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Autore: Tsu_Chan    08/05/2016    2 recensioni
"Qualsiasi cosa accada torneremo insieme. Dovessimo aspettare un'altra vita."
Nel tramestio di anni ruggenti, tra musiche e balli sfrenati e vite vissute di nascosto si svolge la storia di Ladybug e Black Cat sui tetti della frizzante Harlem anni 20. Questa è la loro storia, raccontata da chi ha vissuto fino all'ultima avventura con loro... Entrate con noi al Wheel of Fortune e preparatevi a rimanere ammaliati!
Genere: Avventura, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio, Plagg, Tikki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La settimana successiva si rivelò essere una delle più spossanti della vita di Ladybug. Oltre a perdere il poco sonno che le era concesso per risolvere l'enigma del libro magico doveva fare i conti con il lavoro per il club; dalle cinque di pomeriggio cantava nel coro fino a notte fonda e se qualche emergenza sorgeva era sempre lei a essere spedita in giro per la città. Se fosse stata solo un poco più egoista non avrebbe mai accettato di essere usata come garzone ma lei era così: se qualcuno le chiedeva un favore non poteva dire di no. In ogni caso, non immaginavo che una cantante dovesse occuparsi anche di questioni come gli ordini di bevande e simili: suppongo non si finisca mai di imparare.
Quando finalmente arrivò il suo giorno libero fu complicato convincerla a scendere da letto. Mi servirono ore per convincerla ad alzarsi: quando iniziò a fare i mestieri era già quasi arrivato mezzogiorno. Tra i panni da lavare nel piccolo lavabo della nostra microscopica cucina, i pavimenti da spazzare e lucidare, i vetri della finestra da ripulire e il bagno da tirare a lucido quando riuscimmo ad uscire per andare a fare spese per rifornire la deserta dispensa era già metà pomeriggio.
"Abbiamo tempo per una tazza di tè?" domandai.
"Non so. Abbiamo ancora molto da fare."
"Siamo vicine a quel posto dove hai bevuto il tè l'altro giorno. Te lo ricordi?" provai a proporre speranzosa di guadagnarne uno o due dolcetti "Quello dove il ragazzo ti è caduto addosso."
"Certo che me lo ricordo. Come potrei scordarlo." Buttò un'occhiata veloce all'orologio che portava al polso. "Avrei davvero voglia di una buona tazza di tè in effetti."
"Allora cosa aspettiamo!" esclamai già pregustando la dolce scioglievolezza di un buon biscotto al burro... magari con della marmellata di fragole o gocce di cioccolato!
"Mi hai convinta." con un sorriso ci avviammo lungo la strada discutendo di quale dolce ordinare.
Avevamo quasi trovato un compromesso quando Ladybug si fermò di colpo in mezzo al marciapiede rischiando di essere investita da due passanti i quali, non molto educatamente, ci superarono mandandoci occhiate infastidite.
"Ho già visto quel simbolo..." sussurrò iniziando immediatamente a frugarsi in una delle tasche interne del cappotto e ripescandone il mezzo libro malmesso che da una settimana si portava dietro ovunque. 
Girandone la copertina mise in luce uno strano simbolo simile ad una maschera sformata da un ghigno malefico. Seguendo il suo sguardo notai cosa l'aveva interessata così tanto.
Dall'altro lato della strada, davanti alla facciata di un vecchio edificio dipinto di nero, un uomo vestito come un guerriero giapponese stava invitando i passanti ad unirsi ad una festa di cui cantava le meraviglie a voce molto alta. Sulle sue spalle, dipinto in brillante vernice rossa sul tessuto bianco della veste, portava il disegno della stessa maschera del libro.
"Dici possa avere qualcosa a che fare?" mi domandò rimettendo il libro in tasca.
"Tanto vale controllare." risposi nascondendomi per benino in un angolo del cappotto dal quale potevo però vedere tutto ciò che si svolgeva davanti a noi.
Controllando attentamente che la via fosse libera Ladybug corse dall'altro lato della strada e si accostò al banditore.
Da vicino aveva un volto consumato come carta vecchia e occhi che sembravano guardare tutto e vedere nulla allo stesso momento.
"Volete partecipare anche voi alla festa del secolo?" domandò con voce chiara e vibrante volgendosi verso di noi. 
"Di che tipo di festa di tratta? Una festa da ballo?"
"Oh, balli ne avrete quanti il vostro cuore può desiderare se vi unirete a noi." con enfasi estrasse un invito stampato su carta traslucida e lo porse a Ladybug, la stessa maschera rossa campeggiava sullo sfondo viola e oro. "Non solo quello avrete! Poiché chi da noi viene ogni desiderio del proprio cuore vede realizzato. Nulla per noi è impossibile. Portate i vostri cattivi pensieri da noi e noi li convertiremo in energia per raggiungere i vostri obbiettivi. Chi partecipa alla nostra festa eterna ne uscirà rinato, con più forza di prima. Noi siamo gli akuma che infestano i sogni di chi è indegno e proteggiamo la felicità dei nostri cari. Vi unirete a noi?"
Con un inchino le indicò la porta aperta dell'edificio dove pesanti tende bloccavano la visuale dell'interno. Alla parola akuma mi sentii rabbrividire ma sapevo che Ladybug non si sarebbe fatta intimorire, non dopo aver trovato una pista così promettente.
"Vi ringrazio dell'invito. Mi unirei volentieri a voi." rispose difatti lei fingendo un sorriso.
"Allora proseguite per le scale e divertitevi!"
Senza indugio iniziò a salire i gradini di legno accartocciando il biglietto in tasca. Era quasi in cima quando una figura nera scivolò in un vicolo vicino. Io non feci in tempo a vederla ma Ladybug sussultò.
"Tikki... il mago del libro è appena entrato nell'edificio."
"Ne sei sicura?" domandai in un sussurro per non farmi sentire da nessuno. "Prima il banditore si riferisce a se stesso e alla sua compagnia come 'Akuma' ora il mago. Sii cauta, sento problemi nell'aria e ricorda...io sono sempre con te."
"E io con te."
Ladybug scivolò oltre le tende scure dell'ingresso lanciando occhiate preoccupate ai due bodyguard in kimono che montavano la guardia nell'ombra lì vicino. Con gentilezza premette una mano sulla tasca dove ero nascosta, un po' per sentirsi rassicurata dalla mia presenza, un po' per farmi sentire che mi avrebbe protetto.
Osai uscire dal mio nascondiglio solo quando la musica soffusa di un pianoforte riempì l'aria.
Ad una prima occhiata il club non sembrava diverso da tutti gli altri, spesse nuvole di fumo, camerieri che giravano tra i tavoli con vassoi pieni di bicchieri di sostanze che sicuramente sfioravano l'illegalità, un cantante stanco che sospirava una triste canzone in un microfono. 
A mano a mano che ci inoltrammo nel locale però un strana sensazione di disagio iniziò ad impadronirsi di me. Gli uomini e le donne seduti ai tavoli sorseggiavano dai bicchieri con gli occhi vacui, persi a fissare il nulla, l'unica scintilla di vita scatenata dal passaggio di un cameriere con nuovi drink pronti da servire. Donne vestite di pesanti abiti viola passavano tra i tavoli e sembravano controllare che nessuno si allontanasse troppo dal proprio posto, come cani che seguono una mandria di pecore.
"Non mi piace questo posto..." feci capolino dal collo del cappotto di Ladybug. "Queste persone... sembra che qualcuno abbia rubato loro la voglia di vivere."
"Nemmeno a me piace qui." sussurrò lei accarezzandomi una guancia con un dito. "Non ti preoccupare, voglio solo capire dov'è andato quell'uomo. Non appena lo troviamo usciamo di corsa."
"Ho una brutta sensazione." le afferrai un ricciolo di capelli e lo tirai per attirare la sua attenzione. "Fai attenzione."
"Tranquilla..."
"Signorina!" una delle donne vestite di viola si avvicinò alle spalle di Ladybug e le soffiò una nuvola di fumo sul collo "Non è comodo rimanere con il cappotto addosso. Lo lasci al nostro cameriere. Si occuperà lui di portarlo al guardaroba."
Quando gli occhi di Ladybug incrociano quelli slavati e senza anima dell'uomo che le si chinò accanto per prendere il cappotto, rabbrividì di terrore. Quello che solo pochi giorni prima ci aveva dato così tanti problemi e aveva combattuto con così tanta energia ora era ridotto solo ad un burattino senz'anima.
"Coraggio fiorellino!" esclamò la donna quasi strappandole il cappotto di dosso. 
Riuscii appena in tempo a tuffarmi nella borsetta prima di essere esposta allo sguardo di tutti. 
L'uomo afferrò il cappotto e, strisciano di piedi in terra, si avviò verso una delle porte che si aprivano nelle pareti scure.
"Allora fiorellino, cosa possiamo fare per te?" domandò la donna prendendo Ladybug per una mano e conducendola verso un tavolo "Vuoi bere qualcosa? Fumare, forse?"
"No, io... non bevo e non fumo. Inoltre non vorrei trattenermi troppo."
"Che peccato. Non posso nemmeno tentarti con un giro di danze con i nostri ballerini?" 
Gli occhi di Ladybug vennero attirati verso la pista da ballo ora gremita di gente come da un magnete. 
"Io..." la sentii biascicare combattendo contro se stessa per non cedere.
La donna le mise le mani sulla schiena e la spinse sulla pista con forza "Coraggio fiorellino, non ti trattenere. Balla fino a che ti dimenticherai di tutto."
Un uomo la afferrò per le mani ed iniziò a farla piroettare sulla pista da ballo. La musica sembrava sbucare dal nulla e ogni coppia ballerini sembrava seguire un ritmo differente. Alcuni di loro parevano esausti come se stessero ballando da anni. Forze erano all'opera in quel posto, forze mirate a legare, trattenere e incantare gli avventori. Provai a riscuotere Ladybug sbucando velocemente dalla borsetta ma lei stava già sprofondando nell'oblio, gli occhi trasformati in due laghi senza fondo.
"Oh no..." quando la canzone finì il nostro compagno di ballo ci lanciò lontano fino a mandarci dirette tra le braccia di un nuovo ballerino.
"Oh cielo." sospirò il nostro nuovo compagno "Cosa ci fa una così incantevole ragazza in un posto del genere?"
Feci appena in tempo a rituffarmi nella borsa quando Black Cat afferrò Ladybug ed iniziò a farla lentamente girare su stessa. Mi rallegrai immensamente della sua presenza; con lui nei dintorni nulla di male sarebbe mai potuto accaderci. 
Non persi nemmeno tempo a domandarmi da dove fosse sbucato. Per fortuna le sue indagine lo avevano condotto nello stesso luogo in cui eravamo arrivate noi.
Valutai la possibilità di sbucare di nuovo dalla borsetta e chiedergli di aiutare Ladybug ad uscire dalla trance ma l'idea di rivelare la sua identità mi frenava.
"Signorina?" iniziò a sussurrare lui all'orecchio di Ladybug trascinandola lentamente verso il bordo della pista. "Signorina, si concentri, segua la mia voce. Signorina, si riprenda."
Servirono vari tentativi prima di riuscire a trascinare Ladybug fuori dalla pista da ballo: ogni due passi che lui le faceva fare in avanti verso la sala lei ne faceva uno indietro verso il centro della pista, in una strana danza di tira e molla.
Nel momento in cui i piedi di Ladybug superarono il margine invisibile della pista da ballo lei si riscosse, fu scossa da forti brividi e dovette appoggiarsi al petto di Black Cat.
"Va tutto bene. La tengo io." la rassicurò lui tenendole le mani educatamente sulle spalle.
Una delle donne vestite di viola, notata la nostra fuga dalla pista da ballo, iniziò ad avvicinarsi a noi con passo minaccioso.
"Questo non è un posto per giovani signorine come voi. Vi consiglierei di dirigervi all'uscita il prima possibile."
"EHY!" urlò la donna additando Black Cat. Al suo richiamo tutte le altre donne si voltarono verso di noi, gli occhi accesi d'ira che perforavano la cortina di fumo. I bodyguard dell'ingresso fecero irruzione ribaltando i camerieri e i clienti catatonici che si ponevano sul loro passaggio.
"Dannazione!" Black Cat afferrò un tavolo e lo ribaltò per fare uno scudo dietro il quale nascondere Ladybug. "Tieni la testa bassa e corri verso l'uscita, Uccellino!"
Con un salto si abbatté con il suo bastone contro una delle guardie dando inizio ad uno scontro rumoroso e disordinato. Tavoli e sedie volavano un po' ovunque mentre i clienti calpestati o colpiti si lamentavano debolmente. La vista di quelle persone che si lasciavano camminare addosso senza quasi emettere un suono mi disturbò parecchio.
Saltai fuori dalla borsa e mi tuffai sul volto di Ladybug. 
"Sveglia, SVEGLIA!" le urlai tentando di scuotere quel poco di torpore che le era rimasto addosso.
"Che sta succedendo?" domandò lei stringendosi le braccia intorno al corpo "Mi sento confusa."
"Sei caduta in trance quando hai iniziato a ballare. Black Cat è qui e si sta occupando dei nemici, dobbiamo uscire di qui."
"Posso trasformarmi e aiutare." provò a proporre lei sfiorando con un dito gli orecchini.
Io scossi la testa e mi rituffai nella sua borsetta. "Non mi fido a farti trasformare quando sei così frastornata. Per questa volta ritiriamoci!"
Con un cenno del capo iniziò a gattonare sotto i tavoli, schivando bicchieri rotti e bottiglie ribaltate. Fu un lento viaggio verso la porta ma, proprio quando arrivammo di nuovo alle tende di velluto, Ladybug si fermò sul posto con un singulto preoccupato.
"Il mio giubbotto, Tikki. Non posso lasciarlo qui." feci nuovo capolino dalla borsa preoccupata. "La mia metà del libro è in una delle tasche se lo lascio qui non avrò più nessuna pista da seguire."
"Ho visto che lo portavano in una stanza secondaria. Facciamo in fretta e andiamo a riprenderlo!"
Non feci in tempo a terminare la frase che un grosso tavolo, lanciato chissà da chi, volò senza controllo verso di noi, troppo veloce per essere evitato.
"Attenta!" urlai chiudendo gli occhi spaventata.
Con un sonoro scricchiolio di legno fatto a pezzi il rudere del mobile esplose in una pioggia di segatura quando Black Cat, saltato prontamente di fronte a noi, lo distrusse con un poderoso colpo del bastone.
"Presto uscite!" ci urlò lanciando di lato un pezzo di legno più grosso degli altri.
"Il mio cappotto" urlò Ladybug per sovrastare il frastuono degli uomini che stavano caricando a testa bassa verso Black Cat. "Lo hanno portato nella stanza sulla destra, dietro la porta dipinta. Ne ho bisogno, ho una cosa molto importante al suo interno."
"Non vi preoccupate, Uccellino." rispose lui con un sorriso affascinante. "Voi andate, ci penserò io a riportarvelo integro con tutto il suo contenuto."
"Come farete a trovarmi?" domandò lei scettica iniziando ad alzarsi in piedi.
"Non potrei mai perdere un profumo dolce come il vostro. Ora andate!"
Ladybug scattò di corsa fuori dal locale.
Ricomparire in strada fu come essere catapultati in un altro mondo. Nessuno dei rumori della lotta si udivano da fuori, nessuno dei passanti sembrava preoccupato. Perfino l'inquietante uomo che distribuiva gli inviti non sembrava preoccuparsi.
"Andiamo a casa, è pericoloso rimanere qui." le sussurrai sbirciando dal mio nascondiglio. "Non correre però, altrimenti attirerai l'attenzione della gente. Meno persone ci notano, meglio è." 
"Sì..." lei si lasciò scappare un profondo sospiro in cui potei percepire una nota dolorosa di preoccupazione.
 
Attesi fino a quando non fummo finalmente a casa e la porta del nostro appartamento non si chiuse con decisione alle nostre spalle prima di saltare fuori dal mio nascondiglio e abbracciare con forza una guancia di Ladybug.
"Mi hai fatto spaventare." sussurrai "Ho avuto paura  per te. Non mi rispondevi."
Ladybug mi prese tra le mani e mi cullò con tutta la dolcezza del suo enorme cuore. "Non ti preoccupare, piccola Tikki, sto bene."
Lo stesso nodo di inquietudine e preoccupazione le strinse la gola facendola singhiozzare.
"Sei preoccupata per Black Cat?" domandai accarezzandole un palmo.
"Lo abbiamo lasciato da solo contro tutte quelle persone. Potrebbe essergli successo di tutto."
"Tranquilla, sono sicura che se la sia cavata benissimo.  Il gatto nero è difficile da mettere in difficoltà."
Quasi rispondendo ad un richiamo silenzioso il suono di unghie sfregate contro il vetro della finestra alle spalle di Ladybug ci fece sobbalzare. D'istinto mi tuffai dentro alla sua camicetta e rimasi accucciata in una piega del tessuto fresco.
Inquadrato nella cornice della finestra Black Cat se ne stava con un sorriso sornione stampato in faccia. Ladybug si tuffò verso la finestra e la aprì con un sospiro di sollievo.
"Dolce uccellino, sono venuto a riportarle ciò che ha dimenticato." scherzò porgendole il cappotto accuratamente ripiegato e tenuto legato da un nastrino rosa. "Spero il servizio sia di vostro gradimento."
"Grazie..." la sentii trattenersi prima di chiamarlo in qualche modo che potesse farlo insospettire. "Come posso chiamarvi?"
"Sono Black Cat e voi, Uccellino, potete considerarmi il vostro fedele Cavaliere."
"Vuoi entrare, Black Cat?" domandò Ladybug scostandosi dalla finestra per permettergli di calarsi all'interno.
"Vi ringrazio, Uccellino." un bip sonoro proveniente dal suo anello fece ben intendere che il tempo della sua trasformazione fosse oramai allo sgocciolo "Ma devo proprio andare. Sarà per un'altra volta."
Molto galantemente Black Cat si sporse dentro l'appartamento e, sollevando la mano di Ladybug fino alle labbra, vi lasciò un leggero bacio che la fece arrossire.
"A presto, Uccellino."
Con un fruscio scomparve alla vista. Il tempo di vedere la sua sagoma stagliata contro la luna sul tetto dall'altra parte della strada ed era sparito.
"Sta abbastanza bene direi." ridacchiai arrampicandomi fin sulla testa di Ladybug e sedendomi sui suoi capelli. "Dico bene? Ladybug? Tutto bene?"
Con la mano baciata da Black Cat ancora sospesa in aria, gli occhi brillanti come di febbre e le guance rosse, Ladybug se ne stava ferma davanti alla finestra, il vento primaverile che le scompigliava i capelli, incapace di muovere un solo muscolo, come se fosse caduta di nuovo in trance.
 
"Sicura che non vuoi parlarne?" domandai facendo capolino da dentro il cappellino di Ladybug.
"Per l'ennesima volta, Tikki. Non voglio parlarne." mi rispose seccata lei camminando spedita a testa alta il sole mattutino che le baciava le guance.
"Andiamo, devi ammettere che ha charm, per essere un gatto." non si degnò nemmeno di rispondermi, si limitò a grugnire irritata "Secondo te chi è più affascinante Black Cat o il cameriere del Secret Garden?"
"Basta!" devo nascondermi di nuovo nel capellino quando lei se lo sistema con un gesto brusco. "Guarda che se continui ti abbandono con il primo cane randagio che incontro."
Per quando possa sembrare irritata so che sta sorridendo, adora far finta di essere arrabbiata: ha uno strano senso dell'umorismo.
"Isterica..." sussurro senza trattenere una risatina. 
"Ora fai silenzio, Tikki. Sto per entrare in un posto dove è meglio se non ti fai sentire..."
In risposta lo scricchiolare di un paio di porte ci accolse in un edificio pieno dell'odore dolce della carta e colmo del suono di pagine sfogliate.
"Buongiorno." salutò a bassa voce Ladybug poggiando le mani sul bancone di marmo e facendo ticchettare le unghie lunghe e ben curate. "Potrei chiederle indicazioni?"
"Mi dica pure." le rispose la voce roca di una donna in là con gli anni.
"Dovrei fare delle ricerche su alcuni aspetti della cultura asiatica, specialmente Giapponese. Avete niente al riguardo?" domandò cortesemente Ladybug.
"Al secondo piano, gli ultimi tre scaffali sulla destra." rispose non altrettanto cortesemente la donna.
"La ringrazio. Buon lavoro." ingiunse Ladybug avviandosi per la stanza in cui il suono dei suoi passi risuonava amplificato.
"Posso uscire?" domandai.
"Non ancora..." il rintocco dei tacchi cambiò tonalità quando, dal pavimento di marmo, Ladybug iniziò a salire una scala di legno antico.
Dovetti aspettare ancora qualche minuto prima di essere liberata dalla prigione del cappellino. Quando finalmente potei osservare la biblioteca nella quale Ladybug mi aveva portata rimasi ammaliata dalla sua bellezza senza tempo. 
Scaffali su scaffali di libri colorati, rilegati con i materiali più disparati, tavoli e panche addossate ad ogni angolo libero, immensi lampadari pieni di gocce di cristallo; ero già stata in altre biblioteche molto più grandi, belle e famose di quella ma c'era qualcosa nella sua atmosfera placida che mi conquistò subito.
Ladybug appoggiò il cappellino, la borsetta e il soprabito su un tavolo ed iniziò a fissare uno degli scaffali.
"Cosa ci facciamo qui?"
"Quando hai una domanda a cui non trovi risposta una biblioteca è il posto migliore dove recarsi! Allora... mi dai una mano?"mi domandò con un sorriso.
"Certo! Cosa cerchiamo?" 
"Esoterismo, mostri e spiriti, qualsiasi cosa riguardante guerrieri e maschere..."
"Ci sarà parecchio da lavorare..." esclamai volando fino al ripiano più in alto dello scaffale che Ladybug stava studiando.
"Allora mettiamoci a lavorare. E Tikki..." si portò un dito alle labbra e mi sorrise "sssh."
"Muta come un pesce!"
Quando iniziammo la nostra ricerca mezzogiorno era ancora lontano ma, prima che potessimo rendercene conto, arrivò e passò l'ora di pranzo. Ladybug mi offrì un pezzo della tortilla di patate che aveva preparato la mattina prima uscire e insieme ci sedemmo ad esaminare i libri che avevamo selezionato.
Il quadernino già pieno di scarabocchi che Ladybug si era portata dietro divenne presto stracolmo delle nozioni più varie, nessuna delle quali però sembrava avere un vero valore ai fini delle nostre ricerche.
Le ombre proiettate dai lampadari iniziarono a correre sulle pareti quando il sole all'esterno si mosse nel suo placido viaggio quotidiano.
Il tempo per le ricerche era quasi agli sgoccioli, ancora poco e Ladybug sarebbe dovuta correre al lavoro.
Fu sfogliando uno degli ultimi libri che finalmente la vidi saltare in aria, gli occhi accessi di curiosità ed euforia.
"Guarda qui, Tikki!" esclamò a voce un po' troppo alta indicandomi il disegno di una maschera fiammeggiante su una delle pagine "Non assomiglia alla maschera del libro e del biglietto?"
A riprova della sua tesi estrae il moncone di libro dal cappotto e lo accosta alla piccola illustrazione.
"Cosa dice la didascalia?" domandai curiosa volando ad appoggiarmi accanto ad essa.
"Il termine Akuma viene utilizzato nella cultura giapponese per indicare quelli che in occidente vengono chiamati diavolo o demoni. Queste creature di fiamma viaggiano armate di spade fiammeggianti con le quali posso falciare qualunque ostacolo si ponga sulla loro via portando distruzione ovunque vadano."
"Allora è a questo tipo di Akuma a cui faceva riferimento il Maestro! Deve essersi trattato di un problema di traduzione. I termini in fondo sono identici!"
"Se hanno scelto un Akuma come simbolo allora ci sono alte possibilità che la magia di questo gruppo abbia origini giapponesi. Magari sono riusciti ad invocarne e a intrappolarli nei libri!"
"Questo potrebbe spiegare perché quell'uomo andava letteralmente a fuoco. La trovo una cosa molto sensata!" esclamai senza poter trattenere un sorriso felice.
"Dobbiamo fare altre ricerche e avvisare Black Cat. Ora però c'è qualcosa di più importante da fare..." con foga raccolse tutti i libri inutili e li rimise negli scaffali, si rimise la borsa e il soprabito in spalla e  il cappellino in testa. "Devo andare al lavoro. Non posso fare tardi."
Mi tuffai in una delle tasche del soprabito e non rimisi fuori la testa fino a quando Ladybug non passò di nuovo dal bancone della reception per registrare il pesante tomo sugli spiriti giapponesi e non uscì in strada di corsa.
Il sole pomeridiano iniziava già la sua discesa verso ovest e le ombre delle case erano lunghe e stiracchiate mentre correvamo per le vie affollate senza renderci conto che da un tetto qualcuno ci stava seguendo...


 
Buongiorno a tutti quanti!
Che piacere riavervi qui anche questa settimana!
Questo nuovo capitolo è un po' più corto (di circa 1000 parole) rispetto a quello di settimana scorsa, anche se non è meno movimentato! Non ho ancora trovato una canzone adatta da mettere come sottofondo alla scena del club ma se mai la troverò ve lo farò sapere; non c'è niente di meglio che leggere con la giusta musica per fare atmosfera.
Ancora una volta grazie a tutti quelli che hanno commentato, aggiunto questa storia alle preferite e ai racconti da seguire, oltre a tutti quelli che l'hanno letta! Vedere che qualcuno segue questo lavoro mi rende felice!
Oh, settimana scorsa c'è stato un problemino con il mostro di turno, mi è stato detto che è infatti complicato da figurare. Ehy, qualsiasi problema abbiate fatemelo sapere, rimedierò al meglio delle mie possibilità. Non capite qualcosa? Chiedete. Avete un dubbio su un punto della storia? Chiedete. Vedete degli errori nel testo? Urlatemelo! Nessun messaggio e nessuna recensione rimarrà senza una risposta!

Spero di rileggervi presto.

Bye Bye,
Tsu-chan
   
 
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