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Autore: EuphemiaMorrigan    06/05/2016    8 recensioni
AU. Comica/Romantica/Drammatica.
SasuNaru.
-Dall'ultimo capitolo-
Questa è la segreteria telefonica di Uzumaki Naruto e Uchiha Sasuke, lasciate un messaggio e vi richiameremo. Se ne avremo voglia.
Se sei Sai: Visto le vendite? Ti ho battuto ancora.
Muori.
Se sei Ino: Nee-chan, non vorrei che tuo marito si suicidasse.
Ammazzalo e raggiungilo.
Se sei Nagato: Sono in perfetto orario con la scadenza.
Non è assolutamente vero.
Se siete Sakura, Hinata o Tenten: Tranquille, ho tutto sotto controllo.
E voi che ancora ci credete...
Se sei Gaara: Amico, mi devi un caffè.
Ed io ti devo un pugno.
Se sei Hidan: Lode a Jashin!
Non riesco a capire chi è più cretino tra te e Naruto.
***
***
Gensaku-sha ripercorre, a modo proprio, alcune vicende del manga.
Con personaggi casinisti, pazzi ed eccessivamente rumorosi.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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-Extra-
Fate, unicorni, troll e mazze da baseball.

Angolo autrice: Hola ^^
Fine davvero! Ecco qui l'extra, che inizia un poco malinconico perché Daisuke affronterà la famosa lettera che gli aveva scritto sua madre prima di morire, ma poi ci inoltreremo nelle allegre vicende dei due futuri fidanzati demoniaci; quando Daisuke mai avrebbe creduto che in futuro potesse innamorarsi di quella bambina, mentre invece Lilith già progettava il loro matrimonio.
In fondo è pur sempre figlia di Anko.
Con Sasuke e Naruto che cercano di fare i bravi papà, e ci riescono.
Itachi e Masaru degni figli di Tayuya e Hidan, motivo di grande orgoglio per i genitori.
E, sul finale, una chat di gruppo di tutti quei matti degli amici di Daisuke. Perché se i loro genitori si insultano via telefono, loro lo fanno via chat. Si sono evoluti.
Ringrazio ancora tutte voi per aver seguito questa pazzia fino alla fine <3
E soprattutto ringrazio Kyuukai, che mi ha regalato un disegno meraviglioso (Lo trovate a fine lettura) che ben rappresenta come mi sono immaginata Daisuke e Lilith e... Una certa scenetta che mi ha causato tanta morte e tante risate mentre rileggevo.
Perché l'unica figlia femmina, con l'aiuto del suo prode cavaliere, ad un padre può far fare tutto.
Buona lettura <3
Oh, Daisuke è un figo! Grazie, Yugito per non avergli fatto ereditare i capelli a culo di papera!

 

Da pochissime settimane aveva compiuto diciassette anni, non che si sentisse diverso da quando ne aveva sedici, ma probabilmente per Sasuke qualcosa era cambiato.
Da giorni lo osservava con sguardo crucciato quando credeva di non essere notato, coinvolgendo anche Naruto, dopo qualche tempo, in quella fastidiosissima routine.
Cosa stavano macchinando quei due?
Se lo chiedeva spesso, indeciso se andare direttamente lui a parlare con loro od aspettare che si decidessero ad informarlo su cosa li turbasse così tanto. Per fortuna non dovette attendere molto per ricevere delucidazioni e, proprio quando la sua pazienza cominciava a venir meno ed agognava spaccare il loro cranio con la mazza di legno, un pomeriggio come tanti Sasuke lo prese in disparte, con gli occhi dell'altro papà puntati su di loro con preoccupazione crescente.
Stava per chiedere chi fosse morto quella volta, ma forse non era il caso di fare quella domanda o ci avrebbe rimesso la pelle... Piume.
Daisuke, da quel che ricordasse, non aveva combinato chissà quale disastro in quei giorni, a parte bruciare i capelli di Sora, nonché sua migliore amica, con l'accendino... Ma non lo aveva fatto di proposito, forse...
Comunque si sentì abbastanza tranquillo quando i padri lo scortarono in camera da letto per parlargli. Certo, quel velo d'ansia che avvolgeva i genitori lo metteva a disagio, raramente li aveva visti in quel modo, ma cercò di non darci troppo peso.
Spesso si preoccupavano per nulla.
Sedette a gambe accavallate sul letto, inclinando il collo ed osservandoli con il solito sorriso strafottente sulle labbra -A cosa devo l'onore? Se è per Sora tranquilli! Già mi ha preso a frustate quello strambo del suo ragazzo. E poi Itachi ha ricambiato il favore per avergli rubato l'arma! È stato divertente vederli scannare tra loro-
Naruto, stranamente, non rispose con un'altra battuta o una lavata di capo e Sasuke non gli scoccò alcuna occhiata furibonda, si limitò ad osservare il marito per qualche secondo e poi, ad un segno affermativo con il capo, sospirare ed avviarsi verso il cassetto più basso del grande comò. Chinandosi ed estraendo una vecchia lettera ancora sigillata da questo, girandosela tra le mani per qualche secondo. Indeciso sul da farsi.
Il ragazzo si scurì in viso.
Sapeva bene cos'era, lo aveva sempre saputo.
I due uomini non erano mai stati bravi a tenergli nascosto qualcosa; l'aveva scoperta per caso, quando aveva undici anni, l'aveva aperta e riconosciuto la scrittura di sua madre. Non riuscendo a leggere oltre quel maledetto 'Ciao mio piccolo Daisuke...'.
Non voleva leggerla, non ci riusciva. Preferiva detestarla per l'assurda decisione di morire sola ed avergli impedito di piangerla come avrebbe voluto fare da piccolo.
-Non la voglio, non mi serve-
-Daisuke...- Provò ad intervenire Naruto, avvicinandosi sofferente e posandogli dolcemente una mano sulla spalla, mai avrebbe voluto causare un così grande dolore al suo bambino, ma non potevano venir meno alle ultime volontà di Yugito.
Lo avevano promesso. Era la cosa giusta.
Il giovane schiaffeggiò quell'arto senza riguardo, furioso, alzò gli occhi lividi di rabbia verso il padre biologico e mormorò cupamente -Non mi interessano le parole di una morta-.
-Era tua madre e ti amava immensamente, è tuo dovere- Rispose duro Sasuke, carezzando un braccio del marito per consolarlo, ancora scioccato di come il figlio lo avesse scacciato con rabbia, quella furia tipica del suo carattere istintivo. Quando qualcosa lo destabilizzava diveniva una bomba pronta ed esplodere per proteggersi.
Le labbra di Daisuke tremarono impercettibilmente, mentre i pugni si chiudevano e la voglia di distruggere qualcosa cresceva e ruggiva al suo interno come una bestia ferita; per la prima volta dopo tanti anni sentiva di detestare i suoi genitori.
La decisione era sua, non potevano metterci bocca.
Stava per alzarsi, andarsene e non voltarsi indietro, ma si bloccò quando, da sotto le ciocche nere, vide Naruto carezzare le mani pallide del compagno e prendere la lettera con riguardo.
Sollevò il viso contratto in un'espressione furiosa quando gli si avvicinò ancora, ma non lo sfiorò, limitandosi a poggiare quel foglio sopra il letto e sorridergli piano, senza alcun rancore per quel comportamento. Facendogli capire che comprendeva i suoi sentimenti ed avrebbe appoggiato qualsiasi sua decisione, come sempre.
Daisuke serrò la mascella, voltandosi per non guardarlo in viso, odiando come il padre riuscisse a farlo sentire colpevole per averlo trattato in maniera così sgarbata, pur non accusandolo di nulla.
-Ti lasciamo solo, quando vuoi siamo di là-
-Naruto...- Cercò di intervenire Sasuke, non potevano dargliela vinta quella volta, dovevano parlare, cercare di fargli comprendere cos'era giusto. Ma Naruto scosse il capo con lentezza, stringendo le dita fredde del marito con le proprie e accompagnandolo fuori dalla stanza.
Loro figlio, in quel momento, aveva bisogno di rimanere solo.
Di maledirla, odiarla, leggere quelle poche righe e piangere, avvertire la sua mancanza e odiarla ancora, fin quando non avrebbe capito quel dolore e, alla fine, accettato. 
Non potevano aiutarlo in quello, anche se avrebbe tanto voluto.
Daisuke strinse quel pezzo di carta tra le mani, accartocciandolo e dirigendosi verso il cestino per gettarlo nell'immondizia; allungò una mano sopra questo, rimanendo immobile per minuti interi con quel foglio sgualcito ancora stretto nel pugno.
Si morse le labbra, inalando una boccata d'aria e s'accasciò contro il muro della camera dei suoi genitori, stanco, stirando tra i palmi quel dannato pezzo di carta...
Sasuke osservò l'orologio appeso in cucina, seduto rigido su una sedia, con le braccia incrociate al torace e le sopracciglia contratte in un'espressione pensierosa. Erano già quaranta minuti che Daisuke s'era rinchiuso in camera, senza emettere un fiato, sarebbe voluto andare da lui, ma un fin troppo cocciuto Naruto per ben tre volte lo aveva fermato dal fare qualche sciocchezza.
Quando udì la porta della stanza venir sbattuta con forza scattò come una molla dalla sedia, vedendo con la coda dell'occhio il marito fare lo stesso. Con rammarico notò loro figlio posarsi in spalla la mazza da baseball da cui raramente si separava e avviarsi a passi veloci all'ingresso, liquidandoli con una singola parola -Esco-
Quelle frasi martellavano nella testa del ragazzo senza pietà, doveva sfogarsi, fare qualcosa per non pensare e per smaltire tutto quel risentimento che stava crescendo dentro di lui.
Bestemmiò sonoramente quando arrivato al campo da baseball lo trovò chiuso, si era dimenticato che quel giorno non c'era alcun allenamento...
Calciò con stizza la rete, alzando il mento verso il cielo plumbeo.
So che probabilmente mi odierai per questo, ma ogni mio errore è stato fatto solo per amor tuo, Daisuke... Agitò la testa, scacciando per l'ennesima volta il ricordo di quelle parole ormai marchiate a fuoco vivo dentro di lui.
E cambiò nuovamente strada.
Di tornare a casa non se ne parlava. Che senso aveva ormai?
Suo padre era uno stronzo, che aveva appoggiato quella menefreghista di sua madre senza pensare a lui e... E quell'altro tizio che viveva assieme a loro non era nulla. Nessuno.
Si fermò.
Stringendo i denti fin quasi a spezzarseli e serrando le dita sull'impugnatura della mazza di legno, la rabbia lo stava annebbiando, doveva spaccare qualcosa.
Quando sei nato avevo paura perfino di toccarti, eri così piccolo, fragile... Calciò un sasso, abbassando il capo al terreno e lasciando che la frangia celasse le sue iridi.
Chissà quanto sarai cresciuto adesso. Me lo chiedo spesso, sai? Come diventerai, cosa farai, cosa ti piacerà... Si sfregò gli occhi con il lembo della felpa grigia che
indossava, riprendendo a camminare celere chissà dove.
Perché non riusciva a pensare ad altro?
Hai la ragazza? O il ragazzo? Ti piace qualcuno? Mangi le verdure? Ti trovi bene con i tuoi papà?... S'appoggiò ad un muricciolo del quartiere Uchiha con una mano, le spalle incurvate e la voglia di urlare tutta la sua frustrazione contro quella stupida donna che anche da morta era tornata a tormentarlo.
Stava così bene fingendo che non fosse mai esistita; che quelle carezze, quei baci, quei racconti, quelle risate fossero solo frutto della sua mente.
Vai bene a scuola? E, soprattutto, la cosa più importante: hai dei buoni amici?... Cercò di sopprimere un singhiozzo, sbattendo il pugno chiuso contro quella parete e ferendosi le nocche di conseguenza, ma non importava.
Quell'improvviso bruciore alla mano lo fece riprendere leggermente, osservò il rivolo di sangue colare tra le sue dita e scacciò definitivamente quei pensieri deleteri; s'asciugò il viso rigato dal pianto al meglio che poteva, socchiudendo gli occhi e decidendo di rimanere lì per un po'. Il tempo necessario per dimenticare.
Spalancò scioccato le palpebre quando avvertì qualcosa stringersi attorno alla sua caviglia e tirarlo con forza eccessiva da un lato, tanto da fargli perdere l'equilibrio e cadere a terra di sedere. Facendo ruzzolare anche la mazza da baseball poco lontana da lui, che l'aveva lasciata andare per puntellare le mani contro il terreno cementato e non farsi ancora più male, avvertendo però una fitta dolorosa provenire dall'arto ferito in precedenza.
-L'ho preso! Dieci punti per me, Aniki-
La voce fin troppo conosciuta di Itachi, uno dei due gemelli Infernali, lo irritò ancora di più.
-Non vale se usi la frusta, dovevamo avvicinarci di più- Sbuffò Masaru, poggiandosi una mano su un fianco e scoccando un'occhiataccia al fratello.
Daisuke li mise a fuoco, assottigliando le palpebre e liberando la caviglia dalla presa di quel pazzo, afferrò la sua mazza, controllando che non si fosse rovinata nella caduta e domandò, per nulla desideroso di 'giocare' con loro quel giorno -Non siete troppo piccoli per avere delle armi?-
-Autodifesa- Lo informò spicciolo il ragazzino dai lunghi capelli rossicci, rigirandosi tra le dita un pugnale finemente decorato con delle strane incisioni in qualche antica lingua.
Itachi ghignò sadico e divertito in direzione del fratello, poi tornò ad osservare l'Uchiha con uno scintillio per nulla raccomandabile negli occhi scarlatti, facendo mulinare la frusta ai suoi piedi sinuosa e serpentina, quella cosa pareva terribilmente viva -Allora bello: giochiamo alla caccia al pulcino? Tu fai il pulcino, Calimero-
Daisuke alzò gli occhi al cielo e sbuffò -Oggi no-
-Come?!- Per poco Masaru non rimase senza mascella, dato che aveva aperto così tanto la bocca da rischiare di farle toccare il terreno.
L'altro, stupito quasi quanto lui, disse indicando la mazza -Ma se hai perfino la spacca ossa con te!-
-Mi spiace ragazzi, la prossima volta- Rispose atono, scrollandosi il terriccio dai pantaloni con qualche pacca e allontanandosi da loro senza più degnarli di uno sguardo. 
Masaru s'accigliò un poco, lamentandosi con il gemello -E noi che ci siamo venuti a fare al quartiere Uchiha?-
Quest'ultimo alzò le spalle incurante, carezzando la sua arma nemmeno fosse stata un tenero gattino e poi ebbe un lampo di genio -Lasciamolo stare per oggi, sembrava depresso. Piuttosto andiamo da zio Shisui, magari riusciamo finalmente a farlo suicidare-
Daisuke non badò molto ai loro fischi di derisione, ancora preso dai suoi problemi.
Indeciso se tornare a casa o no, per nulla desideroso di affrontare i suoi genitori e avvertire i loro occhi dispiaciuti puntati su di lui.
Come doveva comportarsi?
Sì... Vedere i suoi amici, e persecutori, lo aveva calmato un poco e, sicuramente, se si fossero presi a botte come sempre quel senso d'inquietudine sarebbe passato, ma non ne aveva per nulla voglia in quel momento.
Preferiva di gran lunga allenarsi fino allo sfinimento alle battute, ma il campo era chiuso e di scalare la recinzione non se ne parlava, troppo alta; si sarebbe seriamente rotto una gamba se ci avesse provato.
D'improvviso gli tornò in mente che, in quel periodo, era sua zia ad occuparsi del Centro Sportivo del quartiere, quindi possedeva una copia delle chiavi.
Bingo!

Osservava sua figlia macchinare concentratissima con qualche cartoncino colorato, se ne stava sdraiata sopra il tappeto del salotto, indossando un tutù orribilmente rosa e un cerchietto dello stesso colore per reggerle la lunga frangia scura che, altrimenti, le sarebbe ricaduta sugli occhi.
Come era successo?
Quella bambina era così diversa da lui ed Anko: così dolce, femminile, sognatrice ed educata... Che l'avessero scambiata con la loro vera figlia quand'era nella culla?
-Cosa stai facendo?- S'informò con il solito tono burbero.
La piccola, di appena undici anni, si voltò verso di lui e poi gli sorrise con affetto, mostrandogli fieramente il lavoro finito: un lungo cono fucsia, ricoperto di brillantini e strani ghirigori.
Allo sguardo per nulla interessato del padre specificò, mentre sistemava la base e ci appiccicava con cura un poco di nastro biadesivo -Questo è il corno di un unicorno! -Si alzò da terra, avvicinandosi leggiadra a lui e gli si arrampicò sulle gambe, puntellò la ciocca di capelli neri che copriva un occhio dell'uomo dietro l'orecchio e con cura gli attaccò il cartoncino sulla fronte, aggiungendo -Tu sei il mio unicorno-
Madara deglutì, improvvisamente senza saliva, sollevò una mano per staccarsi quell'obbrobrio dalla fronte, rifiutandosi di subire una così terribile umiliazione.
Purtroppo compì l'errore fatale di soffermarsi troppo sugli occhi pieni di divertimento e felicità di sua figlia e si costrinse a dire -Va bene-.
Perché non riusciva mai a dirle di no?
Forse... Il fatto che quella bambina gli dimostrasse il suo amore ad ogni occasione lo aveva fatto rammollire un poco, ma resistere a quel sorriso pieno d'affetto che ogni giorno gli rivolgeva risultava semplicemente impossibile.
-Evviva! -Batté le mani, abbracciandolo forte subito dopo- Sei il papino migliore del mondo- Cinguettò felicissima per quella concessione. E nuovamente riuscì a centrare il bersaglio in pieno petto, strappandogli un sorriso e una carezza sulla guancia.
Poi si staccò da lui, scendendo dalle sue gambe, si aggiustò la gonnellina con cura e prese la sua bacchetta magica, dicendo -Io sono una fatina, invece-
-Come desideri-
-No! -Lo bloccò con delusione- Gli unicorni sono dei cavalli, quindi non parlano: nitriscono-
All'uomo morì il sorriso sulle labbra e cercò di obiettare -Ma sono magici, quindi parlano-
-Il mio non parla se non è necessario, ed ora non è necessario papino- Lo rimise in riga, estremamente seria in viso e testarda.
Ripensandoci, non c'erano dubbi che quel mostro fosse sua figlia.
E Madara nitrì.
Ringraziando ogni Divinità esistente o non esistente che nessuno lo potesse vedere e che la moglie fosse a lavoro quel maledetto giorno.
Altrimenti quello sarebbe stato il pomeriggio peggiore della sua intera esistenza.
Quando il campanello suonò per poco non gli venne un infarto alla consapevolezza che qualcuno avrebbe potuto assistere a quella scena, cercò nuovamente di staccarsi quel pezzo di cartone dalla fronte, ma gli occhioni tristi e lacrimosi della figlia lo bloccarono ancora, facendolo bestemmiare internamente.
-Vai a vedere chi è, ma non fare entrare nessuno. Io ti aspetterò qui- Le ordinò, scoccandole un'occhiata esaustiva.
-Sì, papino- Fece il saluto militare, precipitandosi alla porta, quasi saltellando. La spalancò a fatica, dato che era un portone fin troppo grande per lei, aprendosi in un nuovo sorriso quando vide chi era -Cosa posso fare per lei, straniero?-
Daisuke per un secondo fu sorpreso da quell'abbigliamento, ma non ci fece troppo caso, conscio che alla cugina piaceva travestirsi spesso e volentieri, inventandosi storie assurde per passare il tempo.
-Cercavo zia Anko, devo chiederle le chiavi del campo da baseball-
-La Regina delle fate al momento non c'è, è presente solo il mio fido unicorno- Lo informò con allegria e le guance imporporate d'imbarazzo per essere così vicina alla sua cotta infantile.
Il ragazzo però non ci badò poi molto, troppo piccola per interessargli o anche solo pensarci; si grattò la schiena con la mazza, scompigliandosi i capelli in confusione -Unicorno?-
Lilith arrossì ancora di più, trovandolo estremamente carino in quel momento, ma si riprese subito, afferrando una sua mano -Vieni, solo perché sei tu puoi avere un colloquio con lui-
Non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione per stare un poco con Daisuke.
-Lilith! Ti avevo detto di non far entrare nessuno- La sgridò il padre, alzandosi in piedi e guardando male il ragazzo, se uno sguardo potesse uccidere...
Il giovane Uchiha squadrò prima la cuginetta vestita da, probabilmente, principessa delle fate, con tanto di bacchetta con la punta a forma di stella tra le mani, e poi lo zio, con ancora in testa quel corno di cartone e i capelli legati in una lunga coda, il corpo tremante di rabbia e la voglia di... Beh, a quel punto incornarlo.
A quella vista non riuscì a trattenersi, non che ci stesse provando.
-Oh, mio Dio... -Si tenne la pancia dolente per il troppo ridere, rischiando di scoppiare a piangere come un bambino per la felicità di aver beccato Madara in quella situazione equivoca, glielo avrebbe fatto pesare per anni.
E così decise di stare al gioco. S'inchinò riverente, muovendo la mazza da baseball come se fosse una spada e disse- Venerabile Saltanuvole, sono venuto fin qui per porgerle un'importante domanda-
-Tu brutto moccioso...-
-Saltanuvole è un nome carinissimo-
L'entusiasmo della figlia lo fermò ancora una volta, pareva così appagata e contenta in quel momento che a Madara non rimase altro che mandare giù un nuovo grumo di bile, ben sapendo che se avesse trattato male il ragazzo sarebbe scoppiata in un pianto disperato.
E lui odiava vederla piangere.
Con tutta la forza d'animo che possedeva rispose monocorde -Cosa desideri... -Guardò la bambina che lo spronava ad andare avanti e sputò fuori- ...Principe di Paperonia?-
Daisuke stava per morire, era così felice di aver potuto assistere a quella scena che non gli importava minimamente se, il giorno dopo, lo zio lo avrebbe arso vivo.
La sua vita era completa.
-Io... -Si posò una mano sul cuore, cercando di smetterla di piangere dal ridere- ...Il Principe di tutte le papere sono qui, grazie alla guida della graziosa Principessina, per chiedere a lei, creatura venerabile e mistica, che devo dire possiede un bellissimo corno e quei brillantini le donano terribilmente, di poter ricevere le agognate chiavi del campo d'allenamento. Per potermi fortificare e proteggere il regno dai temibili troll Jashinisti- Concluse inchinandosi di nuovo.
Madara, che in quel momento pregustava già la sensazione del suo collo spezzarglisi tra le dita, rispose -Le ha mia moglie-
-No, papà! Uffa non ti impegni per niente. Sei un unicorno non puoi essere sposato con la Regina- Lo riprese Lilith, sbuffando in sua direzione. Non era per nulla bravo a giocare, a differenza di Daisuke che era bravo in tutto.
-Le ha la mia... -Si sforzò per far uscire quelle parole- ...Adorata sovrana- Riuscì a dire a denti stretti, cozzavano tra loro provocando un suono terribile.
Il ragazzo si grattò il mento, adocchiando Lilith -Ma la Principessina mi ha detto che lei poteva aiutarmi, destriero-
-La giovane Principessina forse non ricorda che sua madre, la venerata Regina, è andata a la... In missione per il regno e si è portata via la borsa con la polvere magica e le tue dannate chiavi, imbecille- Peccato, s'era rovinato sul finale. Stava andando così bene.
Daisuke si finse profondamente scioccato -Che comportamento scurrile-
La ragazzina sospirò, scuotendo il capo rassegnata -Già, è un unicorno molto burbero-
-Dovreste castrarlo, mia adorata Principessa- Le suggerì con un sorriso talmente bastardo da far invidia a Madara nei suoi giorni peggiori. E quello era il giorno peggiore di tutti.
Però Lilith non ci badò per nulla, troppo emozionata per quel 'mia adorata' che aveva detto il suo amato Daisuke rivolto a lei. Già sentiva le campane, il vestito bianco, le colombe...
Invece Madara ringhiò...
-Papino, ricordati: sei un cavallo-
Cioè nitrì.

Quel divertente siparietto per qualche tempo aveva scacciato dalla mente del ragazzo ogni problema, certo... Ad un certo punto Madara lo aveva preso a calci in faccia con la scusa di essere un cavallo, ma tutto sommato era andata bene.
In fondo era ancora vivo per raccontarlo, doveva chiamare Sora e Ayako la sera stessa e dir loro ogni minimo particolare dell'accaduto. Per i posteri.
E quando, finalmente, Anko tornò a casa, tra le risate e le prese in giro verso il marito, si ricordò di lanciargli le agognate chiavi e farlo fuggire via come un lampo da casa loro.
I suoi zii erano decisamente strani, folli, ma... Carini quand'erano assieme.
Sospirò pesantemente, adocchiando i nuvoloni neri, presagio di un temporale imminente; aveva anche cominciato a far freddo.
Alle volte invidiava sua cugina.
Sì, Anko era completamente pazza, ma assieme alla sua famiglia si trasformava in una vera madre e suo zio, nonostante i mille difetti, si stava seriamente impegnando come un matto per rendere felice la sua bambina ed essere un buon padre.
Erano una famiglia vera.
Non che non considerasse Naruto e Sasuke dei bravi genitori, non gli avevano mai fatto mancare nulla e ci provavano con tutte le loro forze a renderlo felice, riuscendoci la maggior parte del tempo, ma... Qualche volta, dentro di lui, avrebbe tanto voluto riavere sua madre accanto.
Colpì con rabbia la prima di una serie di palline sputate fuori a velocità folle da quell'aggeggio infernale, non rendendosi conto nemmeno delle goccioline di pioggia che cominciavano a cadere dal cielo ed inzupparlo.
Avrebbe dovuto scusarsi con i padri?
Probabilmente erano furiosi con lui, non li biasimava.
S'era comportato in modo infantile, scappando come un ladro senza nemmeno degnarli di uno sguardo; ma rimanere rinchiuso dentro quelle quattro mura a parlare, mostrare la sua fragilità, non ci sarebbe riuscito. Non era il tipo.
Lui era Daisuke il sadico, il casinista, il rumoroso adolescente.
Quello che ogni giorno s'inventava una nuova tortura per i membri della sua famiglia, che si picchiava con Masaru ed Itachi, quello che infastidiva Ayako e Sora.
Il ragazzo che progettava piani di fuga con l'anziano nonno, per poi venderlo al nemico con il sorriso sulle labbra; era quello che disturbava Sasuke quando cercava un po' di intimità con Naruto e che poi, quando rischiava di venir ammazzato dalla papera isterica, si comprava l'altro papà con due abili moine.
Lo studente impossibile da gestire, il giovane che ogni settimana cambiava ragazza ritenendo tutte troppo noiose per i suoi gusti. Una volta ne fece perfino svenire una quando le presentò Itachi, Masaru e la frusta del primo, che questo considerava una persona reale. Era quasi svenuto anche lui quel giorno... Dal ridere.
Alzò nuovamente gli occhi verso il cielo carico di minacciose nuvole nere, sentendosi stranamente meglio.
Sì, mamma, sto alla grande... Grazie.
Calò le palpebre, apprezzando il fresco della pioggia sul viso e si aprì nel solito sorriso vittorioso e sadico, più simile ad un ghigno. Si costrinse a riaprire gli occhi quando non avvertì più alcuna sensazione bagnata sulle guance, trovandosi dinanzi il tessuto sgargiante di un grande e vecchio ombrello; si voltò di scatto, notando i genitori dietro di lui e Naruto che, con un sorriso, lo copriva al meglio che poteva.
-Ti prenderai un malanno-
-Sei proprio idiota! Potevi portati dietro qualcosa per coprirti, oltre al tuo ego- Sputò fuori Sasuke, ancora arrabbiato. Sbuffando poi contro il marito, sempre troppo buono e beccandosi di rimando uno sguardo intimidatorio da questo.
Daisuke sbatté le palpebre, osservandoli bisticciare come due vecchi brontoloni e scoppiò a ridere di gusto, buttandosi tra le loro braccia per dargli fastidio -Oh, i due paparini che si preoccupano così tanto del loro pulcino, quanto siete carini? Quanto?-
Naruto fece roteare gli occhi al cielo, scompigliando la testa del ragazzo con la mano libera -Il solito cretino-
-Disgraziatamente...- Buttò fuori Sasuke più tranquillo, cercando in tutti i modi di staccarsi di dosso quella cozza.
Il giovane li liberò, rivolgendo loro l'ennesima vistosa linguaccia e si posò la mazza di legno su una spalla come sempre, correndo in direzione di casa sua e gridando -Forza vecchietti, o vi prenderà un colpo!-
-Daisuke, l'ombrello- Gli urlò dietro Naruto, ma era già troppo lontano.
-Lascia perdere, dobe. Non cambierà mai-
E andava bene così, andava davvero bene così.

Daisuke Uchiha Uzumaki ha cambiato il nome del gruppo in:
Appassionati di Sadomaso.

Sora: Calimero! Siamo troppo piccoli per certe cose, se lo vede mamma mi strangola.
Itachi: A me piace, mi rappresenta.
Daisuke: Su è uno scherzo, non prenderla troppo sul serio.
Sora: Oh, per l'amor di Dio...
Masaru: ...Jashin! Tesoro, Jashin!
Sora: PER L'AMOR DI CHI VI PARE! CAMBIATE QUEL NOME.
Ayako: Fallo tu invece di rompere le palle, puttana traditrice.
Masaru: Ohi, piano con le parole, scimmia urlatrice.
Sora: Non mi serve protezione, Masaru!
E tu Ayako che diamine ti prende? È tutto il giorno che mi insulti, troia!
Daisuke: Vi porto del fango?
Itachi: No, graffiatevi tutte.
Masaru: Fratello, sei malato...
Itachi: Mi piacciono gatti.
Ayako: Non devo rendere conto a te, brutta stronza!
Itachi: Avverto dell'astio tra le nostre donne, Aniki.
Ayako: Io non sono tua, puttaniere di merda.
Itachi: Mi piace quando ti arrabbi così, micina.
Ayako: Stronzo! Ho visto mentre ti baciavi con la cozza!
Sora: Ma che cavolo dici?
Daisuke: La situazione si sta scaldando.
Torno subito, prendo i pop-corn!
Masaru: HAI BACIATO LA MIA RAGAZZA?
Itachi: Ma chi?
Daisuke: Tu, stupido.
Itachi: Quando? Ma che schifo.
Ayako: ALLORA?
Sora: Tu sei pazza! Io sto con Masaru.
A proposito amore, smettila di chiamarmi, sono assieme a Gaara. Lo sai che è iperprotettivo.
Masaru: Esci di casa e rispondimi immediatamente!
Ayako: Non mentite! Vi ho visti, Itachi portava perfino il cappellino di lana che gli ho fatto per il suo compleanno. Vi odio.
Itachi: Quello rosso che mi faceva schifo ed ho riciclato a mio fratello?
Ayako: ...Sì.
Itachi: Visto? Tutto è bene quel che finisce bene, micina.
Ayako: VAFFANCULO!
Daisuke: Dato che è tutto risolto...
Premio.

Daisuke Uchiha Uzumaki ha inviato una foto.

Sora: Ma cosa...
Itachi: Oh, grandissimo Jashin.
Masaru: Che visione stupendamente raccapricciante.
Ayako: Ma quello non è Madara?

Ayako Uzumaki ha cambiato il nome del gruppo in:
Vola mio mini Pony.

Yahiko: Ragazzi! E dai, smettetela. Domani ho un esame importante, ora passerò la sera a ridere invece che studiare.
Chi cavolo lo ha conciato in quel modo?
Daisuke: La mia amata Principessa.
Lilith: Hai davvero scritto amata? Io... Io...
Oh, Daisukino...
Yahiko: Smettila di prenderla in giro, poverina è una bambina.
Non hai un minimo di cuore!
Daisuke: Esagerato! È intelligente, sa perfettamente che scherzavo.
È troppo piccola, dai.
Lilith: …
Yahiko: Appunto.
Masaru: La vedo nera per Daisukino.
Itachi: Se muori adotto io la spacca ossa, la mia meravigliosa bambina vuole una sorellina.
Daisuke: Lily?
Tutto ok?
Lilith: Sì.
Daisuke: Non avrai creduto che...?
Lilith: No.
Daisuke: Allora perché tuo padre sta cercando di sfondare la porta di casa?
Lilith: PERCHÈ TI ODIO, DAISUKINO!
Masaru: Che gran peccato non essere lì per assistere, vero?
...Aniki?
Dove cavolo ti sei cacciato?
Sei in bagno?
Ohi? Non ti trovo.
Mamma e papà stanno cominciando ad irritarsi.
Vieni fuori, la cena è pronta.
Itachi: Dì loro che sono in missione, capiranno.
Masaru: MA COME? SEI ANDATO SENZA DI ME?

Sora Uchiha ha cambiato il nome del gruppo in:
Domani funerale di Calimero, non ci mancherai.

Sei felice, Daisuke?
Sì.


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