Dedicato
alla Principessa e a Lady Vibeke.
E all'ale (che vuole la minuscola...)
E ovviamente, alla mia patata.
Volupture
Quel giorno doveva solo uscire,
comprare un po’ di dolci
e tornare in studio di
registrazione.
Sarebbe stato tutto estremamente semplice. Sarebbe uscito di casa presto, sarebbe andato nell’unica pasticceria di Amburgo che faceva 24 ore filate tutti i giorni della settimana e sarebbe tornato con un migliaio di pasticcini, un 4 - barra - 5 - barra - 6 torte, qualche centinaio di croissant e FORSE le bestie fameliche si sarebbero ritenute soddisfatte.
Lui che riusciva ad alzarsi prima che la gente si mettesse a
tavola per il pranzo, lui che sentiva la sveglia e la spegneva al primo
trillo
e non al duecentesimo.
Lui che non sembrava uno zombie se non si alzava dopo
le 13...
Perciò si
preparò, mettendo un paio di jeans neri, una
maglietta dell’Affliction, un paio di scarpe da tennis,
cappellino e senza fare
il benché minimo rumore uscì.
Prese la macchina perché a quell’ora era
pressoché
impossibile trovare traffico o non trovare parcheggio, e per buona
misura
controllò anche il notiziario.
E magari, riuscirò a
mangiare qualcosa di quello che ho comprato prima che il profumo inondi
lo
studio e svegli gli altri tre quarti indispensabili del gruppo.
E con questo pensiero uscì
aspettando che il cancello dello
studio di registrazione si chiudesse.
Non sapendo che non sarebbe tornato esattamente mezz’ora
dopo...
***
Cambiò stazione. Non gli interessava più sapere
della pazzia
della gente. Era profondamente convinto che il marcio delle persone non
si
sarebbe mai estinto, ma solo evoluto.
“Il governo ha deciso di
stanziare fondi per la costruzione
del....”
Cambiò stazione un'altra volta. Non riusciva mai ad essere
aggiornato sul suo stato e sapere le notizie così
frammentate lo mandava in
confusione.
“La nota scrittrice
Volupture, pare che da ieri sera sia
scomparsa dopo essere fuggita dalla festa data in suo onore
al...”
Cambiò per l’ultima volta la stazione, poi si
arrese e mise
i metallica a palla.
Non sapeva chi fosse questa Volupture
(ma poi chi è che si da un nome
così idiota?) ma se era scappata da
una festa in suo onore aveva tutto il suo plauso. Lui non aveva mai
avuto il coraggio
di farlo.
Innervosito da tutto
quell’andirivieni che lo bloccava in
mezzo alla strada principale di Amburgo, Gustav si trattenne
dall’imprecare
come uno scaricatore di porto.
Quello era compito di Tom, non suo.
Deciso a non perdersi d’animo e a non tornare a casa a mani vuote, riuscì dopo un ora di traffico (Porca miseria avrei potuto registrare la parte di batteria dell’ultima canzone in questo arco di tempo!) ad arrivare alla pasticceria.
Almeno...
per ora.
La seconda, non meno importante, fu la varietà di paste presenti.
Pronto a fare un ordine che avrebbe permesso ai proprietari
di andare in vacanza alle Maldive, si avvicinò al bancone,
quando un terremoto
improvviso lo costrinse a farsi da parte.
- Voglio questa torta al limone, poi
ne voglio una alle
fragole e se potete vorrei anche una alla nutella. Vi pago in anticipo
il
doppio se me la fate entro un ora. E poi vorrei anche quei dolcetti...
cosa
altro prendo... - Sembrava che avesse le convulsioni, ma a lui questo
non
interessava.
Eccheccazzo si stava prendendo le
torte più buone!
Fermamente deciso a concedergli UNA
sola di quelle torte si
avvicino alla ragazza, ma quando fece per posarle la mano sulla spalla
per
bloccarla dal dettare legge sui suoi
pasticcini lei si voltò.
- Guardami attentamente. Si lo so,
sembro il mostro di
Lochness nei suoi momenti peggiori, ma io sto soffrendo, sono disperata
e fra
un po’ mi metto a piangere. Lo so che ti ho superato e mi
dispiace, ma se
voglio rimanere sana di testa per tutta questa orribile giornata, devo
fare
shopping, comprare un mucchio di cazzate e mangiare schifezze.
Perché io sono
una donna. E in quanto donna, soffro per amore. E oggi
l’amore della mia vita
si sposa! Con un'altra! Non con me! E sono venuta a saperlo ieri sera
quando
quel coglione insensibile mi ha detto, “se vuoi venire sei la
benvenuta”!
Capisci?? È una cosa gravissima! Io invitata al SUO
matrimonio, mentre IO non
sarò la sposa. Stanotte non dormirò io con lui,
ma un'altra! e vorrei -
iniziarono a scendere le prime lacrime, mentre la commessa assisteva
allibita
alla scena - vorrei essere una persona un po’ meno sensibile,
ma lo conosco da
una vita e ho sempre sognato di sposarmi con lui! Sempre! Ho sempre
desiderato
essere portata all’altare da mio padre e vedere alla fine
della navata centrale
di non si sa quale chiesa LUI e invece lui non ci sarà! E
sua madre non sarà
mai mia suocera! E non potrò mai mandare affanculo la
sorella che gioirà di
questo matrimo... -
Ma Gustav non la fece finire.
Mai
l’avesse detto!
- Calma! Come faccio a stare calma!
Mi ha detto ieri sera
che lui oggi si sposava in Italia mentre io sono bloccata qui in
Germania e non
posso andare da lui a dirgli che non deve sposarsi, perché
non ci sono io di
fianco a lui a promettere di amarlo e onorarlo per il resto della mia
vita! E
mentre io sono qui in attesa di mangiare il primo chilo di dolci della
giornata
lui si starà facendo bello per un'altra che non sono io,
mentre quell’altra
zoccola si starà facendo bella per il MIO uomo. Come ha
potuto farmi una cosa
del genere! Quello stronzo, appena lo
becco, lo ammazzo! - l’ultima frase
uscì in un italiano velocissimo e anche
se Gustav non capiva una mazza di quella lingua, riuscì a
captare che non erano
esattamente parole di elogio.
Fermamente deciso a prendere le
torte, ma consapevole che
non avrebbe potuto farlo senza un tentato suicidio da parte della
ragazza,
Gustav prese la decisione più ovvia aiutato anche dal fatto
che si stava
radunando una discreta folla di persone ad assistere allo spettacolo.
Si volse verso la commessa e disse:
- Prendo tutto quello che c’è qua dentro, fatele la torta alla nutella e fra un ora passiamo a prenderla insieme a tutto il resto. Tu intanto vieni con me. - Prese la mano della ragazza e la trascinò fuori dal locale sperando che non ci fossero paparazzi in giro.
No. Non gli sembrava il caso.
Ma chi me
l’ha fatto
fare?
***
Guidò con prudenza ma con un pizzico di furbizia ed evitando tutte le strade principali si ritrovò in una viuzza poco conosciuta dove c’era il bar di uno dei pochi amici che non avevano mai cercato la fama usando lui e la sua immagine.
Cercava il suo amico per chiedergli
se il “solito posto” era
libero quando questi gli atterrò sulle spalle.
- Gusty! E’ una vita che
non ci vediamo! Come va, tutto
bene? E quest’adorabile fanciulla piangente chi è?
-
Prima che la ragazza aprisse bocca
Gustav le si mise alle
spalle e passandole una mano sulla bocca la interruppe dal dire vita
morte e
miracoli sul ragazzo di cui andava farneticando prima.
- Lei è Janet. Hai il
separé libero Hans? - e gli fece
l’occhiolino, spernado che non facesse troppe domande.
Capendo l’antifona Hans gli
fece capire che era tutto libero
e lui si diresse velocemente verso l’angolo più
sperduto del locale denominato
il “separé” per via dei pannelli di
carta di riso decorati in stile giapponese
che permettevano sempre e in qualunque circostanza, di stare in un
angolo di
perfetta privacy.
Arrivati la fece sedere con le spalle
al muro poi chiamò l’amico
e gli disse:
- Portami due tazze di cioccolata un
cappuccio e una
camomilla. Anzi facciamo due camomille. E se ce l’hai, un
calmante che non fa
male. Ah! Dopo andrò a ritirare un mucchio di pasticcini e
di torte. Ti fa
niente se ti invado il bar di prelibatezze provenienti da una
pasticceria
italiana? -
- Si effettivamente una cosa simile
mi farebbe incazzare di
brutto... come osi tu portarmi mille dolci italiani nel bar. Roba da
offendersi
e non rivolgerti più la parola. Ovviamente sai che mi dovrai
far assaggiare
tutto! - poi si rivolse verso la ragazza - lei desidera ordinare
qualcos’altro?
-
Gustav lo guardò stranito.
Da quando Hans da del lei alle ragazze?
- Si voglio anche una coca cola. - E poi aspettò
che Hans se ne andasse (dopo
aver lasciato una ciotola di caramelle gommose) per puntare due
inquietanti
occhi verdi addosso a Gustav.
- Te lo dico da subito. Non so chi sei, né perché mi hai portato qui, ma voglio le mie torte, voglio andare a fare shopping e voglio nella maniera più assoluta svagarmi. Se mi puoi essere utile fai la prima azione buona di tutta la tua vita e vienimi dietro almeno per oggi e impediscimi di buttarmi dal primo burrone che trovo in giro. -
- Tu, non sai chi sono, e fin qua mi
va anche bene... ma
vuoi anche che ti accompagni a fare shopping per la città? - Questa
sta chiedendo a ME, notoriamente amante dello shopping come un cobra a
cui si
chiede di ballare la rumba, di andare con lei per impedirle di buttarsi
da un
burrone??
- Siete tutti così voi
uomini! Prima illudete e poi date la
mazzata! - Gustav la guardava a bocca aperta.
- Frena, frena! Io oggi devo
lavorare... non ti sto dicendo
che non me ne frega niente di te... anche se ammetto che il
NON-conoscerti mi
potrebbe portare al fregarmene altamente... - Anche
il conoscerti, se sei sempre così fuori di testa... - ho
delle scadenze importanti e... - e sono
stanco morto e non posso usare una giornata per fare shopping quando
siamo in
piena fase creativa...
- Una giornata se la possono prendere tutti. Accompagnami a fare shopping, o in palestra o da qualsiasi altra parte. Offro io. Tutto io. Sei l’unico fino ad ora che è riuscito a calmarmi. Mia madre mi ha chiuso il telefono in faccia quando l’ho chiamata ieri notte, le mie amiche mi hanno detto che lo sapevano ma non volevano dirmelo e che lo appenderanno per le palle, rovinando la sua parte migliore direi, e qui ad Amburgo non ho amici. Per cortesia... - E abbassò gli occhi.
Temendo che stesse di nuovo per
scoppiare a piangere Gustav
la fermò subito dicendo:
- Aspetta, aspetta! Prima di aprire
le cascate io non ti ho
ancora detto di no. Fammi fare una chiamata. -
Si alzò e chiamò Benjamin.
- Chi cazzo è a quest’ora indecente della notte?!
-
Sbraitando come un ossesso Benjamin accolse la chiamata di Gustav.
- Sono le sette ormai e tu dovresti già esserti alzato ed esser per lo meno già uscito dalla doccia. Ti aspetta un onere in più oggi. Dovrai svegliare quei tre scansafatiche al mio posto. Io oggi non ci sono... e prima che mi fai la solita paternale sul dovere e sui diritti e poi di nuovo sul dovere... sto facendo il mio dovere di persona con dei sentimenti che non vuole avere sulla coscienza la morte di una donna. POI ti spiegherò. Ciao Ben! -
Era quasi tentato di richiamare per
dire che era tutto uno
scherzo, ma poi si voltò verso la ragazza che beveva la sua
coca cola e la sua
cioccolata (un sorso di una e un sorso
dell’altra... solo lei sapeva come faceva...) e un
brivido gli attraversò
la schiena.
Voleva sapere.
Cosa significa essere travolti dalla disperazione per amore? Cosa porta questa ragazza... stupenda, perché non la si può definire altrimenti, a piangere come una disperata?
Poi si avvicinò alla
ragazza e con un grosso sospiro gli
disse:
- Rimango. MA! - La bloccò vedendola illuminarsi - C’è un ma. Voglio sapere tutta questa storia, pretendo che tu NON urli come un ossessa come facevi prima e spererei che tu non piangessi per tutta la giornata ok? E forse ti accompagno anche a fare shopping. Allora? -
Gustav sperò con tutto se
stesso che lo shopping non fosse
necessario e che la ragazza accettasse tutte le condizioni.
La ragazza iniziò il suo
discorso...
- Affare fatto. Mi chiamo Sarabi, non
Janet, che poi che nome è Janet?? sono italiana e
ho 21 anni... -