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Autore: Ironicamente_caustica    03/05/2016    0 recensioni
Con quale scelta potrei convivere?
Non con gli Eruditi,non con i Candidi.
Non con gli Abneganti,da cui voglio scappare.
E neanche con i Pacifici,perché sono troppo disperato per farne parte.
La verità è che voglio che la mia scelta sia come un coltello affondato dritto nel cuore di mio padre,che lo ferisca con tutto il dolore,l’imbarazzo e la delusione possibili.
C’è una sola scelta che può farlo.
questa ff è ricopiata dal libro di Veronica Roth "Four" non ho amato la velocità e leggerezza degli eventi così riprendo passo passo il libro aggiungendo solamente le parti che mancano nella linea temporale. spero vi piaccia
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amar, Eric, Four/Quattro (Tobias), Tris, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Percorriamo insieme il corridoio e svoltiamo l’angolo. Arriviamo all’ascensore e gli occhi di Tris individuano un corpo disteso tra i cadaveri di alcuni Intrepidi. È vestito di grigio, le scappa un verso strozzato e si volta, nel tempo che aspettiamo che le porte si aprino davanti a noi né riconosco il viso. Andrew Prior.
Tris si accuccia contro la parete accanto all’ascensore vicino al corpo di una guardia e vomita tutto il contenuto dello stomaco, le guance rigate dalle lacrime e gli occhi ombrati di dolore. Passano si e no cinque secondi e si tira su, con gli occhi di nuovo accessi, vigili e duri, entriamo nell’ascensore e scendiamo al pianterreno, le porte si aprono e l’aria fredda nel salone di vetro ci colpisce. Una folla urlante di soldati Intrepidi vestiti di nero si staglia davanti a noi, rimaniamo fermi perché vedo che Tris cerca il viso di suo fratello, un brivido di paura mi scorre lungo la schiena. Se fosse morto anche lui, non so sé Tris ne uscirebbe in piedi, forse tutto questo riuscirà a spezzarla, forse sta già cominciando a succedere ma non abbiamo il tempo di farle metabolizzare i suoi sentimenti, come non ne ho io. Dobbiamo andare via prima che Max e Janine ci raggiungano e si riprendano l’hard disk; Caleb ci corre incontro appena varchiamo la porta e Tris gli cade tra le braccia.
< Papà? > chiede.
Lei scuote solo la testa.
< Ah. È così che avrebbe voluto andarsene. > risponde Caleb con voce strozzata.
Li oltrepasso cercando di annullare la mia presenza, ma un’altra figura mi blocca sul posto, sento il panico montare dentro e tutto il viso sbiancare. Marcus.
Mi viene incontro stringendomi le braccia al collo, come non ha mai fatto prima d’ora, rimango rigido aspettandomi quasi di vederlo tirare fuori la cintura.
< Figlio mio > sospira, facendomi alzare gli occhi al cielo. Faccio una smorfia alle sue parole, come se fossero acido che mi scivola giù lungo la gola, cerco di deglutire ma ho la gola secca, i polmoni che premono alla ricerca d’aria mentre l’ormai famigliare sensazione di formicolio mi risale fino al palmo delle mani.
< Ehi > sbotta Tris staccandosi dal fratello. Si infila tra di noi spingendo via Marcus da dosso a me, con forza che lo avrebbe mandato a terra se lui non fosse così robusto ed alto in confronto a lei. < Ehi, lascialo stare! >
Ho il respiro corto e superficiale, sto cadendo nel panico.
< Stagli lontano! > sibila con voce glaciale.
< Beatrice, ma che stai facendo? > le chiede Caleb
< Tris > mormoro, alla ricerca di un salvagente. Lei, la mia roccia a cui aggrapparmi per non naufragare nel panico. Marcus la guarda con gli occhi sgranati e la bocca spalancata. Non l’ho mai visto scandalizzato prima d’ora, non lui che è sempre perfettamente padrone del suo universo, ma adesso quell’occhiata che le rivolge mi risulta troppo falsa per essere reale.
< Non tutto quello che dicevano gli Eruditi nei loro articoli era una menzogna > Scatta, rispondendo al fratello.
< Di cosa stai parlando? > chiede Caleb.
< Non so che cosa ti abbia detto, Beatrice, ma .. > comincia Marcus.
< L’unico motivo per cui non ti ho ancora sparato è perché spetta a lui farlo > lo interrompe. < Ma stagli lontano o deciderò di infischiarmene. >
Le poso le mani lungo le braccia stringendola a me, perché è la mi ancora, perché mi ha protetto ancora una volta da mio padre, mi ha protetto da lui nel mondo reale.
< Dobbiamo andare > le mormoro incerto < Il treno dovrebbe arrivare da un momento all’altro. >
Camminiamo velocemente verso i binari. Ho la mascella contratta e guardo davanti a me. Non voglio andare da nessuna parte con Marcus, o con Peter che ci sta venendo dietro tenendosi una spalla con la mano grondante di sangue. Ma non abbiamo scelta. Probabilmente appena gli Eruditi saranno qui lo arresterebbero, uccidendolo , e per quanto il pensiero mi provoca una dolce sensazione di vittoria, non sono un sadico, non sono come lui. Non sarò colui che firma la sua condanna a morte; forse a parti opposte lui non esiterebbe un attimo a condannarmi a morte, ma io sono migliore di lui, vedo quanto sono diverso da lui ogni volta che mi guardo negli occhi di Tris o quando pronuncia il mio nome.
< Scusa > dice lei, riscuotendomi dai miei pensieri.
< Non hai nulla di cui scusarti. > le rispondo prendendola per mano, anche se sto ancora tremando. Come può chiedermi scusa se ha appena messo Marcus con le spalle al muro per me. La rivedo ancora una volta mentre strattona la cinta stretta intorno al suo polso, per poi usarla su di lui.
< Se prendiamo il treno che và nella direzione opposta, quello che esce dalla città, ci porterà alla sede dei Pacifici > dice < E’ lì che sono andati gli altri. >
< Che cosa ne pensate dei Candidi? Secondo voi, che cosa faranno? > chiede Caleb, facendomi ripensare a Janine. Così convinta che sarebbero stati dalla sua parte, una volta assorbito il resto degli Abneganti. Almeno per il momento non lo farà, abbiamo guadagnato tempo per elaborare un nuovo piano e fermarla. E per il momento possiamo contare sul fatto che non troveranno alleanza tra i Candidi che non accetterebbero un’azione così subdola. Certo, non potranno nemmeno combatterli.
Aspettiamo alcuni minuti accanto alle rotaie, Tris non si regge più in piedi, trema  barcolla contro il mio fianco, così la prendo in braccio mentre nasconde il viso nell’incavo del mio collo, respirando l’odore della mia pelle. Il movimento fa si che il suo odore – un misto di sudore, sapone degli Intrepidi, adrenalina e qualcosa di dolce come la mela che ormai associo unicamente a lei – mi colpisca in pieno viso. Il suo odore è quello che associo all’interezza, al coraggio e all’amore.
Mi concentro sul calore del corpo di Tris, perché sento fin troppo bene la presenza di Marcus alle nostre spalle, mettendomi sull’attenti con i muscoli tesi, in procinto di attaccarlo. Il treno arriva e metto giù Tris, corriamo per qualche metro gettandoci di lato per entrare nel portellone aperto. Tris cade sul braccio sinistro dimenandosi per trascinare il resto del corpo. A giudicare da come tiene il braccio destro lungo il fianco e dal sangue rappreso sulla camicia Abnegante che indossa, la ferita di Eric deve essere ancora aperta, deve aver perso molto sangue.
Si siede contro la parete del vagone mentre suo fratello le si siede di fronte;  mi posiziono al suo fianco, per mettere più distanza possibile tra lei e Marcus e Peter, anche solo per impedirgli di guardarla. Sono i suoi nemici, i miei nemici, i nostri.
Il treno scivola e osserviamo la città rimpicciolirci dietro di noi. Diventerà sempre più piccola lasciando spazio ai campi che circondano la recinzione, dove potremo trovare rifugio e conforto tra i Pacifici, potremmo rimanere lì per qualche tempo, per capire quale sarà la nostra prossima mossa, o almeno finchè non cominceranno a cercarci.
Nell’ultima ora la mia vita è cambiata completamente. Siamo quasi morti, ho quasi sterminato una fazione – forse – e soprattutto ho quasi ucciso Tris. Mi trovo con l’uomo che odio di più su un treno, e al suo fianco l’aggressore di Tris.
Tris. Rivedo i suoi occhi sicuri, e le guance rigate di lacrime, mentre mi offriva l’arma per ucciderla. Mentre mi riportava indietro. Ancora una volta la consapevolezza di quello che provo mi colpisce, facendomela stringere a me di istinto. Pieghiamo le ginocchi avvicinando le teste, creandoci una piccola tana solo per noi due. Dove anche per poco potremmo chiudere fuori tutti: Eruditi, Intrepidi, Abneganti, Marcus, Peter.
< Oggi i miei genitori sono morti > mormora, con voce tremante come se lo dicesse più a se stessa che a me. < Sono morti per me. >
< Ti volevano bene > le ricordo < Per loro non poteva esserci modo migliore per dimostrartelo. >
Annuisce studiando il mio viso.
< Sei quasi morta, oggi > sussurro < Ti ho quasi uccisa. Perché non mi hai sparato, Tris? >
< Non potevo. Sarebbe stato come sparare a me stessa. >
Le sue parole mi feriscono. Mi feriscono e curano allo stesso tempo ogni mia cicatrice  e ferita. Si sarebbe lasciata uccidere, avrebbe sacrificato se stessa per me. Ammiro il suo coraggio, la sua forza, il suo altruismo ma quello che mi colpisce in questo momento è altro: il fatto che una ragazza come lei è disposta a rinunciare alla sua vita, per la mia. Io che non sono altro che un’insieme di ferite e cicatrici, che mi sono sentito piccolo e vuoto. Io che sono stato un vigliacco, che sono fuggito deludendo la mia vecchia fazione.
< Devo dirti una cosa > bisbiglio. Tris fa scorrere le dita sui tendini del mio braccio fino a farla finire tra le mie di dita. Come se avesse anche lei bisogno di me quanto ne ho io di lei. Come se avesse bisogno della prova che sono davvero al suo fianco.
< Forse sono innamorato di te. > sorrido. < Aspetto di esserne sicuro per dirtelo, comunque > so che le sto mentendo, e forse lo sa anche lei. Mi sono innamorato di questa piccola e coraggiosa ragazza il giorno che ho visto il suo corpo schiantarsi contro la rete.
< Gentile da parte tua > dice, sorridendo anche lei. < Dovremmo trovare un foglio di carta così potresti fare una tabella, o un grafico o che so io. >
Rido davvero per la prima volta da quello che mi sembra un tempo infinito. La sua risposta è tagliente, ironica come la prima sera in cui abbiamo parlato.
< Forse sono già sicuro > ammetto, facendo scorrere il naso lungo la mascella, premendole le labbra dietro l’orecchio. < è solo che non voglio spaventarti. >
Ridacchia. < Pensavo mi conoscessi meglio. >
< Va bene. Allora .. ti amo. >
Mi bacia mentre il treno continua a scivolare dolce sotto di noi. Continuiamo a baciarci per tutto il tempo che vorremo, anche se sento gli occhi di tutti puntati su di noi. Posso comprendere la protezione di Caleb per sua sorella mentre un ragazzo più grande la bacia dentro un treno in cui siamo letteralmente saltati dentro. Ma lo sguardo di disapprovazione che sento da parte di Marcus mi fa irrigidire, non voglio che la guardi, che la guardi mai più.
Non è al sicuro e io voglio proteggere Tris. Nonostante sia coraggiosa e forte, io la voglio proteggere non m’importa più di niente se non di questo. Lei mi ha salvato da mio padre due volte e io farò la stessa cosa, la salverò da tutti quelli che oseranno torcerle un capello, perché la amo e non m’importa più di quello che ci aspetterà nei prossimi giorni, perché finchè saremo insieme potremo far tutto. Potremo combattere contro gli Eruditi, salvare gli Abneganti ed aiutare gli Intrepidi. Perché con Tris al mio fianco posso fare qualunque cosa.
Si scosta leggermente e tira fuori dalla tasca l’hard disk, rigirandoselo tra le mani, lo stringe al petto e si appoggia contro la mia spalla cercando di dormire.
Gli Eruditi non esistono più, nemmeno gli Abneganti. Siamo come gli Esclusi, non abbiamo una fazione, una casa o dei capifazione. Ma so – sappiamo – perfettamente quale è il nostro posto.
Guardo scorrere il paesaggio davanti a noi, mentre la respirazione tranquilla di Tris contro di me mi infonde tranquillità.
Forse domani dovremo combattere, forse avremo altre perdite, incalcolabili, forse non ne usciremo tutti vivi da quello che ci aspetta. Ma quello che so è che ora non appartengo più a nessuno, non sono un Intrepido, un Abnegante, sono solo io, Tobaias.
Sono Quattro, che con Tris al proprio fianco scoprirà cosa ci riserva il futuro, quante lotte dovremmo affrontare e quanto forti dovremmo essere.
Ma non m’importa. Mi concentro solo su Tris, sul mio amore per lei, sulla promessa di proteggerla e di farla uscire viva da quello che ci aspetta.
Mi concentro sul suo corpo caldo contro il mio.
Guardo fuori dal portellone concedendomi alla fantasia .. alla speranza.
Un futuro in qui io e Tris, saremmo liberi da ogni restrizione che vogliono imporci.
Liberi di essere noi due.
Speranza di un luogo migliore, un posto in cui costruiremo la nostra vita, la nostra casa.
Perché io da oggi sarò la sua famiglia, esattamente come è lei per me.
Chiudo gli occhi e rivivo ogni momento che abbiamo passato insieme, è così poco eppure mi sembra di amarla da tutta la vita.
Mi sono innamorato del suo coraggio, della cocciutaggine, del suo altruismo e della sua lingua tagliente. Mi sono innamorato lentamente ogni volta che mi rispondeva male, e non cedeva sotto le mie risposte crudeli. Mi sono innamorato quando non si è lasciata chiudere fuori, ma ha spalancato la porta ed ha preso posto accanto a me. Mi sono innamorato quando si è guadagnata il mio rispetto ogni singola volta. Mi sono innamorato perché non è mai stata una mia subordinata. Mi sono innamorato perché non si è tirata dietro a nulla, perché era pronta a dare la vita per i suoi genitori, per me.
Mi sono innamorato di Tris che è Divergente.
Non apparterremo più a nessuno, saremo tutte le virtù che la nostra città può dare.
Saremo Divergenti.
Perché ora so perfettamente chi sono e so perfettamente chi è Tris.
   
 
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