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Autore: Morgana89Black    04/05/2016    0 recensioni
Severus Piton accetta di tornare a fare la spia per Silente. Va dal Signore Oscuro per riconquistare la sua fiducia. Cosa accadrebbe se dopo questi fatti qualcuno dal passato tornasse nella sua vita?
Dal primo capitolo:
Un lampo di luce ed un taglio poco profondo, ma doloroso si apre sul mio viso, sento il sangue sgorgare lentamente. Al primo se ne aggiungono altri, su ogni parte del mio corpo: gambe, braccia, petto. Non sono così profondi da uccidermi, ma lo sono abbastanza per torturarmi.
Dal quarto capitolo:
Non riuscivo ad evitarmi di tornare regolarmente ad osservare la sua figura armoniosa dalla quale, nonostante tutto, mi sentivo attratto. La contemplai a lungo mentre, sicura di sé, con gesti precisi e misurati portava a compimento una delle pozioni più complicate con cui una ragazza della sua età poteva venire a contatto.
Dal settimo capitolo:
"Sei ubriaco, Severus! Solo per questo ti dirò quel che sto per dirti: in un altro mondo, forse, ti avrei concesso almeno una notte con me", sorrideva placidamente mentre pronunciava quelle parole.
Dall'ottavo capitolo:
Lei non risponde, mi volta le spalle. Sta tremando, è evidente. Ed io non so cosa fare. Se ora l'avvicinassi mi respingerebbe...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Black, Famiglia Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Draco/Astoria, Lily/Severus, Lucius/Narcissa, Lucius/Severus, Severus/Narcissa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Ritorno da lui.

Esco dall'infermeria ostentando una sicurezza che non provo, consapevole che il mio comportamento nelle prossime ore determinerà la mia sopravvivenza o la mia condanna a morte. Il marchio continua a bruciare sul mio braccio da ore, ed ormai quel dolore è parte indelebile di me.

Attraversato il portone del castello l'aria fresca della sera mi investe, svegliandomi i sensi e ricordandomi che sono ancora vivo e che devo mantenere il controllo su me e sui mie sentimenti se voglio rimanere tale e portare a termina la missione che mi sono prefissato di compiere diversi anni or sono.

Non appena oltrepasso le barriere che proteggono Hogwarts mi smaterializzo a Casa Riddle, senza darmi il tempo di pensare, perché una parte di me teme che se lo facessi non avrei la forza di continuare a camminare. L'imponente villa si staglia di fronte a me ed una goccia di sudore, gelida come il mio sangue, scivola lentamente lungo la mia schiena. La sento nitidamente e ne percepisco il percorso. È l'unico sintomo del terrore che per qualche secondo mi attanaglia lo stomaco ed il cuore.

Rimango immobile ad osservare il profilo del palazzo contro il cielo nero. Un pensiero attraversa la mia mente: non ci sono stelle né luna questa notte. Se volessi potrei tornare sui miei passi consapevole che nessuno scoprirebbe che sono stato qui. Se volessi potrei lasciare la mia vita ed il mio lavoro e sparire nel nulla. Mi basterebbe poco per farlo; sono un abile mago e potrei nascondermi in qualche angolo remoto della Terra. Nel momento in cui la parola "nascondermi" scivola traditrice nella mia manete sento il disgusto per me stesso pervadermi l'anima. Non sono un codardo. Non lo sono mai stato. E se c'è una cosa che so per certo è che non finirò la mia esistenza rintanato in un buco come un lurido topo di fogna.

Mi concedo ancora qualche istante per ricomporre i mie pensieri. Non posso lasciar trasparire alcuna emozione quando sarò al suo cospetto e, soprattutto, dovrò essere sufficientemente controllato da poter pilotare i miei ricordi, quando il Signore Oscuro scruterà nella mia mente.

Silenzioso come un ombra entro nell'enorme villa di proprietà della famiglia Riddle. Come previsto non vi trovo nessuno. Sicuramente i Mangiamorte sono stati congedati dopo aver subito l'ira di Voldemort, non essendoci motivi per trattenerli al suo cospetto. Salgo le scale per dirigermi verso la stanza che so essere la sua dimora quando egli si trova in questa casa ed, infatti, scorgo una debole luce provenire dalla porta che racchiude il salottino privato del Signore Oscuro. Mi fermo qualche metro prima dell'ingresso, sconcertato. Ero sicuro che almeno un uomo sarebbe rimasto a sorvegliare il corridoio, ma non vedo nessuno.

Poi lo scorgo, sul pavimento: un serpente lungo diversi metri di un pallido verde acido. Lo fisso, senza distogliere lo sguardo, non temo gli esseri striscianti, semplicemente mi disgustano per il modo in cui si muovono e per l'apparente consistenza della loro pelle. "Sono qui per vedere il Signore Oscuro" non so cosa mi spinge a parlare a quell'essere come se potesse sentirmi, ma il mio sussurro sembra sortire l'effetto sperato, perché lo vedo srotolare le proprie spire e sparire nella stanza in cui si trova il suo padrone. Pochi secondi dopo sento distintamente dei sibili provenire dall'interno e la risposta dell'uomo al serprente.

"Codaliscia, fa entrare il nostro ospite e lasciaci soli" brividi freddi mi percorrono la schiena al suono gelido di queste parole. Passano solo pochi attimi e la porta si apre, accecandomi con la luce abbagliante che proviene dall'interno. Un ometto basso e viscido, che conosco bene, mi fa cenno di avvicinarmi e, non appena lo attraverso, chiude l'uscio alle mie spalle e sparisce, non prima di darmi il tempo di scorgere il sollievo nei suoi occhi appannati.

Non parlo e non mi muovo. Mi permetto solo di chinare il capo ed abbassare gli occhi in segno di ossequio. Non mi inginocchio, non l'ho mai fatto e di certo non inizierò oggi. Non mi abbasserò mai così tanto (cosa che non posso dire degli altri mangiamorte). Sento distintamente il serpente strisciare verso un angolo della lussuosa stanza in cui mi trovo. Trascorrono attimi interminabili, senza che alcun suono giunga alle mie orecchio, sin quando un sussurro appena percettibile anticipa il dolore atroce che in pochi secondi riempie il mio corpo: "Crucio". Mi sforzo di non lasciare che alcun lamento esca dalle mie labbra, sono pur sempre un uomo orgoglioso, ed, inoltre, sono ben consapevole che urlare e chiedere pietà non servirebbe a nulla. Non passa molto che mi ritrovo steso sul pavimento freddo e polveroso, mentre il mio corpo si contorce tra spasmi atroci che sembrano spezzare ogni fibra del mio essere.

Non so quanto tempo sia trascorso quando, finalmente, quel dolore cessa e mi sforzo di rialzarmi e pronunciare poche parole "Merito la Vostra punizione, mio Signore". Non dico altro, non servirebbe. Attendo solo che sia l'altro a parlare.

"Severus..." il mio nome viene sussurrato quasi con dolcezza e sembra un sibilo fra le sue labbra, "non pensavo che ti avrei rivisto. Vi ho chiamati diverse ore fa. I tuoi compagni si sono presentati immediatamente. Ma tu... non eri fra loro. Ed ora vieni qui, nella dimora di mio padre. Cosa dovrei fare con te?".

Pondero le parole con studiata attenzione, sapendo che da queste dipenderà la mia vita "non nego i miei errori, mio Signore. Sono consapevole di averVi indispettito e di non essere degno di stare al Vostro cospetto. Ma ho tardato ad arrivare volutamente, anche a rischio di incorrere nella Vostra giusta ira".

Aspetto una risposta sempre senza alzare lo sguardo verso l'uomo che più di ogni altro mi disgusta, e vengo presto accontentato "Mi hai disobbedito volutamente, è questo che stai dicendo? Spiegami perché non dovrei ucciderti".

Quelle parole rimbombano nella mia mente assordanti e distorte. Perché non dovrebbe uccidermi? Potrei implorare, potrei cercare di blandirlo. Ma so che non servirebbe. "Perché Vi servo. Avete bisogno di me, mio Signore" non appena queste frasi escono sfrontate dalla mia bocca, il mio cuore perde un battito ed io attendo di vedere una luce verde preannunciare la mia morte. Sicuramente non mi aspettavo che sarebbero state seguite da una risata crudele e fredda.

"Sei sempre stato coraggioso e sincero, Severus. Ti ho sempre apprezzato per questo. Non mi ami follemente come la cara Bella, non mi lusinghi come il vecchio Lucius, né, tanto meno, mi temi come il viscido Codalisca. Mi hai sempre servito fedelmente, perché sei come me, attratto dal potere che le arti oscure possono concedere ad un uomo, ed io ti ho sempre apprezzato per questo. Ma pensi davvero che ciò sarà sufficiente?".

"Non mi aspetto di essere perdonato senza una punizione. Come Vi ho già detto, merito di essere punito. Ma confido che Voi comprendiate la ragione delle mie azioni" tentenno volutamente, con l'intenzione di convincerlo che le mie frasi successive sono solo considerazioni ovvie, "sapete bene dove mi trovavo quando mi avete chiamato, così come sapete che se fossi venuto da voi senza esitare, non avrei avuto più la possibilità di continuare a rivestire il ruolo di insegnante nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Ho scelto di disobbedirvi, sapendo di potervi dare di più rischiando la Vostra ira in questo modo, piuttosto che..." non posso continuare, perché la mia mente viene brutalmente ed immediatamente violata... non devo perdere la concentrazione ed il controllo. Sforzo i miei pensieri in modo tale che mostrino a Lord Voldemort solo ciò che io voglio che veda.

 

Sono nell'ufficio di Silente, fingo di essere addolorato per quella lurida mezzosangue e suo marito, quando in realtà mi dispero per la caduta del mio Signore. Che cosa ne sarà di me ora? Sento un barlume di speranza e di sollievo quando quel vecchio pazzo mi dice che un giorno Lord Voldemort tornerà al potere e che quel moccioso inutile di Potter avrà bisogno della mia protezione. Non posso non pensare a quanto sia stolto il Preside a credere che davvero io sia dalla parte del bene.

 

Sono seduto al tavolo degli insegnanti, quando lo vedo entrare nella stanza insieme agli altri insulsi ragazzini del primo anno. Lo odio con tutto me stesso. Disprezzo ogni centimetro del suo corpo, persino quegli odiosi capelli nero corvino.

 

Sono nel reparto proibito della biblioteca, con quell'inetto di Raptor. Non capisco cosa stia tramando ed il Preside mi ha chiesto di controllarlo. Sono incerto su come comportarmi con lui, non riesco a comprendere se sia solo un ragazzino ambizioso che cerca la pietra filosofale per raggiungere la gloria, o se stia lavorando per altri fini. Cerco di estorcergli informazioni, ma lui è evasivo. Non ho altra possibilità che credere che stia agendo per se stesso ed assecondare il volere di Silente.

 

Sono ad Hogwarts ed è appena cominciato il Torneo Tremaghi. Igor Karkaroff mi raggiunge nella mia aula di pozioni ed attende la fine della lezione per parlarmi. Quell'uomo mi disgusta: è un viscido traditore. Gli rispondo cercando di togliermelo dai piedi. Non voglio restare un minuto più del dovuto nella medesima stanza con simile feccia.

 

Com'è iniziato il tutto si ferma. Ma comincia il dolore della maledizione cruciatus. Il tempo passa e non riesco a capire se la mia sofferenza dura minuti, ore, od anni. Sono steso a terra, quando ci sono arrivato non ne ho idea. Ad un tratto l'incantesimo si interrompe ed io mi accorgo di tremare e non potermelo impedire. Un lampo di luce ed un taglio poco profondo, ma doloroso si apre sul mio viso, sento il sangue sgorgare lentamente. Al primo se ne aggiungono altri, su ogni parte del mio corpo: gambe, braccia, petto. Non sono così profondi da uccidermi, ma lo sono abbastanza per torturarmi.

"Va via e la prossima volta che ti chiamo fa in modo di presentarti al mio cospetto immediatamente. Non sarò sempre così clemente" poche gelide parole che mi permettono di provare un momentaneo sollievo. Sono vivo. Sono salvo. Per il momento.

Mi alzo tremante e stremato. Non so come, ma ad un certo punto mi rendo conto di essere all'aperto. Mi chiedo confusamente come ho fatto ad arrivare sin qui.

Respiro l'aria del mattino e solo compiere questo semplice gesto mi procura fitte di dolore terribili. Devo resistere. Non posso svenire qui. Nella mia mente un solo pensiero si focalizza, mentre cerco di radunare le forze: non posso andare ad Hogwarts in questo stato. Con il poco barlume di lucidità che riesco a racimolare decido di smaterializzarmi a Spinner's End. Entro in casa mia ed immediatamente la parte lucida della mia mente registra che qualcosa non è come dovrebbe essere. Sento una presenza estranea, ma non riesco a comprendere cosa mi faccia essere così sicuro che qualcuno sia nella mia abitazione e, soprattutto, di chi si tratti.

Vedo solo due occhi blu come il mare in tempesta d'inverno, prima di svenire.

   
 
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