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Autore: ___Page    06/05/2016    2 recensioni
"-E tu Perona?!- le chiese Kobi, sporgendosi verso di lei.
-Io?!- domandò, sgranando gli occhioni neri, prima di scrollare le spalle -Oh beh io ci penserò quest’anno! Magari trovo qualcosa di motivante!- disse, con un sorriso che era tutto un programma, girandosi verso le amiche che sapevano bene di cosa stesse parlando.
Senza che nessuno lo sapesse, Perona era già diventata qualcosa alla Raftel High School. Da mesi ormai il suo blog andava alla grande e sempre più studenti chiedevano aiuto alla misteriosa quanto famosa Miss Puck, senza restare quasi mai delusi nelle proprie attese.
Ma non aveva bisogno di vantarsi, le andava bene così. Finché avesse avuto Miss Puck, non sentiva il bisogno di essere nessun altro, a parte se stessa."
A grande richiesta, il seguito di Miss Puck, dieci anni dopo.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul, Mihawk, Perona, Portuguese, D., Ace, Trafalgar, Law/Margaret | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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La musica risuonava intorno a lei, facendo rimbombare le pareti immerse nella penombra e illuminate solo dai faretti colorati posizionati strategicamente per la casa.
Si guardò intorno dall’angolo in cui si era infilata, appiccicandosi alla parete, in un tentativo di restare sola. Supponeva che gli altri avrebbero iniziato a cercarla ma non le importava.
Certo, non era stata una gran trovata decidere di andare a quella festa se il suo obbiettivo era restare sola ma la verità era che aveva sperato di riuscire a distrarsi. A quanto pareva, però, si era sbagliata.
Per quanto si sforzasse non riusciva a farsi coinvolgere, a ballare, a ridere e divertirsi. Il suo obbiettivo in quel momento era schiacciarsi il più possibile contro il muro nella speranza di diventare invisibile. E nemmeno l’idea di andarsene l’allettava minimamente. Non sarebbe stato meglio andare via, non fintanto che non era in grado di smettere di pensare.
Prese un altro sorso dal suo drink, stirando il viso in una smorfia disgustata. Chiunque avesse preparato quella roba, non era affatto capace.
Ma che fossero buoni o meno non le importava.
Le importava che l’alcool le entrava in circolo a ogni sorso, scendendo prima nelle gambe e salendo poi verso la testa, facendo girare vorticosamente la stanza, annebbiando i suoi pensieri, obbligandola a ridere.
Sì, Perona era ubriaca.
E voleva andare oltre, voleva arrivare non a non pensare ma a non esserne proprio più in grado.
Una risata divertita le sfuggì alle labbra al pensiero della faccia che avrebbero fatto Law e Zoro se l’avessero vista in quelle condizioni. L’avrebbero rimproverata di certo.
-Come se voi non vi foste mai ubriacati- protestò con voce impastata.
Un gruppetto di invitati poco distante si girò perplesso verso di lei, senza capire con chi stesse parlando e Perona cercò di fare finta di niente, sgranando gli occhi sorpresa e guardandosi intorno prima di prendere un’altra sorsata di cocktail e allontanarsi ridendo.
Camminare era diventato improvvisamente difficile. La stanza continuava a inclinarsi a destra e a sinistra, Tutti ridevano e urlavano direttamente nelle sue orecchie, le pochi luci che c’erano sembravano puntate apposta per accecarla e i bassi della musica erano così fastidiosi.
Lo stomaco le si rivoltò come sulle montagne russe quando un ragazzo le andò addosso per sbaglio. O forse era stata lei ad andare addosso a lui?!
-Scusa- urlò con voce roca, tanto per andare sul sicuro.
Raggiungere la zona della casa adibita a banco-bar fu una delle imprese più ardue che avesse mai affrontato in vita sua.
Si appoggiò al tavolo mentre la casa intorno a lei cominciava a girare e allungarsi e stringersi. Le pareti continuavano a cambiare colore, passando dal verde all’arancione e intorno a lei tutti parlavano in modo buffo, con voci gravi e rallentate.
Perché nessuno le aveva mai detto che l’alcool era così divertente?!
Allungò la mano verso la bottiglia di Malibù ma la richiuse per tre volte intorno all’aria, senza riuscire ad afferrarne il collo.
Stupida bottiglia che non stava ferma.
Protestò mentalmente mentre metteva su un broncio che, non fosse stata ubriaca, avrebbe trovato ridicolo lei per prima.
Decise che era meglio farsi aiutare da qualcuno e si girò alla ricerca di Ace.
No, aspetta… Izo, voleva dire Izo…
Ace avrebbe fatto il ragionevole, l’avrebbe sgridata, portata via e obbligata a bere uno di quegli intrugli orrendi, meglio conosciuti come “resuscitamorti”.
Era così noioso a volte quel ragazzo! Ma era pur sempre il suo Ace.
Un sorriso le increspò le labbra e il cuore le si scaldò a quel pensiero. In fondo, poteva accettare il suo essere noiosamente ragionevole perché aveva un sacco di altre qualità. Era gentile, sempre pronto ad aiutare, rassicurante.
Non riusciva a immaginare un posto più rassicurante delle sue braccia, Perona.
E poi era bello, soprattutto quando sorrideva con quel suo sorriso che gli illuminava il volto e gli faceva brillare gli occhi… Ooooh, aveva voglia di vederlo! Subito!
Al diavolo Izo e l’alcool! E al diavolo anche Sugar, Ace ci avrebbe provato un’altra volta! Adesso era LEI che aveva bisogno di lui e poi se anche non ci avesse provato proprio più con Sugar non è che sarebbe stato così grave insomma…
Oh… Oh kami… Sì era decisamente meglio cercare Ace, anche perché forse aveva un pochine esagerato e…
Un braccio si posò sulle sue spalle, trattenendola lì dov’era. Perona si girò confusa, socchiudendo gli occhi per cercare di mettere a fuoco il ragazzo accanto a lei, senza successo.
-Chi diavolo…- mormorò con voce impastata, avvicinandosi al suo viso.
-Ciao bambolina!-
Nemmeno la voce le diceva niente.
Mah… bel mistero!
-Ciao- rispose, barcollando e appoggiandosi al fianco dello sconosciuto.
-Ehi! Mi sembravi un po’ in difficoltà! Posso aiutarti in qualche modo?!-
Perona si illuminò a quelle parole. Il Malibù!
Poi un secondo pensiero la colpì e tornò ad accigliarsi. Era piuttosto certa che avesse deciso di fare qualcosa di diverso dal bere dell’altro Malibù, di avere riflettuto su qualcos’altro in quei minuti ma… boh… non ricordava proprio.
-Mi resvi del Malibù… Ah ehm… serv… versi! Volevo dire “versi”!- puntualizzò, stendendo il dito indice e cercando di picchiarlo sulla punta del naso del tizio.
Il ragazzo sollevò le sopracciglia.
-Sei sicura? Mi sembri già bella piena!- le fece notare e la rosa si imbronciò di nuovo.
-Non sei mica mio padre no?!-
-No ma in queste condizioni faresti preoccupare persino un tizio preso a caso mentre passa qui fuori!- le fece notare il tipo, accennando con il capo verso la porta. Perona si sporse oltre la sua spalle per guardare nella stessa direzione, e poi ripuntò gli occhi su di lui.
-Io non vedo nessuno!- affermò, piccata.
Il ragazzo la guardò interdetto qualche secondo.
-Ssssì! Dunque… vediamo di trovare qualcuno che ti conosce…- disse, parlando più con se stesso, mentre si allungava per scrutare tra la folla.
-Ehi! Sei il mio Fantasma  dell’Opera?!- domandò di punto in bianco Perona, speranzosa ed eccitata.
-Come?!?!-
-Sei tu vero?!-
-Non so di cosa tu stia parlando! Okay ora dobbiamo davvero farti smaltire un po’ di alcool bambolina- decise di prendere in mano la situazione, trascinandola via dalla zona bar, verso un altro punto della casa.
La cucina probabilmente.
Il panico la pervase.
Non voleva, non voleva bere un qualche intruglio che la facesse rinsavire e o mangiare roba che facesse asciugare l’alcool. Voleva bere. Lei voleva bere e non pensare dannazione!
-No!!! Non voglio!!! Non voglio pensare! Non voglio ricordare!!!- alzò la voce, improvvisamente disperata.
Il ragazzo si girò a guardarla.
-Ehi calma, non…-
-Perona!-
Un’altra voce la raggiunse, sovrastando la musica e le sue stesse proteste e la rosa si voltò di scatto.
Era Ace! Era la voce di Ace quella, ne era certa! Ma dov’era?! Dov’era?! Non lo vedeva!
Gli occhi gli si riempirono di lacrime.
Aveva bisogno di lui! Stava così male, girava tutto, le gambe non la tenevano e si sentiva così debole e… non… non riusciva a pensare… non…
-Perona!- ripeté la voce, più vicina e più agitata.
Perona trattenne il fiato, attendendo disperatamente di vederlo apparire davanti a sé. Ma proprio mentre due ragazzi venivano bruscamente spostati di lato per lasciar passare il moro, gli occhi di Perona si girarono all’indietro, le sue gambe cedettero e tutto, di fronte a lei, divenne buio.

 
§

 
Puntò gli occhi sulla porta, stranita e perplessa.
Non aspettava nessuno e faceva fatica a immaginare chi potesse essere a quell’ora così singolare. Attenta a non svegliarla, fece scivolare il capino addormentato di Lamy giù dalle sue gambe, sul cuscino del divano e cammino con passi leggeri verso la porta.
Si avvicinò per sbirciare dallo spioncino l’inatteso ospite, un po’ in apprensione.
Sabo era a una festa quella sera e lei era a casa da sola con Lamy. E per quanto Makino non fosse quel tipo di donna che non sa cavarsela da sola, una visita inaspettata, così tardi, non poteva che metterle un po’ di agitazione addosso.
Lo stomaco le si strinse al pensiero di quanto la sola presenza di Shanks sarebbe stata in grado di rassicurarla.
Scosse il capo per scacciare quella brutta sensazione prima di mettersi in punta di piedi e guardare al di là della porta.
-Drag?- mormorò accigliata.
Cosa ci faceva lì?!  
L’agitazione la pervase. Non è che era successo qualcosa a Shanks, vero?!
Trafficò qualche istante con le chiavi, le mani che tremavano, ripetendosi che se fosse successo qualcosa di sicuro Drakul l’avrebbe chiamata o, ancora meglio, l’avrebbe fatta chiamare da Boa. Ma nonostante questo, non riusciva a calmare i nervi tesi che in un attimo la stavano già portando sull’orlo di una mezza crisi isterica.
-Finalmente- sibilò quando riuscì a infilare le chiavi nella toppa e aprire.
Spalancò la porta, cercando di apparire tranquilla ma tradendosi con il tono della voce.
-Drag! Che fai qui?! È successo qualcosa?!-
Drakul la fissò con i suoi occhi dorati e seri un paio di secondi prima di avanzare.
-Ho bisogno di parlarti, Makino- si limitò a comunicarle.
La donna si fece da parte per permettergli di entrare in casa e lo scortò in cucina, lanciando uno sguardo a sua figlia che intanto continuava a dormire sul divano, beatamente ignara di tutto.
Anche Drag si girò per un attimo verso sua nipote, sorridendo con affetto. Ma non appena mise piede in cucina, la sua espressione si rifece mortalmente seria.
-Che succede?- s’informò Makino, incrociando le braccia sotto il seno.
La voce le tremava ancora un po’ ma ormai solo un’infima parte di lei temeva irrazionalmente che suo marito potesse essere in pericolo di vita o qualcosa del genere.
-Sono io che dovrei farti questa domanda- ribatté asciutto Mihawk, guardandola dritta negli occhi.
Aveva i pugni chiusi lungo i fianchi e non si era nemmeno tolto la giacca. Era lì per ottenere delle risposte.
A giudicare dalle occhiaie che si ritrovava, quella situazione stava facendo soffrire parecchio anche lui e il cuore di Makino si strinse per un attimo. Ma questo, purtroppo, non cambiava le cose.
-Se sei venuto qui per cercare di mediare, mi spiace ma non intendo essere collaborativa- lo informò, tirando fuori quel lato freddo di sé che solo pochi privilegiati conoscevano.
-Non sono qui per fare da paciere. Ma ho bisogno di capire. Mi serve che qualcuno mi spieghi cosa vi è successo e visto che lui si rifiuta lo sto chiedendo a te!-
-Perché dovrei…-
-Perché lui vive a casa mia e non hai idea di quanto sia pesto ma io sì, ce l’ho! Lo vedo peggiorare ogni giorno! Lo vedo accartocciarsi su se stesso e non lo sopporto Makino! Non sopporto di vedere lui stare male, di vedere te stare male, di vedere mio nipote stare male! Perciò fammi almeno capire, cos’ha fatto di così imperdonabile?! Perché mi rifiuto di credere che non siate in grado di trovare una soluzione! Non voi due!-
Il tono duro usato da Drag, i riferimenti a quanto stava male Sabo e a quanto stava male Shanks… Non gli serviva vederlo per immaginarlo, lo conosceva come le sue tasche in fondo. E non c’era niente che la facesse stare male come vedere Shanks stare male.
Gli occhi le si riempirono di lacrime così in fretta che le fu impossibile impedire loro di scivolare lungo le sue guance, mentre continuava a sostenere fiera lo sguardo del loro amico.
-Vuoi sapere cos’ha fatto Drag?! Lo vuoi sapere davvero?! Perché se te lo dico, non so se dopo riuscirai a vederlo con gli stessi occhi di prima!- lo informò, tremando di rabbia e frustrazione e dolore.
-Dimmelo e basta- la implorò subito e senza pensare Mihawk.
-Bene, allora…- fece una piccola pausa per prendere fiato e prepararsi al male che le avrebbe fatto ricordare cos’era successo.
Anche se in realtà il pensiero non l’abbandonava mai per davvero.
-Ha preso dei soldi dal fondo per l’università di Sabo. Tanti soldi Drag! E quando gli ho chiesto a cosa gli servissero, sai cosa mi ha risposto?! Che non poteva dirmelo e che comunque non si supponeva che io lo venissi a sapere! E poi mi ha implorato di fidarmi di lui! Ha derubato nostro figlio e voleva che io continuassi a fidarmi di lui, capisci?!-
Drag sgranò gli occhi, scioccato.
Si sentiva come se un fulmine lo avesse appena colpito.
-Shanks ha…- ripeté, incapace di finire la frase.
Non era possibile! Shanks, il parsimonioso, prudente, attento Akagami Shanks, che avrebbe dato un braccio pur di non dover rifiutare niente ai suoi figli aveva…  No, non poteva essere! Doveva esserci una spiegazione plausibile!
Ma qualunque cosa provasse a pensare, Shanks ne usciva peggio di prima.
Un affare andato male?! Un improvviso colpo di testa?! Scommesse?!
Quell’ultima idea lo fece inorridire. In effetti, ultimamente il rosso stava lavorando molto più del normale, tenendo lezioni anche ad orari e in giorni assurdi. Era evidente che avesse bisogno di denaro.
Ma no, il suo migliore amico non avrebbe mai fatto una cosa del genere! Non era il tipo!
Anche se certo… una crisi di mezz’età forse…
Ma non voleva dubitare di lui, per quanto in quel momento gli risultasse difficile.
-Makino sono sicuro che c’è una spiegazione e…-
-Oh anche io! Peccato che lui non voglia darmela!- ribatté la donna, zittendolo.
Rimasero in silenzio qualche istante, senza sapere cosa dire.
-Sabo non sa niente. Ho intenzione di rimettere quei soldi sul suo fondo. Non so ancora come ma lo farò. Shanks è il suo eroe. Non  gli permetterò di deludere anche lui-
Drag aprì e richiuse la bocca un paio di volte, senza riuscire a esprimere i propri pensieri.
Non gli sembrava giusto, niente di tutta quella situazione era giusto.
Fu il vibrare del suo cellulare nella tasca della giacca a salvarlo da quella situazione.
-Scusa un attimo…- le disse, rovistando alla ricerca del telefonino -Sì, pronto?!- se lo portò all’orecchio, senza nemmeno guardare il nome che lampeggiava sullo schermo.
-Papà…-
La voce di Zoro dall’altro capo lo raggiunse, grave e tesa, e un senso di inquietudine attanagliò immediatamente lo stomaco di Drakul.
-Zoro, che succede?!- domandò agitato, per poi trattenere il fiato.
-Papà devi venire subito in ospedale- lo informò suo figlio, il tono impassibile -Si tratta di Perona-







Angolo di Piper: 
Ehilà!! Gente! 
Scusate sono sparita per un po'! Ma ora sono tornata! Spero di non deludervi con i prossimi capitoli! 
Un bacione! 
Piper. 

 
  
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