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Autore: _cercasinome_    03/05/2016    1 recensioni
Era stato imbarazzante e umiliante. Non si era mai vergognata così tanto in vita sua. Non le era mai piaciuto essere al centro dell’attenzione, non le si addiceva per niente. Figurarsi trovarsi nuda, cono solo dei minuscoli slip, davanti a milioni di occhi, nemici e non.
Non solo i suoi nakama e tutti gli altri l’avevano vista tremare davanti all'incredibile forza di quella strana ragazza, ma aveva anche dovuto subire quella terribile umiliazione, sempre per colpa della Spriggan bionda, che si era presa gioco di lei.
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Storia ispirata al capitolo 467, quindi PICCOLO SPOILER per chi non ci è ancora arrivato
Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kagura, Lyon Bastia
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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COMPLETE STRANGERS

Era stato imbarazzante e umiliante. Non si era mai vergognata così tanto in vita sua. Non le era mai piaciuto essere al centro dell’attenzione, non le si addiceva per niente. Figurarsi trovarsi nuda, cono solo dei minuscoli slip, davanti a milioni di occhi, nemici e non.
Non solo i suoi nakama e tutti gli altri l’avevano vista tremare davanti all’incredibile forza di quella strana ragazza, ma aveva anche dovuto subire quella terribile umiliazione, sempre per colpa della Spriggan bionda, che si era presa gioco di lei.
E la cosa che la faceva arrabbiare maggiormente era di non essere riuscita a fare niente. Non si era potuta difendere, non aveva potuto schivare, non aveva potuto contrattaccare. Era semplicemente rimasta immobile, subendo quell’attacco che non aveva neanche visto arrivare.
E più scuoteva il capo, cercando di cacciare via quel pensiero, più quello la tormentava ogni volta che il suo sguardo si posava sui brandelli del suo kimono.
Strinse i pugni lungo i fianchi, facendo sbiancare le nocche e conficcandosi le unghie nella carne, fino a quando considerò che una boccata d’aria fresca le avrebbe fatto senz’altro bene.
E poi doveva…
Afferrò velocemente, e quasi con rabbia, l’indumento perfettamente ripiegato davanti a lei uscendo dalla tenda in cui si era “rifugiata”.
Percepì immediatamente gli occhi di tutti quanti su di sé e la prima idea che le venne in mente fu quella di tornare in tenda, sola e al sicuro. Ma non poteva passare il resto della sua vita sola in un minuscolo spazio vitale.
Così continuò a camminare, a testa alta e sguardo duro e fiero, cercando di autoconvincersi che il calore che sentiva al viso fosse per la temperatura alta, e non per l’imbarazzo, che le colorò le scocche di un leggero rosa.
Raggiunse il tavolo dove Mermaid Hell e Lamia Scale stavano cercando di elaborare, con poco successo, una buona strategia per il prossimo scontro con i nemici.
Lo individuò subito.
Era proprio al centro, circondato da tutti gli altri che pendevano dalle sue labbra. Aveva un espressione tesa e seria sul volto, era chiaro che era molto preoccupato.
Si fece spazio, raggiungendolo senza che lui se ne accorgesse. Si voltò solo quando lei mise l’abito sulla carta che lui stava studiando.
-Questo è tuo- disse semplicemente mentre già si allontanava dandogli le spalle.
-Non c’era bisogno di…- iniziò a urlare, in modo che la maga potesse sentirlo nonostante la distanza che li separava e la confusione, che comunque era diminuita molto al suo arrivo.
-Non mi serve a nulla- rispose fredda, non lasciandogli neanche il tempo di concludere la frase, per poi sparire dalla sua vista.
-Che sgarbata- brontolò Chelia, incrociando le braccia al petto e mettendo su un tenero broncio.
Lyon continuò a fissare il punto in cui la maga era sparita con espressione seria, sbuffando e massaggiandosi il capo con la mano.
Chelia non aveva tutti i torti. Kagura sembrava una persona…particolare. Erano insieme solo da poche ore e, dopo i Dai Matou Embu, non aveva avuto modo di rivedere le maghe di Mermaid Hell, quindi non la conosceva per niente.
Eppure l’aveva inquadrata, più o meno.
Forse perché, dopo il loro scontro finito in parità, aveva sempre stuzzicato la sua curiosità. Gli sarebbe piaciuto davvero tanto poter capire le sue vere potenzialità. Le avevano detto che durante lo scontro con Erza era stata formidabile.
E quindi non vedeva l’ora di poter ricombattere contro di lei.
Forse per questo, quando Lamia Scale e Mermaid Hell si erano incontrate e Magnolia, non aveva smesso un secondo di squadrarla, cercando di capire se fosse diventata più forte.
E nel frattempo aveva scoperto che era una ragazza piuttosto silenziosa, un po’ come lui. Stava sempre per i fatti suoi, tranne quando quella strana ragazza-gatto le si avvicinava per palare. Ma anche in quel caso, non si apriva molto, il minimo indispensabile.
E la cosa che l’aveva stupito maggiormente, era che non l’aveva mai vista sorridere. Neanche una volta. Neanche per un secondo.
Capiva perfettamente che non era il miglior contesto per essere felici. Stavano andando in guerra, cosa c’era da sorridere?
Ma ricordava perfettamente che neanche ai Dai Matou Embu l’aveva mai vista assumere un’espressione diversa dalla solita dura e arrabbiata.
Doveva ammettere che neanche lui era un tipo che rideva o sorrideva spesso. Spesso era scontroso e introverso. Però…
Kagura gli ricordava com’era lui prima di entrare a far parte di Lamia Scale. Quand’era solo e ormai non ricordava più manco cosa fosse la felicità.
Ma Kagura non era sola. Faceva parte di una gilda fantastica, che la faceva sentire a casa e che la rispettava. Non aveva nessun motivo per non essere felice.
Quindi, trasse le sue conclusioni, doveva essere un semplice fatto di carattere. Era fatta così.
Sapeva che non c’era niente di male, però…era curioso di scoprire che sorriso avesse.
Sbatté più volte le palpebre, riscuotendosi dai suoi pensieri, quando il punto che stava fissando insistentemente da non sapeva quanto fu coperto da una massa di gente che continuava a chiamarlo per nome, sicuramente per attirare la sua attenzione.
Li guardò tutti stralunato, non riuscendo però a capire niente. Le voci di tutti si mescolavano tra loro e le sue orecchie non riuscivano neanche a recepire una sillaba che avesse senso.
Si passò le mani sul viso, nella speranza di darsi una svegliata e, dopo essersi rimesso la giacca che le aveva riportato Kagura, cercò di riconcentrarsi su quelle mappe. Erano in guerra, dopotutto.
Però… quella giacca ora impregna del profumo della maga che gli solleticava il naso, lo riportava con la mente allo scontro con quella strana Spriggan bionda e l’immagine della ragazza senza veli non lo aiutava di certo a concentrarsi!


Era notte ormai, si era fatto piuttosto tardi. Ma Kagura non aveva nessuna intenzione di andare in tenda a dormire. Aveva smesso di allenarsi da un po’, ma le piaceva stare seduta sull’erba fresca a guardare il cielo stellato. La rilassava e l’aiutava a riflettere.
Anche se quello non era proprio il momento per rilassarsi. Il nemico era dietro l’angolo, avrebbe potuto attaccare in ogni momento.
-Eccoti finalmente!-
Non si scompose più di tanto, quando quella voce improvvisa risuonò nell’aria. Aveva già sentito i suoi passi.
Si voltò leggermente solo quando si sedette malamente accanto a lei.
-Ti stavo cercando- disse semplicemente, srotolando sulle gambe quelle carte che gli avevano fatto compagnia per tutto il giorno. Adesso però erano piena di scarabocchi vari, appunti e strani disegni.
-Perché?- gli chiese semplicemente, guardando indifferente le carte e poi lui, senza mostrare alcun segno di curiosità.
-Fra Lamia Scale e Mermaid Hell tu sei una delle maghe più in gamba, quindi volevo qualche tuo consiglio. Sai, non è per niente facile elaborare una buon strategia in situazioni del genere-
Kagura osservò il mago di sottecchi. Non credeva che il Lyon con cui si era battuto ai Dai Matou Enbu si sarebbe mai abbassato a chiedere aiuto a qualcuno, mostrando le sue debolezze. Doveva essere disperato.
“Quella sei tu” la schernì una vocina nella sua testa che lei cacciò subito via.
In effetti, il mago non sembrava molto in forma. Aveva gli occhi lucidi per il sonno e per aver sforzato troppo la vista, cerchiati da leggere occhiaie, il viso tirato e i capelli bianchi scompigliati. Si, era distrutto. Passare tutto il giorno piegato su quelle carte lo aveva sfinito.
-Smettila di rimuginare su queste cartacce. Dovresti andare a riposare- le disse severa, come se fosse un ordine, ma distaccata, volendo mostrare che in realtà non gli importava molto quello che facesse.
-Sto bene così- rispose cocciuto, grattandosi la nuca e cercando qualcosa sulla mappa che probabilmente voleva farle vedere. Ma si bloccò improvvisamente, girandosi a guardarla.
Kagura tremò leggermente davanti a quegli occhi intensi fissi nei suoi, non capendo perché la stesse guardando in quel modo. Come se la stesse studiando…
-Tu, invece, come stai?-
Si sorprese, per quella domanda improvvisa, ma capì immediatamente a cosa si stesse riferendo.
-Preferirei che non parlassi più di quanto successo oggi- disse brusca, distogliendo lo sguardo e portando le ginocchia al petto, circondandole con le braccia. Non riusciva a non pensare al fatto che anche lui, come tutti gli altri, l’avesse vista nuda.
 Forse avrebbe dovuto rispondere che si, stava bene, ma non era brava a mentire.
-Era un modo gentile per ringraziarmi?- scherzò lui, trattenendo uno sbadiglio, facendola infuriare ancora di più.
Tornò con la mente, per l’ennesima volta, al momento in cui il suo kimono, ormai a pezzi, scivolava lungo il suo corpo, finendo ai suoi piedi e lasciandola nuda. Ma lei non si era mossa. Continuava a impugnare la sua spada contro al nemico, anche se tremante e imbarazzata. Il viso era completamente rosso e l’imbarazzo, invece di diminuire, aumentò quando sentì qualcosa di caldo sulle spalle. Aveva sgranato gli occhi, non appena aveva visto Lyon al suo fianco, privo di quel mantello bianco che lei stava stringendo tra le dita cercando di coprirsi. Era accanto a lei, come a volerla aiutare, ma qualche passo più avanti, come a volerla proteggere. Lei era diventata di pietra e fissava sorpresa il suo viso serio e la sua espressione dura rivolta alla Spriggan.
Non aveva guardato lei neanche per un secondo. Stentava a credere fosse per colpa dell’imbarazzo. Lo aveva fatto per lei, in segno di rispetto. E inoltre sembrava arrabbiato.
Perché arrabbiato? Perché lei era stata umiliata davanti a tutti?
Certo che Lyon Bastia era proprio strano. Strano e sorprendente.
Tuttavia il suo intervento l’aveva fatta imbarazzare ancora di più. Non le era mai capitato di ricevere questo tipo di attenzioni e, soprattutto, lei ce l’avrebbe potuta fare benissimo da sola!
-Nessuno a chiesto il tuo aiuto-
-Ma eri in diff…-
-Ce l’avrei fatta da sola. La prossima volta non immischiarti. Siamo in guerra, pensa a guardarti le spalle invece di fare il supereroe- gli disse acida e spinosa, guardandolo arrabbiata e zittendolo con il solo sguardo.
Lui la fissò stupito e confuso e Kagura poté giurare di leggere, per una manciata di secondi, della delusione nei suoi occhi.
Lei schioccò la lingua, distogliendo lo sguardo. Deluso? Per cosa? Per come lo aveva trattato?
Forse aveva esagerato. In fondo, lui non aveva fatto niente di male. Voleva solo aiutarla. E poi, avrebbe preferito davvero rimanere completamente nuda davanti a tutti? Cosa avrebbe fatto?
Però.. no! Lui doveva pensare a sé stesso. Aveva sbagliato.
“Non essere troppo orgogliosa” ringhiò contro quella vocina che, per i suoi gusti, parlava fin troppo, decidendo di ignorarla.
-E’ vero, siamo in guerra. E noi siamo alleati. In questo momento sei una mia compagna. Non permetterò che ti succeda qualcosa. Sono pronto a sostenerti, aiutarti e proteggerti, anche a costo della vita. Siamo una squadra, no? E tra compagni ci si guarda le spalle a vicenda-
Kagura sgranò impercettibilmente gli occhi, sentendo un tuffo al cuore che la fece deglutire confusa, non capendone la causa.
Lo guardò con la coda dell’occhio. Fissava un punto davanti a lui. Era serio, molto serio.
Quelle parole non le aveva dette tanto per dire. Ci credeva veramente. L’avrebbe fatto sul serio.
Non è che fossero parole a lei sconosciute. Anche lei avrebbe dato la vita per le sue compagne. Ma sentirsele dire da quella voce profonda che non la conosceva, che non sapeva nulla di lei, era qualcosa di inaspettato e, perfino, piacevole. Piacevole come quando aveva parlato con Erza.
E improvvisamente il solo stargli così vicina, il solo poterlo guardare da così vicino, le procurò una strana sensazione: lo stomaco formicolava e il cuore batteva forte.
Una sensazione del tutto sconosciuta.
Lui era così…così…strano. Somigliava tanto a….
-Devi conoscere Fairy Tail da tanto tempo-
-Beh, diciamo di si- rispose lui, preso alla sprovvista da quella affermazione, notando come lei avesse cambiato discorso, conscio però che aveva riflettuto parecchio sulle parole che le aveva detto.
Appoggiò i palmi per terra, dietro la schiena, facendo peso sulle braccia e fissando il cielo stellato, mentre lei continuava a guardare di nascosto. Rimasero così, in totale silenzio, per qualche minuto. Ma non era un silenzio imbarazzante. Forse perché entrambi era abituati a non parlare molto e a vivere nel silenzio.
-Allora, cosa volevi chiedermi?- disse la maga dopo un po’, rompendo, anche se leggermente riluttante, quel silenzio. Non le passò neanche per l’anticamera del cervello che l’avesse fatto solo per risentire la sua voce roca a causa della stanchezza.
-Ah, si. Ecco qui…- iniziò Lyon, prendendo le carte tra le mani e avvicinandosi con un scolpo d’anca a lei.
Kagura ritirò di scatto la mano, senza farsi notare, quando lui la sfiorò con la sua. Sentì un leggero formicolio partire dalle dita e risalire lungo il braccio, invadendole tutto il corpo. Ma decise di ignorarlo.
L’albino stava per riprendere a parlare, ma un forte rumore attirò la loro attenzione, ed entrambi scattarono in piedi.
-Cazzo!- imprecò Lyon a denti stretti –Sono loro!- osservò, vedendo i compagni abbandonare atterriti le loro tende e prepararsi a combattere.
Un altro boato li fece ringhiare di rabbia. Un attacco? Così presto?
Loro erano pronti?!
Come se si conoscessero da sempre, con un’intesa incredibile, si guardarono seri e, senza dire niente, iniziarono a correre verso la stessa direzione.
-Lei è mia- disse Kagura, stringendo l’elsa della spada.
Lyon capì subito a chi si riferisse e, dopo aver studiato per qualche secondo la sua espressione, riprese a guardare dritto davanti a sé.
-Mi dispiace, ma se la situazione dovesse degenerare sarò costretto a intervenire- disse serio e deciso – Non ti libererai così facilmente di me!- concluse ghignando.
Kagura era sicura di non avergli mai visto fare quell’espressione e, se solo si fosse guardata ad uno specchio, si sarebbe volentieri colpita da sola nel vedere il suo viso arrossarsi dolcemente in quel modo.
Per la prima volta, fu felice di avere qualcuno accanto, di poter contare sul suo aiuto.
Quel ghigno riuscì a infonderle coraggio e fiducia, di cui aveva bisogno da sempre.
E fu impossibile nascondere quel sorriso mentre combatteva con la sua spada, schiena contro schiena con lui.
Lyon la guardò di sottecchi, soddisfatto. Ce l’aveva fatta. Era riuscito a farla sorridere.
E si stupì non poco quando il suo cervello elaborò il pensiero che, effettivamente, il sorriso di Kagura fosse ancora più bello di quello di Juvia.
Kagura sferrò l’ennesimo fendente, atterrando due nemici con un colpo solo, per poi girarsi istintivamente.
Intravide a qualche metro di distanza la Spriggan di quella mattina e, dopo aver fatto un profondo respiro, e stretto con forza l’impugnatura della sua spada, si diresse a passo di carica verso di lei, abbattendo chiunque le capitasse davanti.
Poteva farcela. Doveva farcela.
Lanciò un’ultima occhiata a Lyon, che la guardava incoraggiante e fiducioso, mentre creava enormi animali con il suo ghiaccio.
Si, lui le avrebbe guardato le spalle. Lei doveva solo concentrarsi e sconfiggere il nemico, al più presto.
E, una volta finita quella guerra, avrebbe combattuto di nuovo con lui. O magari potevano limitarsi a parlare un po’ come quella notte, uno accanto all’altro.
Era dura da ammettere. Il suo muro d’orgoglio si stava bucherellando piano piano, ma non poteva nasconderlo a sé stessa. Lyon, anche se per qualche minuto, era riuscito a farla stare bene.
E lei non si era mai sentita in quel modo.
  
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