Menomale che nelle sere d'estate Rai 1 manda in onda il TecheTeche, menomale che i miei nonni sorridono ancora per gli sketch di Totò e che si scandalizzino ancora per una Claudia Cardinale in topless. Menomale che esistono ancora le sere d'estate dove è obbligatorio non pensare a nulla e guardare il mare. L'inverno impone responsabilità, l'estate invece denota, nell'immagina- rio comune, libertà e spensieratezza. Non in me, purtroppo. Non ho mai vissuto a pieno il senso di potenza illimitata di questi anni, poichè sono sempre stata animata da una insistente morigeratezza . E questo mi rattrista, perchè mi ricorderò sempre come quella che teneva le teste degli ubriachi, che guidava, perchè nessuno aveva la lucidità di farlo. E sì, mi si può facilmente obiettare che ho un fegato in più e che ho seguito la retta via, se così la si vuol chiamare. Eppure io mi sento mancante di una delle stagioni più belle della vita. Perchè la vita ha quattro stagioni: la primavera, in cui bisogna cresce- re al pari dei fiori; l'estate, in cui sei al contempo spensierato e consapevole della fugacità del tempo e dell'imminente arrivo dell'autunno, rosso, in cui, come le foglie, stai per cadere giù nell'arido terreno della monotonia adulta; e infine l'inverno che, come la ciclità della vita impone, ti fa riscoprire la bellezza della fine della vita poichè adesso e solo adesso puoi dare un valore a tutto ciò che fai perchè sai e puoi dire con certezza che saranno le ultime cose della tua vita. La vita sì, per quanto odiamo chiamarci materialisti, è fatta di cose ammucchiate tutte l'una sopra l'altra. Come i vestiti che lasci in stanza, impilati e in disordine, e che tua madre lasciava sempre lì, perchè lei non è la tua schiava. Quella stessa madre che ora ha i capelli bianchi, che giace senza vita seppur viva, su quella poltrona e cuce. Cuce più per uno status simbol che per passione; come le anziane donne di paese; quella donna che hai odiato, sì, ma che in cuor tuo sai che è stata la donna della tua vita, perchè anche senza che lo volesse, ti ha tenuto in sè per nove mesi e fino a che non sapessi prendere la forchetta in mano, ti ha fornito il sostentamento, ha provveduto a te, e non importa se dovesse o volesse: lo ha fatto e tu devi esserle grata. Grata perchè ti ha dato la vita più di altri, quella stessa vita di cui ora, non sai che fartene perchè la disperdi, giorno dopo giorno, sigaretta dopo sigaretta, smog dopo smog.