Questa
storia si è classificata prima al
"Contest
delle sei ore" indetto da demebi.
Ultimo
rintocco
Frasi d’amore mormorate
piano si confondono nell’oscurità.
Le parole si perdono nel vento, come indistinti e annebbiati respiri.
La voce svanisce, inghiottita da una tempesta elettromagnetica,
vorticante
d’argento.
Gli occhi si chiudono, stanchi, cercando una scusa per non riaprirsi
mai più.
Le labbra serrate, secche, friabili a contatto con il sussurrare gelido
della
notte.
I riccioli sciolti nel sangue.
E il suo cuore che batte quell’ultimo, fatale rintocco.
***
Aveva salito le scale senza guardarsi intorno, consapevole che quella
sarebbe
stata l’ultima volta. Aveva percorso quei pochi scalini a testa alta,
fiera
come sempre. Non si era guardata indietro, non aveva esitato, aveva
continuato
imperterrita per la sua strada, lo sguardo pregno d’orgoglio puntato
davanti a
sé.
Oltre il dolore, oltre la rabbia e, infine, anche oltre la morte.
[Mai.]
Mai avrebbe chinato il capo in segno di sottomissione. Mai si sarebbe
abbassata
a tanto.
Sarebbe morta per i suoi ideali. Anzi, no, meglio ancora. Sarebbe morta
per una
cosa, una persona, a cui teneva troppo per badare a
stupidaggini quali
la sua vita.
Sarebbe morta per salvare lui e tanto bastava.
[Vulnerabile,
amore mio.]
Varcò la soglia della Torre di Astronomia con un’espressione così
risoluta da
scontrarsi con quella tormentata del ragazzo che l’attendeva.
Lui sembrava stanco, stremato, diviso tra sopravvivenza e amore,
desiderio di
rivalsa e illusione.
[Ti
amo, mezzosangue, ma per me è difficile.
Perché non lo capisci?]
Hermione si avvicinò al parapetto, appoggiandovi le mani pallide,
guardando
lontano con quelle sue iridi calde e nostalgiche. L’aria notturna le
carezzava
il volto splendido, le spettinava ambiguo i capelli, le scivolava tra
le vesti
con il desiderio di levargliele.
[Persino
il vento si sente attratto da te.
Cosa devo fare, mezzosangue? Cosa?]
Voltò il viso nella sua direzione, verso quell’uomo biondo, bello e
freddo che
le stava accanto, appoggiato ad una colonna. L’aria di avere in pugno
la
situazione, ma con un retrogusto di impotenza. Poco celato, mal
mascherato.
[Esposto,
Draco.]
[Mi
guardi come se sapessi già che non lo farò
e vi porrai rimedio.
Ti è naturale salvarmi, vero?]
Si avvicinò appena a lui, con qualche passo di debole audacia.
“Qui abbiamo fatto l’amore per la prima volta, ti ricordi?”
Una domanda sussurrata, ma non con implorazione. Solo pura
constatazione,
fredda e disillusa verità. Tormento fisico e gelo mentale, brividi a
non
finire.
“Ti sbagli” obiettò lui aspirando piano una boccata di fumo perlaceo,
“Allora
era ancora sesso.”
[Scusami
se sono sempre così bastardo.
O, forse, solo realista.]
Hermione accennò un ghigno vissuto, assottigliando gli occhi chiari.
“Come siamo cinici” commentò irridente.
Draco abbozzò una risata tintinnante, profonda e meravigliosa,
inarcando le
sopracciglia dorate in un’espressione ingenua.
“Immagino di sì.”
[Pungente,
Draco.]
Restarono qualche attimo in silenzio. Lui a fumare, lei a guardare il
panorama.
Consapevoli, ma taciturni. Restii ad affrontare una realtà troppo
crudele
persino per i canoni della stessa.
Malfoy si scostò dalla colonna che gli aveva fatto da blando appoggio e
si
diresse sicuro verso di lei, appoggiando una mano oltre la sua, per
bloccarle
ogni via di fuga.
Accostò la bocca al suo orecchio, sfiorando appena i lunghi riccioli
bruniti.
“Perché sei venuta?”
[Perché
me ne dai la possibilità?
Sai che non lo farò. Sai che non posso.]
Hermione sospirò impercettibilmente, abbassando gli occhi su quelle
dita
pallide e regali che, spesso, si era sentita addosso. Con fin troppo
piacere.
“Perché lo dovevo fare.”
Una risata spenta la raggiunse tra la giungla della sua chioma,
scuotendole
l’anima.
“Il tuo maledetto orgoglio?”
“No, più che altro il mio maledetto senso della giustizia.”
Quella volta ridacchiarono entrambi, mentre lei si girava lentamente,
affrontando il suo sguardo di diamante.
Brillante, prezioso. Freddo e tagliente come nient’altro.
[Solo
un tuo bacio mi scalda, mezzosangue. Solo
il tuo sorriso mi fa vivere.
Questa sera morirò con te.]
“Draco, devi farlo.”
La sua espressione mutò in un battito di ciglia e venne ridisegnata
dalla
disperazione, dalla sofferenza. Dalla furia.
Una mano fredda le si appoggiò sulla gola e strinse.
“No, che non devo.”
[Idiota,
Draco.]
Per tutta risposta, Hermione lo afferrò per la camicia, traendolo a sé.
La sua
espressione rimase ferma, dura, piena di disprezzo anche quando lui
rafforzò la
presa, mozzandole il respiro.
“Non stiamo scopando, Malfoy... è inutile che mi levi il fiato” lo
provocò con
un tono di voce sprezzante, freddo.
La gettò a terra, spingendola con forza sul pavimento, irritato da
tutta quella
strafottenza.
Così tipicamente sua.
[Stai
esagerando, mezzosangue.
Non cercare di farti ammazzare. Lo sai che non ci casco.]
Lei rimase ferma a terra, il sapore acre e dolcissimo del sangue che le
deliziava le papille gustative, riversandosi nella sua bocca morbida.
Si girò, issandosi appena su un gomito.
Sorrise, o meglio, ghignò. E, tra le ombre della notte, quel gesto
risultò
terribilmente inumano.
“Codardo.”
Soffio di morte.
[Sei
soltanto una stupida bambina.
Non ho intenzione di assecondare i tuoi capricci.]
Lui strinse i denti e serrò la mascella, cercando di controllarsi.
Lo sapeva che lo faceva apposta, lo sapeva che lo stava provocando. Con
il suo
maledetto orgoglio, il suo veleno così puro.
Con il suo aureo amore.
Ma non avrebbe raccolto inviti, di nessuna sorta. Non quella notte.
Non con lei così vicina.
[Oh,
così nobile,
Draco.]
Hermione si alzò lentamente da terra, le vesti che frusciavano
stridendo in
quel silenzio ottenebrato dal dolore, appesantito da un destino già
scritto.
Gli si avvicinò, sfidando con circospezione quel suo sguardo così duro
e
funesto.
Pietra e acciaio, ferro e luce pura. Cupo, perverso. Innaturale.
Gli afferrò la manica, lo trasse a sé con rabbia. I loro sguardi si
intrecciarono con furore e le sue labbra voluttuose si chiusero
passionali e
feroci su quelle sottili del suo assassino.
[È
un addio, vero, mezzosangue? Già...
e fa un male che non ti immagini nemmeno.]
Fu un bacio rude, cruento ed estremamente possessivo.
Draco la strinse tanto da farle male, sbattendola con forza contro una
colonna,
mentre le unghie di lei segnarono quella pelle d’avorio in molti punti.
Troppi.
[Si
chiuderanno questi squarci? E quelli del
mio cuore, Hermione?
Smetteranno mai di bruciare?]
Si scostarono e si squadrarono con odio allo stato puro, consci di
commettere
un efferato crimine con quegli sguardi frementi, vogliosi e strazianti.
Si desideravano, ma non c’era tempo.
E lei non gli avrebbe mai fatto tanto male solo per togliersi uno
sfizio così
leggero.
[Debole,
Draco.]
“Ascoltami bene, Malfoy.”
Calcò il suo cognome con tanta enfasi da provocargli uno scatto d’ira.
Dita lunghe, violente, da pianista, affondarono nei suoi polsi,
stringendoli
con troppa forza.
Non hai mai saputo toccare una donna, mai.
“E non fare il coglione, per una volta.”
La voce le uscì stridula, acuta, ma non avrebbe mai ammesso che le
stava
facendo male.
La presa si allentò all’istante.
[Scusami.
Col sesso ci so fare, ma...
Lo sai che non sono bravo a fare l’amore.]
Un nuovo bacio le frustò le guance e le labbra, costringendola al
contrattacco.
Lo scaraventò a terra e gli scivolò sopra, intrecciando una mano tra i
suoi
capelli di platino e mordendogli il collo, con passione. Con rabbia.
“Ti amo... senza infamia e senza lode.”
Il respiro della strega si disintegrò in un singhiozzo represso a viva
forza.
“Ti amo e basta, mezzosangue...”.
[Ti
ho fatta piangere.
Me lo perdonerai mai, Hermione?]
In un secondo, danzò fino al parapetto, aggrappandovisi con le mani per
trattenere la sofferenza negli argini della sua mente, impedendole di
dilagarle
nell’anima.
“Sei uno sciocco sentimentale, Malfoy...” ansimò distrutta, senza più
un
briciolo di contegno.
È... orribile che io debba morire per salvarti. Così ti sto
ammazzando e non
posso fare altro.
“Ti amo così tanto che devi uccidermi ora*” recitò
piano, appena
udibile.
Fece forza sulle braccia e si sedette sul cornicione, voltandosi a
guardare
Draco, steso e spaventato sul pavimento, immobilizzato dalla
consapevolezza.
[Impreparato,
amore mio.]
Le lacrime proruppero dagli occhi dorati della strega, che alzò il viso
con
superbia, sorridendo senza gioia tra quelle stille arroventate.
“Perdonami...”.
Un secondo dopo, il suo corpo sparì oltre il parapetto della torre, nel
buio
della notte.
Senza un rumore, mai più un suono se non il sibilo d’amore con cui il
vento le
sferzò i riccioli.
Frasi d’amore muoiono nell’oscurità.
Le parole si trasformano in vento, debole e sofferente.
La voce si spegne, assorbita da ricordi di stelle brillanti, d’argento
puro.
Gli occhi si chiudono, felici, e non si riapriranno mai più.
Le labbra segnate si piegano in un sorriso ricolmo di dolcezza e
sentimento.
I riccioli si lisciano nel sangue.
E il suo cuore che batte quell’ultimo, fatale rintocco.