Prologo.

lunes, 10 de septiembre de 2007

Questo libro può trattare di molte cose ma inesorabilmente parlerà di me.

E' sempre più facile raccontare le cose dal punto di vista proprio.

Chissà anche per questo mi sono aiutata con conversazioni, email, etc, per far si che non suoni così serio, nè così officiale, nè nulla.

Questo non è il DSM-IV nè molto meno, è semplicemente una versione meno strutturata e sistemata della realtà, dei temi focolai che con il tempo avvelenano gli adolescenti e non. Se a volte parlerò con termini medici, non è perchè ho studiato medicina ma perchè mi toccò viverlo, soffrirlo, sanguinarlo, vomitarlo.

A questo proposito, prendo questo piccolo posto per proloquiare che sì, a volte sono abbastanza autosufficiente, egocentrica e superba quando si tratta di scrivere. E che per certo credo di sapere più io riguardo anoressia e suicidio che gli psicologi e medici che provarono ad aiutarmi. Non è una sciocchezza. E' semplicemente che credo che l'esperienza non è trasmissibile..e che nonostante io abbia letto molte volte che questo dolore è punzecchiante, mai nella mia fottuta vita ho sentito un pizzico.

Quindi, che non mi vengano a parlare dei sintomi nè di quello che devo sentire o fare, perchè già ne ho avuto abbastanza. E che sì, chissà con lo scorrere delle pagine alcuni di voi sceglieranno di cambiare il libro per uno di racconti infantili, altri ne proibiranno la lettura ai piccoli-lettori e molti, moltri alti si gratteranno le loro parti con il mio libro. I couldn't care less. Questo è ciò che ho da dire.

Scrivo questo semplicemente come metodo terapeutico. No, questo è il discordo che ho preparato nel caso in cui il mio libro si riversi contro i media (già vorreste...). Ma la mia storia dice che sono trasgressiva: un fotoblog ed una pagina web già si sono incaricati di farmi "famosa". Argh, per favore, abbandona questo personaggio che non fa a meno di compiacersi/lusingarsi/amarsi perchè nessuno lo crede! Nessuno lo compra!

Ok... Ciò che voglio mettere in chiaro è questo: non cercate definizioni, nè dogmi nel mio libro.

ABZURDAH non è solamente ciò che dicono i libri di medicina, psicologia, psichiatria o chi più ne ha più ne metta (non per screditare medici, etc...eh?). Ma, come ho detto prima, ABZURDAH è più che una raccolta di defizioni. Ho molto da raccontare, è stato molto ciò che ho sofferto. Bene..."ho sofferto".

Ironicamente c'è chi scegliere di essere malata e arriva un punto dove arriva a goderne, ma ora è presto per parlare di queste cose. Per il momento dirò soltanto che questo non è un libro facile. Non rispetto la sua lettura che, a dire la verità, è abbastanza insipida, ma in quanto al tema e al punto di vista verso cui si guarda.

Devo anche dire che con il passare degli anni e delle pagine il punto di vista di chi scrive passa gradi e gradini più a destra o a sinistra dipendendo da emotività predominante. Passato in chiaro: è una merda.

Tocca temi di merda. E se non sei disposto a leggere cose di merda, vai in libreria, cambialo e sii felice con Charles Perrault. Io non sono Cenerentola, nè Hansl, nè Gretel. Sono più un lupo. Un lupo confuso, oltraggiato ed autodistruttivo.