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Autore: Tinucha    02/05/2016    3 recensioni
Lei aveva bisogno di qualcuno che l'amasse, e lui di qualcuno che gli insegnasse ad amare.
"Cerchi qualcosa?" annuì "Cerco qualcuno che mi insegni l'amore." sussurrò inclinando il capo. "E tu Martina, sembri un' insegnante perfetta."
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge Blanco, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un giorno come tanti quello in cui conobbi Jorge. Era un ragazzo astratto, attraente come pochi, ma che non prestava attenzione al mondo. Ricordo che ci scontrammo per strada e che quando alzai gli occhi imbarazzata lo intravidi coperto dal cappuccio della sua felpa. Faceva davvero freddo, ed io rimasi interdetta nel vedere una curva espandersi nelle sue labbra. Aveva il sorriso più bello che avessi mai visto. << Sta' più attenta, ragazzina. >> storse le labbra beccandosi un'occhiataccia. << Guarda che sei tu che mi sei finito addosso. >> lo rimproverai punzecchiando le mani sui miei fianchi. Non rispose, e rimase con il capo chino. << Puoi guardarmi, sai? >> << Ne sei sicura? >> lì per lì non capii come mai fosse tornato a sorridere ed in modo anche alquanto ambiguo, ma quando i suoi occhi incontrarono i miei, rimasi spiazzata. Due smeraldi, intensi, profondi, brillanti si impadronirono di me, di ogni mio singolo muscolo o fibra, tanto che smisi di respirare. << I tuoi occhi.. >> sussurrai << I miei occhi, cosa?! >> sorrise pieno di se << ..sono bellissimi. >> continuai a scrutarli e lui cominciò a ridere. Effettivamente stavo guardando un estraneo come se lo conoscessi da sempre. Scossi il capo ridestandomi dai miei pensieri e dalla mia instabilità. << Comunque dovresti chiedermi scusa. >> << E va bene, scusa. >> sorrisi soddisfatta porgendogli una mano << Sono Martina. >> << Jorge. >> la sua presa salda prese a farmi battere il cuore. Scossi ancora il capo, mentre lui si guardò attorno. << Cerchi qualcosa? >> annuì << Cerco qualcuno che mi insegni l'amore. >> sussurrò inclinando il capo. << E tu Martina, sembri un' insegnante perfetta. >> << Non so niente dell'amore io. >> << Impossibile, sprizzi sensibilità e naturalezza da tutti i pori. E le cose pure, equivalgono all'amore. >> avvampai di colpo << Beh..grazie sconosciuto. >> sghignazzò rocamente, portando ogni mio singolo muscolo a contrarsi lievemente. << Che dici di imparare a conoscerci? >> non so perché accettai la sua proposta, avrebbe anche potuto essere un maniaco, ma stranamente mi fidavo di lui. Camminammo silenziosamente, lui con gli occhi piantati sull'asfalto ed io guardandolo come a studiarlo. << Sembra così strano che un ragazzo cerchi l'amore? >> sorrise flebile. << Sinceramente si. >> << Beh, ho visto il modo in cui mio padre amava mia madre. Lo faceva anche solo con gli occhi, ed anche io vorrei imparare a farlo. >> << E perché non chiedi aiuto a lui, allora? >> arrestò i suoi passi voltandosi a guardarmi << Perché è morto. >> deglutii abbassando io stavolta lo sguardo sull'asfalto. << Mi dispiace. Io..non volevo.. >> << No, sta' tranquilla, l'ho superata più o meno, e poi non potevi saperlo, ci siamo appena conosciuti. >> << Già. >> infilai entrambe le mani, imbarazzata, nelle tasche posteriori dei miei jeans e continuai a camminare.
Da quel giorno io e Jorge continuammo ad incontrarci, svelandoci passo a passo. Sapevo che era di origini messicane, che i suoi genitori erano la sua famiglia, ed entrambi erano morti in un incidente stradale. Non l'avevo mai visto piangere, e sapevo benissimo che non l'avrei visto mai.



Quel giorno arrivai in ritardo nel nostro punto di incontro. Lui rise, guardandomi ed infilandosi le mai nelle tasche dei jeans. << Sei in ritardo, nana. >> arricciai il naso a quel suo soprannome per poi avvampare di colpo quando avvicinò sorridente le sue labbra per mordicchiarlo teneramente. << Smettila di farlo, sei troppo dolce. >> sorrisi cominciando a camminare. Il mio cuore continuava a battere illegalmente come il primo giorno. Diventava sempre più pesante l'aria intorno a noi, non sapevo cosa stesse succedendo. << Allora, quando mi insegnerai ad amare? >> mi morsi un labbro guardandolo << L'amore non si insegna, né si impara. Viene da se, Jorge, ce lo abbiamo dentro. >> << Come arriva l'amore secondo te? >> domandò curioso prendendomi alla sprovvista e portandomi a scrollare le spalle. << Io non lo so come viene l'amore. Bastano i piccoli gesti, credo. Basta stringere le mani ed intrecciare le dita, e poi..poi bastano le carezze, le parole dolci e forse anche i litigi vanno bene. Basta essere protetti, oppure a me credo basterebbe una.. >> sorrisi guardando il nulla << ..una giacca sulla schiena quando ho freddo. >> tornai seria guardandolo << Basta poco ad amare. >> << E allora perché quasi nessuno è capace nel farlo? >> sorrisi amareggiata << Perché la gente vuole troppo, Jorge. E l'amore agli stupidi non basta. >> chiusi gli occhi ed il mio respiro si fermò automaticamente.



22 dicembre
Guardai Jorge al mio fianco e sorrisi camminando ed ascoltandolo parlare. Era bellissimo il suono della sua voce, smise di parlare. Forse si trattò solo di un paio di secondi, ma immediatamente avvertii le sua mano calda intrecciarsi con la mia ricoperta dal guanto. Non fiatò, non disse nulla. Continuò a camminare e a tenermi per mano.





23 dicembre.
Ero troppo presa probabilmente dai miei discorsi, tanto da non accorgermi delle ciocche ribelli e furiose fuoriuscire dalla mia coda spettinata che mi ricoprivano il viso. Bloccai le mani a mezz'aria mentre gesticolavo quando Jorge mi si piazzò di fronte sorridendomi dolcemente "Posso?" sussurrò roco portando le sue mani sulle mie ciocche e spostandole dietro le orecchie. Rimasi ferma a guardare i suoi occhi attenti a quel che stavano facendo. Le sue mani grandi e calorose scesero fino alla guancia e lui tornò serio guardandomi negli occhi. "Ho sempre voluto farlo, fin dal primo giorno in cui ti ho conosciuta."



24 dicembre
"Sei bellissima, tranquilla." sussurrò Jorge arrivando alle mie spalle mentre mi aggiustavo i capelli specchiandomi nel vetro di un auto. Avvampai di colpo voltandomi a guardarlo "Ehi." "Ehi." sghignazzò posandomi un braccio sulle spalle. "Com'è andata all'orfanotrofio? Hai parlato con la tua futura famiglia?" scossi il capo "No, e nemmeno voglio parlarci, Jorge." "Perché? Dovresti invece, secondo me." "Ma perché insisti? Sono stanca di fare colloqui su colloqui se poi nessuno mi vuole. Oramai ho già 17 anni, nessuno mi adotterebbe e non voglio illudermi ancora." "Provaci, Tini." provò a far intrecciare le nostre dita, ma io scansai la sua mano. "No. Neanche tu mi ascolti più, Jorge. Non voglio che mi si imponga nulla." "Non te lo sto imponendo è solo che.." "CHE COSA? NESSUNO MI VORRÀ MAI BENE! NESSUNO!" gli gridai contro vedendolo scuotere il capo "Non ti capisco proprio, Martina. Pensavo fossi diversa, una ragazza matura, intelligente. Probabilmente mi sbagliavo, probabilmente tornando in orfanotrofio ti spezzerai un'unghia e piangerai." "Perché vuoi insistere, non lo capisci?" "I miei genitori, quelli che io chiamo mamma e papà, quelli che sono morti in un incidente stradale sono i miei genitori adottivi. Mi hanno adottato a 17 anni, proprio quando avevo l'età tua, e si, sarò stato con loro solo 3 anni, ma mi hanno dato la vita in quell'arco di tempo." ammise duro "I miei fottuti veri genitori, se ne sono fregati di me. Mia madre mi ha partorito e mi ha abbandonato al gelo, di Natale, davanti ad una caserma di Carabinieri. Io considero mia madre, la donna che mi ha cresciuto, non quella che mi ha partorito. Perché la mia madre naturale mi avrà anche messo al mondo, ma Cecilia, lei mi ha insegnato a sopravviverci." i miei occhi si inumidirono all'istante e velocemente legai le mie braccia al suo collo per sollevarmi sulle punte e stringerlo forte. "Li voglio conoscere. Ora."avvertii le sue labbra incurvarsi in un sorriso, piegate sulle mie spalle. 



25 dicembre
Sembravo un'imbranata. Ma cosa mi era saltato in mente? Probabilmente Jorge non sarebbe mai venuto ad una festa in orfanotrofio. Mi ricredetti quando lo vidi entrare dalla porta d'ingresso. Il mio cuore fece un triplo salto mortale. Indossava un paio di jeans, abbinati a delle superga bianche ed una camicia dello stesso ed identico colore, sbottonata fino a far intravedere leggermente il suo petto. Li corsi incontro. Fregandomene di tutto e di tutti corsi verso di lui. Le gambe tremavano e a malapena si reggevano in piedi. Le dita sudavano, le braccia oscillavano e gli occhi ero sicura luccicassero. Mi regalò uno dei suoi sorrisi più belli, di quelli da mozzare il fiato, di quelli da inquadrare, scattare una fotografia e conservarli fino al resto della vita. Strinsi le mie braccia intorno al suo collo e lui fece lo stesso scendendo verso la mia vita. "Con quei trampoli che indossi non posso chiamarti nana." sussurrò roco e serio allontanandomi e facendo una radiografia a tutto il mio corpo. Avvampai di colpo, sorpresa, emozionata. Impaurita. Spaventata. Perduta. "È un complimento o un'offesa?" domandai titubante "Sei così bella che ti porterei via per amarti." sussurrò di rimando. Ancora serio. Nessuna traccia di divertimento o bugia, o scherzo. Deglutii e lui sorrise ancora. "Auguri, piccola nana." "Auguri Jorge." sorrisi anche io stavolta posando le mie labbra sulla sua guancia. "Vieni a ballare?" "Solo se non mi calpesti i piedi." "Promesso." Quando arrivammo in pista partì un lento ed immediatamente i nostri occhi si guardarono luminosi, agganciammo le nostre mani, mentre io portai la mano libera sulla sua spalla, lui la posò alla base della mia schiena. Fremetti a quello splendido contatto, mentre lui si avvicinò piano facendomi posare la testa sulla sua spalla, di fianco alla mia mano. "Ti muovi da Dio, piccola." gemetti involontariamente contro il lobo del suo orecchio. "Davvero, davvero bene." aggiunse graffiandomi con un sorriso travolgente. "Martina? Sei tu?" mi irrigidii all'istante voltandomi verso il ragazzo che aveva parlato. "Si Damien, sono io cosa vuoi?" "Un ballo." mi guardò dalla testa ai piedi "..e te." "Vaffanculo." sussurrai guardando Jorge "Dai, dolcezza, solo un ballo, ti faccio rinascere." storsi il naso quando avvertii il braccio di Jorge circondarmi la vita per attirami il più possibile vicino a lui ed al suo corpo caldo ed infiammato. "Ti ha mandato al diavolo, non hai sentito?" "Pensi sia di tua proprietà, amico?" Jorge storse il naso "Punto primo grandissima testa di cazzo non chiamarmi 'amico', non sono un tuo compagno di avventure, e punto secondo, non per questo meno importante, Martina non è di proprietà di nessuno, è una donna, non un oggetto." sorrisi a quelle parole stringendomi a lui, mi sentivo al sicuro. "Ecco, io non sono di nessuno." Jorge mi guardò in modo imperscrutabile ed io non riuscii a capire a che cosa stesse pensando. Scosse il capo prendendomi per mano e portandomi fuori, frugò tra le sue tasche estraendone una scatoletta incartocciata "Questo è il mio regalo, non è un granché, ma.." sorrisi abbracciandolo forte "Dannazione, Jorge, avresti dovuto dirmelo, mi hai appena fatto fare una figura di merda, non ti ho preso niente!" "Meglio così, odio dover ringraziare la gente." roteai gli occhi scartando il mio regalo ed estraendo dalla scatolina un bellissimo e semplicissimo bracciale argentato con un pendente a forma di cuore. Si grattò la nuca imbarazzato per poi cominciare a parlare "Non volevo fare niente di stratosferico, una cosa semplice, poi ho visto quel bracciale e me ne sono altamente innamorato. Credo che il ciondolo a forma di cuore sia perfetto perché è così che ci siamo conosciuti, più o meno, no? Parlando dell'amore, e quando se ne parla c'è di mezzo il cuore." saltellai felice guardandolo quasi come se non fosse vero. "Vuoi che te lo metta io?" annuii ripetutamente col capo facendolo sorridere. Lo fece. Attaccò il bracciale, ripassandone i contorni con l'indice e sfiorando così la mia pelle. Rovente. La sua pelle bruciava a contatto con la mia, e purtroppo credevo che anche lui se ne fosse accorto.




31 dicembre
"Sono felice che Alejandro e Mariana mi abbiamo permesso di festeggiare con te il capodanno." "Già, anche io." sorrise disteso nell'erba guardando l'orologio. "Mancano ancora 10 minuti alla mezzanotte, che facciamo?" mi morsi un labbro sorridendo come una bambina e scaraventandomi su di lui per fargli il solletico, ovviamente lui molto più pesante-atletico-ed elastico di me si risollevò invertendo le posizioni e muovendo le sue mani sul mio ventre, facendomi ridere fino a scoppiare. "No, Jorge, per favore basta." risi. Ma di una di quelle risate che ti fanno vivere, e fu uno dei momento più belli della mia vita. Sarei rimasta ferma così, per sempre. Si bloccò guardandomi sorridendo e rotolò al mio fianco. "Ora sai con chi hai a che fare, Stoessel." "Fa' silenzio, Blanco. Dobbiamo riprendere fiato." quei 10 minuti passarono terribilmente veloci ed insieme prendemmo a contare "..10" tirai via le mie scarpe facendolo ridere "..9" feci lo stesso con le sue "..8" lo invitai ad alzarsi "..7" mi porse una mano "..6" l'afferrai "..5" mi attirò così forte da farci schiantare entrambi al suolo dal lato opposto facendoci ridere come degli imbecilli "..4" sorridemmo facendo scontrare i nostri occhi "..3" divenimmo seri, troppo seri "..2" scattammo in piedi l'uno di fronte all'altra tornando a sorridere "..e 1!" gridammo con tutto il fiato che avevamo in gola ridendo e stringendoci forte per poi darci il bacio dell'anno nuovo. L'unico problema fu, che le nostre labbra si scontrarono, ci staccammo subito, complici, e sorridemmo imbarazzati, senza sapere il pericolo che sarebbe nato da quel gesto innocuo. Gli baciai una guancia e sorrisi. "Buon anno, Jorgito." "Buon anno, nana." 



Ed ero eccomi qui, più di due anni dopo, al presente, mentre dopo essere tornata a casa con Jorge mi gettavo a peso morto sul mio letto facendolo ridere. << Oh insomma, Tini, sei una scansafatiche. >> sghignazzò, ma io come al solito rimasi estasiata dal suo timbro di voce roco e caldo. Era più attraente di quando lo avevo conosciuto, nonostante credessi che fosse impossibile. << Sta' zitto, ho bisogno di riposare. >> sorrisi tuffandomi con la testa nel cuscino e lanciando un'occhiata al bracciale, regalatomi da lui. << Riposare, eh? >> rise gettandomisi addosso e cominciando a darmi il tormento, risi provando a dargli (inutilmente) dei calci, ma lui continuò tranquillo a fare ciò che stava facendo. << No, Jorge, basta, per favore! >> gridai tra una risata e l'altra. Si arrestò di colpo guardandomi serio ed avvolgendo il mio corpo con il suo. Passò sensualmente la lingua sulle sue labbra facendomi accelerare il battito cardiaco. Non disse nulla, chiese con gli occhi, avvicinandosi lentamente e portando le sue labbra febbricitanti sulle mie senza curarsi del fatto che io fossi un'inesperta. Le mosse sicuro, come se conoscesse quel 'mestiere' da sempre ed io mi sciolsi sollevando di poco la testa e sporgendomi verso di lui, ricambiando i suoi baci e le sue attenzioni. La tensione era così densa da potersi tagliare con un coltello. Avvertii le sue mani sotto la mia maglietta, sul mio ombelico, a tracciarne il contorno. Gli morsi il labbro inferiore e lui si allontanò boccheggiando. Mi guardò. Le labbra gonfie, rosse, vive. Gli occhi luccicanti di passione, il suo petto che prepotente come il mio si abbassava e si alzava inumano. Tracciò con il pollice tutto il contorno delle mie labbra. << Così peccaminose. >> sussurrò facendomi contorcere lo stomaco << Le vorrei su di me, intorno a me. >> avvampai di colpo capendo a cosa di riferisse e mi coprii il viso con le mani. Lui le scansò velocemente. << Credo che tu mi abbia insegnato fin troppo bene l'amore. >> sussurrò baciandomi avido il collo << ..ma ora devi fermarmi se io non te l'ho fatto conoscere. >> << Lo avrei già fatto se così fosse stato. >> sussurrai prendendo un respiro profondo. << Ora però facciamo l'amore. >> non esitò a prendere i lembi della mia maglietta per trascinarla ai piedi del letto. Le sue labbra scesero a lasciare una scia di baci avidi lungo tutto l'addome concentrandosi sulle coppe del mio reggiseno, senza attendere oltre lo sganciò via, avvicinandosi a torturare i miei seni fino a farmi rabbrividire. Le sue mani scivolarono dietro la mia schiena fino a carezzarmi tutta la spina dorsale, e lui continuò a riempirmi di caldi, intensi ed infiammanti baci. Risalì piano a baciarmi, carezzando delicatamente il mio seno e ritornando verso il ventre. << Non voglio fermarmi. >> << Nemmeno io. >> sussurrai prendendo la sua maglietta e tirandogliela via. Invertii le posizioni, e provai ad imitare le carezze delle sue mani e delle sue labbra, accompagnando il tutto con il mio sguardo spaventato. Dalle sue labbra socchiuse ed i suoi lamenti sembrò piacergli. Aprì gli occhi spingendomi verso di lui. << Muoviti, per favore. >> aggrottai la fronte << EH?! >> << Muoviti su di me. >> sussurrò gentile prendendomi per i fianchi e facendo muovere il mio bacino contro il suo << Così. Esattamente così, piccola. >> sussurrò roco alzando il bacino e venendomi incontro. Trattenne mille o forse diecimila lamenti, prima di infilare una mano tra i miei capelli e riattirarmi a se per impossessarsi delle mie labbra questa volta in modo affamato e selvaggio. Ribaltò le posizioni portando una mano sul mio ventre per poi attraversare la stoffa dei miei jeans e delle mie mutandine e cominciare a regalarmi mille carezze e mille sospiri. Lanciai una fugace occhiata fuori, e mi accorsi che era pomeriggio inoltrato, il suo tocco era delicato e controllato, cosa che non ero io. Stavo respirando a fatica mentre chiedevo di più. I miei jeans volarono, ed assieme a loro anche le mie mutandine, mi coprì facendo caso alle mie abitudini e lui sorrise scuotendo il capo. << Non potresti essere più bella, piccola. >> si ridistese su di me e sorrisi nervosamente avvertendo la sua ingombrante erezione sbattere contro le mie cosce nude, attraverso la stoffa dei suoi pantaloni. << Hai un effetto devastante su di me. >> sussurrai gemendo ed attirandolo a me. << ..e questa è la mia prima volta. >> sorrise dolcemente avvicinandosi maggiormente al mio viso. << Lo immaginavo. E Scusami se sarò inesperto ed imbranato, ma è la prima volta anche per me. >> non ebbe bisogno di aggiungere altro, perché istintivamente io avvicinai le mani al bottone dei suoi jeans pronta a tirarglieli via. Mi bastavano quelle semplici, ma vitali parole. Scalciò via sia i suoi pantaloni che i suoi jeans, ed io rimasi estasiata dalla figura longilinea e paradisiaca che mi ricopriva. Chiusi gli occhi gemendo, quando lui spinse i suoi fianchi nudi, verso i miei altrettanto scoperti e si sporse per baciarmi. Sapeva di menta. Aveva l'alito fresco, delicato, che soffiava sulla mia pelle ipersensibile. << Non so cosa sta per succedere, Tini. So che potresti sentire dolore, ma sopportalo, ok? Pensa a noi. >> mi sorrise rassicurante << Ho una voglia immensa di affondare in te. >> carezzò la mia guancia dolcemente << ..e di perdermici dentro. >> le sue immense rassicuranti parole, sembrarono calmarmi. Mi baciò. Niente di dolce e delicato, né di avido o altro. Qualcosa di intenso e profondo, ai miei occhi, qualcosa di sconosciuto. Buttai un grido di dolore soffiando sulle sue labbra, quando lo avvertii entrare in me. Il dolore più lacerante e nauseante di sempre. Non mi avevano mai descritto così il fare l'amore. Sapevo facesse male, ma così sembrava tutto ovattato e non ci capivo più niente. << Ti amo. >> sgranai gli occhi guardandolo, ma lui sorrise piano muovendosi lentamente in me, reggendosi con una mano al mio fianco ed incastrando l'altra con la mia al di sopra della mia testa. << ..ed ora mi sto perdendo in te, Tini. Quindi ricordati che sei e sarai sempre soltanto mia. >> mi avvisò boccheggiando tra una spinta e l'altra. Il dolore era persistente, mi perseguitava, ma non potevo non ammirare Jorge su di me. Protettivo, sudato e dannatamente soddisfatto e felice. Una bolla sembrava essersi creata intorno a noi. Una che nessuno sarebbe stato capace di distruggere in quel momento. Le nostre labbra tornarono a scontrarsi e man mano il dolore cominciò ad appiattirsi. Non scomparve, ma almeno diminuì permettendomi di realizzare ciò che stava succedendo intorno a me. Conficcai le unghie nella sua spalla e lo avvertii quasi ringhiare, l'andata delle sue spinte ed il movimento del suo bacino aumentarono. << Dì che sei solo mia, Martina. >> ringhiò mentre io mugugnai allacciando sia le braccia al suo collo che le gambe alla sua vita. << Dimmelo. >> roteò il bacino dando una spinta leggermente più forte e decisamente incontrollata. Sorrisi, stava perdendo il controllo. << Solo tua. >> mormorai baciandolo e stringendo le mie gambe intorno alla sua vita, cercando di avvicinarlo il più possibile a me.
Nonostante la sua impazienza e la sua perdita di controllo fu tutto speciale, molto meglio delle mie quasi squallide e a volte spaventose prospettive. Non ci coprì col lenzuolo. Né uscì dal mio corpo. Rimase fermo, tenendo legate le nostre parti più intime e sensibili, donandomi ancora qualche spinta prendendomi alla sprovvista tanto da farmi inarcare la schiena. Lo guardai, entusiasta. Avevo trovato l'amore in una giornata d'inverno, una come tante, di quelle tristi e sofferenti. Avevo trovato Jorge che mi aveva ridato la vita. Ed insieme all'amore, mi aveva insegnato la vita. << Ti amo. >> sussurrai all'ennesima debole e imprevedibile spinta. Mi sorrise dolcemente e quando posai la testa sul suo petto, mi baciò tra i capelli. 
Fu un momento.
Si, ma dopo fu per sempre.
   
 
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