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Autore: starmars    09/05/2016    3 recensioni
**Piccola parentesi con Osha e Rickon nell'isola dei cannibali, Skagos.
Si tratta di un breve spin-off della "Regina di ghiaccio - Wolves and Dragons"**
“Cosa ci fai ancora qui? Non hai sentito cosa sta accadendo nel continente? Lascia questa isola di barbari e tornatene al tuo Nord.” Lo rimproverò aspramente Osha, mentre lui osservava Cagnaccio sbranare un gabbiano.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Osha, Rickon Stark
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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A Skagos la tradizione era la cosa più importante, più dei figli, più delle mogli e dei propri genitori. Se non si rispettava la sacra e vincolante parola della consuetudine si rischiava di essere cacciato dalla comunità skagosi.

Rickon aveva imparato bene cosa significasse tutto ciò e all'ennesimo matrimonio di uno dei contadini dell'insenatura, non si era meravigliato quando aveva visto andarsene tutto fiero e baldanzoso il Lord Belfoth dell'alta laguna.

“Quando anche tu tornerai a Grande Inverno, potrai avere di nuovo questo privilegio. Lo ius primae noctis. Niente di meglio di una verginella appena maritata per allietarsi la giornata.”

Perché mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere? Tornare a casa non era ancora nei suoi programmi e di certo non lo sarebbe stato per un bel po'. Gli piaceva stare lì, molto di più di come gli piaceva stare a Grande inverno. Il clima era simile, anche se più umido e meno clemente. Le persone poi, erano le cose che preferiva di più di quel luogo. Molti nel continente li associavano ai bruti per il loro modo di fare e non avrebbero avuto tutti i torti se non fosse che non erano affatto un popolo libero. Avevano i loro Lords, ben tre e tutti e tre avevano la loro casta feudale sotto il loro potere. Stranamente però nonostante la piccola isola potesse invogliare a qualche rivalsa o pretesa sui territori altrui, nessuno dei tre signori si era ancora fatto la guerra. Questo ammirava di quella gente. Il rispetto, non come quei meschini uomini del continente, quelli che avevano trucidato la sua famiglia. 

A Skagos simili atti non si compivano, e se mai fossero accaduti sarebbero stati pagati a caro prezzo. Gli skagosi erano un popolo praticante il cannibalismo, ma la carne di uomo non veniva dal caso, veniva bensì dalle condanne e da quei poveri e sciagurati individui che le subivano. La sacra tradizione voleva che tutti gli abitanti dell'isola si cibassero delle membra del condannato, così che tutti sapessero che cosa spettava al più empio.

Rickon fu affascinato per la sua prima volta a dieci anni. Si gustò quel piccolo pezzo di polpa a cui aveva dato un'aurea mistica e misteriosa, idealizzando nella sua mente quella giusta condanna per tutti gli uomini che gli avevano fatto del male. Lannister, Frey, Bolton. Tutti avrebbero meritato un suo assaggio.

“Cosa ci fai ancora qui? Non hai sentito cosa sta accadendo nel continente? Lascia questa isola di barbari e tornatene al tuo Nord.” Lo rimproverò aspramente Osha, mentre lui, osservava Cagnaccio sbranare un gabbiano.

Cara e vecchia Osha, pensò a come fosse diventata grassoccia e con le tette cadenti, mentre anni prima all'inizio della sua frizzante adolescenza le era capitato spesso di avere pensieri sessuali nei suoi riguardi. Con lei aveva scoperto l'indomito piacere della masturbazione e più di una volta si era fatto cogliere sul fatto, apposta per gustarsi la sua faccia a metà tra lo sgomento e il lusingato. Quei momenti eccitanti erano finiti. Finiti da quando il tempo aveva deciso di fare del suo principale oggetto erotico una sottospecie di pera rinsecchita e marcia.

“Ho sentito, ho sentito.” Le rispose con fare scocciato. Prese un sasso dalla ghiaiosa spiaggia e lo lanciò in acqua più lontano che poté. Cagnaccio, il nero metalupo voltò il suo sguardo ambrato verso il mare distratto dal rumore e poi come se fosse stato infastidito dal suo compagno per averlo interrotto così sul più bello, mentre affondava i denti nella succulente polpa, incrociò gli occhi di Rickon.

“Ebbene?” insisté la pera Osha.

Il giovane Stark sbuffò e fuori dalla sua bocca la noia si trasformò in una nuvoletta bianca di vapore.

“Ebbene non mi importa.”

La tarchiata bruta gli si parò davanti con la sua solita ostinazione nel rimproverarlo. Aveva, e non sapeva come, preso molto seriamente l'idea di fargli da balia, ma ora all'alba dei suoi diciotto, era un comportamento che riteneva più che ridicolo.

“Come sarebbe a dire che non ti importa? Quel trono spetterebbe a te! Sei tu l'erede del Nord”

Rickon la guardò severo. “Non ci provare.” fece un fischio al metalupo. Era l'ora di levarsi da quella spiaggia puzzolente di merda di gabbiano e da quella conversazione noiosa e ripetitiva. “Non provare a farmi odiare mia sorella.” continuò a dirle prendendo le scalette di pietra che portavano su alla scogliera. Osha dietro senza perdersi un solo passo del non più piccolo Lord. “Arya merita quel ruolo. Sta facendo un ottimo lavoro per ora e non mi sembra che ci sia niente di cui io possa lamentarmi. Che si tenga pure la corona, la Regina di ghiaccio. Non sono problemi a cui voglio interessarmi.”

“Ma non puoi stare qui per sempre no? Dovrai pur tornare?”

La sentì ansimare dietro di lui, cercando di tenere il suo passo.

“Sì, tornerò. Ma non ora. Ora ho altre cose a cui pensare e quando avrà finito di divertirsi giù al Sud, dovrà pensarci anche la mia cara sorellina.” La violenta ventata di gelo che lo accolse all'ultimo passo sulla vetta, lo fece oscillare indietro in quella scalinata, Cagnaccio lo superò trotterellando spedito nel brullo paesaggio della scogliera.

“Cosa significa? Per te è sempre più importante quello che accade qui rispetto a ciò che succede lì fuori, ma ricorda tu non appartieni a questa gente. Hai mangiato le loro carni, respirato la loro aria, giaciuto con le loro donne. Cammini tra di loro, ma non sei uno di loro.” Borbottò l'ultima frase calpestando le erbacce del sentiero che conduceva al castello di Lord Belforth, il protettore. Così lo chiamava.

“Infatti non è per Skagos. Si tratta di Bran.”

La faccia preoccupata della pera bruta svanì in un attimo non appena quel nome fu pronunciato da Rickon Stark.

“Bran...” sussurrò.

Il giovane la guardò accigliato. “Sei sorpresa eh? Ti manca non è così? Anche a me cosa credi.”

“Che cosa c'entra adesso Bran?”

Si fermarono poco prima di entrare nelle mura di quel grigio maniero, con il vento gelido ancora a ululargli nelle orecchie. Il metalupo si stoppò non appena vide che il suo compagno non lo seguiva più e lo osservò impaziente.

“Sai benissimo cosa c'entra. Il corvo Osha. Cosa mi sai dire del corvo con tre occhi?”

Incredula e sconnessa dalla realtà la bruta lo fissò in quei suoi occhi azzurro sporco. “Il corvo con tre occhi è lo stesso che ha condotto tuo fratello al di là della barriera. Perché? Adesso vuole anche te?”

Rickon ripensò ai sogni che costantemente si erano intrufolati nelle sue notti negli ultimi mesi. Sempre più presenti, sempre più insistenti. Sarebbe andato via da Skagos per raggiungere Bran, ma non ancora.

“Non vuole solo me. Arriverà anche il suo momento. Per ora resterò qui.”

 

 

 

**Note dell'autrice: Salve a tutti per chi non mi conoscesse sto scrivendo una storia qui su EFP, “La Regina di ghiaccio - Wolves and Dragons”. Volevo scrivere un piccolo spin off, so che non è esattamente un one-shot, anche perché non è affatto autoconclusiva, ma è un'introduzione ad un futuro seguito di quel racconto che sto pubblicando.

Detto questo, spero vi piaccia quest'idea che mi è venuta in mente. Di Rickon non si parla mai, né nella serie tv né nei libri (Almeno poco poco) e quindi avevo voglia di inserirlo. Non potevo farlo come capitolo vero e proprio perché avrebbe rotto il continuum della storia, senza che c'entrasse niente per adesso.

Grazie se siete qui a leggere**

  
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