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Autore: AliceMiao    07/05/2016    1 recensioni
Un attacco da parte dei licantropi distrugge il palazzo del vampiro Stephen e i suoi abitanti, tra cui la compagna e la figlia di soli quattro anni. Stephen viene catturato e usato come cavia in laboratorio, ma un giorno la sua vita cambierà in meglio.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un odore nauseabondo di sangue aleggiava in tutta la stanza. Le pareti erano scure, nere, ma con qualche schizzo rosso. Anche le piastrelle del pavimento, una volta grigie, avevano preso un colore rossastro. Dalla sua posizione poteva osservare tutta la stanza: a destra c'erano dei pugnali, dei coltelli e altri oggetti affilati; a sinistra un tavolo, con delle catene attaccate che penzolavano nel vuoto tra il tavolo e il pavimento: davanti a lui c'era una porta, blindata e chiusa a chiave. Tuttavia non la poteva vedere bene. Delle sbarre gli impedivano la perfetta visuale della porta. Perché sbarre? Semplice: era in gabbia. Una gabbia piuttosto misera, aveva giusto lo spazio per sedersi e allungare un po' le gambe. Indossava degli abiti stracciati e sporchi del suo sangue. La gabbia era alta appena più di lui, impedendogli così di alzarsi. Come se ne avesse avuto la forza, dato che lo tenevano a digiuno da mesi. Era sempre così: lo nutrivano una volta, poi facevano passare 4-5 mesi e lavoravano su di lui. Questo si ripeteva ormai da 4 secoli. Da 4 secoli era un animale da laboratorio, su cui il padrone effettuava esperimenti o semplicemente sfogava la sua rabbia dopo aver perso una partita a carte contro gli amici. Il suo padrone era un lupo mannaro, mentre lui era un vampiro. 
Sentì la porta aprirsi e alzò lo sguardo verso di essa. Comparve un uomo alto, grosso e piuttosto su con l'età, dato che mostrava una quarantina d'anni. I capelli neri e ricci erano corti, mentre gli occhi erano rossi. Indossava un camice bianco sporco di rosso, lo stesso che aveva il giorno precedente, mentre i pantaloni erano neri e le scarpe anche. Dietro di lui comparvero altri due uomini, vestiti di nero: le guardie. 
"Bene bene... Direi che il nostro amico ha digiunato abbastanza no?", disse divertito mentre le due guardie lo portarono di peso sul tavolo e lo incatenarono ad esso. Il metallo feriva la sua pelle da quanto era stretto. Le guardie gli tolsero la maglia, dopodiché si misero davanti lla porta, di nuovo chiusa.
"Allora, noto che oggi siamo debolucci", disse il carceriere indossando i guanti e avvicinandosi alla parete, dove prese un coltello.
"Oggi sono andato a giocare a briscola. Ho perso 20.000€ e sono arrabbiato. Molto arrabbiato", disse appoggiando la lama del coltello sul suo petto. "Vuoi aiutarmi a calmarmi?". Un falso sorriso di gentilezza si dipinse sul suo viso, mentre muoveva la lama sul petto, senza ferirlo. Il vampiro sapeva che quello era solo l'inizio; a lui piaceva vederlo soffrire e urlare dal male. 
Accadde: alzò il coltello e lo tagliò sul braccio con forza. Dopodiché lo tagliò sul petto, in vari punti. 
"Voglio che ti ricordi per sempre di questo momento", disse ridendo mentre il coltello si avvicinava pericolosamente al suo viso. Lo fece scorrere piano sul viso, percorrendolo tutto. Quando successe inizialmente non se ne accorse. Vide il coltello percorrere un'immaginaria via diagonale sopra la sua faccia e poi sentì un dolore acuto. Urlò e le guardie si avvicinarono sotto ordine del carceriere, tenendogli la bocca aperta. L'uomo ci infilò un tampone e raccolse un po' della sua saliva, che passò sopra la ferita sul viso. Poi sorrise e prese uno specchio: il vampiro vide la sua immagine riflessa..... e il terrore si impossessò del suo sguardo. Una cicatrice andava dalla sopracciglia destra alla fine della guancia sinistra. Iniziò ad agitarsi e le guardie lo schiaffeggiarono per farlo stare fermo. Urlava, si dimenava, muoveva velocemente il corpo inutilmente, perché non si sarebbe liberato, ma a guidarlo era un istinto: l'istinto di sopravvivenza.
Il carceriere rise e si avvicinò alla parete opposta, dove prese una boccetta di liquido. Gliela fece ingoiare e il vampiro si sentì stanco, spossato, ancora più debole. Solo in quel momento capì cosa gli aveva fatto ingoiare: un sedativo. Completamente inerme si lasciò slegare e riportare nella gabbia. La testa era appoggiata alle sbarre, così come la schiena, mentre le gambe erano allungate in avanti, per quanto potessero esserlo. Sentì l'uomo ridere e quando aprì gli occhi vide che lo stava osservando da fuori come quando un bambino vede un cagnolino o un gattino nel negozio di animali.
"Mi dispiace così tanto doverti uccidere.... Eri una brava cavia da laboratorio e un ottimo oggetto con cui sfogarsi", disse il carceriere dispiaciuto.
Ecco il perché del sedativo: avrebbero fatto meno fatica a ucciderlo se non si fosse potuto ribellare o difendere. L'uomo si mise in un angolo, seguito dalle guardie, mentre due pupi mannari trasformati entravano. La gabbia era aperta e uno di loro gli afferrò il piede e lo trascinò fuori dalla gabbia. L'altro gli morse il braccio destro, facendolo urlare. 
"Stop! Stop! Basta così ". I lupi si staccarono. Se voleva ucciderlo perché li aveva fermati?
"Non uccidetelo", disse avvicinandosi con un'altra boccetta. Era ancora indebolito da quella di prima e immaginò che anche quella contenesse lo stesso liquido della precedente. Infatti si sentì ancora più debole e indifeso. "Prendetelo!". Si sentì sollevare dalle due guardie e poi sentì che si stavano muovendo. Aveva gli occhi chiusi, perché aprirli costava troppa energia che non aveva. Sentì un vento freddo accarezzargli il corpo e si rese conto che erano usciti dalla struttura dove era stato tenuto prigioniero fino ad allora. "Lanciatelo. Sarà Madre Natura ad ucciderlo". E infatti un attimo dopo si sentì lanciare in aria e andare verso il basso. E poi sentì dell'acqua. L'avevano buttato in mare. Andò sott'acqua, poi a galla, poi di nuovo sott'acqua. Troppo debole per ribellarsi si lasciò trasportare dalle onde e, prima di perdere i sensi, pregò che finisse presto.
   
 
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