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Autore: Ray Wings    05/05/2016    0 recensioni
[Sylvester Asimov]
Mai avrei permesso a uno come te, ridicolo, senza un briciolo di spina dorsale, soldato russo, di mettere le mani su mia figlia.
Questo era quello che mi ero sempre ripetuto, prima che, un giorno, chissà come, mi chiamasti: «Papà.» -come ti sei permesso?
Eri solo uno sciocco ragazzetto che si era addirittura lasciato rasare a zero, pur di assumere un aspetto più mascolino e ottenere i miei favori.
Avrei potuto continuare a prenderti a pugni per il resto della mia vita, non mi interessava, ma interessava a Gina.
E questo bastava a far di te, automaticamente, parte della nostra famiglia.
La tua prima famiglia.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuovo ordine, soldato: non morire


Cosa ti era saltato in mente, quando venisti a casa mia?
In cosa avevi sperato? Tè e pasticcini?
Tu, soldato russo da quattro soldi, meritavi di essere preso a pugni solo per aver pensato di poter parlare con mia figlia. E non mi sono certo risparmiato in questo, anche se ogni volta cercavo di non romperti il naso -sono un uomo di buon cuore, in fondo.
Ma tu sei tornato il giorno dopo e dopo ancora, con quel tuo sciocco sorriso in faccia –quanto lo detestavo- e solenne, come un bravo soldatino, cercavi di presentarti. «Sylvester Asimov, Signore, mi chiamo Aleksandr e vorrei...» pugno.
«Signore, sono sempre io, Alek...» pugno.
«Sono innamorato di sua figlia Gina, Sign...» pugno.
«Signore, è un onore conosc...» pugno.
«Sei proprio fastidioso!» ti avevo urlato, all'ennesimo tentativo.
E ricordi qual è stata la tua ridicola reazione?
Sorridesti, emozionato, esclamando: «Mi ha parlato!»
Dopo aver tentato di fracassarti la faccia più e più volte, tutto ciò che ti interessava davvero era che io ti avessi parlato! Quanto potevi essere imbecille! Mai avrei permesso a uno come te, ridicolo, senza un briciolo di spina dorsale, soldato russo, di mettere le mani su mia figlia.
Questo era quello che mi ero sempre ripetuto, prima che, un giorno, chissà come, mi chiamasti: «Papà.» -come ti sei permesso?
Eri solo uno sciocco ragazzetto che si era addirittura lasciato rasare a zero, pur di assumere un aspetto più mascolino e ottenere i miei favori.
Avrei potuto continuare a prenderti a pugni per il resto della mia vita, non mi interessava, ma interessava a Gina.
E questo bastava a far di te, automaticamente, parte della nostra famiglia.
La tua prima famiglia.
Non l'ammisi mai, ma quando Gina mi raccontò che eri orfano e mai avevi avuto un padre e una madre, la cosa mi lasciò pensieroso.
«Vuoi entrare a prendere un tè, Aleksandr?» ti aveva offerto, un giorno, mia moglie e tu, ancora più ridicolo, la guardasti sconvolto. «Posso entrare?»
"Hai detto la stessa cosa, quando hai messo un bambino in pancia a mia figlia?" ammetto di aver pensato. Ma avevo cominciato a tenere per me tutte quelle cattiverie, dal giorno in cui Gina mi ha detto: «Papà, credo di essermi innamorata.»
L'amore è una bella cosa, lo sai?
Lo so, lo so, ora lo stupido e ridicolo sembro io, di fronte a queste smielate parole. Ma se c'è anche solo una cosa che può abbattere la mia corazza, la corazza del Dio della guerra, di Sylvester Asimov -e questo te lo dico in confidenza, Aleksandr- è proprio l'amore della mia famiglia.
Altrimenti, secondo te, per quale motivo avrei accettato con così tanta leggerezza di diventare ufficiale dell'Annex I e venire su questo pianeta a morire? Credi c'entri la mia forza? Il mio orgoglio di militare? Credi c'entrino i miei muscoli?
È l'amore, Aleksandr, che muove il mondo.
L'amore di un padre per una figlia e il nipote che in un letto d'ospedale sperano di poter vedere i fiori di ciliegio sbocciare la prossima primavera.
Quello stesso amore ti ha permesso di entrare in casa mia, l'amore di mia figlia che ha ritenuto di aver bisogno dei tuoi sorrisi, quello stesso amore di cui tu sembravi tanto meravigliato -Hai mai provato amore, prima di allora, Aleksandr?
E se tanto necessitavi di pronunciare quella parola -Papà-, se tanto sentivi il bisogno di poter avere un papà da amare per la prima volta, chi ero io per impedirtelo?
Sai, Aleksandr... non eri poi così male, come figlio.
In fondo, mi piacevi.
Sei tornato da me ogni singolo giorno, nonostante i lividi, nonostante la mia scortesia, e mi offrivi il tuo migliore sorriso, vero e sincero, come se tutto quel male che ti facevo non avesse importanza.
Come se tu stesso non avessi importanza di fronte al dolce viso di Gina.
Quale padre non desidera un uomo tanto forte per la propria figlia?
Ma, lo giuro, in questo momento avrei tanto voluto che tu non fossi così forte, determinato e cocciuto. Avrei tanto voluto che tu fossi il ragazzetto mollaccione che credevo fossi, quando cercavo di -non- fracassarti il naso.
Perché se tu lo fossi stato, ora io non avrei questo peso da riportarmi indietro sulla Terra. Il peso di consegnare alla propria figlia solo un fantasma e dei ricordi, il peso doverle dire che il suo bambino non avrà mai un padre, proprio come tu stesso hai sofferto -Con che coraggio hai potuto dare a tuo figlio lo stesso increscioso destino che hai vissuto tu?
«Non permetterò che mio figlio perdi la sua famiglia una seconda volta.» è questo che ho detto all'impiegato della U-Nasa, quando mi ha chiesto di unirmi all'equipaggio dell'Annex. Mia figlia, mio nipote, avrebbero dovuto vivere per te, per darti ciò che ti è sempre mancato.
Ma ora, dimmi, razza di idiota, per cosa devono vivere?
Aleksandr, ingrato piccolo bastardo, dopo aver lottato tanto per riuscire ad avere la mano di Gina, come hai potuto lasciarla andare con tale facilità?
Non mi interessa quanto sia stato doloroso!
Morire era contro i miei ordini!

   
 
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