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Autore: spongansss    02/05/2016    3 recensioni
Emma aveva sempre cercato di controllare la sua vita, nulla era mai riuscito a distruggere i suoi piani, tranne l'arrivo di Henry, finché un incontro le ha fatto capire che le nostre vite non possono essere controllate fino in fondo.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10
Mal di testa


 
-“Emma ma sei impazzita?”
-“Regina, hai sentito Henry? Non posso incasinare lui, non voglio che la sua infanzia possa avere dei disagi a causa di sua madre. Io lo so come ci si sente, non voglio fare lo stesso a lui.”
-“Ok, ufficiale, sei impazzita. Credi che un genitore non abbia il diritto di innamorarsi? Le persone scelgono di chi innamorarsi? No. I genitori sono persone? Sì. Ecco, risolto il problema. Emma, non puoi rinunciare a te stessa per Henry. Non è così che lo farai stare bene, i bambini sentono, sentono tutto. Credi che non se ne accorgerà? Credi che non gli peserà la tristezza della madre?”
-“Regina, non posso rischiare di fargli del male, non dopo tutto quello che è successo a me. E io non starò male. Sono stata benissimo fino ad ora, io ed Henry, basta. Perché dovrebbe cambiare qualcosa? Staremo bene.”
-“Le cose cambieranno perché prima non c’era Killian ed ora sì. E fa la differenza, e di molto anche.”
-“Non posso.”
-“Sai cosa penso? Questa di Henry è solo una scusa.”
-“Mi spieghi cosa vai farfugliando?”
-“Sì Emma. Vuoi proteggere te stessa, non Henry. Emma, ammettilo: hai paura. Hai paura di soffrire ancora, paura di scombussolare il tuo equilibrio, paura di tutto ciò che è incerto. Ma Emma, c’è una cosa che devi capire: nella vita le certezze non esistono, e non è barricandoti dietro a dei muri che risolverai il problema. Anche rinchiusa in te stessa, non sei in grado di controllare il resto del mondo che sbatte contro di te, non puoi. Allora smettila di sopravvivere e comincia a vivere, buttati nelle cose, fregatene della paura, insegui ciò che desideri. Ti prego Emma, io lo so che ne hai davvero bisogno.”
Emma rimase imbambolata. Le lacrime cominciarono a pizzicarle gli occhi e probabilmente la sua bocca si era spalancata contro la sua volontà. Non sapeva, davvero non lo capiva, come facesse Regina a leggere ogni parte di lei, anche quelle più nascoste, quelle che lei stessa non era in grado di trovare e di interpretare. Emma non era un libro aperto per Regina: era un libro aperto con immagini e note esplicative, comprese nel prezzo anche delle video lezioni tenute dai migliori professori al mondo.
Emma non si capiva, Regina invece lo faceva. Forse era stato proprio questo a farle avvicinare, a far sì che Emma, la timida ragazzina dallo sguardo spento, si aprisse finalmente con qualcuno e i suoi occhi cominciassero a splendere.
Trattenere le lacrime stava diventando davvero difficile, quelle maledette goccioline salate la stavano implorando di poter saltare fuori. Tentò di parlare, ma la voce le uscì rotta.
-“I-io non ce la faccio.”
 
 
-“Ehi amico, che fai?”
-“Costruisco un robot… Andiamo, Robin, sto facendo colazione, mi pare evidente.”
-“Prima o poi mi spiegherai dove trovi tutta questa ironia di prima mattina.”
-“Appunto, non rovinare questa giornata tenendo il muso o, se proprio devi avere quella faccia, tienila lontana da me.”
-“Questa storia mi puzza. Tutto questo bisogno di allegria fa molto ‘il buongiorno si vede dal mattino’ e non è da te. Cosa mi stai nascondendo?”
Killian non fece in tempo a trovare una scusa plausibile che il suono del cellulare lo salvò in corner. Erano le 7 del mattino, chi mai poteva mandargli un messaggio a quell’ora?

Killian, mi dispiace tanto, ho avuto un problema con Henry, non credo potremo uscire questa sera.
Emma


Tranquilla tesoro, la famiglia prima di tutto. Sarà per un’altra volta.

-“Vedi amico, te l’avevo detto di non tenere il broncio davanti a me.”
-“Io davvero non capisco di cosa tu stia parlando.”
-“Niente, non importa.”



Quella fu una giornata nera per entrambi.
Killian si era svegliato con il sorriso, poi la causa di quella gioia era svanita. Pensava davvero ciò che le aveva scritto, ma qualcosa non gli tornava. Poi ci teneva così tanto che presumibilmente anche se gli avesse scritto “scusa Henry è in ospedale” ci sarebbe rimasto male.
Aveva pensato alla possibilità di chiedere di uscire per giorni, poi per i giorni successivi al suo assenso. Era il suo chiodo fisso: quella donna lo calamitava come mai gli era capitato.
Nel buio della sua camera vedeva i suoi occhi, quel verde era la sua ossessione, l’avrebbe guardata negli occhi per sempre, avrebbe potuto vivere di quegli occhi. E quei capelli, non voleva nemmeno pensarci.
I suoi capelli avevano il profumo che, Killian ne era certo, era possibile annusare in paradiso.
Ciò che provava per lei stava prendendo il sopravvento sulla sua parte razionale, lavorare era diventato davvero complesso, guardava l’orologio compulsivamente nella speranza che quella giornata finisse.
Emma aveva lavorato alla tavola calda quella mattina, o almeno ci aveva provato. Era distratta, più volte aveva rischiato di confondere le ordinazioni, fissava l’orologio nella speranza che il momento di tornarsene a casa arrivasse presto. Nemmeno la presenza di Ruby, antidepressivo consigliato da tutti gli psicologi, era stata in grado di farla sentire meglio. Più il tempo passava più pensava che ci fosse qualcosa di davvero sbagliato in quella situazione, che se avesse fatto la scelta giusta si sarebbe sentita bene, non così abbattuta.
Finalmente il suo turno arrivò al termine e poté andare a prendere Henry a scuola. Sperò davvero di riuscire a distrarsi con lui. Le sue speranze furono vane: suo figlio aveva molto da studiare e avrebbe passato buona parte del pomeriggio sui libri. Emma rimase così: da sola in salotto in balia dei pensieri. La sua testa minacciava davvero di esplodere. Aveva cominciato a dolerle quella mattina verso l’ora di pranzo. L’affollamento dei problemi non aveva fatto altro che farlo peggiorare. Aveva davvero bisogno di riposo.
Si fece una doccia, prese una pastiglia e aspettò il rientro di Regina sdraiata sul divano, al buio, nella speranza che il picchio che aveva nel cervello si addormentasse.


-“Swan, cosa fai sdraiata lì in pigiama? Non dovresti prepararti?”
-“Regina, te l’ho detto, non ci vado.”
-“Spero bene che tu abbia avvisato anche Killian e non gli stia dando buca senza dire nulla.”
-“Sì, ho fatto tutto quello che dovevo. Ascolta, io ho mal di testa, non mangio, vado direttamente a dormire. Puoi pensare tu ad Henry?”
-“Sì Emma, ma poi non mi dire che questo cambiamento di programma non ha effetti su di te.”
-“Non ho intenzione di discutere, buonanotte.”


Emma si chiuse in camera, quasi senza che se ne accorgesse lente e silenziose lacrime cominciarono a rigarle il volto. Si addormentò così: abbracciando un cuscino bagnato di lacrime.


Regina ed Henry mangiarono da soli. Ovviamente Henry trovò strana l’assenza della madre; non era mai capitato che andasse a dormire senza mangiare.
-“Regina, cos’ha davvero la mamma?”
-“Ha detto che aveva mal di testa.”
-“No, non è solo questo. Non rinuncerebbe al cibo solo per il mal di testa. C’è qualcos’altro sotto.”
-“Sei sveglio ragazzino.”
-“Andiamo, sei la sua migliore amica, so che lo sai. Cos’è? Magari posso aiutare.”
-“Henry, io non voglio sostituirla, è una cosa che riguarda solo lei e io non ti posso mettere in mezzo senza che lei lo voglia.”
-“Oh, sembra una cosa ‘da grandi’. Problemi di cuore?”
-“Ma tu da dove sei uscito?”
-“So che ho indovinato, quindi a questo punto non sarà più colpa tua se mi dirai cosa le sta succedendo.”
-“Ragazzino, smettila di fare il furbo.”
-“È Killian, vero?”
-“Tu mi spaventi a volte. Comunque sì, doveva uscire con lui ma ha rinunciato.”
-“Perché?”
-“Ha detto che lo ha fatto per te, perché a te non piace Killian. Io non ci credo però, secondo me ha solo paura e ha trovato in te una scusa.”
-“E poi a me Killian piace!”
-“Davvero? E allora tutta quella storia del pranzo?”
-“Mi infastidiva il fatto che qualcuno si fosse intromesso tra me e la mamma, non lui in particolare. Allora, credo saremo d’accordo sul fatto che dovremmo aiutare la mamma ad affrontare i suoi problemi, non può stare chiusa in camera al buio per sempre.”
-“Ma tu sei sicuro di avere 10 anni? E, sentiamo genietto, come hai intenzione di fare?”
-“Io e te lavoreremo sotto copertura e faremo andare la mamma ad un appuntamento a sorpresa. Che ne dici?”
-“Geniale!”
-“Ottimo, ora manca solo un nome. Che ne dici di ‘Operazione Inseparabili’?”
-“Inseparabili?”
-“Sì, sono una specie di pappagalli, vivono in coppie e non sono in grado di stare separati, a costo di morire pur di non sentire la mancanza dell’altro.”
-“Mi piace, forse un po’ estremo, ma mi piace. Affare fatto.”









Angolo dell'autrice
Lo so, il tempo di attesa diventa sempre più lungo e temo che il mese di maggio sarà ancora peggiore. Purtroppo con al scuola va così. Magari a giugno riuscirò di nuovo a pubblicare con una frequenza decente.
Il capitolo è un po' più breve dei precedenti un po' per problemi di tempo, un po' perché è un capitolo di passaggio. Da questo punto in poi vedremo Regina ed Henry in combutta, a quel punto succederà qualcosa di un po' più concreto, promesso.
Non ho intenzione di spendere parole riguardo la puntata perché se no ricomincio a piangere. Vi dico solo che ieri notte ho visto la live nel letto accanto a mia sorella piangendo il più piano possibile per non svegliarla. Oggi l'ho rivista con lei con i sottotitoli e ho pianto un'altra volta. Ma io cosa ho fatto di male per meritarmi una vita così di stenti? E meno male che le coppie canon creano gioia. Sì, una cifra.
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto nonostante la sua brevità. Aspetto una vostra opinione.
Alla prossima.
Erika (si, mi sono resa conto solo ora che magari sarebbe carino se mi firmassi. Sono un po' tarda, lo so)
   
 
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