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Autore: _Ruggelaria    04/05/2016    3 recensioni
Dal secondo capitolo:
'Con un gesto rapido l’attirò a sé e poggiò la fronte sulla sua, fissandola intensamente con il suo solito sorriso che le toglieva il fiato. Le scostò una ciocca di capelli, nuovamente, e continuò a torturarla con lo sguardo senza dire nulla.
Sapeva, anche se non ne era del tutto sicuro, che la faceva impazzire almeno tanto quanto lei faceva impazzire lui con quei semplici sguardi.
Il loro provocarsi e il continuo tenersi testa, era un modo come un altro di dimostrarsi affetto, e questo lo sapevano entrambi.'
Salve a tutti! Sono ancora io. Non so se alcuni si ricordano di me, ma comunque. Spero che passiate a leggere la mia storia.
AH, ERECENSITE. FA SEMPRE COMODO UN CONSIGLIO ;)
_Ruggelaria
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5.


 Violetta stava chiudendo l’anta del suo armadietto, per quel giorno le lezioni allo Studio erano finite, e lei non vedeva l’ora di tornare a casa e buttarsi sul suo letto, dimenticandosi di tutto quel che era accaduto la sera precedente, quando sentì un rumore alla sue spalle.
Voltandosi riconobbe la possente figura del suo migliore amico, o quel che credeva che fosse. Leon stava battendo le mani avanzando verso di lei, gli angoli della bocca piegati verso l’alto.
“Ma che brava, Vilu. Davvero incredibile.” Disse parandosi davanti all’esile figura della ragazza, che lo fissava curiosa di sapere cosa l’avesse spinto a fare quella scenata.
“Cosa vuoi, Leon?”
“Solo farti i complimenti per l’ottima interpretazione di oggi. ‘Oh, Diego, sei davvero bravissimo! Diego, così va bene? Dove hai imparato a ballare così?’” la prese in giro Leon, un sopracciglio alzato.
La ragazza cercò di soffocare una risata mordendosi il labbro inferiore, e Leon impazzì. Quando si mordeva le labbra lo faceva sempre uscir fuori di testa, come i denti affondavano in quella carne morbida che aveva una gran voglia di baciare…
Stava diventando pazzo.
Cercò di mantenere il controllo lasciando le braccia lungo i fianchi e le mani serrate in due pugni, le unghie conficcate nei palmi. “Mi trovi così divertente?”.
“A dire il vero, sì.” Rispose Violetta riponendo la chiave dell’armadietto dentro la borsa, e tornando a guardare il ragazzo di fronte a sé. “Il motivo di tutto ciò?”.
A Leon schizzò il sangue al cervello, le mani che fremevano dal toccarla, le labbra ancora di più, gli occhi che ispezionavano ogni centimetro di quella figura perfetta che si trovava di fronte a lui.
Allungò le braccia, le mani che batterono contro gli armadietti, ed il rumore sordo che rimbombò nel corridoio quasi vuoto. L’aveva imprigionata contro il proprio corpo, la schiena di lei che batté contro il freddo metallo.
Erano occhi dentro occhi, ancora una volta, e ad entrambi piaceva da pazzi quando accadeva.
Leon era più alto di Violetta, ciò significava che lei doveva tenere la testa un po’ alzata per guardarlo, ma ciò non la distraeva dal fatto di fissare le labbra del ragazzo. Erano così belle, così carnose che supplicavano di essere baciate.
Il corpo della ragazza bruciava, sentiva la pelle ardere nonostante fosse a diretto contatto con il proprio armadietto. Il respiro era diventato affannoso, il cuore che bussava contro la gabbia toracica. Teneva le mani sul petto del ragazzo, ed avvertiva il suo cuore –come il proprio- che batteva velocemente, come se avesse terminato una lunga corsa.
“Devi stare attenta, Vilu.” sussurrò Leon apparentemente tranquillo, avvicinandosi con il suo viso a quello della ragazza, i respiri che si mescolavano.
“A cosa ti riferisci?”. Parlare stava diventando tremendamente difficile, quasi quanto respirare.
“Lo sai.” e le loro labbra si sfiorarono, non toccandosi, ma il calore che emanavano lo avevano percepito entrambi, prima di allontanarsi bruscamente a causa della campanella che indicava che lo Studio stava chiudendo.
Si distaccarono l’uno dall’altra, gli zigomi rossi da parte di entrambi per quel momento imbarazzante ma tanto atteso.
Leon si passò la mano dietro al collo attento a non incontrare gli occhi della ragazza, che sapeva sarebbe stata la fine, soprattutto dopo quella dimostrazione d’affetto. “Vuoi che ti accompagni a casa?”.
Violetta scosse la testa, si stava torturando le mani e il labbro sanguinava per quanto forte lo stava mordendo. Avrebbe tanto voluto rispondere di sì, salire sulla moto di Leon ed aggrapparsi forte a lui, come aveva sempre fatto.
Ma l’orgoglio veniva prima di tutto, e non era giusto che lui l’avesse vinta così. Credeva che fosse solo una bambina che giocava con lui, che lo prendeva in giro facendo la preziosa. 
Bene.
“No. Ho voglia di fare due passi.” rispose fredda, anche lei attenta a non incrociare i due smeraldi che il ragazzo aveva a posto degli occhi.
“D’accordo. Ti chiamo stasera.” disse in tono categorico, come a sottolineare che lei era proprietà sua, che Diego né nessun’altro ragazzo avrebbero mai potuto toccarla.
La ragazza annuì leggermente, prima di avvicinarsi a Leon, alzarsi sulla punta dei piedi ed inchiodare le mani sulle sue spalle, lasciandogli poi un dolce bacio sulla guancia.
Nel frattempo il ragazzo le aveva circondato l’esile vita con le sue possenti braccia, e l’aveva stretta a sé, come per non lasciarla andar via mai più, come se quello fosse un addio.
Presto tutto quello si trasformò in un profondo e commovente abbraccio, nel quale Leon aveva infossato il viso nella spalla di Violetta e respirava a pieni polmoni il suo profumo. Quant’amava quel profumo! Era dolce, fresco e sapeva di Violetta, della sua dolce ed innocua Violetta.
La ragazza si teneva stretta al suo migliore amico, il naso e gli occhi che pizzicavano, mentre il cuore le faceva male. Cercò di ricacciare le lacrime, non voleva che Leon la vedesse piangere, non era giusto.
Si lasciarono andare, per poi guardarsi un’ultima volta negli occhi, prima che Violetta varcasse la soglia dello Studio e Leon lanciasse un forte pugno agli armadietti… 
Ancora quel rumore sordo.


 Maxi la fissava con la bocca aperta e gli occhi che brillavano. Da più di mezz’ora era seduto al bar della spiaggia insieme a Francesca e Lara (Violetta aveva detto di non sentirsi bene ed era corsa a casa con gli occhi ludici dopo esser uscita velocemente dallo Studio).
Natalia Perez era seduta a qualche tavolo di distanza da loro, insieme a Ludmilla, Camilla, Marco ed Andres. La ragazza si era accorta che qualche metro più in là Maximiliano Ponte la stava guardando, ed ogni volta che incrociava il suo sguardo –frazioni di secondo, chiariamoci- gli zigomi le si tingevano di un rosso fuoco.
Era sempre stata timida per quanto riguardava i ragazzi. Beh, in realtà era timida con tutti, a volte addirittura con i suoi parenti: zii, nonni, cugini.
L’unica persona con la quale Nata poteva essere se stessa senza mai sentirsi fuori posto, era con sua sorella, Lena. Lei la faceva sentire speciale, e non se ne vergognava, anche se era la maggiore fra le due, anche se sarebbe dovuto essere il contrario.
Nata stava sorseggiando della granita al gusto di arancia, quando vide –con la coda dell’occhio- la mano di Francesca Cauviglia che si agitava davanti al viso del ragazzo che la stava fissando da molto tempo.
“Maxi! Terra chiama Maxi!” esclamò la ragazza italiana ridendo alla faccia innamorata dell’amico.
Lara, nel frattempo, aveva iniziato a ridere a crepapelle vedendo che Maxi non rispondeva a nessuna delle loro domande.
Il ragazzo batté le palpebre, poi, come se fosse stato appena svegliato da un bellissimo sogno, guardo le amiche –una a destra ed una a sinistra- che lo fissavano sorridenti ed incredule.
“Ascolta, Maxi. Ti posso dare una mano… vado io a parlarci!” disse Francesca alzandosi, ma Maxi la prese per un braccio e la trascinò nuovamente sulla sedia.
“Non se ne parla neanche!”.
“E’ più di mezz’ora che la stai fissando!” esclamò invece Lara sgranando gli occhi “Perché non ti decidi una buona volta ad andarci a parlare?”.
Maxi sbuffò spettinandosi ancora di più i capelli ricci ancora un po’ bagnati a causa della nuotata che aveva fatto con le sue amiche. “E’ facile parlare per voi, eh! Siete ragazze!”.
Francesca e Lara avevano due facce come se qualcuno avesse appena dato loro un forte schiaffo. “Oh, caro mio… non sai proprio di cosa parli! Molte volte siamo proprio noi ragazze a dover fare il primo passo!” strillò Lara.
“Già, quindi tu ora ti alzi e le vai a chiedere un appuntamento.” aggiunse l’italiana tirandogli un braccio cercando di farlo alzare.
“Cosa? Adesso…? Io, io non credo che ne sarò capace…” balbettò in preda al panico.
“Oh, andiamo! Andrà tutto benissimo.” lo incoraggiò Lara dandogli una pacca sulla spalla.
“Ma ci sono i suoi amici, ed io… no, no. Non se ne parla.” si rifiutò Maxi rimettendosi seduto ed incrociando le braccia al petto.
Ok, era un ragazzo timido, ma non a tal punto di vergognarsi di chiedere un appuntamento ad una ragazza davanti ai suoi amici. Nata doveva proprio avergli rubato il cuore.
Francesca si passò una mano sulla faccia, per poi legarsi i capelli corvini in una coda e guardare la sua amica con fare stanco. “Aiutami.” supplicò.
“Maximiliano, ora tu ti alzerai da questa sedia e camminerai fino a quel tavolo” ed indicò con un dito il tavolo dov’erano seduti Nata ed i suoi amici “ e inviterai Natalia ad uscire. Tutto chiaro? Noi ti faremo forza da qui. Va’, amico mio, va’.”
Francesca scoppiò a ridere per l'interpretazione dell'amica, portandosi una mano alla bocca, mentre Maxi era ancora indeciso sul da farsi. E se Nata avesse rifiutato? E se si fosse messa a ridere? 
E se i suoi amici avessero riso? Non avrebbe potuto sopportare un’umiliazione del genere.
Guardò ancora una volta la folta chioma riccia della ragazza della quale era innamorato. Ogni lineamento era perfetto, dalla forma del viso al corpo. Aveva un sorriso che gli toglieva il fiato, per non parlare dello sguardo seducente, che -ovviamente- Nata non sapeva d’avere.
“Ancora qui sei? E vai!”. E lo spinse ad alzarsi, cosa che fece piuttosto rapidamente. Raggiunse a grandi falcate il tavolo dove sedeva Natalia Perez, e quando si trovò lì tutti si voltarono a fissarlo.
“Andrà bene.” cercò di convincesi Francesca, guardando poi la ragazza seduta di fronte a sé, la quale annuì “Sì. Ne sono certa.”
Ma in realtà nessuna delle due lo era.
“Scusate, è occupata questa sedia?”.
Sia Lara che Francesca si voltarono a guardare chi aveva fatto loro quella domanda, e Francesca rimase affascinata nel notare che già conosceva quel ragazzo… Ma sì, era il figlio di Gregorio: Diego Casal!
Notò che anche lui era in costume, doveva esser lì con qualche amico…
Diego la fissava aspettando una risposta, un sorriso sulle labbra. Francesca cercò di parlare, ma non uscì nulla dalla sua bocca se non qualche verso incomprensibile.
“In realtà sì.” disse Lara al posto dell’amica. Diego annuì con le labbra unite, e fece per andarsene, quando riconobbe Francesca. 
“Aspetta, ma ci siamo già visti.”
Questa volta la ragazza italiana sorrise ed annuì, poi fece un respiro profondo e disse: “S-sì, frequento lo Studio On Beat, e s-sono un’allieva d-di t-t-uo padre”.
Diego aprì la bocca sorpreso e sorrise “Ma sì, certo! Sei Francesca, vero?”.
La ragazza italiana si stupì che ricordasse il suo nome soltanto dopo un paio di giorni. Annuì con il cuore a mille e le mani che tremavano per l’agitazione.
Lara, che ne frattempo si era gustata tutta la scena, lo invitò a sedersi, dimenticandosi completamente di Maxi.
“Ma no, Lara…” recitò Francesca “…sarà qui con i suoi amici, non tratteniamolo.”
Diego rise leggermente “In realtà sono solo. Sono appena tornato dalla Spagna e non conosco nessuno, o meglio… ho perso i contatti con gli amici che avevo qui.”
“Oh, in questo caso… puoi unirti a noi.” propose l’italiana invitandolo a sedersi, anche lei completamente dimenticatasi di Maxi.
“Allora… com’è la Spagna?” gli chiese.
“Bellissima, davvero molto bella. Anche se non batte l’Argentina.” rispose Diego sorridendo, e facendo ridere le due ragazze. “Mi sembra che mio padre mi abbia detto che tu vieni dall’Italia, giusto? Sei italiana?”.
Il cuore di Francesca saltò un balzo, trattenne il fiato ed annuì. Gregorio gli aveva parlato di lei, e lui si ricordava così tanti particolari. “Sì. Sì, sono italiana, ma mi sono trasferita qui con la mia famiglia da molti anni.”
“E tu invece?” chiese Diego voltandosi verso Lara, la quale aveva lo sguardo fisso sulla sua granita. 
“Io sono messicana, trasferita da un anno circa. Anch'io frequento lo Studio.”
Diego aprì la bocca per dire qualcosa, ma la sua attenzione fu catturata da un Maxi che correva verso di loro, e che per poco non fece ribaltare il tavolino per quanto forte aveva battuto le mani sopra esso.
Aveva il respiro affannoso, gli occhi fuori dalle orbite e le guance completamente rosse.
Diego sgranò gli occhi per la sorpresa, mentre Lara e Francesca lo fissavano come a dire ‘E allora? Com’è andata?’.
“Maxi, sputa il rospo!” esclamò Lara. Ma il ragazzo non ne volle sapere. 
“Ha detto di no?” domandò Francesca, e Maxi scosse la testa lentamente.
“Ha detto di sì!” gridò Lara sorridendo ed alzandosi ad abbracciare il suo amico. Francesca rise per l’espressione che aveva sul viso. Si era fatto coraggio e Nata aveva accettato, era questo l’importante.
Maxi prese una sedia da un tavolo vuoto e si sedette di fronte al nuovo arrivato. “Congratulazioni!” gli disse Francesca dandogli una pacca sulla spalla. “Poi ci racconterai tutto…” aggiunse sorridendogli non appena lo vide aprire bocca. “Maxi, conoscerai sicuramente Diego, il figlio di Gregorio.”
“Certo!”.
“Frequenta lo Studio anche lui.” disse rivolgendosi a Diego, il quale annuì ed allungò una mano sopra il tavolo. Maxi la strinse e si presentò sorridendo.
“Bene! Io direi di andare a far un bagno!” propose lo spagnolo “Fa’ così caldo!”.
“Concordo.” rispose scherzosamente Francesca, completamente presa dal figlio del suo insegnate di ballo.


 “E’ tutto chiaro ciò che devi fare Natalia? Hai un ruolo semplicissimo, e non devi assolutamente sbagliare nulla.”
Camilla Vargas sedeva con le gambe accavallate sul divano in pelle rossa della propria casa, mentre Ludmilla era accanto a lei e Marco, Andres e Nata si trovavano di fronte a loro.
“Sì, certo. Certo che ho capito. Nessun problema.”
Camilla sorrise “Meraviglioso. Dopo che sarai entrata in gioco tu, toccherà a te, Lud.”
La ragazza bionda alla sua destra annuì, lo sguardo perso nel vuoto. Nell’ultimo periodo non era in piena forma, e ciò forse era dovuto a tutto quello stress che gli dava Camilla.
Era la sua migliore amica, ed era ovvio che voleva aiutarla a realizzare il suo piano, anche se a lei Violetta non aveva mai torto un capello.
“Bene.”
“Camilla, ascolta…” iniziò Marco poggiando i gomiti sulle gambe e fissando negli occhi la ragazza dai capelli rossi. “…abbandoniamo. Questo piano non ha alcun senso; potresti semplicemente accettare il fatto che Leon e Violetta presto o tardi staranno insieme. Io non capisco davvero cosa ci sia di male.”
Il silenzio regnava, un imbarazzo da parte di Nata e di Ludmilla nell’essere di troppo in quella conversazione appena iniziata ma che sarebbe andata a finire male.
“Tu quindi proponi di abbandonare tutto e far finta di niente, che non sia accaduto nulla, dico bene?”.
“Esatto.”
Camilla Vargas annuì tranquillamente, la lingua che scivolava sulle labbra e lo sguardo che scrutava i salotto di casa anche se lo conosceva meglio delle proprie tasche. “E perché proponi ciò, Marco?”.
“Perché vorrei evitare altro dolore a Leon.” spiegò, la mascella contratta. Era vero, Marco e Leon erano migliori amici, e si prendevano in giro a vicenda, lottavano e scherzavano in continuazione, da anni oramai… ma il loro rapporto era sempre stato così, e così si dimostravano affetto come due fratelli.
“Certo, capisco.” annuì ancora una volta Camilla “Ma non m’interessa. Se vuoi tirartene fuori fa’ pure, a me non cambia nulla. E’ vero, sei un elemento utile, ma non passerà molto tempo prima che ti rimpiazzi... anzi, a dire la verità c’è già qualcuno pronto a prendere il tuo posto.”
Marco alzò un angolo della bocca; di certo non si faceva intimorire da Camilla, e tutta quella situazione lo faceva ridere. “Ah, davvero? E chi sarebbe?”.
“Di questo non ti devi preoccupare. Allora? Sei con noi o contro di noi?”.
Marco esitò per qualche istante. Leon era il suo migliore amico, come poteva tradirlo? E se fosse venuto a conoscenza del piano e che anche lui ne faceva parte? Cosa sarebbe accaduto tra di loro?
Ma in fondo Leon gli perdonava sempre tutto, e non poteva di certo mettersi contro Camilla Vargas. Di sicuro non si faceva spaventare da lei, ma era a conoscenza delle cose che sapeva e poteva fare… e davvero non voleva rischiare. “Sono con voi. Ma Leon…”
“Leon niente, è uno sciocco se crede ancora che Violetta sia innocente. Ha gli occhi panati perché è innamorato di lei, ed errore più grande non poteva commetterlo.”
“Se dovete parlar male di me almeno non fatelo in casa mia.”
La voce di Leon Vargas arrivava dal piano di sopra, dov’era poggiato contro la ringhiera in legno, la mascella contratta.
Scese le scale molto lentamente, come se avesse tutto il tempo del mondo e raggiunse il gruppo di amici al centro del salotto, le braccia possenti incrociate al petto. “Si può sapere perché sono uno sciocco?”.
“Da quanto eri lì?”.
“Il tempo di poter capire che mia sorella mi considera uno sciocco…” rispose alla sua amica bionda “…ma questo già lo sapevo.” Aggiunse con un sorriso sghembo.
Afferrò delle noccioline dal contenitore in cristallo che si trovava sopra al tavolino fra i due divani, e le mandò giù.
“Ti rovinerai l’appetito.” commentò Natalia guardando il modo perfetto in cui Leon faceva qualsiasi cosa. 
“Non credo che cenerò.” e ne mandò giù altre, mentre sua sorella si guardava le unghie ed aveva un sopracciglio alzato.
“Non hai risposto alla mia domanda…” disse attirando l’attenzione della ragazza rossa “…perché sarei uno sciocco?”.
Camilla Vargas sorrise continuando a fissare le proprie unghie “Te l’ho detto tante di quelle volte, Leon.”
“Davvero non sei stanca di parlare di Violetta? Di attaccarla... Se fossi al tuo posto credo che mi sarei stancato da molto tempo.” scherzò, ovviamente offeso dall’atteggiamento di sua sorella. Camilla aveva il vizio di parlar male delle persone non presenti, lo aveva sempre fatto e sempre avrebbe continuato a farlo.
Leon sapeva da tempo ormai che lei detestava, odiava Violetta Castillo, e forse ne sapeva anche il motivo… forse, non ne era sicuro, ma ciò che non capiva, era perché volesse allontanarlo da lei.
Camilla alzò i suoi occhi castano chiaro sul fratello per la prima volta da quando era sceso, e notò che era senza maglia, con addosso solo dei pantaloni di jeans che arrivavano fino al ginocchio. “Hai detto bene, Leon… Se fossi stato al mio posto…”.
“Camilla, ne abbiamo già parlato più di una volta, vorrei non ripetere la sceneggiata che io mi arrabbio, urlo e tu fai come vuoi… sappiamo tutti qui che farai comunque come vuoi tu. Sei una bambina viziata che non conosce regole, e mi dispiace molto per te, dico davvero. Sono tuo fratello e sai che ti voglio bene più di ogni altra cosa al mondo, e mi fa male il cuore vederti così: sempre in competizione con altre persone, sempre a voler dimostrare di essere la migliore litigando o disprezzando la gente. Sai, se smettessi di avere questo atteggiamento e fossi disposta a fare amicizia, a conoscere il carattere ed il pensiero di altre persone, la gente ti apprezzerebbe più per quella che sei, e non per quella che vuoi essere. Pensaci.”
La ragazza rossa aveva nuovamente abbassato lo sguardo “Davvero?”.
“Davvero cosa?”.
“Sono la persona alla quale vuoi più bene?”.
I loro sguardi s’incrociarono di nuovo, e tutti i presenti avevano intuito che Camilla si stava riferendo a Violetta Castillo.


Angolo autrice:
Hola! Come state gente? Io ho un po’ di mal di collo, ma per il resto tutto bene. Ma non vi voglio annoiare con i miei problemi. Passiamo al quinto capitolo della nostra storia… Ho notato che sta ''''''''''riscuotendo molto più successo'''''''''' questa dell’altra… sarà perché i Leonetta sono migliori amici? Ditemi un po’ voi… iniziamo: troviamo Vilu e Leon che… awww, non trovo le parole. Si stavano per baciare un’altra volta!!!! MALEDETTE CAMPANELLE!! Poi Maxi, Fran e Lara (ho voluto dare un ruolo anche a Lara visto che dalla maggior parte delle persone è stata dimenticata, ma a me è sempre piaciuta come personaggio, ma attenti, non con Leon, chiaro). Maxi, Maxi, Maxi… finalmente ti sei fatto un po’ di coraggio, ed hai visto che è andato tutto bene! Oh, finalmente! Pooooi i Diecesca! Chi non shippa i Diecesca? Awwwww!!!!! Me li avete chiesti in tanti, ed accovi accontentati. Avevo già pensato, OVVIAMENTE, di metterli insieme... altrimenti. Diego che si ricorda il suo nome e che è italiana… e si vede chiaramente che la nostra Fran è COMPLETAMENTE COTTA dello spagnolo. Infine troviamo la nostra amata combriccola che continua con il piano –che presto saprete qual è, giuro- contro Vilu, e Leon che li coglie con le mani nel sacco, anche se non del tutto. Che ve ne pare del suo discorso di chiusura? *faccia tenera di WhatsApp* e della domanda di Camilla? Mmmm. Beh, io scappo, vi mando un grande bacio, recensite mi raccomando e ci vediamo al prossimo capitolo!!
_Ruggelaria
   
 
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