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Autore: ezuccanigra    03/05/2016    0 recensioni
Dirsi addio un'ultima volta
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Una porta si spalancò di fronte a lui e si sentì chiamare.

Nella stanza c'era lei. Ian si gettò ai suoi piedi, incredulo, e le abbracciò le gambe baciandole le cosce e piangendo.

Una mano delicata gli accarezzò i capelli e lo fece alzare in piedi.

"Sei tu" disse Ian incapace di altre parole, come se quella rivelazione gli fosse costata tutto il fiato che aveva in corpo.

Due occhi grandi lo fissavano attraverso le lunghe ciglia. Si abbracciarono all'infinito e con le bocche sulle orecchie sussurravano parole d'amore.

"Devi andartene" gli disse lei dopo un po'.

"Ti ho appena ritrovata, non me ne vado senza di te"

"Io non posso venire"

"Ma cosa ti è successo? L'ultima volta che ti ho vista stavi bene, eri viva"

"Perché pensi che sia morta?"

"Non è forse questa la morte?"

Lei non rispose ma inclinò leggermente la testa.

"Qui non c'è nulla" proseguì Ian "Non si può uscire. Non è un sogno,

pensavo che lo fosse ma è così reale...certe volte"

"Cosa è reale?"

Ian fece un gesto con le braccia indicando la stanza attorno a sé.

"Tutto questo. Questa stanza"

"Dove credi che siamo?"

Ian non rispose, qualcosa non quadrava, così si concentrò su di lei.

"Mi manchi tanto"

Si guardarono tenendosi per mano, senza staccare gli occhi l'uno dall'altro.

"Anche tu mi manchi"

Ian abbassò finalmente lo sguardo e scosse la testa.

"Avrei voluto di più"

Lo sguardo di lei si fece triste e poi sorrise solo con le labbra.

"Raccontami"

Ian iniziò a parlarle dapprima dei loro ricordi insieme e la faceva ridere perché vederla ridere lo consolava. Per non pensare che quella era l'ultima volta che si vedevano, Ian aveva agganciato gli occhi di lei ai suoi: Se l'avesse guardata per sempre non sarebbe mai scomparsa. Ben presto Ian si perse in ricordi già raccontati e guardando nel profondo degli occhi di lei, i pianeti gemelli, capì che sarebbe stato risucchiato anche lui in quei due buchi neri che andavano allargandosi. Dentro ci vide la vita che aveva voluto e che non aveva avuto il tempo di pianificare con lei.

Allora le raccontò cosa avrebbe voluto, leggendo direttamente la sua anima morbida per scoprire se avevano avuto gli stessi desideri e gli stessi rimpianti.

Intorno a loro la stanza si riempì di luce e le pareti scomparvero, li accarezzava un vento caldo e un'aliena sensazione di felicità. Piombarono all'interno di una casa pulita e spoglia. Ian percepiva con la coda dell'occhio il colore bianco pareti e le tende a sfiorare il pavimento, avvertì profumo di rose come ci fosse un vaso di fiori freschi proprio accanto a loro ma non azzardò a distogliere gli occhi da lei, né le avrebbe lasciato le mani per niente al mondo.

La casa intorno a loro andava formandosi e riempiendosi di ogni genere di oggetti. Ian lo sapeva perché lo stava raccontando e lei sorrideva. Un divano in pelle, il pavimento di legno, mobili pieni di vestiti, fotografie, la televisione accesa. Sapeva che c'era una macchia su un cuscino che non andava più via, di quella volta che Ian aveva riparato la catena della bicicletta e non si era lavato bene le mani e una sul soffitto della cucina perché lei aveva lasciato la pentola a pressione sul fuoco e le lenticchie erano state sparate verso l'alto e non erano mai riusciti a pulire per bene. Lei rise e Ian le strinse le mani, sentiva il loro amore crescere, di quelle sensazioni che scavano nel cuore e gli danno fuoco e quello si scioglie come cioccolata fondente scaldata a bagnomaria. E Ian sapeva che qualcos'altro stava crescendo e poggiò la mano sul ventre di lei, mentre lei piangeva guardandolo e allora i loro occhi si mischiarono e ora anche Ian piangeva e sentiva il cuore del bambino e quello di lei e non sapeva più quale fosse il proprio.

Si trasferirono in una casa più grande e portarono via anche tutti i loro ricordi, preparandosi a formarne di nuovi. Quando il bambino nacque, Ian, che ancora stringeva la mano di lei e vedeva gli eventi riflettersi nei suoi occhi, si chiede come fosse possibile essere tanto tristi e al tempo stesso tanto felici.

Notti insonni, il bambino che piangeva. A Ian facevano male gli occhi, ma come avrebbe mai fatto a dormire?

Un giorno il bambino portò a casa la prima pagella.

Il bambino ormai adulto li lasciò e Ian e lei si ritrovarono da soli.

A un certo punto Ian smise di parlare e le visioni si interruppero.

"Come sarebbe possibile pretendere altro ancora?"

Disse portando una mano sul viso di lei che vi poggiò la guancia.

"E poi a cosa serve, non succederà mai"

"Ah no?" Disse lei "Ma guardaci. Guardami bene"

Ian si sorprese a scoprire che era invecchiata. Della fresca bellezza di un tempo non era rimasto nulla, solo una luce particolare negli occhi che raccontava tutta la loro storia.

"Siamo invecchiati insieme" disse lei con la voce stanca "Non sono molti a poter dire lo stesso. Non piangere" aggiunse e lo abbracciò.

Ian non fece in tempo a dire di no, che non poteva staccare gli occhi dai suoi oppure tutto sarebbe finito. E lei scomparse tra le sue braccia.

   
 
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