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Autore: Amalia89    08/04/2009    8 recensioni
Ciao! Mi chiamo Amalia!!! Questa è la mia ff! spero che vi piaccia... Non mi reputo certo una scrittrice, ma anke io nel mio piccolo ci provo! fatemi sapere la vostra opinione... Ciaooooooo
Un’altra notte era passata, nella nostra piccola ma graziosa casetta, regalataci da Esme l’amorevole madre di Edward non che mia “suocera”, come mi faceva strano pensare così a Esme… il nome “suocera” lo associavo più a qualcosa di sgradito di fastidioso e questa non era certo la descrizione della madre di Edward.
Ero abbraccia a Edward, la mia testa poggiata sul suo possente petto, morbido e perfetto…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 1

Ciao ragazze, la storia è sempre la stessa, solo la sto ripostando corretta. Per chi dovesse rileggerla, troverà alcune cose diverse, pezzi che ho aggiunto ecc… Modificherò anche il titolo, mettendo il suo. Un bacio a tutte.

Amalia.

 

 

 PRIMO LIBRO

Bella

 

 

CAPITOLO 1

 

 

Un’altra notte era passata, nella nostra piccola ma graziosa casetta, regalataci da Esme, l’amorevole madre di Edward nonché mia “suocera”.

Come mi faceva strano pensare così ad Esme… Il nome “suocera”, lo associavo più a qualcosa di sgradito, fastidioso e questa, non era certo la descrizione della madre di Edward.

Ero abbraccia al mio angelo, la testa poggiata sul suo possente petto, morbido e perfetto.

Le sue braccia mi cingevano in una morsa delicata ma ben salda, nessuno dei due avrebbe voluto mai allontanarsi o abbandonare quella posizione. Ma, come sempre, la notte era troppo breve, non mi bastava mai e avevo il sospetto che sarebbe stato così per sempre…per l’eternità.

All’improvviso, Edward sospirò, ed io aprii gli occhi.

Ovviamente non dormivo, il sonno non rientrava più nei miei bisogni primari, a dirla tutta non rientrava più in nessun mio bisogno.

Fece scorrere un dito lungo la mia schiena, aprì la mano al centro di essa e mi tirò ancora più verso di sé, io alzai il viso e sorrisi, un istante prima che le sue labbra si poggiassero sulle mie.

Sentii il suo sapore in bocca, la socchiusi e ci abbandonammo a un bacio lento ma carico di desiderio, bruciava di passione, di amore.

Come sempre, si staccò troppo preso, mi guardò negli occhi, oro nell’oro, mi sorrise scoprendo la fila di denti bianchi e perfetti.

“Buongiorno amore”. Sussurrò al mio orecchio, sorrisi.

Dall’altra stanza giunse un suono, l’unico in grado di farmi rinunciare a quel momento, la voce della mia piccola Renesmee che mi chiamava, si era svegliata.

Mi alzai e in meno di un secondo fui da lei. Mi accolse con uno dei suoi sorrisi irresistibili, che le accentuavano le fossette sulle guance.

La presi in braccio e strofinai il mio naso conto il suo.

“Buongiorno piccola mia”. Dissi in tono adulatorio. Perché era così, la adoravo.

Lei mi sorrise e poggiò la sua soffice mano sul mio viso, ricambiò il saluto e subito mi fece “vedere” che aveva sete, fame.

La sensazione di fuoco che avvertivo in gola quando mi ricordava il suo bisogno di sangue umano, era diventata sopportabile, stavo imparando a controllarmi bene e questo mio autocontrollo, turbava Jasper. Era sempre all’erta, aspettava il mio errore che sapevo, non sarebbe mai giunto, non finché Edward sarebbe stato al mio fianco.

Pochi minuti dopo, stavamo già correndo lungo la strada di casa, mano nella mano, in silenzio. Una volta superato il fiume, trovammo Rosalie sulla porta, ci stava aspettando. Fece un gran sorriso a Renesmee, prima di aprire le braccia, e di accogliere mia figlia tra di esse.

“Ciao Rose, dalle la colazione per favore, io.. non credo di…”, non mi fece terminare la frase, capii all’istante e mi sorrise.

 “Certo Bella, ci penso io”. Disse, e sparì dietro la porta.

Sospirai ed Edward mi si avvicinò cingendomi per i fianchi.

“Che cosa c’è amore?”.

“Riuscirò mai a “nutrire” nostra figlia?”. Chiesi un po’ seccata. Lui sorrise.

“Non è passato nemmeno un anno, abbi pazienza, stai andando benissimo e poi…hai l’eternità davanti a te”. Mi girò verso di lui per guardarmi negli occhi.

“No Edward, Renesmee non resterà così per sempre. Anzi, ho così poco tempo… la sua infanzia sarà cortissima, ogni giorno che passa cresce sempre di più, presto non avrà più bisogno di me… non in questo modo almeno. Si nutrirà da sola e…”. Edward mi mise un dito sulle labbra.

“Sssh”. Mi baciò e mi strinse nel suo abbraccio.

“Lei avrà sempre bisogno di te…”. Lo disse in un tono, che chiuse la conversazione. Ma nonostante tutto, io rimasi con i miei pensieri ed entrai in casa.

Come sempre tutto era perfetto, sentivo l’odore del sangue che Rosalie stava dando a mia figlia provenire dalla cucina, subito distolsi la mia attenzione.

Non per la sensazione che mi provocava, che infuocava la mia gola, ma per la fitta di gelosia che provavo nei suoi confronti.

Invidiavo il suo autocontrollo, i suoi anni di esperienza in più, le permettevano di vivere con mia figlia un momento che avrei voluto vivere io.

Sentii anche un altro odore, che non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello percepito poco prima. Era fastidioso, per un attimo mi bruciò in gola ma, subito dopo, mi fece arricciare il naso. Sapevo benissimo a chi apparteneva.

Mi girai appena verso sinistra, come pensavo, Jacob, era seduto sul divano bianco e fissava lo schermo del televisore al plasma da quarantadue pollici, non sembrava attento ma più… imbronciato.

Aveva le braccia strette al petto, le sopracciglia inarcate e il labbro inferiore che sporgeva all’ingiù. Lo guardai perplessa, prima di udire il ghigno di Edward alle mie spalle, chissà cosa aveva “sentito” provenire dalla mente di Jake.

Mi avvicinai.

“Ciao Jake”, non si prese nemmeno il disturbo di guardarmi.

“Ciao”. Sputò tra i denti, come m’infastidiva quando faceva così.

“Che cos’hai?”. Chiesi cercando d’essere il più cortese possibile, mi dava proprio sui nervi quando faceva il difficile.

Lui non rispose subito, continuava a fissare lo schermo, quando finalmente distolse lo sguardo, era passato un minuto abbondante ed io, non mi ero mossa di un centimetro. Mi guardò torvo:

“E me lo chiedi pure Bella?”. Era arrogante, decisamente non lo sopportavo.

“Qual è il tuo problema Jacob?!”. Non mi preoccupai più d’essere gentile, mi aveva proprio stufata.

“Perché fai dare a quella bionda la colazione a Nessie?!?  Non potevi semplicemente dirlo a me?!”.

“E cosa sarebbe cambiato Jacob? Gliela davi tu?!”. Chiesi in tono sarcastico, sapevo che di certo, non le avrebbe mai dato un biberon di sangue.

La sua reazione non si fece attendere, saltò in piedi e spalancò gli occhi, sul suo volto c’era un’espressione mista tra disgusto e la sorpresa.

“No Bells, certo che no!! L’avrei portata nel bosco a caccia,con me…”.

Rimasi in silenzio, sul mio volto un’espressione illeggibile, attesi qualche secondo prima di rispondergli. Non aveva tutti i torti, ma di certo non gli avrei mai dato ragione.

Quella bionda si chiama Rosalie ed è SUA zia Jacob, ed io sono SUA madre, e TU sei…cosa?!?!?”.

Lui mi guardò a bocca aperta, lo sguardo perso nel vuoto, come se stesse realmente pensando ad una risposta da dare alla mia domanda. Il suo prolungato silenzio, mi fece capire che non ne trovò una.

 L’avevo chiaramente punto sul vivo, mi sentii un po’ in colpa, forse avevo esagerato, ma era colpa sua, non doveva reagire così.

Si risedette sul divano e ritornò al suo broncio.

Tolsi lo sguardo da lui, e mi concentrai sui rumori e gli odori della casa. Non sentivo nessuno oltre a noi, c’eravamo solo io Edward, Rosalie la piccola Renesmee e Jacob. Guardai verso mio marito, era seduto davanti al pianoforte, volava con le dita sui tasti d’avorio, componendo una melodia nuova, che non avevo mai sentito, era dolce ma forte, triste ma rasserenante un po’ m’incuriosii ma non gli chiesi nulla al riguardo.

“Edward, dove sono gli altri?”. Chiesi un po’ incuriosita dalla loro assenza.

“Emmet, Esme e Carlisle a caccia, Alice e Jasper a fare le ultime spese prima della partenza. “.

Mi rispose con la sua solita voce gentile e vellutata, senza smettere di comporre la nuova melodia.

Già, la partenza, di lì a pochi giorni sarei partita per Hannover, mi sarei trasferita nello stato del New Hampshire, dove ad aspettarmi c’era il college “Dartmounth”, dov’ero stata ammessa grazie all’aiuto di Edward.

Non avevo più paura di non esserne all’altezza, sapevo d’aver tutto il tempo che volevo per studiare. Certo, questo se non mi fossi fatta distrarre dalla perfezione del corpo del mio dolce angelo, il che mi era difficile, ma sicuramente lui sarebbe stato capace di controllarsi, era il più “allenato” dei due. Quindi, facevo affidamento sul suo autocontrollo e sulla sua straordinaria capacità d’insegnante, mi rendeva tutto più semplice, sì, sicuramente ce l’avrei fatta.

Non ero altrettanto tranquilla nell’affrontare tutti quegli esseri umani, sapevo controllarmi di fronte a Sue, Charlie, Billy, Jake, ma… Sarei stata altrettanto brava con i miei compagni di corso? E se avessi perso il controllo davanti a loro, desiderando il sangue di qualche ignaro umano che, coraggioso, mi si era avvicinato troppo?

Rabbrividii non potevo pensarci, sarei stata all’altezza non potevo deludere la mia nuova famiglia e di certo, non potevo essere l’unica Cullen senza una laurea.

In tutto quel pensare non mi ero accorta che Edward aveva smesso di suonare, mi fissava, un sopracciglio appena sollevato, con quella sua espressione curiosa, di quando voleva sapere che cosa stavo pensando. Lo guardai, sorridendogli appena.

Come sempre, lui mi capì al volo e ricambiando il sorriso mi cinse da dietro, poggiando il mento sulla mia spalla.

“Sei speciale amore, ce la farai”. Disse, prima di posarmi un dolce bacio sul collo.

 

 

  
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