03/05/2016
2 recensioni Il pianoforte solitario
Ero sempre stato un fanciullo solitario
prima che tu arrivassi: non parlavo molto con gli altri,
mi limitavo a giocare con loro e assecondarli.
Eri solo come me, sempre chiuso in casa,
dall’alto di quella finestra guardavi me e i miei compagni,
io ti osservavo per poco temendo di innervosirti.
A volte sentivo una melodia provenire da lì,
eri tu che stavi provando quelle dannate scale.
Chissà quante volte avrai sognato di poter essere
anche tu con noi, dietro quel pallone,
a correre per il parco fino a perdere il fiato.
Invece no, dovevi rincorrere altro.
Il tuo sogno di diventar musicista,
quel sogno così lontano da sembrare irraggiungibile,
bruciava come una fiamma viva dentro di te.
Il ricordo di quel giorno continua a balenare
dentro la mia mente.
Quel giorno la palla finì nel tuo giardino,
in una siepe, dove tu eri nascosto.
Cercavi di sfuggire ai rimproveri di tua madre
e del maestro di piano.
Tu eri timido, insicuro, ma così gentile e dolce
in fondo. Nessuno, neanche tua madre,
ti conosceva bene quanto me.
Da quella volta venni spesso a casa tua, anche se
tua madre non era molto entusiasta, e parlavamo
fino a mezzodì. A volte
ti spronavo ad esibirti davanti a me,
e quando ciò accadeva,
sembrava che le tue dita accarezzassero dolcemente quei tasti bianchi e neri.
Come se i tuoi polpastrelli gli dicessero
“Su, non abbiate paura. Ognuno di voi è speciale!
Siete tutti diversi, suonate note diverse, ed è questo
a rendervi perfetti!”.
Miglioravi ogni giorno di più,
il tuo sogno si sarebbe coronato ben presto.
Sarebbe stato tutto perfetto, finchè quell'equilibrio si spezzò.
Alla fine lo venni a sapere.
Perchè? Perchè non mi avevi avvertito? Ti odiai per quello:
soffrivi di leucemia, ma non me l’hai detto.
Forse perchè sarei stato pensiero,
forse perchè non volevi che lo sapessi. Chi lo sa.
Dopotutto ero il tuo primo migliore amico.
Quella notte la tua fiamma si spense
e nessuno se ne era accorto,
te ne sei andato in silenzio, senza il minimo lamento.
Pochi giorni dopo la tua morte,
il piano che tu suonavi era stato donato a me
da parte della tua povera mamma. Era venuta sorridendo,
senza dire una parola con una lacrima sulla guancia,
e se n’era andata così, singhiozzando piano.
Ancora oggi conservo quello strumento,
l’ho messo nel mio salone,
ogni fine settimana lo spolvero, ma non oso toccare i tasti.
Non voglio lasciare le mie impronte,
il tuo ricordo deve vivere intatto in quel pianoforte.
Quando lo guardo vedo la tua immagine,
le tue dita che sfioravano gentilmente quei tasti,
la dolce musica che riempiva la stanza.
A volte lo guardo e penso che sena di te
quello strumento si senta solo,
proprio come un uomo solitario.
Angolo
Ciao a tutti ragazzi *arrossisce* un grazie a coloro che hanno letto questo schifo, avete coraggio da vendere. Io stessa non riesco a capire da dove derivi questa
So di essere una gran autopessimistasuperiperdepressa(?).
Quindi...mmh...ad essere sincera questa era un tema che dovevo svolgere, ma lo trovavo carino e così ho deciso di avere un'altra opinione altrui. Il testo è scritto interamente da me, lo giuro, e non l'ho copiato. Nel caso in cui abbia copiato l'ieda di qualcun altro/a me lo faccia sapere perchè non era mia intenzione. Detto questo mi ritiro nel mio angolo di
Un bacione a tutti!
DarkKastle_AngelNathaniel