Videogiochi > Dragon Age
Segui la storia  |      
Autore: _Branwen_    07/05/2016    1 recensioni
[Pre-Origins][Anders/Solona Amell][Cullen/Solona Amell][Angst]
“Potrà esser stato reso ora fiacco nel corpo, ma è forte. È più resistente delle canne che vi sono nei cespugli del lago Calenhad e che vengono mosse dal vento. Non si inchinerà mai a nessun volere, non verrà mai piegato da questo regime troppo oppressivo e nessuno lo spezzerà. Mai.”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anders, Cullen, Custode
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Unbowed unbent unbroken
Unbowed, unbent, unbroken


Primo atto



Studio, rigore, disciplina.

Queste erano le parole che venivano immediatamente pronunciate se si chiedeva a qualcuno di pensare al Circolo dei Magi nei pressi del lago Calenhad, nel Ferelden: per quanto la magia potesse incutere timore – specie alle persone prive di alcun potere che le lega all'Oblio – essa è da sempre stata tenuta in considerazione al punto da considerarla un ottimo strumento al servizio dell'umanità.

La magia esiste per servire l'uomo e non per governare su di esso”: le parole del Canto della Luce, da sempre fonte di ispirazione per tutti coloro che credevano nel culto di Andraste, erano chiare, non condannavano la magia, ma soltanto gli usi errati che si potevano avere in caso un mago andasse alla ricerca di più potere, fino ad arrivare a far del male agli altri.

Il Circolo del Ferelden, assieme a coloro che vivevano nella torre, godeva di grande prestigio e raramente si sentivano notizie di insubordinazioni e lotte intestine tra gli stessi maghi; senz'alcun dubbio poteva essere ritenuto un modello per gli altri Circoli, ma per quanto i maghi fossero rispettati, erano pur sempre confinati in un'alta torre, lontani da tutti, senza avere la possibilità di gestirsi autonomamente e soggetti al controllo dei templari che non esitavano ad applicare la legge, in un modo o nell'altro.

Era, quindi, uno specchietto per le allodole, un'ingannevole attrattiva per rinchiudere coloro che non avevano scelto di essere dei maghi, ma che avevano avuto la sfortuna di nascervi, relegandoli in una gabbia: sebbene fosse una gabbia dorata, la prigione li confinava lì, alla mercé dei templari e dei sovrani che potevano usufruire dei loro poteri, che a loro piacesse o meno. Tutto ciò che accadeva in quella torre non veniva mai rivelato ad anima viva, lasciando che la parvenza di condotta irreprensibile – specie quella dei templari come portatori d'ordine – non venisse mai intaccata.

Solona Amell non stava prestando attenzione alla lezione che in quel momento teneva il Primo Incantatore Irving in persona, perché non riusciva a diradare dalla mente e dal cuore il pensiero che i maghi fossero insofferenti e che meritassero un trattamento migliore di quello che ricevevano.

Non riusciva a capacitarsi del fatto che molti maghi fossero contenti di vivere nel Circolo: con ogni probabilità – riteneva Solona – era dovuto al fatto che essi non conoscevano altro che il Circolo e tutto il resto ai loro occhi appariva pericoloso.

Pochissimi erano i suoi ricordi prima che venisse portata in quel luogo, tutto quello che le affiorava alla mente erano il sorriso di sua madre – il cui volto ormai non aveva più un contorno definito – e un lussuoso lampadario in una grande casa: era stata strappata via dall'affetto dei propri cari e confinata in un luogo da cui non poteva uscire, come se fosse una bestia pericolosa che non merita di vivere con le altre creature.

I suoi pensieri erano ben condivisi, e in effetti una delle persone a cui era più affezionata aveva deciso – per l'ennesima volta – di tentare la fuga, a differenza di lei che non ci aveva mai provato, per quanto in cuor suo desiderasse farlo: non riusciva a darsi pace pensando ad Anders e alla sua sconsideratezza.

Oh, Anders, perché devi sempre agire come uno scriteriato senza cervello?”

L'unica cosa che poteva fare era sperare che questa volta il ragazzo potesse riuscire nella sua impresa; non avrebbe mai invocato un Creatore, perché secondo lei un Padre che amava i propri figli non avrebbe mai permesso simili ingiustizie al mondo. Ma se aveva permesso l'uccisione di Andraste, la sua sposa mortale, allora non c'era nulla che potesse convincerla che a Lui stessero a cuore le sorti degli uomini.

Non farmi preoccupare; ti auguro di riuscire e di non tornare più tra queste mura. Respira il profumo della libertà anche per me.”

Sebbene questo augurio fosse sincero, Solona non poteva negare a se stessa che una parte di lei avrebbe sofferto terribilmente la mancanza del mago; era una delle poche persone di cui si fidava e per cui provava un sentimento autentico.

Si chiese se il giovane se ne fosse mai accorto, ma date le sue tenere occhiate, aveva il sospetto che la considerasse più come una sorellina.

Le aveva detto di fuggire assieme a lui, ma Solona credeva che lo avesse fatto solo per non saperla più tra quelle mura e non per un reale interesse.

Spero che questa sia la volta buona in cui riesca a dimenticarti davvero.”

D'un tratto venne richiamata alla realtà dal suo insegnante e, balbettando una scusa, si tirò fuori dall'impaccio, mentre i suoi colleghi sghignazzavano della grossa; era raro vedere Solona distratta dagli studi e ancor di più rimproverata – seppur con gentilezza da parte di Irving – da qualcuno, quindi lo spettacolo non poteva essere altro che divertente: tra i maghi non c'era spazio per i buoni sentimenti, non se volevi diventare il mago migliore, e per farlo non dovevi esitare a schiacciare i tuoi avversari.

Il cameratismo era un qualcosa da soffocare, in virtù dell'ambizione da alimentare sempre più, ma se questa era una scelta puramente voluta non era lo stesso quando si trattava di un'affezione: se i templari avessero mai scoperto che dei maghi si amavano avrebbero usato questa scoperta contro di loro, vessandoli ancora di più, rendendoli ancora più soggiogati alla loro volontà.

Se sapessero ciò che provo per Anders...”


Solona non riuscì nemmeno a terminare il pensiero: il timore che potessero far del male ad Anders per colpa sua la raggelò più degli incantesimi di ghiaccio per i quali era portata.



***

Solona ricopiava diligentemente i simboli delle rune, cercando di mandare a memoria quanti più incantesimi elementali fosse possibile associare alle stesse; non era un compito di per sé difficile, ma i suoi pensieri non erano del tutto fissi su ciò a cui doveva dedicarsi in quel momento.

La noia pomeridiana di quella piovosa giornata passata a studiare fu interrotta dal rumore delle porte d'ingresso del Circolo al pian terreno. Si aprirono all'improvviso – non aspettavano visite, altrimenti tutti ne sarebbero stati informati – seguite dal grave seppur familiare clangore metallico delle armature dei templari e da delle urla cariche di rabbia.


«Lasciatemi andare, bastardi!»
«
Non siamo i vostri animali da compagnia!»
«
Che il flagello vi colga, dannati templari!»


Solona non si sarebbe mai sbagliata nell'associare quella voce a un viso: Anders.

Non appena i templari giunsero in biblioteca ebbe modo di vedere il giovane e per un istante rimase paralizzata: era stato malmenato e veniva trascinato da due tra i fedelissimi del Comandante Greagoir.

Il suo primo istinto fu quello di avvicinarsi ai templari e di dire loro di lasciarlo, eventualmente anche con la forza; non che potesse far molto, mingherlina com'era, contro degli uomini dotati di armi e armature, ma avrebbe usato tutta la magia che aveva in corpo pur di aiutarlo.

Si ricordò poi che i templari avrebbero approfittato di quella sua debolezza, quindi non si mosse, cercando di non piangere.

I templari avevano imprigionato i polsi del mago in speciali catene anti-magia, privandolo dunque momentaneamente di ogni stilla magica presente nel suo corpo, costringendolo a inginocchiarsi nell'androne, attendendo il giudizio del Primo Incantatore; il ragazzo era sofferente e Solona notò un rivolo di sangue scendergli sul collo, mentre le sue viscere erano in subbuglio.

Anders si voltò in direzione di lei; fu solo un brevissimo attimo, ma le sorrise, come a dirle che stava bene e che non doveva preoccuparsi per lui: il giovane sapeva che la maga sapeva essere molto apprensiva oltre che istintiva, ma non voleva darle occasione di soffrire a causa sua. Con quel gesto sfidò nuovamente i templari, ma sentiva la necessità di posare il suo sguardo su di lei.

Solona si soffermò a osservare il volto sporco di fango di Anders, l'occhio sinistro completamente livido, la bocca brutalmente spaccata e il naso gonfio, ma c'era dell'altro: nonostante fossero nascosti dai capelli che gli ricadevano sul viso, gli occhi del ragazzo non erano spenti, il colorito ambrato delle iridi era più vivo che mai, come se la fiamma inestinguibile della sua ribellione lo animasse.

Potrà esser stato reso ora fiacco nel corpo, ma è forte. È più resistente delle canne che vi sono nei cespugli del lago Calenhad e che vengono mosse dal vento. Non si inchinerà mai a nessun volere, non verrà mai piegato da questo regime troppo oppressivo e nessuno lo spezzerà. Mai.”

***

Solona era in piedi, dietro la porta dello studio del Primo Incantatore, indecisa se bussare o meno. I maghi che avevano superato il Tormento e gli incantatori anziani lo dipingevano come un uomo estremamente disponibile e cortese, che non negava una chiacchierata a nessuno, eppure lei indugiava sull'uscio, mentre la paura di non essere ascoltata e capita aumentava.


Come starà Anders? Dove diavolo lo avranno portato?”

«Va tutto bene, signorina?» una voce affabile la fece voltare per ritrovarsi a fissare il templare Cullen; le era già capitato di osservarlo e, per quanto fosse scrupolosamente ligio al dovere al punto da non intrattenere mai conversazioni coi maghi, in lui vi era della gentilezza nei riguardi di lei. La maga lo percepiva, ma dubitava della sincerità dell'uomo: era un templare e tanto le bastava per non fidarsi di lui, perché poteva farle del male da un momento all'altro.


Senza mostrare alcun fastidio, Solona rispose educatamente: «Desidererei parlare col Primo Incantatore.»

Non dire più del necessario, stai in guardia.”

«Può trovarlo nello studio; bussi pure, sono sicura che la ascolterà» fu la risposta del templare, che le sorrise incoraggiante. Solona notò che le guance di Cullen avevano preso un poco di colore, ma non riusciva a capire la causa di quel rossore.
«
Lei dice?»
«
Sì, il Primo Incantatore è sempre a disposizione, non si faccia problemi; penso gli farà piacere sapere che la migliore tra gli apprendisti si rivolge a lui.»


La migliore allieva: cos'è, un modo per lusingarmi? Cosa vuoi da me, templare Cullen?”

Solona non lasciò trapelare i suoi dubbi, ma sorrise di rimando al templare ringraziandolo. In un attimo le balenò l'idea di arrischiarsi a chiedere a Cullen un'informazione. Era certa che lui sapesse ciò che desiderava domandargli, c'era da solo da sperare che lui le dicesse la verità.

«Templare Cullen, avrei una domanda, posso?»
«
Mi dica» dietro quelle due semplici parole Solona non percepì nessuna emozione se non un atteggiamento di pura formalità, eppure Cullen sentì il cuore arrivargli fino alla gola, contento che lei gli avesse rivolto la parola, per quanto fosse così sbagliato.
«
Per caso sa cosa ne è stato di Anders?»
«
Non credo che potrei dirle qualcosa, il Comandante Greagoir ci ha detto espressamente di non dire nulla a voi maghi.»


Voi maghi, eh? Siamo creature a voi inferiori o delle merde umane da cui stare alla larga? Se non altro ci ho provato.”

«Capisco; grazie lo stesso» fece Solona, la voce incrinata dalla delusione, che Cullen scambiò per tristezza «credo sia meglio che vada dal Primo Incantatore ora» e si decise a bussare alla porta di Irving, ma prima che potesse farlo fu richiamata dal templare, che le rivolse delle parole a bassa voce.
«
Signorina Amell, Anders è nelle celle nei sotterranei, resterà in isolamento per una settimana. Non appena sarà liberato, per favore, provi a convincerlo a non rifare un gesto così sciocco. So bene che vedete il Circolo come una prigione, ma noi siamo qui per aiutarvi, io sono qui per aiutarla. Là fuori il mondo è pericoloso.»


Cullen pronunciò quelle parole sinceramente, accorgendosi solo dopo di esser stato così idiota nell'aver ammesso, seppur in modo implicito, di tenere a lei. Cosa gli era passato per la testa? Non lo sapeva nemmeno lui; tutto ciò che sapeva era che non voleva vedere Solona triste e che avrebbe fatto di tutto per lei. Fu però capace di tirare un sospiro di sollievo nel vedere che la ragazza non aveva reagito a quella confessione.

È giovane – si disse – magari ha pensato fosse solo una frase di circostanza.

Più pericoloso di voi che ci trattate come dei parassiti da schiacciare? Non credo!”: era questo che voleva dire Solona, stupita dalla confidenza fattale da Cullen, ma si morse la lingua e cercò di essere più diplomatica e riconoscente possibile.

«Ci proverò; grazie, templare Cullen, davvero.»
«
Non faccia parola a nessuno di quello che le ho detto, passerei guai seri.»
«
Non si preoccupi, non dirò nulla» fu la risposta della maga e Cullen si sentì sollevato.
Le sorrise nuovamente e, battendo sui tacchi mettendosi sull'attenti, la salutò porgendole un inchino.


Solona non era abituata a gesti così gentili e non sapeva cosa pensare di quell'uomo che forse le aveva appena confidato qualcosa che poteva rivelarsi importante e pericoloso per la sua carriera.

Meglio di un bardo, a quanto pare, è stato facile. O forse lui è solo un cretino.”
Perché è così gentile con me? Vuole adescarmi per poi violentarmi in branco come si sente narrare in altri circoli?”
Sarà vero quello che mi ha detto? Devo assolutamente scoprirlo.”
Ha detto che è per aiutarmi. Aiutare… me. Mi stava prendendo in giro?”
E se avesse ragione Cullen? Esistono dei templari che non vogliono il male dei maghi?”


E con quest'ultimo pensiero – che sembrava una sincera speranza – finalmente bussò alla porta del Primo Incantatore, senza accorgersi dell'occhiata triste che le rivolse Cullen da lontano, mentre si malediceva per quell'infatuazione così inappropriata.


***

Il Primo Incantatore le confermò quanto le aveva riferito in precedenza Cullen e Solona era piena di gratitudine verso l'anziano mago deciso di ridurre i giorni di prigionia di Anders – se non cancellarli del tutto – parlando con il Comandante.

Si ritrovò a pensare alle parole del templare; non solo gli aveva detto la verità riguardo la sorte di Anders, ma si erano rivelate giuste anche le parole usate per definire il Primo Incantatore. La maga si sentì un poco colpevole nell'aver dubitato così pesantemente di Cullen, essendo stato sincero. Per quanto fosse ancora convinta che potesse essere una strategia dell'uomo per conquistare la sua fiducia, si ripromise di interagirci ancora, per scoprire le sue vere intenzioni.

All'ora di cena mangiò ancora più parcamente rispetto al solito, nascondendo nelle tasche della veste del pane, del formaggio e una mela: avrebbe portato il tutto ad Anders nel cuore della notte, cercando di non farsi scoprire.

Attese con calma fino a quando tutte le apprendiste con cui condivideva la stanza non si fossero addormentate. Era impaziente di vedere Anders, di prestargli un immediato soccorso, di sincerarsi che stesse bene e di abbracciarlo, beandosi di quel contatto, seppur poco profondo, ma non si fece soggiogare dalla fretta. Senza fare rumore, mise in una sacca il cibo di cui si era privata, una bottiglia d'acqua, degli impiastri curativi e delle pozioni di lyrium, in caso avesse dovuto usare la magia curativa, per quanto non riuscisse a far altro che curare piccoli tagli.

Aprì piano la porta e la chiuse con altrettanta delicatezza, dirigendosi verso la latrina, stando bene attenta ad ascoltare il rumore dei passi dei templari per capire dove si trovassero di preciso per non farsi trovare. Lì, in quello stanzino dall'odore nauseabondo, cercando di reprimere l'istinto di vomitare, si concentrò e aprì la mente all'Oblio, entrando a contatto con gli spiriti.

Sentì tutta la sua energia spirituale, dai palmi delle mani alle piante dei piedi, fluire continua, mentre si stagliavano dinanzi a lei veli traslucidi che le si avvicinavano. Sapeva chi – o cosa – cercare e fu lieta di aver avuto fortuna: il piccolo spirito della compassione che aveva evocato giorni fa per far pratica si ricordava di lei ed era ben disposto ad aiutarla. Aveva letto nell'animo di Solona e, facendo dei piccoli versi che sembravano risate lieti, si trovò d'accordo col piano della maga. Non essendo un templare e non avendo le chiavi dei sotterranei – luogo in cui vi erano delle porte che annullavano ogni incantesimo volto ad aprirle – non sarebbe arrivata lontana con le sue gambe, mentre con l'aiuto dello spirito ce l'avrebbe fatta.

«Allora, uscendo da questa porta, andando nel corridoio sulla destra troverai degli scalini con una porta sulla sinistra. Devi entrare lì e andare ancora a destra: troverai delle celle, con delle sbarre di ferro. In una di queste c'è il mio amico; non appena riesci a trovarlo puoi fare ritorno qui così andiamo assieme. È tutto chiaro, piccolo?» disse Solona allo spirito che, entusiasta, vorticò attorno a lei «Mi raccomando» proseguì «non farti scoprire» e portandosi un dito alle labbra fece capire alla creatura che doveva essere il più silenzioso possibile.

Adesso non le restava altro che attendere il ritorno del suo piccolo amico.




Angolino autrice

Non credo ci sia molto da dire, se non che ho scritto prima le note e non la storia. Ho sognato queste scene e molte delle battute, per poi cercare di renderle ordinate e soprattutto sensate. Sarà una minilong di cinque atti, come le migliori tragedie che si rispettino; io ho un animo tragico e non lo nego.
Credo sappiamo tutti che Anders, prima di riuscire a fuggire dal Circolo, ha tentato più volte nell'impresa e da qui mi sono chiesta se il nostro gattaro conoscesse un Custode o una Custode che ha l'origine del mago. In Awakening ci dice "mi ricordo di te" e quindi nella mia testa ho immaginato che non solo si conoscessero, ma che ci fosse anche del tenero tra loro, solo che… non era destinato a durare, data la divergenza delle loro opinioni riguardo al Circolo e a come cambiare le cose per i maghi. Ho scelto volutamente una Custode sia perché non credo di saper scrivere di relazioni slash sia perché non mi piacciono particolarmente sia perché volevo inserire Cullen e il suo sentimento per la Custode maga e con Cully Wully la scelta è obbligata. Sì, l'angst scorre potente nel mio cuore e non lo nego; mi si stringeva il cuore nello scrivere di una Solona che approfitta del buon cuore di Cullen e che diffida dei templari, però lo trovo plausibile dato che i templari incutono molta paura ai maghi. Alcuni dettagli come il fatto che Solona non aveva mai attuato una fuga sebbene l'avesse pensata o che è portata per gli incantesimi di gelo mentre è negata per quelli curativi o anche il fatto che fosse una studentessa modello vengono dalla Wiki di Dragon Age, ho cercato di attenermi quanto più possibile al canon; mi piace il canon e non lo nego. Ho scelto la maga umana e non elfa per via della parentela tra Amell e Hawke.
Il titolo parla da solo, è il motto della casa Martell delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, e lo trovo adatto ad Anders, visto con gli occhi di Solona.
Spero che la storia possa essere di vostro gradimento, critiche e suggerimenti sono sempre ben accetti.
Un saluto affettuoso,
Barbara
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: _Branwen_