la sua presenza e tenendosi ben lontano dalla porta per non farsi vedere. Digrignò i denti stringendo le mani a pugno lungo i fianchi e si discostò dal muro sul quale era appoggiato con uno scatto e si diresse verso la parete rocciosa. Rimase in ascolto, in silenzio, accertandosi in tal modo di essere solo. Così spinse una pietra e di nuovo il muro si scostò rivelando delle scale a chiocciola. Le scese velocemente, ritrovandosi di nuovo a percorrere quel lungo corridoio tetro, immerso nei suoi pensieri. Quella ragazzina era senz’altro un problema per lui. Vincent non aveva mai vacillato e non si era mai mostrato vulnerabile. Ma da quando era entrato in contatto con gli Hunter e da quando era tornato dall’ultimo scontro con quest’ultimi, qualcosa in lui era cambiato. Aveva notato le vesti strappate e macchiate del suo stesso sangue, sopratutto all’altezza dello stomaco. L’andatura decisa ma priva del suo solito portamento regale e il volto, scavato da una profonda stanchezza. Inoltre, per l’interno giorno successivo non aveva fatto altro che nutrirsi, segno evidente che chiunque fosse stato il suo avversario, era stato in grado di ferirlo e sfiancarlo come nessuno era mai riuscito a fare, o almeno, da quando lui ne aveva memoria. Lo aveva visto debole, impotente e ricordò di aver provato il disgusto nell’osservarlo. Lo stesso disgusto che ora stava provando in quel momento. Quelle due ragazzine avevano violato le sue regole ferree e lui non le aveva punite, come invece aveva fatto con quel demone.
Secondo il suo parere, un atto imperdonabile.
Arrivò alla pesante porta di legno che si aprì al suo tocco. Entrò in quella piccola stanza, ma invece di fermarsi proseguì aprendo un altra porta in legno massiccio. Percorse un altro corridoio finche non giunse davanti a delle sbarre di ferro che delimitavano una gabbia.
« Pare, amico mio, che sia arrivato il momento di agire, non sei d’accordo? »
Un ruggito orrendo arrivò in sua risposta e una creatura immonda comparve dall’oscurità per scagliarsi contro le sbarre, nel tentativo di colpirlo con i suoi possenti artigli.
Darius sorrise malignamente, restando a distanza di sicurezza e osservando con soddisfazione gli occhi di quella belva. Uno rosso e nero, mentre l’altro viola e giallo.






Salve a tutti! Eccomi tornato dopo un tempo immemore! Scusate la mia lunga assenza ma in questo periodo sono successe molte cose e odio doverlo dire, molte di queste sono state brutte. Quindi perdonatemi se potete. Ma ora eccomi qui! Non potevo mica abbandonarvi no? :D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e purtroppo non è quel genere drammatico che avevo accennato, poichè la mia ispirazione mi ha costretto a posticiparlo.
Spero comunque che continuate a seguirmi e a recensire perché i vostri commenti per me sono fonte di ispirazione e mi aiutano a migliorare! :)
Bene che dire... DOMANDE!
Come avete trovato questo capitolo? Sconvolgente? Noioso? Fantastico?
quale è la vostra opinione sull'intricato Vincent Moore?
Cosa accadrà ora a Elizabeth e Caroline? E chi tramerà nell'ombra?
Grazie a tutti coloro che seguono e leggono :D Alla prossima! :)
Ringraziamenti :
Dei grazie davvero speciali vanno a:
fairy94 !!!
Cristina Maurich 55

Per avermi lasciato delle bellissime e stupende recensioni nell'ultimo capitolo:D

Poi grazie come sempre a chi ha messo la mia storia tra le preferite ovvero :
Akemi chan
LoStregatto
Martina Malfoy
Shadow writer
valevane1991
valey_

Tra le Seguite:
bibliofila_mascherata
chiaretta8059
dark_heroes_
Sali_17

Tra le ricordate:
Alexya_
Camilla200

  
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