Anime & Manga > The Seven Deadly Sins / Nanatsu No Taizai
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Autore: merty_chan11    05/05/2016    2 recensioni
-Attenzione! La storia può contenere alcuni spoiler per chi non segue il manga!-
Personaggi: Helbram, King
Il clan delle fate attende con ansia l'arrivo dei due gemelli, figli del re Harlequin e di sua moglie, Diane.
L'unico che non può fisicamente partecipare a quel memorabile evento è Helbram, che però osserva tutto in lontananza. Ma non appena riceverà la solita visita del suo migliore amico, capirà che, in qualche modo, perfino lui è presente, ora più che mai.
Dal testo:
[...]
-Scusa per il ritardo.-
Helbram si voltò, trovandosi faccia a faccia con il suo migliore amico. Il suo volto faceva trasparire tutta la felicità del momento. Nel corso di quegli anni, dall'istante in cui aveva sposato Diane, sembrava avesse riconquistato il sorriso. Diventava allegro per ogni minimo gesto, anche per quello che, apparentemente, poteva rivelarsi il più banale o scontato. Harlequin aveva iniziato a godersi appieno la vita.
-Figurati- rispose Helbram con un sorrisetto -Tu sei, e sarai sempre in ritardo, non importa quanto il mondo possa cambiare!-
[...]
Buona lettura!
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon compleanno Helbram!
 

 
Helbram non rimase affatto sorpreso dall’incredibile via vai che si stava verificando nella foresta delle fate. Era da un paio di giorni che tutto il clan era in subbuglio, ormai risucchiati dall’attesa che diventava man mano più pesante da gestire. Ben presto, sarebbero venute al mondo due nuove creature, svelte e scaltre come le fate e forti quanto i giganti. Il fatto che la moglie del re Harlequin, Lady Diane, fosse incinta di due gemelli era ormai noto a qualsiasi essere, vivente o non, presente sulla terra.
Era un avvenimento quanto mai raro. Non tanto perché che la moglie del re delle fate fosse una gigantessa che era riuscita a mantenere delle sembianze umane per nove mesi, bensì perché nessuno dei due precedenti re delle fate era riuscito ad avere dei figli. Erano morti entrambi troppo presto per aver potuto scoprire quel particolare dono che dava la vita.
Helbram fece un giro intorno alla sua tomba, visibilmente annoiato. Sapeva che Harlequin tardava ad arrivare per via del parto, ma non riusciva a farsene una ragione. Avrebbe voluto stare accanto a lui anche in quel momento, come lo era sempre stato in tutti quegli anni, ma le circostanze avevano impedito ciò. Dopo la fine della guerra contro i Dieci Comandamenti, aveva dovuto andare nella capitale dei morti, senza alcuna possibilità di scelta. King aveva tentato, inutilmente, di fermarlo, ma le regole era regole. Ogni qualvolta capitasse, però, lui riusciva a sgattaiolare fuori dal regno dei caduti per materializzarsi nelle vicinanze della sua tomba, nei pressi della foresta. Il re delle fate stesso l’aveva costruita da sé non appena resosi conto che il vecchio elmetto non poteva più contenere il suo spirito.
Dopo momenti che parevano ore, una voce lo riportò alla realtà.
-Scusa per il ritardo.-
Helbram si voltò, trovandosi faccia a faccia con il suo migliore amico. Il suo volto faceva trasparire tutta la felicità del momento. Nel corso di quegli anni, dall’istante in cui aveva sposato Diane, sembrava avesse riconquistato il sorriso. Diventava allegro per ogni minimo gesto, anche per quello che, apparentemente, poteva rivelarsi il più banale o scontato. Harlequin aveva iniziato a godersi appieno la vita.
-Figurati- rispose Helbram con un sorrisetto -Tu sei, e sarai sempre in ritardo, non importa quanto il mondo possa cambiare!-
King si mise a ridere, ripensando con amarezza a quei giorni lontani in cui aveva perso ogni cosa. Se c’era una qualità che Helbram apprezzava dell’altro, era sicuramente la sua perseveranza. Nonostante tutto ciò che possedeva fosse stato perduto, era riuscito a far nascere qualcosa di buono che gli permettesse di andare avanti, come una fenice che rinasce dalle proprie ceneri.
-Andrai sempre a togliere fuori lo stesso discorso?- gli domandò il re, sempre mantenendo il sorriso e tirandogli un pugno sul braccio. Era un gesto strano, visto che la mano del peccato d’accidia attraversò la sua figura come se fosse fatto di fumo, ma nessuno dei due ormai ci badava più. Quello che contava era il poter contare sempre l’uno sull’altro, come se nulla fosse cambiato.
-Sicuramente. La nascita di quei due fastidiosissimi marmocchi non ti dà certo il diritto di arrivare in ritardo il giorno del mio compleanno!-
Helbram finse di fare l’offeso, ma il tutto portò a un’esplosione di risa da parte dell’altro.
-Stai definendo i miei figli due “fastidiosissimi marmocchi?”-
-Ovviamente- ribatté la fata con convinzione -Penso proprio che i loro pianti e le loro grida da neonati si sentiranno fino alla capitale dei morti. Non riuscirò a dormire dei sogni tranquilli per un bel paio d’anni!-
-Sei troppo negativo- rispose King, spostando lo sguardo in un punto non preciso dell’orizzonte.
L’altro poté già intravedere dei cambiamenti nel volto dell’amico: Harlequin sembrava più maturo e più saldo nelle sue convinzioni. Evidentemente, il fatto che fosse appena diventato padre l’aveva trasformato più di quanto gli altri pensassero.
Si misero a parlare del più e del meno, come facevo ogni volta che avevano l’occasione d’incontrarsi. Durante gli ultimi anni, sebbene fosse tornata la pace in tutta la Britannia, bisognava far fronte a numerosi altri problemi. Gli umani, ormai tornati a conoscenza della nascita di una nuova fonte della giovinezza, avevano ricominciato a spingersi verso la foresta per tentare di rubarla. King, inoltre, era stato piuttosto impegnato, oltre a dover difendere la sua terra, anche a provvedere di ricostruirla. Inoltre, nei primi tempi, appariva visibilmente annoiato. I Seven Deadly Sins si erano sciolti, e tutti erano andati per la propria strada, ognuno con la propria vita da portare avanti. Questo non aveva implicato il fatto di non vedersi più, ma, sicuramente, le visite che i suoi vecchi compagni gli concedevano non riuscivano a colmare il vuoto che sentiva. L’unica che vi riusciva era Diane. La ragazza aveva deciso di rimanere nella foresta con la persona che amava, nonostante anche lei, inizialmente, si sentisse piuttosto spaesata. Il discorso prese proprio quella piega, e i due, ben presto, si ritrovarono a parlare della gigantessa.
-Come sta Diane?- gli chiese dopo un po’ Helbram, con una certa curiosità. La moglie di Harlequin gli stava simpatica, anche se si sentiva piuttosto in colpa per averla quasi uccisa durante la battaglia di Lyonesse.
-Bene- gli rispose l’altro -Ora dorme, insieme a quei due marmocchi- e conclusa la frase, sogghignò.
-Immagino sia stata dura per lei mantenere le sembianze umane per tutto questo tempo-
-Ti dirò- continuò King, sdraiandosi sull’erba soffice -Penso che in realtà le piaccia. Dice che in questo modo può muoversi con più libertà.-
-Sappiamo entrambi che le piace solo per fare cose poco disdicevoli con te sotto le lenzuola- ribatté la fata dai capelli verdi con sguardo malizioso.
Il re delle fate arrossì violentemente, cercando di balbettare, in risposta a quell’affermazione, che non era assolutamente per quel motivo che Diane volesse mantenere la sua forma umana. Helbram continuò a punzecchiarlo per qualche momento, ridendo di gusto di fronte all’espressione imbarazzata dell’altro.
-Piuttosto, non mi hai rivelato i nomi dei due bambini- si accorse dopo un po’ -Devo forse essere invitato alla corte per poterli conoscere o devo aspettare il comunicato ufficiale per il popolo?-
-Secondo me ti converrebbe aspettare, anche perché inizieresti a dire delle battute poco carine sui nomi dei miei figli- rispose King, dissipando le sue precedenti emozioni.
-Probabilmente non hai tutti i torti.-
L’amico iniziò a spiegargli che il nome della bambina era Dolores. Diane aveva voluto affibbiarglielo in ricordo della sua vecchia amica d’infanzia, l’unica persona del clan dei giganti che sembrava capirla veramente all’epoca.
-Era indecisa se chiamarla Elizabeth o Dolores, ma ha optato per quest’ultimo- concluse il peccato d’accidia con una certa soddisfazione.
-Probabilmente ha scelto quello per evitare confusioni durante i vostri ritrovi da persone vecchie. Pensa che disastro se la bambina avesse avuto il medesimo nome della regina Elizabeth!-
King rise a quella battuta, immaginando ogni possibile divertente scenario se sua figlia avesse davvero avuto lo stesso nome della moglie di Meliodas. Effettivamente, avrebbero creato qualche piccolo problemino con quella scelta.
-E il maschio?- chiese Helbram dopo attimi di silenzio -Hai scelto tu il suo nome o hai lasciato tutto nelle mani di tua moglie?-
-No, il nome del bambino l’ho scelto io- rispose nuovamente con fierezza il re delle fate.
-Oh poveri noi, dimmi che non gli hai dato un nome imbarazzante, altrimenti quel poveraccio è segnato a vita…- Helbram si portò le mani in testa, tentando di simulare un gesto di disperazione, ma non riuscì a trattenere le risate.
Harlequin sorrise, poi fissò l’amico, pronunciando il nome di suo figlio con contentezza.
-Helbram. È questo il suo nome. Penso che gli piacerà abbastanza.-
Avvenne tutto in un attimo. Calde lacrime cominciarono a scorrere lungo il viso della fata dai capelli verdi, e sembrava non volessero fermarsi. Era convinto che King avesse scelto un altro nome per il figlio, un nome che avesse potuto dargli forza e orgoglio. Non aveva minimamente pensato al fatto che potesse dargli il suo.
Fissò l’amico, incapace di proferir parola. Harlequin scrollò le spalle, come se non sapesse neanche lui cosa dire.
-Io…- cominciò, ma Helbram gli saltò letteralmente addosso, tentando, in qualche modo, di abbracciarlo. 
-Sei un idiota- fu tutto quello che riuscì a dirgli -Avresti dovuto affibbiargli un nome migliore.-
King rise, spiegando poi le ragioni dietro a quel gesto.
-Andiamo Helbram, sei il mio migliore amico! E tu non sai quanto sia noioso stare a palazzo senza la tua compagnia. Ogni volta che ripercorro quei corridoi, vedo scene del passato, rivedo tutto ciò che abbiamo condiviso insieme. Ma più i giorni passano, e più quei ricordi sbiadiscono. Io non voglio che spariscano dalla mia memoria. Dare a mio figlio il tuo nome è l’unico modo che ho per mantenere vivo il tuo ricordo. Per conservare ogni momento.-
Concluse il discorso dandogli delle pacche affettuose sulla spalla.
-Buon compleanno Helbram.-
L’altro pianse di gioia per alcuni minuti, al colmo della felicità. Se non poteva stare fisicamente con il suo migliore amico, perlomeno lo sarebbe stato nei suoi ricordi. E questa era, forse, la cosa migliore di tutte.
-Spero solo che il bambino non sia un piagnucolone come il padre- disse infine, mentre Harlequin scoppiava in una fragorosa risata.









N.d.A.
Buona sera! Non potevo non scrivere una fanfiction per il compleanno di Helbram, è stato più forte di me! Penso che la sua amicizia con Harlequin sia semplicemente fantastica, anche da come si può notare in alcuni capitoli *^*
So che il fatto che il nome del figlio di King sia lo stesso del suo migliore amico sia un cliché, però non so, è un'idea che mi è sempre piaciuta! 
Spero che questa fic vi sia piaciuta*^* grazie per averci dato un'occhiata.
Alla prossima
Merty
  
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