Nuovo ordine,
soldato: non morire
Cosa
ti era saltato in mente, quando venisti a casa mia?
In
cosa avevi sperato? Tè e pasticcini?
Tu,
soldato russo da quattro soldi, meritavi di essere preso a pugni solo
per aver pensato di poter parlare con mia figlia. E
non mi
sono certo risparmiato in questo, anche se ogni volta cercavo di non
romperti il naso -sono un uomo di buon cuore, in fondo.
Ma
tu sei tornato il giorno dopo e dopo ancora, con quel tuo sciocco
sorriso in faccia –quanto lo detestavo- e solenne, come un
bravo
soldatino, cercavi di presentarti. «Sylvester Asimov,
Signore, mi
chiamo Aleksandr e vorrei...» pugno.
«Signore,
sono sempre io, Alek...» pugno.
«Sono
innamorato di sua figlia Gina, Sign...» pugno.
«Signore,
è un onore conosc...» pugno.
«Sei
proprio fastidioso!» ti avevo urlato, all'ennesimo tentativo.
E
ricordi qual è stata la tua ridicola reazione?
Sorridesti,
emozionato, esclamando: «Mi ha parlato!»
Dopo
aver tentato di fracassarti la faccia più e più
volte, tutto ciò
che ti interessava davvero era che io ti avessi parlato! Quanto
potevi essere imbecille! Mai avrei permesso a uno come te, ridicolo,
senza un briciolo di spina dorsale, soldato russo,
di mettere
le mani su mia figlia.
Questo
era quello che mi ero sempre ripetuto, prima che, un giorno,
chissà come, mi
chiamasti: «Papà.» -come ti sei permesso?
Eri
solo uno sciocco ragazzetto che si era addirittura lasciato rasare a
zero, pur di assumere un aspetto più mascolino e ottenere i
miei
favori.
Avrei
potuto continuare a prenderti a pugni per il resto della mia vita,
non mi interessava, ma interessava a Gina.
E
questo bastava a far di te, automaticamente, parte della nostra
famiglia.
La
tua prima famiglia.
Non
l'ammisi mai, ma quando Gina mi raccontò che eri orfano e
mai avevi
avuto un padre e una madre, la cosa mi lasciò pensieroso.
«Vuoi
entrare a prendere un tè, Aleksandr?» ti aveva
offerto, un giorno,
mia moglie e tu, ancora più ridicolo, la guardasti
sconvolto. «Posso
entrare?»
"Hai
detto la stessa cosa, quando hai messo un bambino in pancia a mia
figlia?" ammetto di aver pensato. Ma avevo cominciato a tenere
per me tutte quelle cattiverie, dal giorno in cui Gina mi ha detto:
«Papà, credo di essermi innamorata.»
L'amore
è una bella cosa, lo sai?
Lo
so, lo so, ora lo stupido e ridicolo sembro io, di fronte a queste
smielate parole. Ma se c'è anche solo una cosa che
può abbattere la
mia corazza, la corazza del Dio della guerra, di Sylvester Asimov -e
questo te lo dico in confidenza, Aleksandr- è proprio
l'amore della
mia famiglia.
Altrimenti,
secondo te, per quale motivo avrei accettato con così tanta
leggerezza di diventare ufficiale dell'Annex I e venire su questo
pianeta a morire? Credi c'entri la mia forza? Il mio orgoglio di
militare? Credi c'entrino i miei muscoli?
È
l'amore, Aleksandr, che muove il mondo.
L'amore
di un padre per una figlia e il nipote che in un letto d'ospedale
sperano di poter vedere i fiori di ciliegio sbocciare la prossima
primavera.
Quello
stesso amore ti ha permesso di entrare in casa mia, l'amore di mia
figlia che ha ritenuto di aver bisogno dei tuoi sorrisi, quello
stesso amore di cui tu sembravi tanto meravigliato -Hai mai provato
amore, prima di allora, Aleksandr?
E
se tanto necessitavi di pronunciare quella parola -Papà-, se
tanto
sentivi il bisogno di poter avere un papà da amare per la
prima
volta, chi ero io per impedirtelo?
Sai,
Aleksandr... non eri poi così male, come figlio.
In
fondo, mi piacevi.
Sei
tornato da me ogni singolo giorno, nonostante i lividi, nonostante la
mia scortesia, e mi offrivi il tuo migliore sorriso, vero e sincero,
come se tutto quel male che ti facevo non avesse importanza.
Come
se tu stesso non avessi importanza di fronte al dolce viso di Gina.
Quale
padre non desidera un uomo tanto forte per la propria figlia?
Ma,
lo giuro, in questo momento avrei tanto voluto che tu non fossi
così
forte, determinato e cocciuto. Avrei tanto voluto che tu fossi il
ragazzetto mollaccione che credevo fossi, quando cercavo di -non-
fracassarti il naso.
Perché
se tu lo fossi stato, ora io non avrei questo peso da riportarmi
indietro sulla Terra. Il peso di consegnare alla propria figlia solo
un fantasma e dei ricordi, il peso doverle dire che il suo bambino
non avrà mai un padre, proprio come tu stesso hai sofferto
-Con che
coraggio hai potuto dare a tuo figlio lo stesso increscioso destino
che hai vissuto tu?
«Non
permetterò che mio figlio perdi la sua famiglia una seconda
volta.»
è questo che ho detto all'impiegato della U-Nasa, quando mi
ha
chiesto di unirmi all'equipaggio dell'Annex. Mia figlia, mio nipote,
avrebbero dovuto vivere per te, per darti ciò che ti
è sempre
mancato.
Ma
ora, dimmi, razza di idiota, per cosa devono vivere?
Aleksandr,
ingrato piccolo bastardo, dopo aver lottato tanto per riuscire ad
avere la mano di Gina, come hai potuto lasciarla andare con tale
facilità?
Non
mi interessa quanto sia stato doloroso!
Morire
era contro i miei ordini!