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Autore: Marilia__88    02/05/2016    3 recensioni
Seguito di "Ti scalderò il cuore" (Johnlock)
Dal primo capitolo:
"Erano passati circa sei anni e mezzo dal matrimonio di Sherlock e John e le cose tra loro andavano magnificamente. Sherlyn, ormai, aveva circa dieci anni. Un giorno come tanti, John tornò a casa dal supermercato, rientrando al 221B con una busta in mano. Era andato a comprare il latte, dei biscotti ed altre cose che mancavano in casa. Appena aprì la porta ed entrò nel soggiorno, però, rimase confuso dalla scena che gli si presentò di fronte...".
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heart'
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            Ti strapperò il cuore







                                    Il gioco ricomincia





… “Ma almeno per questa sera potresti rimanere da noi…!” aggiunse Mycroft preoccupato.
“Stai tranquillo, zio Myc…posso cavarmela anche da sola!” rispose la ragazza, sorridendogli con affetto. Poi si voltò a guardare fuori dal finestrino e sospirò “…l’unica cosa che voglio adesso…è di tornare a casa!” aggiunse semplicemente.
 
 
 



John: “Il gioco è finito…”
Sherlock: “Il gioco non finisce mai, John…ma potrebbero esserci altri giocatori ora, questo sì…”
 
Sherlock – “L’ultimo giuramento”
 

 
 
                                                       


                                                                   TRE ANNI DOPO
 
 
Erano passati tre anni dalla morte di John e Sherlyn viveva ancora a Baker Street. Da quel giorno aveva lasciato la sua camera al piano sopra e si era trasferita nella stanza dei suoi genitori. Era un modo, per lei, per sentirli più vicini e mantenere vivo il loro ricordo.
Greg era appena diventato commissario capo di Scotland Yard e aveva assunto la nipote come consulente investigativo ufficiale del distretto. In quei giorni, inoltre, attendeva l’arrivo di un nuovo ispettore, che doveva prendere il suo vecchio posto. Era un giovane trentenne, molto promettente che proveniva dagli Stati Uniti.
“Buongiorno, signore! Sono Julian Scott…molto piacere!” disse il ragazzo, entrando sorridente nell’ufficio di Lestrade.
“Buongiorno! Piacere mio, lei deve essere il nuovo ispettore… Sa, mi hanno parlato molto bene di lei…” rispose Greg, stringendo la sua mano.
“Si…beh, diciamo che me la cavo!” esclamò Julian in tono scherzoso.
“Ho già questo caso da affidarle” disse Lestrade, porgendogli un fascicolo “…si tratta di un probabile serial killer…ci sono stati tre omicidi sospetti, avvenuti tutti nelle stesse circostanze e allo stesso modo” aggiunse serio.
“Perfetto, mi metto subito al lavoro!” rispose Scott, entusiasta.
“Ah, se dovesse trovarsi in difficoltà, le consiglio di rivolgersi al nostro consulente investigativo, che tra l’altro è mia nipote! …Anzi, se volesse conoscerla può venire con me…sto giusto andando da lei a Baker Street!” esclamò Greg, con un sorriso compiaciuto.
“Baker Street? Si tratta della figlia dei famosi John Watson e Sherlock Holmes?” chiese Julian sorpreso.
“Si, proprio lei!” rispose Lestrade.
“Certo che voglio venire a conoscerla! …I suoi genitori erano due uomini straordinari…! Ho sentito molto parlare di loro…!” esclamò Scott con aria sognante.

 
Greg e Julian arrivarono a Baker Street ed una sorridente Signora Hudson li invitò ad entrare.
“Buongiorno signora Hudson! Dov’è Sherlyn?” chiese Lestrade.
“È di sotto in laboratorio…sta lavorando ad uno dei suoi strani esperimenti!” rispose la donna divertita.
I due, allora, scesero di sotto e trovarono Sherlyn intenta a mettere una sostanza sul vetrino del microscopio.
“Sua nipote ha un laboratorio in casa, signore?” domandò Julian sorpreso, mentre entravano nella stanza.
Greg non rispose, ma si limitò ad annuire e a ridacchiare.
“Zio Greg!... Mi hai portato qualche caso di interessante?” chiese Sherlyn, alzando leggermente lo sguardo e scrutando il ragazzo.
“No, ero venuto per presentarti un mio nuovo amico…” rispose vagamente Lestrade.
“Lei deve essere Sherlyn Watson!” esclamò Scott entusiasta, avvicinandosi leggermente.
“Sherlyn Watson-Holmes!” lo corresse la ragazza.
“Oh, sì…mi scusi…! Io sono Julian Scott… sono il…” provò a dire Julian, ma venne interrotto.
“Si, lo so…è il nuovo ispettore di Scotland Yard!” esclamò Sherlyn, lasciando il vetrino e avvicinandosi per stringergli la mano.
“Le ha parlato di me?” chiese Scott confuso, rivolgendosi a Greg.
“Niente affatto!” rispose Lestrade divertito.
“E allora come faceva a sapere chi ero?” domandò Julian sorpreso, voltandosi di nuovo verso la ragazza.
“Stamattina mio zio mi ha informato che sarebbe arrivato il nuovo ispettore e, dopo pranzo, si presenta qui con un presunto nuovo amico…che a prima vista direi americano…con un passato da soldato, probabilmente un ex-marines...ma che negli ultimi anni si è dedicato a fare carriera nelle forze di polizia…non è stato difficile!” rispose Sherlyn con un sorriso compiaciuto.
“Come sa tutte queste cose di me?” domandò Julian sbalordito.
“Non le sapevo…le ho dedotte!” rispose la ragazza “…il fatto che lei è americano l’ho notato dai suoi tratti somatici e dall’accento inconfondibile, anche se cerca spesso di nasconderlo. È stato un soldato e lo posso capire dalla sua postura…è un andamento che raramente si perde, anche quando ci si riadatta alla vita civile…poi, considerando la sua giovane età e il fatto che sia americano è molto probabile che abbia fatto parte dei marines. In questi ultimi anni, però, ha lavorato in polizia, sicuramente è stato coinvolto in molti scontri a fuoco e si vede chiaramente dal gesto involontario che ha fatto prima con il braccio destro…appena ha sentito un rumore sospetto provenire dalla finestra, d’istinto ha alzato la mano destra all’altezza della cintura, dove di solito tiene la pistola! È un riflesso incondizionato che assume, appunto, chi lavora in polizia…!... Appena entrato, inoltre, ha chiamato mio zio, signore…è statisticamente improbabile che sia venuto da così lontano per prendere il posto di semplice agente, quindi la deduzione più ovvia è che si tratti del nuovo ispettore!” disse la ragazza tutto d’un fiato.
“Straordinaria!” esclamò Scott a bocca aperta.
“Grazie…” rispose Sherlyn, leggermente imbarazzata.
In quel momento Greg ricevette una telefonata. C’era stato un quarto omicidio, riconducibile al presunto serial killer che si aggirava per Londra.
“Julian…mi hanno appena avvisato che c’è stata una quarta vittima in Oxford Street!” disse serio Lestrade.
“Ok, andiamo subito allora!” rispose prontamente Julian “…Sa, è il mio primo caso da ispettore…mi sarebbe sicuramente d’aiuto la sua consulenza…” aggiunse poi rivolgendosi alla ragazza.
“Va bene…ma non vengo con l’auto della polizia! Vi raggiungo lì in taxi!” esclamò lei, con il suo solito tono teatrale.

 
Sherlyn arrivò sulla scena del crimine dopo alcuni minuti. Scese dal taxi con la sua consueta eleganza: indossava un tailleur nero con pantalone, la camicia bianca, un cappotto lungo ed una sciarpa legata intorno al collo. A vederla, sembrava la versione femminile di Sherlock.
Julian era già lì, ma era da solo. Greg era dovuto rientrare al distretto per risolvere alcuni problemi.
“Cosa abbiamo?” chiese la ragazza, avvicinandosi all’ispettore.
“Una donna di circa 35 anni…sembra sia stata strangolata come le altre tre…” rispose Scott, mentre osservava il cadavere.
“Se volete un mio parere…” iniziò a dire Anderson avvicinandosi a loro.
“Anderson, ti prego…non esprimere pareri…abbassi il quoziente intellettivo dell’intero quartiere!” esclamò Sherlyn, inginocchiandosi ed iniziando ad ispezionare il corpo.
“Mi illumini…” disse Julian, dopo un po', rivolgendosi alla ragazza.
“Lavorava sicuramente in un ufficio, considerando l’appiattimento dei polpastrelli dovuto al troppo utilizzo della tastiera di un computer e dal callo nella parte inferiore della mano destra che si forma quando si usa molto il mouse. Dall’eleganza e dal tipo di abiti che indossa, direi che era una segretaria, probabilmente di uno studio medico. I lividi che ha sui polsi, indicano chiaramente che è stata legata prima di essere uccisa…in apparenza non risultano esserci state, neanche qui, violenze di natura sessuale, quindi il nostro assassino uccide per un puro desiderio di morte e non per approfittarsi delle sue vittime… Da una prima analisi direi che è morta tra le 10 e le 12 ore, non di più… La causa della morte è avvenuta, come ha detto anche lei, per strangolamento… la cosa particolare è che usa sempre lo stesso tipo di corda, cha lascia sul collo dei segni inconfondibili…inoltre dal modo violento in cui uccide, possiamo sicuramente dedurre che si tratta di un uomo ben piazzato e con una prestante forza fisica” disse Sherlyn, tutto d’un fiato, iniziando a prelevare alcuni campioni “…analizzando queste tracce potrei dirle qualcosa in più…” aggiunse, alzandosi e guardando l’ispettore.
“Fantastica…!” esclamò Julian sbalordito.
“Lo ha detto ad alta voce…” disse la ragazza, con un mezzo sorriso, indicando gli agenti intorno a loro.
“Si…mi scusi…” rispose Scott, leggermente imbarazzato.
“Fa niente…va bene…” disse Sherlyn, continuando a sorridere.
Dopo aver preso qualche altro campione, la ragazza salutò e si avviò verso l’uscita.
“Aspetti…!” urlò Julian, seguendola fuori.
Sherlyn si voltò incuriosita e sorpresa da quel tono.
“Stavo pensando…di invitarla a cena…se non ha altri impegni per stasera…” disse lui, tossendo leggermente per schiarirsi la voce.
“Julian…deve sapere che mi considero sposata con il mio lavoro…nonostante mi lusinghi il suo interesse…non sto cercando…” iniziò a dire la ragazza, ma venne interrotta.
“Oh…no…non ci sto provando…è sono una cena…sa, visto che sicuramente lavoreremo spesso insieme, era un modo per conoscerci meglio…tutto qui!” esclamò Julian, imbarazzato.
“Va bene…” rispose alla fine Sherlyn “…allora la porto in un ristorante che conosco…il proprietario, Angelo, è un tipo davvero interessante!” aggiunse con un mezzo sorriso “…mi passi a prendere per le otto, ho alcune cose da sbrigare prima…” continuò, guardando l’orologio.
“Ok…mi fido…allora a dopo…” disse Scott sorridendo a sua volta.

 
Dopo aver finito di dare tutte le direttive agli agenti, sulla scena del crimine, Julian si diresse verso la sua macchina. Prima che potesse arrivarci, però, un’auto nera con a bordo una donna, si fermò proprio davanti a lui.
“Signor Scott…salga, il mio capo vorrebbe parlarle…” disse Anthea seria.
“E lei chi sarebbe?... Non ho intenzione di venire da nessuna parte…mi scusi…” rispose Scott, cercando di divincolarsi.
“Insisto…!” esclamò lei, guardandolo dritto negli occhi.
“E chi sarebbe il suo capo?” chiese Julian a tono.
“Un uomo molto influente…” rispose Anthea, facendogli cenno di salire.
L’ispettore, anche se un po' titubante, salì sull’auto nera. Dopo alcuni minuti venne fatto scendere davanti ad un capanno abbandonato e lì trovò un uomo ad attenderlo: era vestito con un’eleganza impeccabile e giocherellava con un ombrello.
“Si può sapere chi è lei?” chiese l’ispettore, avvicinandosi a lui.
“Non mi sembra spaventato!” esclamò l’uomo.
“Lei non mi sembra spaventoso…” ribatté Julian a tono.
Il politico scoppiò a ridere di gusto, iniziando a scrutarlo con attenzione.
“Certo che non lo è!... In lei vedo il coraggio di un soldato e la strafottenza di un poliziotto…eccellente abbinamento, non trova?” chiese Mycroft, ritornando serio.
“Le ripeto la domanda…chi è lei?” insistette l’ispettore.
“Il mio nome è Mycroft Holmes…e lei naturalmente è Julian Scott, il nuovo ispettore di Scotland Yard…” rispose il politico serio.
“Mycroft Holmes?... Ho sentito molto parlare di lei!” esclamò Julian sorpreso.
“Per fortuna i pettegolezzi spesso mi fanno risparmiare tempo…quindi non c’è bisogno che le dica che sono una persona molto influente qui a Londra, vero? …E naturalmente, sa già che Sherlyn è mia nipote…” rispose Mycroft a tono.
L’ispettore annuì semplicemente, leggermente intimorito dal tono e dall’espressione del suo interlocutore.
“Ecco…volevo solo precisare, che se le sue intenzioni verso mia nipote non fossero del tutto sincere…le consiglio di starle alla larga, almeno fuori dall’ambito lavorativo…sono stato abbastanza chiaro?” disse il politico, guardandolo dritto negli occhi.
“Si, è stato chiarissimo!” esclamò Julian “…E comunque non dubiti mai della mia sincerità…è una qualità che mi vanto di possedere, nonostante i suoi pregiudizi nei miei confronti!” aggiunse, con un sorriso strafottente.
“Lo vedo…” rispose Mycroft, ricominciando a ridere. Poi si voltò senza aggiungere altro e si allontanò, sparendo dalla sua vista.

 
Alle 20:00 in punto, l’ispettore passò a prendere Sherlyn a Baker Street. Si recarono da Angelo, che li accolse con la sua solita gentilezza ed iniziarono a godersi la cena.
“Sa, ho conosciuto suo zio…” disse all’improvviso Julian.
“Oh…avrei dovuto avvisarla…sa, ha manie iperprotettive nei miei confronti…” rispose Sherlyn divertita.
“Si, l’ho notato!” esclamò Scott, scoppiando a ridere.
“Credo che ormai puoi anche darmi del tu, Julian…” disse la ragazza con un mezzo sorriso.
“Volentieri, Sherlyn…” rispose l’ispettore “…quindi vivi da sola?... Non hai un fidanzato?” aggiunse leggermente imbarazzato.
“No…non ce l’ho…” rispose lei, spostando lo sguardo verso la finestra “…e tu dove vivi adesso?” aggiunse, cercando di cambiare discorso.
“Per ora in albergo…sto ancora cercando un appartamento che possa permettermi!” esclamò Julian, sospirando con sconforto.
In quel momento, però, l’attenzione della ragazza venne attirata da un uomo, che si trovava dall’altra parte della strada e che stava parlando con una donna. Quest’ultima, in particolare, sembrava spaventata e intimorita e, appena Sherlyn si accorse che l’uomo nascondeva una pistola sotto il cappotto, si alzò di scatto e corse fuori.
“Sherlyn!” urlò Scott, seguendola sorpreso da quel gesto.
“Il serial killer!” rispose semplicemente la ragazza, prima di gridare verso l’uomo armato.
L’assassino, appena si accorse di cosa stava accadendo, lasciò stare la donna e si mise a correre. Sherlyn iniziò ad inseguirlo e Julian fece lo stesso. Corsero per le vie della città per più di venti minuti e man mano, l’ispettore cominciò a perdere terreno: gli altri due erano sicuramente più veloci e agili di lui.
Arrivato ad una strada senza via d’uscita, trovò l’uomo che urlava e puntava la pistola verso Sherlyn. Cercando di non far notare la sua presenza, si avvicinò con cautela e, nel momento in cui ebbe a tiro l’assassino, sparò un colpo di precisione, che lo colpì dritto in testa.
La ragazza rimase sorpresa da ciò che accadde e appena vide Julian uscire dall’oscurità, si lasciò scappare un sorriso.
“Bel colpo!” esclamò continuando a ridere.
“Stai bene?” chiese lui, avvicinandosi preoccupato.
“Si, tranquillo…e tu stai bene?” domandò a sua volta Sherlyn.
“Si…perché non dovrei?” ribatté Scott confuso.
“Hai appena ucciso un uomo a sangue freddo!” esclamò la ragazza.
“Già…succede…ma non era una bella persona!” rispose Julian serio.
“No, non lo era!” disse la ragazza scoppiando a ridere.
Anche Julian scoppiò a ridere. Poi, dopo alcuni istanti, prese il cellulare e chiamò i suoi agenti per occuparsi del cadavere, annunciando la risoluzione del caso. Aspettarono lì fino all’arrivo degli agenti e di Greg, che si era precipitato per assicurarsi che Sherlyn stesse bene.
“Riaccompagnala pure a casa…ci penso io qui!” esclamò Lestrade, rivolgendosi a Julian “…Ottimo lavoro!” aggiunse, guardando entrambi.
“La ringrazio, signore!” rispose Scott, facendo un occhiolino alla ragazza.
Durante il tragitto verso casa, entrambi se ne stavano in silenzio, immersi nei propri pensieri. All’improvviso la ragazza si voltò verso di lui, con una strana espressione sul viso.
“Che c’è?” chiese Julian curioso.
“Stavo pensando…che a Baker Street c’è una camera libera che io non utilizzo più…se fossi interessato, potremmo dividere l’affitto…la signora Hudson mi fa un prezzo di favore e sicuramente potresti permettertelo!” esclamò lei seria.
“Dici sul serio?” chiese Scott sorpreso.
“Ti sembra che stia scherzando?” rispose lei a tono.
“Certo che sono interessato!” esclamò Julian sorridendo.
“Però ti avverto…io suono il violino quando penso e spesso accade anche di notte e a volte non parlo per giorni interi se sono impegnata in qualche caso…” disse Sherlyn con un mezzo sorriso.
“Nessun problema! Adoro il violino e spesso gradisco anche un po' di silenzio…” rispose Scott continuando a sorridere.
“Allora potresti passare a prendere le tue cose in albergo e venire già da stasera…sempre se ti va…!” disse la ragazza, leggermente imbarazzata.
Julian non rispose. Fece una veloce inversione con l’auto e si diresse verso il suo albergo.

 
Dopo una mezz’ora circa i due arrivarono a Baker Street. Appena entrarono nel soggiorno, l’ispettore si mise a guardare l’ambiente incuriosito.
“Che ne pensi?” chiese la ragazza, scrutandolo attentamente.
“Delizioso…” rispose Julian, poggiando le valigie e andandosi a sedere sulla poltrona di John.
Appena Sherlyn se ne accorse si fermò a fissarlo intensamente.
“Ho fatto qualcosa di sbagliato? Forse questa è la tua poltrona…!” esclamò Scott, alzandosi di scatto.
“No…la mia è quella nera…” rispose la ragazza cominciando a sorridere “…da oggi questa sarà la tua…” aggiunse divertita.
“Perché non mi fai sentire qualcosa?” domandò Julian sedendosi di nuovo ed indicando il violino.
Sherlyn si tolse il cappotto e si avvicinò allo strumento. Poi con la sua solita eleganza, iniziò a suonare la musica che Sherlock aveva scritto per John e che, ormai, era la sua preferita. Alla fine della melodia, si voltò a guardare l’ispettore e fece un piccolo inchino.
“Meravigliosa…!” esclamò lui estasiato “…Questa melodia, però, credo di non averla mai sentita!” aggiunse pensieroso.
“Era la musica dei miei genitori…l’hanno ballata anche al loro matrimonio…l’ha composta mio padre Sherlock per mio padre…” rispose Sherlyn con un sorriso triste.
“È davvero bellissima…” disse Julian.
“Scusate se vi interrompo…ma la camera di sopra è pronta!” esclamò la signora Hudson, sbucando dalla porta.
“Bene…allora vado a sistemare le mie cose…” disse Scott, alzandosi di scatto “…Ah, grazie ancora Sherlyn…” aggiunse, voltandosi verso di lei e sorridendole.
“Figurati…per così poco…” rispose la ragazza.
“Credo che sarà una convivenza davvero interessante!” esclamò Julian ridacchiando e salendo di sopra.
“Lo credo anche io…” disse Sherlyn. Appena l’ispettore salì di sopra, si voltò verso il camino e prese tra le mani la foto dei suoi genitori al loro matrimonio. Era la stessa foto che suo padre guardava intensamente il giorno prima di morire. Erano così belli e felici in quello scatto che non poté fare a meno di incorniciarla e di metterla in bella vista. Iniziò ad accarezzarla dolcemente, lasciandosi scappare un tenero sorriso. Poi la posò di nuovo e continuò a guardarla.
“Papà…papà Sherlock…il gioco è cominciato!” disse, iniziando a ridere di gusto.
 



 
In tutte le storie, in fondo, è possibile trovare un lieto fine, che lascia al lettore una piccola speranza. Nonostante la vita spesso sia difficile, nonostante la tristezza e il dolore che ci ritroviamo ad affrontare, nostro malgrado, alla fine, a volte anche in modo inaspettato, possiamo trovare il modo di essere felici. Questa storia, infatti, non è la storia di Sherlock e John, ma è la storia di Sherlyn: una ragazza che nonostante tutte le cose brutte che le sono capitate nel corso della sua vita, non si è mai arresa, ma ha lottato con tutte le sue forze per realizzare i propri sogni e per avere un futuro pieno d’amore e di speranza. Questa storia, dunque, per quanto sia stata piena di dolore e sofferenza, ci insegna che non dobbiamo mai mollare, ma dobbiamo andare sempre avanti, anche quando tutto è difficile, anche quando è troppo doloroso, perché alla fine la nostra forza viene ricompensata e possiamo assaporare anche noi il dolce gusto della felicità.

 
Per quanto riguarda Sherlock e John, infine, condivido la stessa idea di Sherlyn. Nel profondo del mio cuore, infatti, mi piace pensare che adesso, ovunque si trovino, siano di nuovo insieme…di nuovo soli contro il resto del mondo!







Angolo dell'autrice:

Salve! Eccovi il ventunesimo e ultimo capitolo della storia e della serie Heart! Mi scuso per il ritardo, ma mi ha preso molto più tempo del previsto...come avrete notato, infatti, ho voluto fare una sorta di "prima puntata della serie tv" modificata, ma mantenendo molte battute originali...mi sembrava un'idea carina per far capire che, come disse anche Sherlock, anche se i giocatori cambiano, alla fine il gioco non finisce mai, ma spesso ricomincia da capo! Il titolo del capitolo è volutamente uguale a primo capitolo della prima storia...è un modo per sottolineare che, in un certo senso, si è chiuso il cerchio e si è ritornati di nuovo al punto di partenza. 
Spero che questo finale vi sia piaciuto...come avevo annunciato, nonostante la storia straziante, ho voluto dare una nota positiva alla fine, per far capire che nonostante tutto, si può sempre sperare in un finale felice.
Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno seguito tutte e tre le storie, a chi ha avuto il coraggio di seguire questa fino alla fine, ha chi ha inserito le storie tra le preferite/seguite/ricordate e a tutti quelli che hanno lasciato un commento o un pensiero. Vi ringrazio di cuore.
Credo di avere un'altra mezza idea per un altra storia, ma penso che mi prenderò un pò di pausa per svilupparla bene...Grazie di nuovo a tutti...alla prossima ;)









 
   
 
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