Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: HannibalLecter    08/05/2016    0 recensioni
Penelope e Matilda sono amiche da sempre e come tutte le amiche si chiedono costantemente com'è possibile che una non abbia ancora tentato di soffocare con una trentina di morbidi muffin ai mirtilli l'altra. Insieme gestiscono il Penny, Tilda & the Spiders from Mars, locale il cui nome è un tributo a David Bowie e al loro egocentrismo. In verità è molto di più di un semplice locale: è una fabbrica di deliziosi dolcetti (come testimonia il girovita di Matilda), è un'opportunità per tenebrosi musicisti che tentano di diventare famosi e conquistare il cuore dell'algida Penelope, un ritrovo per i malati di serie tv, occhiaie e tre ore di sonno per notte di cui Tilda è la leader assoluta, un caldo salotto in cui discutere, fare amicizia, tirarsi piatti, innamorarsi e dirsi addio.
Non siate timidi ed entrate: io vi consiglio di provare il cheesecake della casa!
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Tutto ebbe inizio un giovedì e già questo avrebbe dovuto far suonare un campanello d'allarme nella testolina bruna di Matilda. Ma era ancora mattina presto e tutto ciò a cui pensava era come nascondere l'orribile brufoletto spuntato sul suo mento nel cuore della notte. Oltre ad essere giovedì, giorno odiatissimo dalla nostra giovane pulzella, pioveva anche a dirotto e rispetto al giorno precedente le temperature erano calate a picco. Matilda, non accortasi di tutto ciò, si vestì con una leggera maglietta in cotone dalle maniche lunghe abbinata allo sdrucito giubbino di jeans che faceva parte del suo look dalla prima liceo.

 

Ma chi è questa Matilda spuntata così dal nulla?

 

 

Nome: Matilda

Cognome: Alderson

Età: 25

Professione: Comproprietaria di una libreria

Altezza: 1.69 m

Occhi: Verdastri (lei li definisce color melma)

Capelli: Castano chiaro

A Matilda piace: Acciambellarsi sul divano e guardarsi intere stagioni di serie Tv, l'ananas e gli specchi.

A Matilda non piace: Rispondere al telefono, le persone presuntuose e la primavera.

 

 

Ecco, ora che sapete qualcosina in più su di lei continuiamo a seguirne i passi.

Sfornita come sempre di ombrello e vestita decisamente troppo leggera, Matilda si rifugiò sotto alla pensilina del tram e cercò, a suon di gomitate e occhiate trucide, di guadagnarsi un angolino di tettoia sotto al quale trovare riparo.

A lei la pioggia piaceva in verità, quello che proprio non tollerava era l'umidità elevatissima che questa portava con sé e che faceva levitare i suoi capelli, i quali prontamente assumevano una cotonatura in puro stile anni '80.

 

A dirla tutta però un pochino era felice che stesse diluviando perché così per una mattina poteva abbandonarsi alla pigrizia e rinunciare alla sua solita camminata mattutina di ventitré minuti di cronometro fino al lavoro. Le piaceva anche camminare ma adorava ancora di più starsene in panciolle e, alla soglia dei ventisei anni, si ritrovava ancora talvolta ad invidiare i piccolini che se ne stavano comodi nei loro passeggini riparati dal sole. Che poi quella passeggiata era più una scusa per poter affermare che sì, anche Matilda Alderson faceva attività fisica nonostante Penny la definisse la camminata della terza età.

 

Il tram era pienissimo e quelle sette fermate parvero infinite, tra gocce d’acqua gelide che le scivolavano addosso dagli ombrelli bagnati dei passeggeri pigiati attorno a lei e le brusche fermate ai semafori dell'autista che mettevano alla prova il suo equilibrio ogni volta. Finalmente quando giunsero in prossimità della piccola piazza circolare dove doveva scendere Matilda, questa saltò giù prontamente avendo già adocchiato in precedenza la fila di anziane provviste di impermeabili e carrellini portaspesa che si avviava verso la porta a passo di lumaca. Ci mancava solo di rimanere bloccate dietro quella lenta processione!

 

Attraversò all’attraversamento pedonale all’angolo a sud della piazzetta, sorpassò di buona lena il negozio del panettiere, come sempre preso all’assalto a quell’ora, e svoltò nella stretta trasversa dove un’insegna seminascosta annunciava che si era giunti da Penny, Tilda & the Spiders from Mars.

 

La serranda era ancora abbassata, chiaro segno che quella dormigliona di Penny doveva essersi addormentata con la faccia nella ciotola del latte e dei fiocchi d’avena. Matilda, si appiattì contro il muro colorato di blu notte accanto al portoncino d’ingresso laterale, per poter cercare le chiavi dentro il caos che regnava sovrano nella sua ampia borsa di tela.

 

Proprio in quel momento si udì un allegro scampanellio e due secondi più tardi una bicicletta color melanzana fece la sua apparizione all’imbocco del vicolo. Penny indossava uno sgargiante giubbino antipioggia color arancione con disegnate delle margherite e un paio di galosce verdi che le stavano due volte tanto erano ampie.

 

«Buongiorno amica!», trillò allegra mentre planava proprio nel bel mezzo di un’ampia pozzanghera d’acqua scura e provocando una piccola onda anomala, che, per sua fortuna, non arrivò a bagnare le scarpe di Matilda.

 

Quest’ultima, dopo anni e anni di amicizia, ancora non era riuscita a trovare una spiegazione sensata al buonumore sbarazzino che caratterizzava la sua amica fin dalle prime luci dell’alba. A lei risultava praticamente impossibile iniziare la giornata con il sorriso sulle labbra e se già di prima mattina non si lamentava del microonde che faceva i capricci, del suo vecchio gatto che spargeva puzzette per tutta la casa o dell’acqua della doccia che non si decideva a diventare calda non si sentiva bene.

 

Una volta sistemata la bicicletta nel sottoscala del negozietto, mentre Matilda accendeva la macchinetta del caffè e andava a sollevare la serranda automatica facendo entrare la scarsa luce di quella mattinata grigia, Penny slegò l’ampio scatolone dal portapacchi e lo poggiò sul bancone chiaro. Iniziò a fischiettare un motivetto e a spolverare un po’ i ripiani delle alzate portadolci in cristallo (in verità erano in plastica rigida perché Matilda era terribilmente maldestra ma…shhh, è un segreto).

 

«Hai innaffiato le piantine ieri sera?», domandò Penny, impegnata ad estrarre dei meravigliosi cupcakes dai mille colori dalla scatola in cartone con l’interno ricoperto da uno strato di alluminio per mantenerne integra la freschezza e la morbidezza.

 

Matilda le riservò un’occhiata sovrappensiero mentre sistemava i libri contenuti nell’enorme scaffalatura laccata di indaco che si trovava sulla parete a sinistra della porta e della vetrata. «Ero convinta toccasse a te…non era mercoledì ieri?»

 

La sua amica sbuffò e scosse la testa prima di sparire nella stanza su retro e tornare poco dopo armata di annaffiatoio in latta. «Amore bello, oggi è giovedì. Tu il giovedì è già tanto se ti alzi dal letto e non resti a vegetare a pancia in su come una tartaruga spiaggiata sul guscio. Non ti chiederei mai di occuparti di queste piccole povere creature fiorite di giovedì a meno che non auguri loro la morte…»

 

Per tutta risposta Matilda le dedicò un’occhiata torva che in cambio ricevette un bacetto volante sulla guancia da parte di Penny.

 

Volete sapere di più su questa Penny? Eccovi accontentati.

 

 

Nome: Penelope

Cognome: Barrow

Età: 26

Professione: Lei è la l’altra comproprietaria della libreria

Altezza: 1.81 m (sì, è una stangona)

Occhi: Neri

Capelli: Biondo ossigenato

A Penelope piace: Usare un linguaggio da scaricatore di porto e il sarcasmo in dosi massicce, le cannucce in plastica colorata e la metropolitana

A Penelope non piace: La stupidità, le canzoni di Adele e doversi pettinare i capelli

 

 

Prima di continuare occorre aprire una piccola parentesi riguardo alla vera natura del Penny, Tilda & the Spiders from Mars.

 

Penelope e Matilda si conobbero alla tenera età di sette anni nel cuore della notte mentre la prima tentava di scappare di casa e la seconda si trovava nel parco davanti a casa sua intenta a fissare il cielo con un piccolo telescopio fai da te.

Questa storia magari la approfondiremo più avanti, ora torniamo alla vicenda del locale delle nostre due amiche e protagoniste.

Una volta finito il liceo, con tanto di ballo di fine anno e lancio del tocco, le due si ritrovarono a non sapere bene cosa fare della loro vita e decisero di andare all’università. Erano due ragazze sveglie, non dei geni matematici ovvio, e all’epoca erano più interessate a fare le groupie impazzite ai concerti e alle maratone di Twin Peaks e Lost.

Penny alla fine si laureò in filosofia e Matilda in storia moderna, dopodiché si ritrovarono nuovamente a non avere idea di come procedere da lì in avanti ed entrambe, per loro fortuna supportate da due famiglie antitetiche ma entrambe decise ad aiutare le loro figliole, decisero di dare vita al loro sogno di bambine: creare un luogo che coniugasse i loro più grandi interessi. Cibo, buona musica, film, serie tv e letteratura erano sempre stati il loro amore più grande e così avevano rilevato un vecchio magazzino fatiscente in un vicolo del centro e si erano gettate anima e corpo nel progetto. Si erano tirate su le maniche e avevano dato vita a quel locale che ora era come il loro piccolo bambino da crescere e curare con amore materno.

All’inizio si trattava di una semplice caffetteria con una piccola libreria sbilenca costruita dal nonno di Penny, poi avevano iniziato ad organizzare piccoli concerti di musica dal vivo e serate dove proiettavano film che poi commentavano insieme.

Nel giro di due anni il Penny, Tilda & the Spiders from Mars era diventato un locale di tendenza sempre preso d’assalto e ciò aveva portato per forza con sé dei cambiamenti necessari. Si erano espanse, acquistando anche lo spazio della lavanderia a gettoni che era fallita; avevano prolungato l’orario di apertura, assunto del personale e stravolto il menù.

Ora si poteva gustare un centrifugato di frutta fresca o delle bruschette mentre si sorseggiava una tisana o un cocktail colorato. Colazione, pranzo, aperitivo, cena e dopocena: il locale offriva tutto. Il lunedì era il giorno di chiusura, il martedì sera si riunivano i cinefili, il mercoledì toccava al club del libro, il giovedì sera si organizzava un quiz principalmente sulla cultura nerd, il venerdì e il sabato venivano ospitate band o cantautori locali e poco conosciuti e la domenica sera era il punto di ritrovo dei dipendenti da serie tv.

Ad essere sinceri Penny non era stata contentissima di come le cose stavano andando nell'ultimo periodo perché sosteneva che avevano un po' perso la loro identità per allinearsi più a quello che la clientela voleva rispetto a quello che piaceva davvero a loro due.

Penny e Tilda erano due nerd, inutile girarci tanto intorno, ed erano fiere di esserlo. Altro che serate in discoteca e vacanze ad Ibiza, lor avevano sempre preferito le cene tra amici dove ognuno porta qualcosa e poi un po' brilli si gioca a Trivial Pursuit e le avventure, zaino in spalla e scarpe comode, in giro per l'Europa.

Purtroppo col tempo il loro locale, grazie anche al passaparola e ad un paio di articoli sul giornale cittadino, aveva acquistato fama e ora, specialmente nei giorni festivi, si vedevano arrivare orde di elegantoni con signorine scosciate in bilico su trampoli dall'altezza improbabili che poi ordinavano champagne ed erano così chiassosi da non permettere agli altri avventori di godersi in pace la musica della band di quella sera.

 

Tornando a noi...

 

Il campanello sopra alla porta, un tenero uccellino in finta ceramica dipinta di celeste, fischiettò annunciando l’ingresso del primo cliente della mattina.

 

Primo cliente che, come ogni giorno infrasettimanale, era ovviamente Fred da tutti conosciuto come Fred lo Sveglio perché era terribilmente ingenuo e credulone.

 

Fred lavorava nell'autofficina che si trovava nella strada parallela e ogni mattina si fermava per un cappuccino e due chiacchiere e, ormai era diventata tradizione, dopo essersi letto il suo quotidiano lo regalava alle ragazze che lo lasciavano sul bancone a disposizione dei clienti.

 

«Ehi Fred, hai sentito che mi voglio candidare sindaco?», lo prese in giro Penny mentre sorridente gli porgeva il suo solito cappuccino con spolverata di cacao in tazza grande.

L’uomo alzò lo sguardo, l’espressione a metà tra il sorpreso e l’entusiasta, e le sorrise incoraggiante: «Ottimo! Almeno so a chi dare il voto dato che dopo l’assemblea cittadina ero piuttosto confuso al riguardo…proponevano tutti progetti così belli per il futuro della nostra città e dei suoi abitanti», commentò tra un sorso e l’altro e lanciando di tanto in tanto un’occhiata all’orologio a cucù appeso sopra la testa di Penny al di là del bancone.

 

Tilda roteò gli occhi, sconcertata dalla buonafede di quell’uomo, ma tacque e continuò a sistemare i tovaglioli colorati sui vari tavolini. Penny, sempre pronta invece ad infierire e con una vena di sadismo a cui proprio non sapeva rinunciare, rincarò la dose. «Se vincerò farò chiudere tutte le altre caffetterie, ristoranti e pub in modo che non intralcino i miei affari. Potrei fare lo stesso anche con le altre autofficine se volessi, in fondo siamo amici no?», chiese candida.

 

Fred si grattò pensieroso la fronte aggrottata e balbettò leggermente a disagio: «Non, non mi sembra una cosa molto corretta…un po’ di sana competizione fa bene, non credi?»

 

Penny a quel punto decise di dare al poveretto il colpo di grazia: «Freddie! Che dici?! I nostri avversari vanno annientati, le loro case vanno bruciate e la loro progenie va mangiata! Nessuna pietà!», sbraitò sporgendosi verso il viso terreo dell’uomo che aveva abbandonato il proposito di bere il suo cappuccino più preoccupato dal fatto di doversi nutrire dei figlioletti del meccanico Bob.

 

A quel punto Matilda decise di intervenire in difesa del malcapitato; si sedette accanto a lui, il panno con cui stava spolverando abbandonato momentaneamente sul bancone; e gli mise una mano sulla spalla per rassicurarlo. «Tranquillo Fred, non dovremo fare i conti con questa squilibrata come nostro sindaco e non dovrai mangiare nulla che non siano i nostri muffin. Penny si scusa e te ne offre uno, vero Penelope?», concluse con voce flautata lanciandò di soppiatto uno sguardo di avvertimento alla sua amica.

 

Mentre il meccanico, ancora un po’ spaventato, sbocconcellava in silenzio il suo dolcetto alle mandorle e noci successero due cose contemporaneamente: il campanello trillò una seconda volta e Penny, con uno scatto felino, sparì dietro il bancone, seduta sulle ginocchia, la testa nascosta sotto al doppio lavabo accanto alle gambe di Matilda.

 

Quest’ultima non si curò neanche più di commentare il comportamento infantile che la sua collega teneva ogni benedetta mattina quando alle 7.37 Timothy Johnson faceva il suo ingresso nel locale. Ma c’era una cosa che, nonostante quella scenetta si fosse ripetuta decine e decine di volte, colpiva sempre Tilda ed era lo sguardo speranzoso e acceso che il ragazzo aveva quando varcava la soglia e il lento spegnimento deluso che avveniva nei suoi occhi non appena, dopo aver scrutato la sala in lungo e in largo, si rendeva conto che lei non c’era neanche quella volta.

 

All’inizio, mesi prima, il ragazzo aveva osato chiedere di Penny ma dopo un po’, probabilmente resosi conto di poter apparire un pochetto patetico, aveva cessato di farlo causando un moto di tenerezza nel cuore di Tilda, la quale allo stesso tempo provava anche un’incredibile voglia di soffocare con una torta paradiso la sua amica così insensibile e fredda.

 

Vediamo insieme di scoprire qualcosa in più riguardo a questo ammiratore silenzioso e poco fortunato.

 

 

Nome: Timothy

Cognome: Johnson

Età: 30

Professione: Insegnante di storia dell’arte

Altezza: 1.78

Occhi: Nocciola

Capelli: Castano scuro

A Timothy piace: Collezionare insetti, la cucina marocchina e prendere i mezzi pubblici

A Timothy non piace: Stare al centro dell’attenzione, i film sui supereroi e Whatsapp

 

 

Timothy si avvicinò al bancone e rivolse un cordiale cenno di saluto a Matilda, la quale prontamente gli sorrisi e iniziò a darsi da fare per preparargli la sua solita colazione: thè alla menta e tre biscotti all’avena.

 

Lo trovava un uomo di un’eleganza rara, si muoveva nello spazio con una grazia e una delicatezza che poco frequentemente si riscontravano in un uomo e aveva degli occhi buoni e luminosi. Tilda a volte si era ritrovata a pensare che in fondo era meglio così, era meglio che continuassero a rincorrersi senza mai trovarsi perché altrimenti c’era il rischio che Penny se lo ingoiasse in un sol boccone quell’uomo così taciturno e serio per poi risputarlo. E di lui ne sarebbero rimaste briciole probabilmente perché la sua amica bionda aveva denti ben affilati e sentimenti ermeticamente sigillati chissà dove.

 

Fred lasciò una banconota da cinque sul bancone e si allontanò salutando. Tilda notò che sembrava aver riacquistato il suo solito modo di fare cortese e gaio e ne fu lieta; più volte aveva tentato di spiegare a Penny che non era facendosi beffe dei propri clienti che li si invogliava a tornare ma quella aveva una testa di coccio.

 

«Tutto bene a scuola, Timothy?», domandò cordialmente Matilda mentre preparava tutto l’occorrente per il thè. Si ricordò di quando, nei primi tempi, lo chiamava Professor Johnson perché, nonostante la giovane età, aveva un’aura di saggezza che la intimoriva. Lui era stato gentilissimo e aveva insistito a lungo affinché lo chiamasse solo con il suo nome di battesimo.

 

Il ragazzo si strinse nelle spalle, quasi stancamente, e tese impercettibilmente le labbra. «Avevo in programma di portare i ragazzi in gita per un paio di giorni ma a quanto pare mancano i fondi…c’era una mostra molto bella su Klimt e mi sarebbe davvero piaciuto riuscire ad andarci con loro dato che stiamo affrontando l’argomento proprio ora e ne sembravano affascinati ma non se ne farà nulla temo», concluse torvo, lo sguardo basso rivolto all’acqua bollente che la ragazza  stava travasando nella piccola teiera in ceramica verde chiaro.

 

Matilda si chiese nuovamente come potesse restare impassibile la sua amica di fronte ad un uomo così? Un uomo che amava l’arte. Un uomo che insegnava l’arte e adorava farlo.

 

Si chinò per recuperare dall’anta sotto al bancone il barattolo con l’infuso alla menta e nel farlo si ritrovò con il viso all’altezza di quello di Penny, che si era sistemata con le spalle al lavabo e la bocca impegnata a trangugiare i dolcetti all’arancia avanzati dal giorno precedente. Tilda le scoccò uno sguardo implorante a cui seguì, visto il sorriso impertinente che decorava il visino sbarazzino dell’altra, un’occhiata di fuoco.

 

«Oh, mi dispiace molto. Non c’è modo di recuperare la somma necessaria? Potreste fare, non so, un piccolo spettacolo teatrale e vendere i biglietti a genitori e familiari vari. Oppure realizzare qualche lavoretto e organizzare una bancarella…», propose Tilda, una volta riemersa dalle profondità del retro bancone, mentre si scervellava e tentava di riportare alla mente le sue esperienze scolastiche.

 

Timothy si fece pensieroso e prese a mescolare il suo thè, «Ci avevo già pensato ma il preside mi ha vietato di usare gli spazi scolastici e sottrarre ore di spiegazione del programma per preparare qualsiasi altra cosa non sia in vista della maturità. E dice che comunque non avrebbe senso chiedere soldi agli stessi genitori che già ora si rifiutano di finanziare la gita…»

 

Matilda si concentrò; quando voleva sapere essere molto ingegnosa.

 

Pensa, Matilda, pensa. Soldi, ragazzi, fuori dalla scuola, senza aiuto dei genitori…

 

Tilda si illuminò tutta non appena quell’idea le apparì nella mente. «Ci sono! Organizziamo una lotteria! Possiamo farlo qui da noi…ad ogni cliente proponiamo di acquistare qualche biglietto per permettere ai ragazzi di andare in gita e alla fine, a vendita conclusa, organizziamo una super festa qui e facciamo l’estrazione! Che ne dici? Può funzionare? AHI!», mentre sciorinava entusiasta il suo progetto Tilda venne colpita con gran forza e precisione allo stinco da una potente gomitata che poteva provenire solo e soltanto dalla creatura ossigenata che viveva sotto il bancone e si nutriva di dolcetti stantii.

 

«Tutto bene? Mi sembra una bella idea ma non posso pensare di sobbarcarti tutto questo peso…in fondo tu non ne ricaveresti nulla, anzi potresti addirittura perderci perché in fondo dovrai autofinanziare la festa finale e, no, non posso accettare»

 

In sottofondo l’uccellino sopra la porta cantò un altro paio di volte e tre signore di mezza età si avvicinarono, fermandosi poi alle spalle di Timothy in attesa. Matilda, che quando ci si metteva sapeva essere a sua volta un po’ prepotente, rimbeccò prontamente l’uomo seduto di fronte a lei: «Niente storie! Ormai è deciso, ne parlerò con Penny e magari poi ti do il suo numero così ve la potete sbrigare tra voi, lei è senza dubbio molto più brava ad organizzare feste e ad occuparsi di tutto quanto…». Quella era una menzogna bella e buona perché Penny si scordava tutto e svolgeva bene i suoi compiti solo se Tilda le stilava un preciso elenco di cose da fare con istruzioni accurate riguardo al come e al quando farle. Lasciata a sé stessa Penny era un uragano combina disastri. Ma questo Timothy non poteva saperlo…

 

Questa volta la furia di Penny fu ancora più violenta e si abbatté con una pioggia di pugnetti sui polpacci seguiti dal solletico dietro alle ginocchia a cui Matilda riuscì a sottrarsi giusto un attimo prima di scoppiare a ridere in faccia al professore.

 

Con il cuore leggero all’idea di aver fatto una buona azione Tilda salutò Timothy e gli augurò una buona giornata per poi rivolgersi sorridente alle tre allegre comari che, puntuali come sempre, reclamavano la loro dose giornaliera di pettegolezzi e cheesecake.

 

«Oh cielo! Mi hai fatto venire un infarto. Dove eri nascosta, Penelope cara?», strillò Mrs. Green nel veder spuntare all’improvviso la figura slanciata della seconda proprietaria.

 

Quella per tutta risposta ghignò e si avviò verso la stanza sul retro, fermandosi però per sussurrare all’orecchio dell’amica un minaccioso ammonimento: «Questa me la paghi!»

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: HannibalLecter