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Autore: SofiFlo    02/05/2016    1 recensioni
L'Università, gli amici, gli amori: Regina inizia un anno favoloso all'Università di Storybrooke, con persone che non potranno che restare per sempre nella sua vita. Lezioni, incontri, studi, svaghi, un po' di fantasia, indecisirni e voglia di vivere, giusto per essere "normali" o, per meglio dire, più simili alla realtà.
Con qualche tentativo di inserire tutti i personaggi e le ship
(Scusatemi, non sono capace di scrivere le presentazioni)
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Belle, Emma Swan, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Nel buio della notte, la sigaretta di Robin risplendeva come un piccolo faro rosso. Regina aveva sempre amato l’odore del tabacco bruciato, il modo in il suo fumo restava sospeso nell’ aria, la delicatezza di quel filo grigio, eppure i ricordi che Robin aveva fatto riaffiorare alla sua mente con quel semplice gesto la ferivano, le facevano male come un milione di chiodi nel cuore. Cacciò di mente quei pensieri, nascondendoli, urlanti, dietro una tenda. Finse di non sentire quel che il suo cervello le stava dicendo.

“Sì, sono Regina. Regina Mills” Le veniva quasi difficile presentarsi così. Era veramente solo ‘Regina Mills’? un nome bastava a definirla? Ogni cosa che aveva fatto parte della sua vita non l’aveva forse forgiata? Le costava fatica limitarsi a porre un nome, dopo il verbo essere, era per lei quasi un insulto, un modo di sminuire quel suo esistere che si estendeva ben oltre quel che agli altri bastava per definirla. In quel momento, persino la sua presentazione come un insieme di malattie le sembrava una descrizione degna.

“E sei solo quello?” Le sfuggì un sorriso, mentre si chiedeva se fosse così facile leggerle i pensieri in viso. Scosse la testa, arrossendo, e sentendosi un po’ infantile.
Anche Robin sorrise, non sembrava per nulla imbarazzato, solo divertito. Il fumo che usciva dalle sue labbra andò verso quel cielo stellato che si riusciva a contemplare così bene in quella stradina in penombra e lui lo seguì con lo sguardo, come se non ci fosse altro attorno a lui. “Sai, Regina, da piccolo amavo guardare le stelle. Mio padre mi portava spesso in campeggio vicino alle foreste e passava con me ore a contemplare il cielo. Mi insegnava i nomi delle stelle e delle costellazioni, mi indicava i pianeti e con un grosso telescopio mi permetteva di passare ore ad osservare la Luna. Ho sempre sognato di poter andare lassù, ma ad un certo punto decisi che mi piaceva il fatto che questo fosse solo un sogno. Non conosco nessuno che ami ogni cosa del mondo in cui vive, e penso che diverse cose della vita nello spazio le odierebbe chiunque. Quindi ho continuato ad osservare il cielo, a perdermici con l’immaginazione. La città di Storybrooke è celebre solo per l’università Nicks e per le meravigliose stellate che si possono osservare solo qui. E tu perché hai scelto di studiare qui?”

Quel ragazzo le aveva fatto una domanda semplice, eppure Regina esitò per un istante, ed ebbe anche la tentazione di non rispondere. “Non lo so. È una buona università e ne avevo sentito parlare bene. Voglio una buona preparazione e voglio essere un buon medico, un giorno. Credo che sia stato un caso, credo che non sia stata una vera scelta.”

“Sì, ma perché qui? Ci sono decine di università al pari di questa, e ce ne sono decisamente meno di livello ancora superiore, università che chiunque vorrebbe frequentare, se fosse solo la preparazione a contare. Nessuno arriva alla Nicks per caso, a meno che sia una seconda scelta, e non mi sembri il tipo di studentessa che si accontenta della seconda scelta.”

Esplose, come neanche credeva di essere capace “E su cosa basi queste affermazioni? Sulle tue grandi conoscenze di studente del –cosa, secondo anno?- o sulla grandissima stima che hai delle tua abilità di interprete del mondo? È un caso, e la Nicks è un’università come un’altra.”

Si diresse verso la porta da cui erano usciti, cercando di clamarsi e di non arrossire.

“Scusami! E comunque sono al terzo anno!”

Idiota.

Rimasero a chiacchierare per un po’,  Regina scoprì che Belle aveva già studiato tre quarti del programma di quell’anno, ma anche che era l’unica ad aver aperto i libri. Kathryn si era allontanata per un po’ con un ragazzo che la morettina che le aveva spiegato il significato della Tana dell’Orso le disse chiamarsi David. Lei si presentò come Mary Margaret, secondo anno, scienze politiche, facendo notare quanto poco numerosi fossero gli studenti del suo corso in quella scuola.

Regina e Belle se ne andarono presto, ma prima che arrivassero a casa, Belle disse di aver dimenticato la borsa nella Tana, e tornò indietro.

Mentre entrava nell’appartamento 108, Regina notò che dalla finestra, lasciata aperta, entrava della musica forte, ritmata, ed andò ad affacciarsi. Dal suo davanzale non poteva vedere molto in quella direzione, ma notò una finestra illuminata e molte persone che ballavano in un edificio nel terzo anello rispetto alla piazza principale. Anche se per un attimo tutto le sembrò normale, continuò a fissare quel quadrato illuminato, che le sembrava una finestra su una vita diversa da quella che conosceva, più che una che dava sull’interno di un appartamento. Combattuta tra il desiderio di prendere parte a quei festeggiamenti e il disprezzo, che riconosceva meglio, per quell’utilizzo del proprio tempo così lontano dalla sua realtà, notò, sul tetto di quello stesso edificio, una sagoma scura. Sembrava una ragazza, ma, da quella distanza, Regina non avrebbe saputo dirlo con sicurezza. Quella figura solitaria aveva qualcosa di familiare e di misterioso, di affascinante. La vide voltarsi, forse nella sua direzione, e poi guardare di nuovo un punto imprecisato dell’orizzonte.

Belle entrò, salutandola, e lei picchiò la testa contro l’anta aperta verso l’alto della finestra. Belle, stranamente, non chiese niente riguardo a quel che Regina stava osservando fuori dalla finestra, evitandole l’imbarazzo di ammettere di essersi ritrovata a fissare la vita degli altri dal davanzale, e andò in camera sua, canticchiando sottovoce.

Il giorno successivo cominciarono le lezioni, e, dopo colazione, Regina e Belle uscirono presto, volendo arrivare puntuali. Avrebbero cominciato la mattinata con le lezioni di biologia e nel pomeriggio avrebbero avuto anatomia. Regina era un po’ preoccupata che il professor Gold avesse notato il suo comportamento alla lezione precedente e sperava di non aver iniziato l’anno con il piede sbagliato, ma era anche pronta ad avere un anno estremamente difficile a causa di quella sua fuga durante la conferenza, e si era rassegnata che, se il professore avesse notato la sua distrazione e la sua fuga, quell’anno avrebbe dovuto dare il massimo nella sua materia per dimostrargli di essere una buona studentessa. Era sicura che ce l’avrebbe fatta, grazie alla sua buona memoria.

Le lezioni del mattino furono facili e durante la pausa pranzo sedette con  i ragazzi che aveva incontrato alla Tana dell’Orso, cercando di distrarsi e di scherzare. Quando in mensa passò Emma Swan – e tutte le teste, rapide, scattarono nella sua direzione – Regina la ammirò quasi spaventata, ripensando all’episodio di qualche giorno prima. E per un istante, le sembrò persino che Emma Swan la stesse guardando. Poi l’incanto che la bionda aveva portato nella stanza svanì, e tutti ripresero le loro conversazioni, mentre Regina fingeva che quei pochi secondi fossero già dimenticati, che quell’ingresso non avesse avuto alcun effetto su di lei.

Lasciò che Belle andasse in prima fila da sola, e prese posto in quarta fila, sulla sinistra, durante la lezione di anatomia, sperando di non essere notata. Seguì per tutto il tempo con la massima attenzione, ma non poté fare a meno di avere i brividi quando le parve che il professore la stesse guardando. Alla fine delle due ore, le ci volle un attimo per alzarsi dalla sedia, e vide tutti gli altri andar via velocemente, mentre cercava di preparare la borsa, cosa che le risultava difficile, visto che le tremavano le mani. Mr. Gold le passò accanto, e si fermò per un istante, guardandola. Si pentì di aver indossato una gonna al ginocchio, che in quel momento, sotto quello sguardo,  la fece sentire nuda. Le parole uscirono come un sussurro dalle labbra dell’insegnante “Signorina Mills! È un piacere vedere che ha seguito le orme di sua madre Cora. Spero solo che anche lei sia all’altezza del grande medico di cui porta il cognome”. Detto questo, se ne andò, lasciandola di stucco.

Tornata a casa, Regina cercava in tutti i modi di cominciare a studiare, ma le parole di Gold continuavano a tornarle in mente. Se il professore conosceva sua madre era chiaro che l’aveva riconosciuta non appena l’aveva vista – lei stessa aveva ammesso, vedendo le foto di Cora da giovane, che erano praticamente identiche – ma perché sua madre aveva voluto che avesse quel professore, perché non le aveva detto che conosceva il preside? Non era già abbastanza che la figlia seguisse le sue orme?

Regina decise di andare a correre per distrarsi un po’, ma non appena chiuse il libro un fogliettino verde smeraldo scivolò sul pavimento. In nero, con una calligrafia elegante, ma assolutamente anonima, c’era scritto “Spero che stasera tu non abbia impegni. Edificio 37, appartamento 225”

[N.d.A. Buongiorno! Ancora una volta mi devo scusare, mi spiace moltissimo impiegare così tanto tempo a pubblicare, ma di nuovo sono stata veramente impossibilitata (basti pensare che gli ultimi 10 giorni li ho passati senza computer…) A questo punto mi sa che dovrei decidere se abbandonare la storia o metterla in pausa, continuare ad aggiornare con ritardi mostruosi rispetto ai miei obbiettivi o scrivere capitoli lunghi la metà, ma nessuna delle opzioni mi piace. Vi prego quindi di scusarmi davvero, perché faccio del mio meglio e vorrei davvero riuscire a pubblicare ogni 10/15 giorni.
Grazie a tutti quelli che leggono e grazie ancora a chi recensisce, mi scaldate sempre il cuore
Un Abbraccio

•Sofia
"Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della ABC che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione appartengono solo a me.”
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