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Autore: Duet    02/05/2016    5 recensioni
Sakura fa un lavoro molto particolare: è colei che crea, organizza e perfeziona la carismatica e brillante immagine dell'idol di successo Ino Yamanaka, per farla arrivare alle vette più alte.
Ma non sarà tutto rose e fiori e la vita di Sakura verrà sconvolta dall'arrivo del bel tenebroso giornalista e scrittore Sasuke Uchiha.
Dal capitolo 1: “-...può considerare il lavoro già suo, d'altronde questo colloquio era una pura formalità. Tutto quel che mi interessava stava nella sua domanda di lavoro: lei come persona reale è...secondaria. Ci aspettiamo la massima riservatezza da parte sua. […] Vede, Ino Yamanaka ha firmato un contratto vincolante con la nostra televisione, se riusciamo a portarla alle vette più alte ci assicureremo il monopolio mediatico, ed è quello che noi vogliamo. In breve, dietro la nostra top idol ci sarà la sua mente, Sakura Haruno.-”
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hidan, Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 6

 

Meraviglioso. Il cielo azzurro, il sole caldo, il paesaggio che mutava: le tristi case cittadine che lasciavano spazio alla natura, al verde che dava respiro al paesaggio. Oh, che lieta vista, che gioia...i chilometri che si susseguivano uno dopo l'altro.

La sua vita che scorreva e veniva lasciata indietro...indietro...troppo indietro, cavolo!

Quel tempo meraviglioso e l'idea di andare in vacanza non allietavano Sakura per niente. Una nube grigia le offuscava la vista e si sentiva peggio che un uomo al patibolo.

La sua piccola valigia era stata caricato nel bagagliaio e lei se ne stava buona buona sul sedile posteriore, il naso incollato al finestrino e gli occhi che seguivano ossessivamente tutti i minimi dettagli del paesaggio che mutavano, metro dopo metro, veloci e inafferrabili. C'erano solo lei e l'autista.

Ino viaggiava su un'altra automobile, ovviamente. Non sia mai che dividessero il viaggio assieme! E se ci fossero stati ficcanaso dietro l'angolo, eh? Ci hai pensato a questa evenienza?!

“Quindi avrò un aumento. Mi domando cosa me ne farò di tutti questi soldi...forse dovrei cominciare a fare dei programmi per il futuro. Anche cambiare casa non sarebbe male, d'altronde sto in un buco di periferia. E poi...potrei mettere da parte dei soldi per finanziarmi la pubblicazione di un romanzo.” questi pensieri ruotavano nella mente di Sakura, concretizzandosi pian piano, prendendo forma e stabilizzandosi.

D'un tratto si sentì soddisfatta, per la prima volta da quando aveva cominciato quel nuovo lavoro sentiva di poter raggiungere, in qualche modo, la felicità. In quel momento i soldi costituivano una garanzia, e bisognava arrangiarsi con quel che veniva, no?

Aveva pensato ancora un po' a Sasuke, e la sua coscienza si sentiva profondamente turbata. A volte, nei suoi progetti, includeva quell'uomo...le sarebbe piaciuto poterci parlare ancora, magari non stesa sull'asfalto freddo della strada o su un letto d'ospedale, magari uno di fronte all'altra, con davanti un caffè fumante e tante discussioni a volteggiare nell'aria. Ma, subito dopo, si rendeva conto di vaneggiare e che la realtà era ben diversa, per quanto assurda fosse.

Le sembrava di vivere in un film, dove le trame dell'inganno e degli interessi si intrecciano agli affari più banali e comuni, dove dietro ogni sorriso e parola c'è un'interesse nascosto, che brama soldi o potere. Lei, in particolari circostanze, aveva preso parte a quel gioco. Doveva farci l'abitudine per sopravvivere, si era ben presto resa conto (la sera prima, per l'esattezza) che così come stava facendo non poteva continuare. Una ragazzina dai freschi e buoni ideali non poteva sopravvivere nel mondo di squali dove si era ficcata. Lei partiva da zero, non aveva conoscenze a cui appigliarsi e avrebbe potuto fare affidamento unicamente sulle sue forze. E ce l'avrebbe fatta, come sempre.

Così come, con tanta fatica e sacrifici, si era laureata e aveva poi sopportato di fare la cassiera, inghiottendo le umiliazioni che i suoi superiori talvolta le riservavano davanti ai clienti al minimo errore, anche ora sarebbe riuscita a restare a galla. Le sfide erano cambiate ed era inutile continuare a star male per i rimorsi di coscienza. Aveva accettato di diventare una sorta di ghost writer, non poteva mollare alle prime difficoltà.

L'unico vero problema che doveva affrontare ora era Naruto. Non sapeva proprio cosa dirgli, aveva formulato migliaia di volte un messaggio di scuse nella sua mente, senza avere mai il coraggio di concretizzarlo.

Avrebbe provato a chiedere a Hidan una sera di permesso, era l'unica soluzione che aveva ideato.

Alle 10.30 l'automobile entrò in un'area privata, sorpassò un antico e imponente cancello di ottone che fece un rumore poco promettente mentre si apriva, pareva doversi bloccare da un momento all'altro. Percorsero un sentiero alberato, tirando sù uno spesso strato di polvere rossastra dal terreno con gli pneumatici. Nascosta alla vista di improbabili passanti si ergeva una fiera anche se molto vecchia magione.

Sakura spalancò la bocca dalla sorpresa: quella sì che era davvero una vista meravigliosa!

A guardarla quella casa doveva essere antica di qualche secolo, eppure erano pur sempre in Giappone, un paese a lungo isolato dalle influenze straniere...lo stile dell'architettura era decisamente europeo e molto poco nipponico.

Comunque sarebbe stata troppo grande per essere abitata solo da lei e Ino e l'eventuale servitù.

-Scusi, ma questa casa di chi è?- domandò all'autista, troppo incuriosita per soffocare le sue domande.

L'uomo, vestito di scuro, che stava trafficando con la sua valigia, le lanciò un breve sguardo. -E' di proprietà del signore.-

Il “signore” era chiaramente Hidan, apostrofato in questo modo diluviano da tutti i suoi subordinati...

-Wow.- dal ghignò dell'autista si rese conto di non essersi mai soffermata a immaginare che tipo di vita conducessero “i ricchi”, “le persone che contavano”. A lei sembrava sorprendente che un solo uomo potesse permettersi una dimora del genere e si sentì molto stupida tutto d'un tratto. Aveva vissuto sempre nel suo piccolo guscio, il suo mondo semplice fatto di “shikata ga nai”, non c'è niente da fare, è così che vanno le cose, mentre, sotto al suo naso, c'era chi viveva nell'agio estremo.

In quel momento arrivò anche l'auto di Ino, che ne uscì fresca come una rosa, truccata e vestita in modo impeccabile.

-Sakura!- esclamò la giovane ragazza venendole incontro, riservandole un sorriso gioviale. Le prese le mani e le strinse fra le sue. -Che bello, non vedevo l'ora che arrivasse oggi! Potremo fare un sacco di cose insieme!-

Sembrava felice come una bambina al parco giochi, si tolse gli occhiali da sole e mostrò come i suoi bei occhioni scintillassero di gioia.

Sakura venne trascinata dalla ragazza dentro all'abitazione, nemmeno fosse stata la proprietaria in persona. Evidentemente c'era qualcuno ad aspettarli, perché i portoni erano spalancati e davano su un atrio.

Una donna sull'attenti diede loro il benvenuto, indossava un abito bianco, probabilmente una sorta di uniforme.

Disse che “i signori erano nel giardino interno e che non appena le ospiti si sarebbero sistemate nelle loro stanze le avrebbero ricevute”.

Quindi non avrebbero passato quella settimana in solitudine, ma avrebbero condiviso le giornate con altre persone... “i signori”...la famiglia di Hidan, forse?

Le camere delle due ragazze erano al secondo piano, vicine e comunicanti fra loro tramite una piccola porticina dipinta di azzurro pallido, lo stesso colore della tappezzeria delle pareti.

Sakura entrò nella sua stanza, le finestre erano aperte e la ragazza respirò a pieni polmoni quell'aria che sapeva di primavera e di antiquariato allo stesso tempo, un mix interessante. Tutto era irradiato dalla prorompente luce del sole, Sakura era esterrefatta dalla bellezza dell'arredamento, nonostante i mobili fossero visibilmente antichi, erano svecchiati da quel clima così leggero e giovanile.

La rosa si stese sul letto, abbandonando la valigia a metà della stanza, per un momento immaginò di essere la proprietaria di quell'enorme villa, di essere lì per riposare e di disporre di quel che voleva nel momento in cui lo voleva. Sorrise compiaciuta, le lunghe ciglia le adombravano gli zigomi rosei; in fondo era davvero così, gli inservienti erano lì per lei e per Ino, avrebbe potuto fingere di essere in vacanza con una sua cara amica, avrebbero sorseggiato succo di arancia in sottili calici di cristallo, osservando il sole al tramonto...solo una piccola e flebile voce le avrebbe potuto ricordare che tutto quello sarebbe stato temporaneo e relativo, ma lei sarebbe riuscita a zittirla, almeno per un po'.

Il sonno la colse, da sola in quella stanza, a fare tutto quello che voleva, che bell...

-Sakura!-

La soave voce di Ino suonò acuta e fastidiosa in quel momento di intimità e torpore, rotolò sul letto risvegliandosi.

-Oh scusa, stavi dormendo?-

-No...arrivo, dobbiamo scendere vero?-

Le due si avviarono verso il cortile interno. Inutile soffermarsi su quanto fosse bello.

Una bellissima donna dai capelli biondo scuro se ne stava placidamente distesa su una sdraio. Indossava un abitino nero molto attillato, che lasciava ben intravedere le sue curve formose. Accanto a lei, seduto ad un tavolino rotondo, c'era un ragazzo pallido dai capelli rosso fuoco.

-Siete arrivate, quindi.- disse la donna, continuando a tenere gli occhi chiusi, senza preoccuparsi minimamente di dar loro un benvenuto degno di tal nome.

-Buongiorno signora...noi siamo Sakura Haruno e Ino Yamanaka, staremo qui per...-

-Si, si...lo so. E' casa mia questa. Ti sembro una signora comunque?!- alzò il busto, finalmente degnandosi di squadrarle coi suoi occhi verdi. -Mhh...beh, sedetevi.- indicò due sedie accanto a sé.

Non appena le due ospiti si furono accomodate, la donna porse la mano ad ognuna. -Io sono Temari, la moglie di Hidan, ma non fatevi premure nel parlare male di lui...so che è un coglione.-

Sakura strabuzzò gli occhi, trattenendo a stento una risata.

-Questo è Gaara, il mio fratellino...Kankuro è di sopra, ve lo presenterò più tardi.-

-Molto piacere.-

Ino dopo aver salutato si attaccò subito al cellulare, cominciando a messaggiare furiosamente, evidentemente a suo agio.

-Fate come foste a casa vostra e se avete bisogno chiedete alla cameriera...se proprio necessario a me.- Temari si accese una sigaretta con noncuranza, riprendendo l'abitudine di suo marito.

Illuminata dalla situazione, Sakura pensò di poter chiedere alla padrona di casa il permesso per uscire quel sabato, doveva assolutamente risolvere quel guaio e lei le sembrava “dalla sua parte”.

-Temari...volevo chiederti una cosa...-

-Uh? Ma sei sorda? Ho detto: “se proprio necessario” chiedete a me, che vuoi?-

In quel momento il telefono della rosa cominciò a squillare: era Hidan, probabilmente voleva accertarsi che tutto fosse al suo posto.

-Pronto?-

-Quella strega di mia moglie ha voluto a tutti i costi stare alla villa, maledizione...gliel'ho detto “No, cazzo, Temari, la uso per lavoro, non puoi portarci tutta l'allegra famigliola, porca puttana”. Ma figurati se mi ascolta...- Hidan aveva cominciato a strillare dall'altra parte della cornetta, furente come una bestia.

-Non importa...sembra simpatica.- Sakura rise nervosamente.

-Simpatica? Ah, ma che diavolo parlo a fare con te. Comunque, fai il tuo lavoro, va bene? Lo so che Ino starà sicuramente connessa con quel dannato cellulare, beh tu buttaglielo dalla finestra. Facci due chiacchiere...devi entrare nella sua testa, va bene? Eh?!-

-Sì, sì...ho capito, ho capito. Senta, volevo chiederle se fosse possibile tornare in città sabato sera...insomma un salto veloce...-

-No, permesso negato. Addio.- chiuse la chiamata.

La ragazza guardò per una manciata di secondi il telefono, gli occhi che tremavano dall'incredulità, sospirò sonoramente per il fallimento. Decise di non pensarci per un po', sperando che l'illuminazione sarebbe giunta da sé, prima o dopo.

Osservò i presenti e notò quanto fosse eterogeneo il gruppetto: ognuno stava chiuso in sé, assorto nei propri pensieri, nella propria vita. Sembrava non ci fossero punti di contatto.

Improvvisamente sentì qualche gocciolina bagnarle il viso, una, due, tre...stava piovendo! Vide Temari lanciare uno sguardo torvo al cielo, che si era annuvolato in tempo zero.

-Maledizione, proprio ora doveva fare brutto! Forza, tutti dentro.- ordinò imperiosa alzandosi dalla sdraio e mostrando meglio il suo bel corpo e il suo portamento fiero; la seguirono all'interno della villa, fino ad un ampio salone.

La rosa restò folgorata dalle librerie che occupavano tre quarti delle pareti: provò il forte desiderio di andare a curiosare, accarezzare quei volumi dall'aria così rara e antica e scoprire quali meraviglie celassero le sottili pagine ingiallite dal tempo; probabilmente l'avrebbe potuto anche fare, ma effettivamente non si trovava lì per quello, doveva assolutamente sciogliere il ghiaccio iniziale e lavorare.

Con la coda dell'occhio vide che Temari, seduta di fronte ad un davanzale adibito a scrivania, aveva tirato fuori un portatile; mentre Gaara, senza alcuna remore, aveva preso un volume da uno scaffale e dopo averlo aperto apparentemente a casaccio aveva cominciato a fissare in modo assente le pagine. Strano ragazzo quello, pensò Sakura, notando come non le avesse degnate di un solo sguardo.

Si avvicinò piano a Ino, imbronciata su un divanetto.

-Che sfortuna...arrivare in un posto così bello ed essere costrette a restare in casa.- disse, accennando un flebile sorriso.

La bionda scrollò le spalle e le mostrò il cellulare. -Non prende più.-

-Uh...sarà la pioggia?-

-Che noia, Sakura...! Il cellulare è tutta la mia vita.-

-Deve essere una vita triste allora, non credi?- la rosa cercò di dirlo con gentilezza, come se stesse assolvendo ad un compito salvifico cercando di mostrare “l'illuminazione” ad un cieco.

-Mi dà sicurezza...- rispose l'altra, abbassando lo sguardo e mordendosi un labbro. In quel momento sembrò una semplice ragazzina della sua età, resa bruttina dalle sue fragilità e noiosa dai cliché in cui cadeva; Sakura si sentì “vecchia” e mentalmente distante da lei e ringraziò il cielo di non avere più vent'anni.

-Parla con me, sono qui per questo.- Sakura sorrise incoraggiante.

-Sembri sempre così gentile Sakura...ma...-

-Ma?-

-Dovresti mostrare i denti.-

La rosa sussultò dalla sorpresa: era così evidente?

-Beh, nemmeno tu ti sei mostrata un leone di fronte al tuo manager.- ribatté.

-E' vero, hai ragione. Ma si vede subito che tu non ci sai fare in questo mondo...non so come spiegarti, forse è solo una sensazione.-

-Dammi tempo, Ino, devo ancora orientarmi. Vorrei capire solo cosa ne pensi tu...ad esempio, dell'ultima trovata di Hidan...-

-Intendi con Sasuke? Oh...sarebbe meraviglioso!- cinguettò, lisciandosi i capelli.

-Mentire ad una persona lo trovi “meraviglioso”?!- non riuscì a trattenersi dall'aggredirla, pentendosi subito dopo; cercò di distendere nuovamente i muscoli del suo volto.

-Trovo lui meraviglioso. Devo solo essere la sua ragazza, no? E lui è così perfetto...-

“Sì, lo so anche io.” -Non ti sembra moralmente sbagliato?-

-No. Perché?-

-Beh...ti piacerebbe se qualcuno si mettesse con te solo per doppi fini?-

Ino pareva non capire, ci pensò un po' sù, sforzandosi in modo evidente. -Ma il mondo va proprio così, Sakura. E se c'è anche il piacere tanto meglio, no?-

-Mi vuoi dire che tutte le tue relazioni sono state improntate sull'interesse?!-

-Certo. Le persone vogliono stare con me perché sono bella e famosa, per che cos'altro altrimenti? Quando incontri un ragazzo ad una festa non ti si avvicinerà certo perché gli sei simpatica, ma perché sei affascinante! Perché vuole portarti a letto. Il resto viene col tempo. Quindi sostanzialmente l'amore è questo. Sasuke è il mio uomo ideale: è bello, ricco, famoso in un certo senso...ed è anche intelligente. Penso che un tipo come lui dovrebbe avere accanto una come me: le telecamere ci adoreranno.-

-Io...non so davvero cosa dire. Ino, hai detto troppe cose assurde tutte assieme. Ti assicuro che il mondo là fuori non va come dici tu, almeno non per la gente comune. Posso cominciare col dirti di non ripetere un discorso simile di fronte a Sasuke, perché non penso che lui sarebbe d'accordo con te...- la ragazza aveva soffocato una risatina isterica, avrebbe voluto mettersi le mani nei capelli e cedere il proprio lavoro a qualcun'altro; ma quelle conversazioni le erano utili, nonostante pullulassero di pensieri contorti e “sbagliati”, rappresentavano il modo di vedere le cose di Ino.

-Tu che ne sai di cosa pensa Sasuke? Non l'hai nemmeno mai visto, io invece sì...e...- abbassò la voce in tono confidenziale, le brillarono gli occhi dall'emozione. -...ci sono anche andata a letto!-

La rosa deglutì, bloccò con forza il flusso di emozioni che stava per travolgerla. -Raccontami di lui, dimmi cos'hai pensato, cos'hai provato...forse riusciremo a cavarne qualcosa e trovare indizi utili per potervi avvicinare.- non era molto sicura di ciò, che cercare “indizi” fosse una mossa intelligente, ma non poteva fare altrimenti e doveva pur iniziare in un modo o nell'altro.

Ino provò a raccontare l'accaduto, sottolineando come lui la guardasse e come lei raccogliesse sicurezza da ciò; raccontò ogni cosa, i particolari del loro amplesso, l'eccitazione che aveva provato, i gesti dell'uomo... -Prima mi hai chiesto cosa ne penso di questa storia. Beh, ecco, penso che, senza offesa, tu sia inutile in questa faccenda...posso benissimo cavarmela da sola, sedurre un uomo è facile come bere un bicchier d'acqua.-

-E di cosa parleresti con Sasuke se ti invitasse fuori a cena? Dall'alto dei tuoi vent'anni, delle tue esperienze di vita su un palcoscenico...cosa diamine gli diresti? Dopo averci fatto sesso, cosa gli diresti? Non ho dubbi che tu possa sedurlo un'altra volta, sembri fatta proprio per questo, ma quello che mi chiedo, che ci chiediamo tutti, è come pensi di non farlo fuggire a gambe levate parlandogli solo di...moda e bevande dietetiche o che diavolo ne so...penso che tu stia peccando di arroganza, hai a malapena vent'anni, non comportarti come se avessi la verità in tasca. E non insultarmi in questo modo, mi pagano diamine!-

Sakura non riuscì a trattenersi dal dirle tutte quelle cose, e volendo avrebbe continuato. Fumava di rabbia e nervoso, sentiva le lacrime pizzicarle i lati degli occhi e il naso. Aveva sputato quelle parole dal profondo del suo animo, togliendo ogni filtro; Ino non era riuscita a rispondere in alcun modo, aveva spalancato gli occhi e la bocca, assumendo un'espressione grave e mortificata, guardando poi la rosa alzarsi e uscire dalla stanza.

 

***

 

L'incontro con l'editore era andato decisamente bene, si era parlato di stampare altre copie del suo libro e di firmare alcune pratiche per consentire la traduzione in altri paesi, in questo modo sarebbe di certo aumentata la diffusione del saggio e la fama dell'autore. A Sasuke non sarebbe dispiaciuto essere invitato a convegni esteri.

Il giovane uomo allentò il nodo della cravatta: la giornata di lavoro era finalmente finita e si sarebbe potuto rilassare a cena insieme a Suigetsu. Doveva raggiungerlo in un ristorante del centro, stava per mettere in moto la sua automobile quando sentì il cellulare trillare. Svogliatamente guardò il display: un numero sconosciuto.

Aprì l'sms appena ricevuto: “Ciao Sasuke, spero di poterti vedere sabato sera...”. Lesse il nome di un luogo.

Non c'era nessuna firma, ma doveva trattarsi senza dubbio di una donna, lo capiva dal tono del messaggio.

Studiò per qualche minuto il numero, non riusciva proprio a capire di chi potesse trattarsi. Forse...l'unica persona che gli venne in mente fu Sakura Haruno.

Le aveva lasciato il numero qualche giorno addietro, dopo averla investita e portata all'ospedale. Lei non si era più fatta viva e la cosa aveva decisamente infastidito il moro: che diavolo, voleva essere sicuro di non dover avere nessuno sulla coscienza e quella non si degnava nemmeno di scrivergli due righe! Non l'aveva mica invitata a cena, non le aveva chiesto chissà quale impegno da portare a termine...solo un cenno.

Alla fine aveva risolto chiamando lui stesso l'ospedale per ricevere qualche notizia, dopo non poche difficoltà era riuscito a farsi dire ciò che voleva sentire: Sakura Haruno stava bene e non era stata ricoverata.

Ed ora era arrivato quell'sms. Doveva essere decisamente Sakura e chissà cosa voleva...

La mente di Sasuke vagò un po' troppo: si sentì incuriosito. Quella era proprio una strana ragazza, diversa da tutte le donne che aveva conosciuto, e gli aveva lanciato un invito per quel sabato sera.

“Non mi costa nulla sentire cos'ha da dire, al massimo risolviamo la faccenda con un drink e poi ognuno per la sua strada. Ma ho l'impressione che Sakura sia piena di misteri...e non vedo l'ora di scoprirli.” il moro ghignò.

 

***

 

Quel posto restava sempre lo stesso, non importava quanto tempo passasse da una visita all'altra, si poteva star certi che ogni piccolo dettaglio sarebbe stato al suo posto. Le luci fredde e taglienti che illuminavano artificialmente ogni cosa, le persone che spingevano pigramente carrelli di metallo, le cassiere che si davano da fare come se fossero parte di una catena di montaggio: il solito supermercato, aperto giorno e notte, ora dopo ora, minuto dopo minuto.

Naruto si guardò un po' attorno, stringendo una spallina dello zaino, constatò che lei, Sakura, non c'era. Eppure era piuttosto sicuro che in quel turno lei lavorasse.

Si grattò il mento, pensando alla prossima mossa. Ormai era arrivato lì, forse sarebbe stato saggio chiedere: proprio in quel momento una delle responsabili gli passò di fronte, noncurante della sua presenza nonostante avessero chiacchierato assieme un centinaio di volte.

Quella freddezza lo infastidì molto, non riusciva proprio a capire come le persone spesso e volentieri facessero finta di non vederne altre per evitare di salutarle: si trattava solo di dirsi “ciao”!

Deciso afferrò la donna per un braccio, lasciandola non appena questa si fu girata.

-Posso esserle utile? Ah...Uzumaki!- si sistemò gli occhiali sul naso e modulò la voce per non risultare acida.

-Te l'ho detto un milione di volte che devi chiamarmi Naruto! Non ho mica settant'anni! Comunque, Kyo, volevo chiederti dove fosse Sakura. Non la vedo alle casse! È per caso in pausa?- il biondo aggrottò le sopracciglia, mimando il gesto di guardare qualcosa all'orizzonte di piccolo e poco visibile, poi sfoderò uno dei suoi scintillanti sorrisi, di quelli che riuscivano sempre a far colpo per la spontaneità.

-Sakura Haruno non lavora più qui da almeno un mese.- disse seccamente la donna, rivolgendo la sua attenzione verso una delle cassiere per assicurarsi che stesse svolgendo bene il proprio lavoro. -Ora scusami, ho da fare.-

-Ma...come non lavora qui?! Da un mese? Ma è uno scherzo?- Naruto scoppiò in una fragorosa risata, bloccando la responsabile per una spalla, incredulo della risposta ricevuta.

-Ho la faccia di una che scherza?! Lasciami andare, Naruto, non vedi che sto lavorando? Sei in mezzo ai piedi. O fai la spesa o te ne devi andare!-

Il biondo mollò la presa e a bocca aperta guardò la donna allontanarsi.

Uscì dal supermercato e cominciò a camminare.

Quella mattina aveva pensato di passare a salutare l'amica prima di andare all'università. Voleva ricordarle del concerto e offrirle una brioche. Proprio non riusciva a capire.

Cosa significava che non lavorava lì? Da un mese poi!

Non ricordava che lei gli avesse detto nulla al riguardo. Si domandò se fosse una cosa importante o meno...non era sicuro della risposta.

Ora che ci rifletteva gli era sembrato che Sakura si fosse comportata in modo un po' “strano” quando si erano visti l'ultima volta. Sembrava come dominata dall'ansia. Si sentì molto stupido per essersene accorto solo ora...e si sentì in colpa per non essere mai stato molto presente a causa dei suoi numerosi vagabondaggi in giro per il mondo. Forse lei non riusciva ad aprirsi con lui? Non gli succedeva spesso, ma in quel momento si sentì depresso.

Troppo preso dai propri pensieri diede una spallata ad un uomo. Senza nemmeno accorgersene era arrivato ai cancelli universitari, alzando lo sguardo tornò alla realtà. L'urto avvenuto fra i due aveva fatto cadere a terra la borsa dell'altro.

-Scusa amico, non l'ho fatto apposta.- disse subito, senza riuscire a togliersi di dosso l'aria funerea che l'aveva colto. Naruto si chinò a raccogliere uno dei libri che era precipitato. -Tieni.- i suoi occhi azzurri si scontrarono in delle pozze nere e piuttosto fredde.

-Fa' più attenzione, la prossima volta.- gli disse soltanto.

-Professor Uchiha!- una docente si precipitò tra loro, strappando il libro dalle mani di Naruto e stringendolo a sé. -Ma ti sembra il modo?! Guarda cos'hai combinato!- sgridò il biondo.

“Tutto sto casino per questo qui? E chi è? Dev'essere un tipo importante se la prof si scalda tanto...ma è così giovane! Uchiha, uh??” pensò il ragazzo, bofonchiando qualche scusa.

-Non importa, sono cose che capitano. A presto.- l'Uchiha si allontanò insieme alla docente.

“Ma oggi mi capitano solo stranezze?”.

  
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