Non andrò a dormire fin quando anche agli scheletri nel mio armadio non verrà sonno. Smettetela di insistere.

"Sei pallida come un fantasma" non ditelo più.
"Sei ossuta come uno scheletro" non provate neppure a pensarlo.
Perché sono molto meno.

Sono tanto astuti. Gli scheletri, dico.
Come lo uccidi, uno di quelli? Da che parte lo infilzi, come fai a sbriciolarlo a mani nude?
Se sei meno di uno scheletro come fai ad avere la meglio?

Non mi guardate, giratevi dall'altra parte. Non vedete che sono invisibile?

Hanno ragione gli scheletri quando dicono che non c'è più rispetto per il nulla.
Sono vuota, e vuota voglio rimanere. Che senso avrebbe riempirmi, senza accendermi? Come lo accendi il niente, poi? Il fuoco mi attraversa, la vita mi evita, la morte non mi conosce.

C'è una luce strana fuori di qui. Fuori dall'armadio, dico.
Forse è mattina, forse il rame litiga col grigio, litiga col bianco, litiga col mondo.
Litiga con me, dice che sono un'ombra nella notte. Dice che devo uscire dall'armadio, lasciandovi solo gli scheletri chiusi, rinchiusi per sempre, vedere il sole che sorge.
Ma le ante sono bloccate: non riesco a spalancarle.
A entrare nell'armadio è un'attimo, a uscire fuori è una vita. E forse anche di più.
Ma un mattino tutto questo tempo non ce l'ha. E forse nemmeno io.










 

Angolo autrice
Pubblico nonsense alle undici di sera, e niente.
Me la portavo dentro da un po', questa qui. La pubblico sia perché avevo voglia di condividerla con voi, sia perché -alle undici di sera, ribadisco-, non ho sonno e la noia mia comanda un po' a bacchetta.
Okay, quest'angolo a breve diventerà più assurdo -e anche più lungo- della storia. Mi dileguo.
Alla prossima, B x.