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Autore: mymanga    07/05/2016    5 recensioni
Crescere comporta responsabilità.
Tra ricordi passati e speranze future, Pan ormai giovane donna, capisce che è giunto il momento di prendere decisioni veramente importanti, fondamentali per il proseguimento della sua vita.
.
Dal 1° capitolo:
Se la fortuna decide di sorriderti, capisci che l'immenso amore che provi per il tuo compagno... così forte e resistente perché costruito sulle solide fondamenta di rispetto fiducia e collaborazione, ecco quell'amore non è UN punto d'arrivo, ma IL punto di partenza per nuovi progetti, nuove priorità...
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pan, Trunks | Coppie: Pan/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Albero della Vita
5 CAPITOLO




Dal capitolo precedente:
"Era… Viva
Ebbe un sussulto a quella parola…
Contro la sua stessa volontà, i ricordi riaffiorarono inesorabili"
....

Il loro viaggio nello spazio era stata un’avventura memorabile, incredibile ed indimenticabile per mille e più motivi, ma quella notte infame... così cinica e beffarda nella sua limpidezza e luminosità.
Di certo una sottile e perfida vendetta riservatagli da quel malefico Destino: assicurarsi che le spietate immagini causate, gli sarebbero rimaste impresse nella mente per il resto della sua esistenza, in modo indelebile e perenne. Letteralmente marchiate a fuoco, a ricordargli che lui aveva OSATO intromettersi e, peggio ancora, era riuscito a mandare in fumo i suoi precisi piani di vita… anzi di morte.
Erano nel bel mezzo della loro ricerca interstellare, avevano già trovato alcune sfere, ma ne mancavano ancora diverse.
Si erano fermati su quel fottutissimo pianeta perché doveva necessariamente fermarsi per riparare la navicella, nel frattempo Goku sarebbe andato alla ricerca di provviste.
Pan doveva sorvegliare la zona limitrofa e con lei si era raccomandato tanto affinché rimanesse nei paraggi ed evitasse di cacciarsi in qualche guaio; per essere più sicuro aveva chiesto a Gill di starle vicino.
Stranamente era stata abbastanza ubbidiente: mentre lui lavorava spedito, lei aveva passato il pomeriggio in compagnia del robottino fra scherzi vari, piccoli litigi e successive riappacificazioni.
Potenziali presenze nemiche non ne erano state rilevate.
Arrivò sera e in un batter d’occhio… la notte.
Di differente dalla Terra c’era solo il numero di satelliti, due, perfettamente tondi e brillanti, ma la sostanza cambiava poco: una visuale meschinamente impeccabile.
Stava eseguendo le ultime riparazioni e in lontananza aveva percepito l’aura di Goku muoversi verso la loro direzione, stava rientrando; improvvisamente, poi, una terribile sensazione mise all’erta tutti suoi sensi.
Non aveva percepito delle vere e proprie presenze, ma d’istinto si voltò preoccupato verso Pan, lontana da lui alcune decine di metri.
Era là, gioiosa e sorridente con le braccia al cielo e Gill stretto affettuosamente fra le sue mani.
Su un’altura vicina scorse una serie di numerose sagome metalliche, simili a quelli che sulla Terra avrebbe chiamato androidi e come tali… privi di aura.
Gli mancò il fiato ed un agghiacciante brivido di paura lo percorse dalla testa ai piedi.
Paura per la direzione in cui stavano puntando, paura per la loro evidente intenzione di imminente AGGUATO.
Accadde tutto così in fretta, dannatamente di fretta.
Uno di loro drizzò l’arto e da quello che doveva essere un dito fece partire un sottile e preciso raggio in direzione della piccola saiyan.
Fu un attimo.
L’attimo più lungo e pietrificante della sua vita.
Lo aveva vissuto come se fosse stato obbligato a vivere con lentezza estenuante il suo incubo peggiore.

Disintegrò Gill e colpì Pan
Secco, fulmineo, diretto.
La ragazza cadde immediatamente a terra di spalle, priva di sensi.


Per una frazione di secondo in cui il tempo sicuramente si era fermato, Trunks non riuscì a provare nulla: la sua mente, il suo cuore, il suo respiro, ogni singola fibra del suo corpo erano letteralmente bloccati dallo shock.
I suoi sensi completamente annientati e disintegrati: era come se quel raggio avesse centrato in pieno anche lui.
In realtà era peggio, molto peggio, infinitamente peggio. 
Un dolore lancinante esplose con tutta la sua forza, dilaniandolo completamente.
Contemporaneamente una rabbia cieca, disumana, MAI provata in tutta la sua vita, lo invase.
La sua mente non ebbe neanche bisogno di pensare a voce alta, il suo istinto ruggì feroce e agì immediatamente.
Si trasformò in super saiyan e con una velocità folgorante, si materializzò davanti agli avversari con un unico obbiettivo: STERMINARLI!
TUTTI e SUBITO!
Non aveva assolutamente tempo da perdere con loro! 
Doveva correre da Pan!
In quel preciso momento il suo incandescente sangue saiyan diede prova della sua terrificante maestria nell’arte di spezzare qualsiasi vita, artificiale o meno che fosse.
Li eliminò praticamente tutti con rapidissimi e potenti attacchi energetici: ne rimase uno, quello che aveva osato colpire i suoi amici.
Lo prese per il collo: la rabbia ed il dolore che provava erano insopportabili, al limite della lucidità mentale.
Strinse così forte da staccargli la testa che cadde al suolo; buttò a terra anche il resto del corpo e con il piede li calciò lontano contro la parete rocciosa.
Non arrivarono a rimbalzare a terra: ultimò il lavoro polverizzandoli con un Big Bang Attack degno della peggior ferocia assassina di suo padre.
I danni provocati dall’esplosione si estesero per chilometri di distanza.   

Poi spiccò il volo e si precipitò da PAN.
Aveva legato molto con lei, da quasi una piccola sorellina era diventata un pilatro portante nella sua esistenza: un’ottima amica, confidente e compagna: di giochi, di avventure, di squadra, di viaggio e il cielo solo sa di cos’altro ancora a cui in quel momento non riusciva a pensare!
Se la ritrovò distesa a terra, in un bagno di sangue: inesorabile si stava allargando a macchia d’olio dalla profonda ferita sul suo petto, i suoi occhi inevitabilmente spenti.
Al dolore e alla rabbia senza fine, si aggiunsero lacrime… lacrime silenziose che solcarono il suo viso tossiche come veleno e taglienti come pugnali.
S’inginocchiò e la prese tra le sue braccia, respiro e battito cardiaco appena accennati.
Erano lontanissimi da casa, nessun drago da evocare, nessun fagiolo magico a disposizione, niente di niente: nessuno straccio di speranza.
Con ulteriore sgomento capì che ad ogni secondo che passava, le flebili pulsazioni del suo cuore perdevano sempre più battiti: la stava perdendo e non avrebbe potuto fare proprio un bel NULLA!
Solo assistere, impotente, alla sua inevitabile scomparsa.

Tum  …  Tum  … 
tum…
tu
….

NO! NO! NO!
Non poteva, Non voleva, Non doveva…
MORIRE così… tra le sue stesse braccia!


“PAAAN! Ti prego resisti, RESISTI! Resta con noi... RESTA CON ME!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola, stringendola a sé ancora più forte. 
Nella sua vita non si era mai sentito così inutile come in quel momento; la tremenda vendetta e l’odio smisurato utilizzati per polverizzare quegli esseri immondi non avevano salvato la vita della sua ragazzina. 

NO! NO! NO!
Lei apparteneva alla sua vita!
Nessuno aveva il diritto di portargliela via!


Ancora una volta fu il suo istinto a muoversi.
In un disperato, struggente, folle e rabbioso tentativo di sfidare quello spietato destino beffardo, la baciò.
Non fu un semplice gesto d’affetto fra amici, famigliari o innamorati.
In quell’atroce BACIO ci aveva messo tutta la sua essenza, tutta la sua natura, tutta la sua speranza, tutta la sua sofferenza, tutte le sue lacrime e la sua inarrestabile collera: insomma tutti i sentimenti che era in grado di provare, TUTTO SE STESSO.

Non si rese affatto conto di come ci riuscì, ma stando a contatto con lei, un flusso di energia vitale incominciò a scorrere dal suo corpo a quello di Pan; inizialmente in misura leggera, ma più il tempo passava più la sua portata aumentava, diventando veramente considerevole.

tu…
tum … 
tum ..

Il miglior suono che si possa mai udire.
Battito e respiro, seppur debolissimi, diedero timidissimi segnali di ripresa: per quanto minima, doveva aggrapparsi a quell’esile speranza con tutto se stesso.
Quel maledetto raggio l’aveva centrata in pieno, ma per fortuna le aveva mancato il cuore di un soffio.
La sua situazione era a dir poco tragica, ma la piccola era stata sufficientemente forte per rimanere in vita: si meritava un miracolo, si meritava assolutamente di VIVERE!
Non gli era mai capitato di utilizzare la sua energia in questo modo e ringraziò infinitamente la loro natura saiyan, così ricca di abilità fisiche e spirituali: si concentrò al massimo, avrebbe dedicato anima e corpo in quel pauroso salto nel vuoto finalizzato a strapparla definitivamente dalle fauci della Nera Signora.

La prese in braccio e si alzò per portarla all’interno della loro navicella, ma quello che vide lo riempì di ulteriore furiosa ira: altri maledetti schifosi esseri metallici pronti ad attaccarli.
Aveva letteralmente le mani legate, per nessuna ragione al mondo poteva lasciare Pan: anche soli pochi istanti avrebbero fatto la differenza fra la sua salvezza o la sua fine. 
Ma dannazione, andavano eliminati! 
Tenendola stretta a sé e continuando ad infonderle la sua forza, liberò un braccio, la cui mano era tristemente macchiata dal caldo sangue della piccola: puntò dritto contro gli alieni.
“FERMO Trunks! Mi occupo IO di loro! TU pensa solo a PAN!” Goku era finalmente arrivato, atterrando al suo fianco.
A giudicare dal suo respiro accelerato, aveva fatto del suo meglio per tornare in fretta da loro. 
Il tono della sua voce, freddo e glaciale, esprimeva chiaramente le sue intenzioni risolutive.
“Trunks, ti prego... Tienila in Vita!” detto questo partì per sbarazzarsi di loro in modo definitivo.

La portò all’interno della navicella nel suo letto e rimase accanto a lei continuando a donarle tutta l’energia che poteva.
Avvertì un tremendo boato e l’aura del Son elevata a livelli mai percepiti prima: Goku aveva compiuto la sua vendetta, senza un minimo di compassione per il nemico.

I giorni che seguirono furono infernali, pieni d’angoscia: fra timidi miglioramenti e rapide ricadute, fu necessaria la sua costante presenza lì accanto, o quella di suo nonno Goku, che per la prima volta nella sua vita aveva perso completamente il suo sorriso spontaneo e solare.
Pan avrebbe riaperto gli occhi solo una decina di giorni più avanti.

Incredibilmente a Gill andò molto meglio: il suo circuito principale era rimasto miracolosamente intatto, così a Trunks non gli ci volle molto per ricostruirgli il suo corpicino e almeno di questo, il ragazzo, ne fu davvero sollevato.


Sovrappensiero per questi terribili ricordi che gli avevano infangato la mente, un impulso naturale di protezione lo portò a stringere forte a sé la sua bella addormentata.
Un po’ troppo forte, accidenti! Alleggerì immediatamente la presa.
Pan mugolò qualcosa di incomprensibile, si mosse leggermente per accoccolarsi meglio, ma per fortuna continuò nel suo riposo, ora però non più così pesante.
Il ragazzo tirò un piccolo sospiro di sollievo: un risveglio stritolatore non era esattamente un buon punto di partenza per la sua missione di pace.
Continuò a guardarla: il tempo era volato, la sua piccola ribelle era cresciuta molto, diventando proprio bella.
Avrebbe tanto voluto riassaporare le sue labbra, ora, in un contesto e con sentimenti completamente diversi.
In realtà era già da un po’ di tempo che questo desiderio si era fatto strada nel suo cuore e avrebbe dovuto capirlo fin da subito: in tutta la sua vita aveva desiderato baciare solo la sua Pan.
Lui non baciava le ragazze.
Era un gesto a cui attribuiva molta importanza e donarlo senza un sentimento forte alla base non lo riteneva sensato; di questo se ne era accorto ben presto, già ai tempi dei suoi primissimi tentativi di quand’era appena un ragazzino.
Ci aveva pensato poi la sua piccola scimmietta a blindare quel gesto in una dimensione… quasi “sacra”
Come poteva baciare una qualsiasi donna sapendo quanto ci aveva messo di suo in quel disastroso bacio ai confini della vita e dell’universo, voluto come non mai e con tutto se stesso.
Nel complesso le loro vite si erano intrecciate in modo così “assurdo” che ora desiderarla sembrava così… naturale… quasi ovvio.

Decise di mettersi più comodo anche lui, seduto non era il massimo.
Aiutandosi con entrambe le braccia, la sollevò quel tanto che bastava per girarsi e far passare la sua gamba destra a lato del suo corpicino; poi tenendola abbracciata a sé, delicatamente si distese sul divano e finalmente riuscì a raggiungere il morbido cuscino.
Per lasciarle maggior spazio, appoggiò la stessa gamba sopra allo schienale del divano: trovata la posizione, ora voleva rilassarsi anche lui ed il dolce peso delle sua bella moretta, che a questo punto gli era completamente sdraiata addosso, gli donava una profonda sensazione di calma, benessere e calore.
I loro visi erano così vicini: chiuse gli occhi perdendosi nel suo profumo e ascoltando quella dolce melodia intonata dal suo cuore con battiti forti, decisi e regolari; sorrise più sereno, quei pessimi ricordi lo avevano agitato non poco.
Istintivamente la strinse ancora un po’: nessuno gliela avrebbe mai portata via. 
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