Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: AlexiaKH    05/05/2016    5 recensioni
La quarta guerra mondiale ninja si era conclusa da mesi, ma ancora non si potevano chiamare tempi di pace. Vi erano ancora questioni e conflitti irrisoliti, riorganizzazioni e nuove minacce.
Niente di preoccupante, fino a quando un intero villaggio venne raso al suolo per mano di un nuovo gruppo di nukenin. Ciò che però tutti ignoravano, era l'esistenza della sola sopravvissuta di quella strage: una ragazza con un chakra e un potere molto particolare, che il suo villaggio si era assicurato di nascondere agli occhi del mondo.
Senza più un villaggio, una casa e una famiglia dove far ritorno, la ragazza si dedicherà anima e corpo nella vendetta. Ma riuscirà nel frattempo a ricostruirsi una vita?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2:  Un villaggio fantasma.
 
Sembrava un villaggio fantasma: tutte le parti costruite in legno erano state distrutte, lasciando in piedi solo i muri in mattone e gli scheletri in acciaio, anneriti dalle fiamme; per di più l’aria si era riempita delle ceneri e, a causa dell’ambiente umido e ferroso provenienti dalle miniere, queste ultime si erano trasformate in un sostanza cementante, che ricopriva e colorava di grigio l’intero ambiente, rendendo l’aria irrespirabile. Nonostante non fosse nulla in confronto a quello che aveva assistito la sorella, lo spettacolo che offriva quel che rimaneva del Villaggio degli Artigiani riusciva ancora a shoccare chiunque lo osservasse, compreso Gaara.
 “Mette i brividi…” Commentò Shikamaru, che osservava con lui il paesaggio. Il giovane Kazekage annuì in silenzio, senza staccare gli occhi da quell’inquietante spettacolo. Era stato molte volte testimone di atrocità, a volte anche causate proprio da sé stesso, ma non aveva mai visto qualcosa del genere. Quello che vedeva non era semplice disseminazione di morte, era uno scenario appositamente pensato da qualcuno, leggendo in quello spettacolo una sorta di messaggio: quello poteva essere il destino riservato a Suna, Konoha e tutti gli altri Villaggi, se non avesse trovato un modo per fermare quel gruppo di nukenin. “Nonostante la sconfitta definitiva di Madara Uchiha e Kaguya, vi sono ancora criminali simile al loro calibro.” Commentò, dopo aver rivalutato l’alta pericolosità dei loro nemici.
“Già, anche in tempi di pace dobbiamo averne a che fare. Che seccatura.” Rispose. Se prima il giovane Nara nutriva dei dubbi, ora ne era certo: stava diventando un duello a scacchi tra lui e quei nurkenin, un duello dove il vinto sarebbe stato distrutto. Loro avevano già fatto la loro mossa da tempo, ora toccava a lui ma aveva bisogno di una loro svista, o errore. I due, notando che si stava facendo sera, ritornarono al campo base, situato a pochi metri di distanza dal Villaggio, dove i loro compagni di viaggio li stavano aspettando.
Contemporaneamente, molto lontano da dove si trovavano i due shinobi, qualcun altro osservava quel tetro paesaggio. Yui, che si trovava nello stesso identico punto dove aveva osservato prima di scappare, senza muovere nemmeno un muscolo: era rimasta pietrificata nel vedere come il suo villaggio avesse perso vitalità, non era così che lo voleva ricordare. Si limitò a guardare con occhi inespressivi il punto dove suo fratello morì, segnato da un disegno di una sagoma bianca, ma dentro ribolliva di una forte collera e di un profondo rimorso per non essere riuscita a fare qualcosa. Scacciò ogni pensiero malinconico che le poteva venire in mente, studiando la zona. L’area era sigillata, ma non come si raccontava: le fiamme dovevano aver attaccato anche le riserve di pirite, che si trovavano davanti all’entrata della miniera principale, liberando le loro ceneri nell’aria e, di conseguenza, con l’umidità e le recenti piogge, formandosi uno strato cementante  in polvere che aveva ricoperto l’intero Villaggio, per poi fare il resto l’umidità. Ciò che le sembrava incredibile era l’enorme quantità ancora presente nell’aria, creando una sottilissima nebbia. Corrugò leggermente la fronte, infastidita. Più o meno a 1 km a Nord notò il fumo di un focolare, probabilmente di una squadra ninja di sorveglianza, e decise che era il caso di nascondersi, essendo troppo spossata a causa del viaggio per combatterli. Optò per una delle miniere secondarie, situata a 350 metri verso sud-est rispetto al villaggio, nascosta tra le montagne e la foresta, sentendosi a casa quando entrò: quel luogo era rimasto invariato, lasciandosi sfuggire un sorriso mentre accarezzava un incisione su uno dei pilastri, che lei stessa aveva fatto quando era piccola. Quel momento sereno, però, venne subito infranto, infatti scendendo più a fondo fu costretta ad accendere le lanterne e, nella prima area di sosta, si accorse che qualcuno aveva frugato tra gli averi dei minatori e gli uccellini in gabbia, addestrati per cinguettare solo in caso di frana, erano stati tutti uccisi. Nessuno poteva sapere dell’ubicazione di quella miniera, gli abitanti erano stati ben attenti a tenerla nascosta per far credere che il filone della miniera principale non fosse in esaurimento… a meno che non fosse qualcuno del Villaggio. Si raggelò il sangue: l’unica possibilità era la presenza di un traditore che aveva rivelato a qualcuno l’ubicazione di quella miniera, e quel qualcuno doveva essere particolarmente sadico e crudele per aver ucciso anche gli animali. Le poteva venire in mente solo un nome: Tsukiyo.
Ricontrollò subito le lanterne per capire quanto olio fosse rimasto, ricordando che erano state riempite il giorno prima della strage: si accorse che erano quasi piene, segno che qualcuno le aveva utilizzate per poche ore. Chiunque avesse fatto quel caos, ci era rimasto per poco tempo. Era restia se riposarsi lì dentro ma, nonostante tutto, dalla polvere sembrava che non entrasse nessuno da tempo. Decise di rimanere: conosceva quel luogo meglio di chiunque altro e l’eco le avrebbe avvertita di passi estranei ai suoi, di conseguenza era più sicuro. Avrebbe dormito sull’attenti, abbastanza per farla riposare fisicamente ma non mentalmente, per poi il giorno dopo andare nella sua vecchia casa e cercare indizi, nella speranza che l’aria fosse abbastanza respirabile con l’ausilio della sciarpa, che le copriva naso e bocca in caso di tempesta, in dotazione con il mantello da viaggio.
 
 “Perché non abbiamo nulla sulle miniere?” Chiese perplesso l’Amikichi mentre mangiava qualche pillola alimentare, il sapore lasciava parecchio a desiderare ma stava morendo di fame e si era accontentato.
“Quelli del Villaggio degli Artigiani erano persone estremamente caute. Nonostante commerciassero con tutti i Paesi, c’era sempre il rischio che diventassero il bersaglio di qualcuno, almeno così si garantivano una via di fuga che solo loro potevano conoscere.” Prima di addentrarsi nella zona, Shikamaru aveva pensato bene di conoscere la zona, consultando le uniche mappe che era riuscito ad ottenere dal damiyo del Paese del Fiume. Le carte però erano molto vaghe, un risultato voluto tramite uno scarso scambio d’informazioni da parte degli abitanti di quel villaggio.
“Ma allora forse qualcuno è sopravissuto, forse qualcuno è riuscito a rifugiarsi!” Commentò la Yamanaka.
“Non credo…” Commentò il moro. “Secondo le informazioni che ci diedero quelli della squadra medica, le ceneri hanno avuto origine presso l’entrata della miniera. Se ci fosse stato qualcuno la dentro, sarebbe morto soffocato.”
“Allora non capisco perché siamo qui allora…” Borbottò la ragazza, rimasta delusa.
“Te l’ho già spiegato: a cercare indizi, poiché non porta nulla interrogare i sopravvissuti. O te ne sei dimenticata?” La rimproverò, sapendo che avrebbe toccato un punto debole della bionda. Per lei era stata un’esperienza orribile guardare le loro menti: le vie erano tutte distrutte e non aveva avvertito nemmeno una straccia di emozioni o di resistenza, come se quel corpo non avesse più avuto l’anima. Aveva sperato che si trattasse di un sigillo, cercando disperatamente un punto di accesso, ma non trovò nessun segno o struttura che potesse aiutarla, era semplicemente stata distrutta. Non aveva mai visto una cosa del genere, e la preoccupava a morte.
“Vogliamo andare?” Chiese spazientita Temari. Il ragazzo le annuì e si divisero in due gruppi, composti rispettivamente dai tre fratelli Sabaku e dalla formazione Ino-Shika-Cho. Dopo aver indossato la sciarpa che copriva naso e bocca, si addentrarono nel Villaggio e i due gruppi si separarono. Temari condusse i fratelli, sotto richiesta di Gaara, al luogo dove avevano trovato il cadavere per strada e la scritta Tsukiyo. Ogni passo alzava una leggera cortina di ceneri e ben presto ne rimasero ricoperti. Gaara osservò bene l’ambiente: chiunque fosse la persona uccisa, non aveva combattuto, a causa della mancanza di segni di combattimento, stava semplicemente scappando. Secondo le informazioni che aveva ottenuto, il cadavere era irriconoscibile ma aveva con sé un copri-fronte del Villaggio. Rimase in dubbio: quegli shinobi erano famosi per la loro pazienza e perseveranza, quindi che cosa lo aveva spinto a scappare senza nemmeno provare a difendersi? Non poteva essere della semplice paura, anzi aveva avuto l’impressione che si fosse lasciato uccidere, data la posizione.
“Gaara.” Disse all’improvviso Kankuro, interrompendo le riflessioni del fratello minore. “Ma avevano richiesto dei rinforzi?” Chiese non appena ebbe tutta l’attenzione di entrambi i presenti.
Il rosso lo guardò perplesso, mentre la bionda subito iniziò a parlare con un tono severo, come se il fratello avesse detto la più grande delle assurdità. “Ma ti sembra? Siamo in missione segreta!”
Gaara all’improvviso capì la ragione di quella domanda: più avanti a loro, vi era una figura che stava uscendo da uno degli edifici, indossando uno dei loro mantelli da viaggio, coprendo bene il volto. Da quella posizione riuscii solo a intravedere che si trattava probabilmente di una donna, data la corporatura minuta. La sorella seguì lo sguardo di Gaara e notò anche lei la figura, spalancando i suoi occhi smeraldini dalla sorpresa. “E quella da dove sbuca?”
“Non credo che sia uno dei nostri.” Commentò Kankuro, mentre si allontanava in direzione dell’intrusa, tenendosi pronto uno dei suoi rotoli di evocazione. “Hey tu!” Avrebbe voluto aggiungere altro, interrogarla, ma la figura scappò senza nemmeno perdere un attimo di esitazione. Subito il ragazzo la inseguì evocando Karasu, una delle marionette che aveva portato con sé nei suoi rotoli e specializzata nell’attacco.
Yui fu costretta a rifugiarsi nella prima casa che trovò facilmente accessibile con un balzo, non appena intravide con la coda dell’occhio la marionetta. Non ne aveva mai vista una dal vivo, ma sapeva bene quanto potessero essere temibili. Salvo le armi che tenevano al loro interno, le marionette venivano fabbricate esclusivamente dai marionettisti, e questo la metteva in forte svantaggio, obbligandola ad optare in un luogo più ristretto, in modo da accorciare le distanze che poteva prendere il marionettista da lei. Arrivò una stanza particolarmente spaziosa, probabilmente usata in passato come palestra, formata da pareti cementate. In quei pochi secondi che aveva a disposizione, si maledì per essere stata incauta: non si sarebbe mai immaginata che ci fossero anche i fratelli Sabaku, con il Kazekage in persona. Affrontarli tutti e tre assieme era un suicidio, mentre provare ad affrontarli uno per volta era fattibile. In quel momento arrivò il suo avversario, accompagnato da una marionetta dotata di tante braccia, troppe per essere contate. Era agitata: sarebbe stato il suo primo combattimento contro qualcuno che non faceva parte del suo villaggio; era sicura delle sue capacità e tecniche, ma sapeva chi aveva di fronte. In passato sarebbe stata onorata nel poterlo affrontare, era pur sempre uno degli eroi della Quarta Grande Guerra Ninja, ma non in quel momento, troppo concentrata a trovare una via di fuga.
“Vedo che ti sei fermata.” Commentò. Non sembrava che la volesse uccidere altrimenti l’avrebbe già attaccata, probabilmente per via del suo abbigliamento. Non aveva la minima idea di quale arsenale fosse equipaggiata la marionetta, ma il numero spropositato di braccia le dava l’impressione che non fosse particolarmente potente, ma equipaggiata per affrontare un numero elevato di avversari contemporaneamente.
“Voglio sapere chi ti ha dato l’ordine di venire qui.” Iniziò a dire, per poi muovere attraverso le dita i fili di chakra, staccando le numerose braccia della marionetta, per circondare la ragazza puntandole le lame intrise di veleno.
Come artigiana, Yui sapeva che il punto debole principale di ogni marionetta erano le articolazioni, ma in quella particolare situazione avrebbe perso solo del tempo, essendo le braccia troppe, quindi optò per il secondo punto debole. Dalla mano della ragazza uscì una kodachi, senza farsi notare dall’avversario grazie al mantello, e si mise in posizione di attacco, senza emettere nemmeno un suono.
“Lo prendo per un no.” Affermò il marionettista. Aveva appena avuto la conferma che non era una dei loro ninja, quindi poteva attaccarla senza alcuna esitazione.
Yui subito impregnò la lama con il chakra del vento e, non appena le braccia le si scagliarono contro, cominciò ad evitare tutti gli attacchi  di striscio , in modo da poter tagliare i fili di chakra. Tutte le marionette rimangono solo delle bambole giganti, senza i fili del marionettista.
Le braccia, però, erano veramente troppe e il tempismo della ragazza non era tra i migliori a causa della inesperienza, costringendola ad usare il suo braccio sinistro come scudo. Il marionettista, nel guardarla, rimase sorpreso studiò i suoi movimenti: sembrava che non conoscesse la sua marionetta nello specifico, ma mostrava segni di un’elevata conoscenza di aerodinamica e delle marionette in generale, riuscendo a tagliare con un solo fendente i fili, impedendogli di creare degli altri a causa della distanza. Era furba, ma non abbastanza. Il ragazzo sorrise: anche se era riuscita a rendere inutilizzabili le braccia di Karasu, intravide sul lungo manicotto nero, che le copriva gran parte del braccio sinistro della ragazza, dei tagli, segno che le lame avvelenate l’avevano colpita. Era sicuro che nel giro di pochi secondi sarebbe crollata, era un veleno che agiva istantaneamente, finché un particolare attirò la sua attenzione: non stava sanguinando.
Impossibile! Pensò sorpreso, cercando di capire dove avesse sbagliato, ma era già troppo tardi. Yui aveva avuto il tempo necessario per riprendere fiato, riuscendo in qualche modo a uscirne illesa, ma era stata costretta a trasformare parte del braccio sinistro, tra la mano e il gomito, in ferro. Prima aveva avvertito uno strano odore proveniente da quelle lame mentre le evitava e, osservando il manicotto danneggiato, aveva notato il liquido viola sulla superficie ferrea del braccio. Veleno. Decise, per sicurezza di mantenere quella parte del suo braccio in forma ferrea, in modo da impedire al veleno di entrare in contatto con la pelle, e approfittò del momento di distrazione del suo avversario. Il braccio ferreo le rallentava i movimenti, ma non fu un problema grave: riuscì ad avvicinarsi al suo avversario, colpendolo all’addome con un pugno, mettendolo fuori gioco.
Si tolse subito il manicotto intriso di veleno, e lo lasciò cadere per terra, permettendole di far ritornare il suo braccio alla normalità, per poi uscire dall’abitazione. Aveva perso troppo tempo e doveva subito andarsene prima che incontrasse sulla sua strada gli altri. Dopo pochi metri avvertii un improvviso spostamento d’aria, le lame di vento prodotte dalla maggiore dei Sabaku. Nel vederla, Yui tirò un sospiro di sollievo: contro il Kazekage avrebbe potuto fare ben poco.
“Dove pensi di andare?” Le disse minacciosa.
Yui evitò con grande destrezza la raffica di lame di vento che le venivano incontro, cercando di allontanarsi ma si accorse che la bionda non era sola. Appoggiando i piedi, fu subito costretta a fare ulteriori salti indietro, non appena vide un ombra avvicinarsi a lei, ritrovandosi circondata da un gruppo di Shinobi della Foglia. Riconobbe al volo due di loro, li aveva notati il giorno precedente a Suna, mentre il terzo era un ragazzo dallo sguardo severo, occhi e capelli spinosi neri, legati in una coda alta, con addosso una classica tuta da combattimento tipico della Foglia. Si morse leggermente il labbro inferiore, sentendosi in trappola, mentre notava che l’ombra, che fino a quel momento l’aveva seguita, stava ritornando ai piedi del moro.
Ma quanto ci mette Shikamaru a consegnare un rapporto? Yui si ricordò le parole della bionda di Konoha. Sperava con tutto il cuore di sbagliarsi, ma le sue supposizioni la portarono a capire che si trovava davanti a Shikamaru Nara, un avversario fin troppo temibile per lei; inoltre aveva al suo fianco un membro del Clan Amikichi e, di conseguenza, suppose che la ragazza, quella che aveva giudicato frivola, apparteneva al Clan Yamanaka. Il team Ino-Shika-Cho aveva nei decenni guadagnato una certa fama, passando generazioni su generazioni.
“Non hai vie di scampo.” Commentò il moro. Aveva ragione: non ne aveva. Ogni via di fuga era bloccata e alle sue spalle si trovava solo la miniera. Non le avrebbero permesso di scappare.
Fece un lungo e profondo respiro, poteva farcela ma doveva capire come. La miniera sembrava la sua unica via di fuga, ma non sapeva per quanti metri l’aria cinerea si era espansa, quindi non era sicura di sopravvivere. In compenso, conosceva ogni singola galleria e le uscite secondarie, create apposta dai suoi conterranei, in caso di attacco, come vie di fuga per i civili. Poteva solo sperare di essere abbastanza veloce.
Subito lanciò ai suoi lati, in direzione della Yamanaka e dell’Amikichi, due kunai con legate delle carte bomba, che esplosero all’impatto, per poi lanciarne un altro. Puntava al Nara, ma la Sabaku lo scansò con il vento prodotto dal ventaglio, senza accorgersi che un secondo kunai era diretto proprio verso di lei, colpendo il chiodo di fissaggio alla base dell’arma. Era come per le articolazioni delle marionette: tutte le stecche rigide dell’ala erano fissate con quel chiodo quindi, se lo avesse danneggiato, l’arma sarebbe diventata inutilizzabile.
“Stai bene?” Chiese il moro, chinandosi verso la compagna sconfitta.
“Si, mi ha solo disarmata.”
Yui approfittò di quella istantanea confusione per rifugiarsi all’interno delle miniere. Lì dentro l’Amikichi non avrebbe potuto espandersi, mentre il Nara non poteva usufruire delle sue tecniche nella più totale oscurità; in questo modo avrebbe ridotto il suo numero di avversari a due, la Yamanaka e il Kazekage. Man mano che si avvicinava, l’aria intorno a sé si faceva sempre più grigia, rendendo la respirazione e la vista ancora più difficili. In qualche modo riuscii a vedere l’entrata e, non appena fu dentro, tirò un sospiro di sollievo. Cominciò ad addentrarsi nella galleria, con la luce dell’entrata che s’indeboliva sempre di più, finché non si sentì bloccata. Guardò verso i suoi piedi e notò che della sabbia le aveva avvolto le caviglie.
“Sapevamo che ti saresti rifugiata qui.” Sentii dire alle sue spalle, era il Kazekage in persona. Solo in quel momento realizzò di essere caduta nella loro trappola, anzi ci era caduta nell’istante in cui sconfisse il secondo dei Sabaku. Le era sembrato strano che si fosse lasciato sconfiggere così facilmente, ma non ci fece particolarmente caso per l’eccessiva sicurezza nelle sue capacità e nella conoscenza dell’ambiente. Doveva però ammetterlo: lo stratega del gruppo ci sapeva fare. Nonostante non si aspettassero di scontrarsi con qualcuno, palese dal primo approccio che aveva ricevuto, era riuscito in pochissimo tempo a prevedere le sue mosse, mettersi in qualche modo in contatto con i compagni e metterla in trappola.
“A quanto pare ne ho ancora di strada da fare…” Commentò fra sé e sé, ma non si volle arrendere facilmente. Aveva già fatto un viaggio a vuoto, non trovando niente tra gli averi di suo fratello nella loro casa, se l’avessero catturata sarebbe stata la sua fine. Pian piano la sabbia cominciava a salire sulle sue gambe, avvolgendola, ma in quel momento si sentì un boato e il soffitto cominciò a tremare sopra le loro teste. I due si guardarono negli occhi, e il ragazzo lesse negli occhi cremisi, l’unica cosa che riusciva a notare in quel volto coperto, il terrore. Decise di liberarla dalla morsa, l’avrebbe immobilizzata una volta usciti da lì, e corsero verso l’uscita. In quel momento ci fu totale oscurità, e i due ragazzi si resero conto di essere stati intrappolati dalla frana.
Il ragazzo rimase immobile per qualche secondo, mentre la ragazza, abituata a quella totale oscurità, cominciò ad avvicinarsi alle pareti, in cerca di una lanterna da accendere. Era rimasta intrappolata con il suo futuro carceriere, in una zona dove l’aria era poco respirabile e, come se non bastasse, era ferita al braccio sinistro, a causa della caduta di un masso. Dovevano uscire da quel posto in fretta, o almeno raggiungere una zona dove l’aria era più respirabile, altrimenti sarebbero morti soffocati.
Non poteva immaginarsi scenario peggiore.
 
 
 
 
 
   
 








 


Angolo dell'autrice:

Ma buonsalve! No aspettate...
Datemi un secondo che mi devo riprendere...
Dal primo capitolo c'è stato un aumento considerevole tra recensioni, lettori che l'hanno messa tra le seguite e quelli che le hanno messe tra le ricordate.
Wow! O.O
Che dire? Grazie di cuore! Mi avete dato ancora più voglia di scrivere, arrivando a posticipare le pubblicazioni dei capitoli delle altre mie Fan Fiction (qualcuno mi ucciderà...), per non lasciarvi troppo tempo sulle spine. Il mistero è solo agli inizi, come anche la storia.
Per me questo era il modo migliore per ringraziarvi.
Spero di non tradire mai le vostre aspettative, ma lo scopriremo solo strada facendo. Come dico sempre: io sono sempre aperta per uno scambio di opinioni, anche critiche, quindi che ben vengano consigli, pareri, critiche, correzioni o teorie. Non sono un essere perfetto, per fortuna, quindi c'è sempre spazio sia per sbagliare ma anche per migliorare. Inoltre, in questo capitolo ho fatto una piccola semicitazione al videogioco horror Silent Hill (uno dei miei preferiti) riportando sul Villaggio degli artigiani un paesaggio simile, vista la similitudine della distruzione di antrambi i luoghi, bruciati tra le fiamme.

Detto questo:
Yui riuscirà in qualche modo ad uscire da questa situazione senza essere catturata?
Lo vedremo nel prossimo capitolo.
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: AlexiaKH