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Autore: Anne Elliot    02/05/2016    6 recensioni
Ciò che vide fu solo un foro. Un foro che ora divideva lei e suo padre nella foto alla sua laurea in medicina; l’ultima foto che avevano insieme. Vide il foro di quel fantomatico proiettile per cui lei era corsa giù per le scale, preoccupata. Preoccupata per Sherlock, preoccupata per quella stessa identica persona che, nonostante ciò che lei pensava di aver sentito in quegli ultimi giorni, la considerava solo e soltanto un mezzo per indebolirlo. Solo un mezzo.
- Seguito di "The third brother" -
Mi farebbero piacere le vostre critiche ^^
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Irene Adler, John Watson, Molly Hooper, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The third brother'
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L'errore di Sherrinford Holmes 12
Note Autore: Salve a tutte/i!
Ed infine, dopo un tempo improponibile, ecco l'ultimo capitolo di questa odissea più che storia. Come detto nelle note alla parte precedente, questo capitolo è un po' a sé e sopratutto molto fuori dal canone ma non ho resistito a scriverlo per molti motivi, soprattutto il volere chiudere un cerchio e in un certo qual modo ritornare alle origini.
Voglio ringraziarvi di nuovo e per l'ultima volta per l'affetto che avete dimostrato verso questa storia e per le belle parole e le critiche costruttive che mi avete regalato. Per quanto mi dispiaccia abbandonarla, sono contenta di portarla a compimento e di potermi affacciare ad altri progetti che ho da un po' in cantiere e soprattutto spero che la nuova serie porti novità e spunti per tutte/i noi.
Quindi, come sempre ma per l'ultima volta per questa storia, a voi l'ardua sentenza.
A presto,
Anne^^


L’errore di Sherrinford Holmes




Non potevo accontentarmi di meno






«Non ci posso credere! Veramente non lo sai?»
L'uomo cercò debolmente di liberarsi ma senza successo. Le dita di lei sulle palpebre gli impedivano di usare quel senso, costringendolo a catalogare quel ricordo attraverso la sensazione della sua voce divertita a pochi centimetri dalle proprie labbra ed il corpo sdraiato con estrema naturalezza sul suo.
Accennò un sorriso prima di riprendere un'espressione annoiata.
«Non è così importante.»
Le mani di Molly si spostarono così da permettere a Sherlock di vedere la tavola periodica sul soffitto della sua camera di adolescente e il volto della patologa che sorrideva divertita.
«Non è così importante?! La configurazione elettronica del ferro?! Ci lavori con questa roba.»
Lui scosse la testa sconsolato a quelle parole che gli ricordavano Sherrinford e le sorrise. Lei rispose al suo sorriso per poi tornare a sdraiarsi nell'incavo fra il braccio e il torace di lui, lo sguardo nuovamente fuori dalla finestra.
Le nuvole si muovevano rapidamente trascinate dal vento invernale.
Non avrebbe mai immaginato che un giorno si sarebbe trovata lì, fra le braccia di Sherlock ad aspettare che casa Holmes si svegliasse per festeggiare il Natale. Sognato si, immaginato mai. Certo, non era stato facile, anzi tutt'altro; avere una relazione con Sherlock Holmes era ciò che di più assurdo, complicato, irrazionale e contorto le fosse mai capitato. Aveva dovuto imparare a considerare superfluo ed inutile tutto ciò che in passato le era sembrato fondamentale in una relazione e aveva dovuto insegnare a lui cosa volesse dire essere una coppia; si erano trovati a discutere delle cose più assurde, concordare su effimeri dettagli e scontrarsi su questioni fondamentali. Nonostante tutto, ce l'avevano fatta e senza, in realtà, cambiare. Erano ancora Sherlock e Molly, solo che quella congiunzione era cambiata arricchendosi di cene saltate, appuntamenti non programmati, silenzi offesi, risate immotivate e tanto, tanto altro.
Sentì il braccio di lui cingerla maggiormente e la labbra avvicinarsi al suo orecchio. Erano diventati anche questo, gesti e movimenti che esprimevano pensieri, domande e sentimenti. Per questo Molly rispose a quella tacita richiesta di chiarimenti sui suoi pensieri.
«Rideresti di me.»
Si voltò per poter osservare l'espressione falsamente riflessiva dell'uomo.
«E' una delle 24 reazioni possibili.»
Accennò un mezzo sorriso prima di tornare ad osservare la luce tenue.
«Ad un uomo.»
Lo aveva detto così, un po' sovrappensiero e un po' per gioco ma fu sorpresa dall'irrigidimento di lui. Certo, si era trattato di un frammento di secondo, qualcosa di ancor più breve di un istante ma lo aveva percepito. Aveva sentito i muscoli tendersi per poi rilassarsi immediatamente e il respiro di Sherlock fare una leggera variazione.
«Qualcuno in particolare?»
Inspirò muovendosi leggermente. Sherlock registrò la ormai familiare sensazione dei capelli di lei che gli sfioravano la pelle ed attese.
«...Era un bravo ragazzo, brillante!» si impose di rimanere immobile mentre i suoi occhi registravano le dita di Molly stirare e piegare una minuscola porzione del lenzuolo. «Avevamo lo stesso gruppo di amici. Ci conoscevamo da molto tempo...» le dita di lei lasciarono il lenzuolo per andare ad insinuarsi nel pugno parzialmente chiuso di lui per aprirlo ed iniziare a seguirne le linee interne con un tocco leggero. Un sospiro pensieroso la fece muovere nuovamente. «...non sono mai stata una romantica. Non ho mai permesso a me stessa di esserlo. Ma...» i muscoli del volto di Sherlock ebbero un fremito vago mentre i suoi occhi seguivano la punta delle dita di lei che sfioravano la pelle sensibile delle sue.. «...una volta che ho sentito, anche se solo per un momento, quello che ho provato per te....» si voltò nuovamente per tornare a guardare e scrutare gli occhi di lui. «...mi hai rovinato. Non volevo accontentarmi di meno.»*
Vide gli occhi di lui cambiare colore ma il suo volto rimanere immobile prima di parlare con apparente inespressività.
«Quindi adesso dovrei ridere di te?»
Le sopracciglia che impercettibilmente si alzavano e un angolo delle labbra che si incurvava la fecero sorridere ed avvicinarsi per rispondere all'ormai conosciuto bacio di lui.



«Lo sai che lo farebbe.»
Un sospiro di rassegnazione e condiscendenza uscì dalle labbra di lui a pochi millimetri dal suo collo. Si sollevò per poterla guardare negli occhi e lei, dopo aver fatto vagare lo sguardo sul suo volto, gli sorrise. Un carezza leggera sulla guancia. Lui inclinò il capo per assecondarla per poi chinarsi nuovamente e baciarla.
In teoria era meglio non farlo, non incoraggiarlo, ma lei ricambiò quel bacio esattamente come tutti gli altri per poi guardarlo abbassarsi ed andare a sfiorare, come aveva fatto la prima volta e come da allora avrebbe sempre continuato a fare, le sue braccia lì dove le aveva strette ormai un anno prima.
Per quanto gli avesse detto che non importava più, che era passato, che l'aveva perdonato, lui aveva continuato a farlo ed era diventato uno di quei piccoli dettagli che erano e sarebbero sempre stati loro.
Si alzò per baciarla nuovamente. Un bacio più intenso, il corpo ancora più vicino al suo.
«ALLORA? GUARDATE CHE SALGO VERAMENTE!»
La voce perentoria di Sherrinford riecheggiò nuovamente.
Molly scoppiò a ridere mentre il volto sconsolato di lui si andava a nascondere fra l'incavo del suo collo ed il cuscino.




«Oh John, il problema è che quando era piccolo gli altri bambini non lo hanno accettato…»
«Sherry...»
«Un anno di “non gli piaccio” e “non mi piacciono” e così via….»
«Sherry!»
«Cosa c'è? E' vero?»
«Il problema non ero io, erano loro.»
«Concordo pienamente.»
«Oh per favore Mike, tu eri peggio di lui.»
«Io?! E non chiamarmi Mike!»
«Vi ricordate del povero figlio degli Smith? Va ancora in terapia per quella storia di Babbo Natale!»
«Sherry, io gli ho solo detto la verità! Non vedo come quest...»
«Chi viene con me dagli Hoower?...Non fate quelle facce, non mi interessa chi ma almeno uno deve venire.»
«Sherry!» «Sherrinford!»
«Cosa?! Ma che razza di fratelli siete? Non ho alcuna intenzi...»
«Sherrinford, noi abbiamo assolto al nostro stupido ed irrazionale dovere l'anno scorso ed ora è il tuo turno.»
«Traditori! Mamma ti prego, non voglio! Papà di qualcosa...»
«Beh tesoro, in fin dei conti potremmo anche lasciar stare i ragazzi. Sono adulti ormai, queste cose li mettono in imbarazzo.»
«E al mio imbarazzo chi ci pensa? Lo sai che domenica scorsa Mrs Taylor, ha detto a Mrs Fowler che Mrs...»
«John! Smettila di farle mangiare biscotti o non pranzerà!»
Molly si fermò sulla porta comunicante fra cucina e salotto. Un sorriso accennato e uno sguardo sereno erano la palese dimostrazione di quanto quel caos giocoso e familiare la facessero star bene.
I battibecchi dei tre Holmes, le risate trattenute di John e Mary sugli aneddoti infantili del consulente investigativo, il pugno di ferro di Mrs Holmes, la simpatia del marito e lo sgambettare incerto della piccola Watson la facevano sentire a casa, la facevano sentire bene.
Vide la bimba vacillare un istante per poi sedersi, o meglio afflosciarsi, involontariamente vicino alle gambe di Sherlock. Lui, ancora intento a rispondere alle accuse della sorella, si chinò in avanti per poi circondarle il torace con le dita affusolate e rialzarla, in un gesto automatico e familiare. La piccola si aggrappò ad un suo dito, per aiutarsi a superare l'incredibile ostacolo rappresentato dal piede di lui, per poi lasciarlo e ricominciare a girovagare per la stanza.
Un sospiro, carico di tutto l'amore che potesse derivare da una scena del genere, riempì il torace della patologa. Avrebbe potuto non essere lì, avrebbe potuto non avere tutto ciò che adesso poteva definire suo. Il senso di colpa che le si ripresentava ogni volta che pensava a Norton e a ciò che lei aveva pensato di Sherlock, le mutarono lo sguardo.
Abbassò il volto e tornò in cucina per cercare di ricomporsi quando sentì le braccia di Sherlock cingerle la vita.
Sapeva che lui aveva capito e sapeva che non approvava quel suo senso di colpa.
Appoggiò la schiena sul suo petto stringendo a sua volta le braccia di lui. Chiuse gli occhi registrando il battito calmo e regolare del suo cuore, la stretta dolce ma decisa e le labbra che le sfioravano la tempia.
«Te lo assicuro...» lei trattenne il fiato «...non volevo traumatizzare il figlio degli Smith.»
Molly scoppiò a ridere prima di voltarsi ed appoggiare la fronte a quella di Sherlock, il suo Sherlock.
Non avrebbe più dubitato di lui, come non avrebbe più dubitato di loro ma soprattutto non avrebbe più dubitato di sé stessa.



The End





Note Autore:
*La frase che Molly pronuncia deriva dal film “I guardiani del destino”. Non so se la traduzione è fedele alla versione italiana (sicuramente non è letterale) poiché la mia “ispirazione” non viene dal film ma da un meraviglioso video su youtube. La ragazza che lo ha fatto ne ha creati molti altri, ugualmente belli, e su cui ovviamente la mia mente ha già iniziato a lavorare. Chissà, forse alla fine ne usciranno delle vere storie. Qualora vogliate vederlo, cosa che vi consiglio con tutto il cuore, il link è questo: https://www.youtube.com/watch?v=IGtVkOXcEi4


  
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