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Autore: Stella Dark Star    09/05/2016    1 recensioni
Patrick sarebbe un uomo normale con una vita normale se non fosse per le persone che ha intorno. Il suo migliore amico Jack è uno spacciatore e la sorella di lui, Charlotte, è una pazza ossessiva e vendicativa. Ma nonostante tutto Patrick è innamorato di lei ed è disposto a fare qualunque cosa per compiacerla. Anche commettere un omicidio.
Una storia di vendetta e di morte da cui sarà difficile trovare una via d'uscita.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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FOLLIE DEL CUORE
 
Non potevo credere alle mie orecchie quando Jack, con quel suo mezzo sorriso enigmatico mi disse: “Ti andrebbe di manomettere i freni all’auto di Florence?”
Aggrottai la fronte per quella richiesta inaccettabile, ma nel momento in cui dischiusi le labbra per gridare che non lo avrei mai fatto, Jack mi anticipò con totale calma: “Charlotte te ne sarebbe infinitamente grata!”
Con aria soddisfatta si portò alle labbra il bicchiere di birra, senza nemmeno attendere la mia risposta. Sapeva che avevo già accettato.
In tutta la mia vita non avevo mai permesso a nessuno di prendere decisioni per me, nemmeno a mio padre, pur sapendo che con qualche busta mi avrebbe fatto diventare presidente della più importante azienda automobilistica del paese, io mi ribellai dicendogli che sarei stato felice di essere solo un meccanico all’interno di quell’azienda. E così fu.
Ma se si trattava di LEI ero disposto a fare qualsiasi cosa.
Quando io e Jack eravamo bambini la chiamavamo entrambi ‘sorellina’, anche se con me non aveva legami di sangue e io non provavo altro che una semplice simpatia, poi, raggiunta l’adolescenza, è bastato che lei rimanesse all’estero per sei mesi dopo aver vinto una borsa di studio, perché mi rendessi conto di essere irrimediabilmente innamorato. Temevo di non avere speranze, invece, nonostante avesse numerosi corteggiatori e nessuna esperienza sentimentale alle spalle, scelse me. Ebbe così inizio la nostra storia d’amore, senza mai ripensamenti o tradimenti e con la voglia di stare insieme per sempre. O almeno fino a quando non arrivò Matthew.
Lo consideravo un vero perdente, povero e antipatico, e mai avrei immaginato che sarebbe stato proprio lui a portare via l’unica ragazza che amavo con tutto me stesso.
Quando poi si lasciarono perché lui aveva preferito un’altra, di nome Florence, Charlotte tornò da me, non più in veste di fidanzata ma in quella di amante-amica.
Ormai avevo imparato a convivere con l’idea di accontentarmi, ma ecco che da un giorno all’altro tornò la maledizione.
*
“Stamane ho incontrato Matthew…” Charlotte, con la schiena appoggiata al torace del fratello e con le gambe stese lungo il divano, parlò a mezza voce come se stesse parlando tra sé.
Jack  pigiò il tasto del telecomando per spegnere la tivù e poi lo gettò con noncuranza sul tappeto. Attese una spiegazione della sorella, ma vedendo che lei restava zitta e ferma si decise a chiedere: “Dove?”
Charlotte si voltò verso di lui tenendo lo sguardo basso: “E’ venuto in mobilificio ad acquistare una stanza per la figlia…”
“Ha già una figlia? E’ passato solo un anno!” Jack era sorpreso e amareggiato.
Lei sbuffò indifferente: “Florence è rimasta incinta subito dopo che lui mi ha lasciata. Ironia della sorte, proprio il giorno del matrimonio ha rischiato un aborto spontaneo! I medici hanno salvato sia lei che la piccola, di nome Iris, ora malata di cuore!”
Lui sorrise sarcastico: “Quella donna riesce a danneggiare proprio tutti! Perfino se stessa!”
“Ad ogni modo la piccola ha tre mesi e Matthew vive nella paura che non riesca ad arrivare a un anno di vita.” Sorridendo si accomodò sulle gambe del fratello e lo baciò su una guancia: “E’ infelice! Mi ha confidato tutto di sua spontanea volontà! Inoltre Florence soffre di depressione e questo di certo non lo aiuta!”
Jack si passò una mano tra i capelli biondi ondulati: “Conosco quello sguardo! Cos’hai in mente stavolta?”
Un lampo attraversò gli occhi di Charlotte: “Di riprendermelo.”
Quella sera stessa, mentre Jack era impegnato con i propri affari nel quartiere più losco della città, Charlotte ne approfittò per invitare Matthew a cena. Giocando tutte le carte della dolcezza, della comprensione e della seduzione, gli fece credere che lei era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Ricordo ancora lo scenario che mi si presentò davanti.  Le candele erano consumate a metà sopra il tavolo, la bottiglia di prosecco vuota, un bicchiere rovesciato, le sedie scomposte, e a terra una scia di indumenti che portavano fino alla camera da letto di Charlotte. La sentivo ansimare e il pensiero che se avessi attraversato il salotto li avrei visti avvinghiati in un impeto di passione, mi bruciava tremendamente.
Non potei restare un minuto di più.
Andai a cercare Jack e lo trovai in un vicolo in compagnia di tre brutti ceffi intenti a fumare marijuana o chissà cos’altro.
Gli misi una mano sulla spalla e lui si voltò di colpo.
“Patrick! Accidenti a te mi hai quasi fatto morire!”
Mi balenò alla mente un dubbio: “Non ti sarai messo a fumare anche tu?”
Lui si mise a ridere: “Certo che no! Mi sto ingraziando questi idioti per i miei profitti! Più mi credono loro amico e più acquistano tutto ciò che gli propongo!”
Lo afferrai per entrambe le spalle: “Per quale motivo tua sorella è a letto con quel verme? Non doveva essere solo una cena?”
Lui si scrollò le mie mani di dosso: “Sei irrecuperabile, hai usato ancora la chiave che ti abbiamo dato! Mi ha detto che vuole riprenderselo ma credo che in realtà voglia vendicarsi di Florence.”
Trasalii: “E io non conto più niente?”
Mi rispose con la solita calma: “Non siete fidanzati. Comunque vedrai che quando si sarà stancata di lui tornerà di nuovo da te.”
La mattina seguente ripassai da Charlotte. Mi accolse con addosso solo biancheria di pizzo nero e mi invitò a sedermi e bere un caffè.
Con le gambe accavallate, aggraziate dalle calze autoreggenti, era stupenda; i lunghi capelli biondi sembravano un velo di luce sulla sua pelle.
“Ho nascosto il mio perizoma nella sua giacca! Quando Florence lo troverà lui non potrà negare l’evidenza! A forza di litigare finiranno per lasciarsi!”
Era sempre riuscita ad escogitare piani malefici per ottenere ciò che voleva. L’anima di un diavolo dentro al corpo di un angelo.
La gelosia mi stava rodendo come una termite dentro ad un armadio, eppure, quando Charlotte si avvicinò a me con quel suo modo sensuale, non potei frenare il desiderio. Mi ritrovai in ginocchio a baciarle le cosce, per poi salire lentamente centimetro per centimetro fino ad arrivare ai suoi seni. La strinsi tra le mie braccia e le catturai le labbra con un bacio, assaporandole come se stessi mangiando una fragola. Poi con un’abile mossa le sfilai la biancheria e la feci appoggiare al bordo del tavolo, quindi guardandola negli occhi le sussurrai un ti amo e la presi con passione.
*
Pochi giorni dopo, mentre mi trovavo nello spogliatoio dell’azienda, appena finito il mio turno, sentii la suoneria del cellulare.
“Patrick, sono Jack.”
“Ciao. Dimmi tutto.”
“Charlotte è furibonda.  Era convinta che Matthew avrebbe lasciato la sua famiglia per venire a vivere a casa nostra e invece lui ha detto chiaramente che non lo farà mai.”
Chiusi il mio armadietto con uno scossone: “Lo sapevo che l’avrebbe fatta soffrire. Aspettami, ora vi raggiungo.”
“E’ inutile, Charlotte non è a casa. Ti ho chiamato nel caso dovesse venire da te.”
“Va bene. Allora ci sentiamo.”
Tornato a casa, aspettai tutta la sera, ma di lei non vidi neanche l’ombra. Fu verso mezzanotte che il campanello mi svegliò mentre dormivo sulla poltrona.
Aprii la porta e dissi sbadigliando: “Non è venuta da me.”
Jack sfoggiò uno strano sorriso: “Lo so! E’ tornata a casa circa un’ora fa!”
“Sta bene?”
“Si! La conosci! Ha corso per l’autostrada ai 200 finché non le è passata la rabbia.”
Come d’abitudine, ci sedemmo in cucina a bere una buona birra, quando tra capo e collo mi giunse questa domanda: “Ti andrebbe di manomettere i freni all’auto di Florence?”
Il piano era rischioso ma, se era ciò che Charlotte voleva, io lo avrei fatto.
Non aveva mai fatto personalmente del male a qualcuno, poiché trovava sempre chi era disposto a rischiare per lei, come attaccava solo per difendersi o vendicarsi, riuscendo sempre nei suoi scopi. Non era possibile marchiarla come cattiva, anche se si eleggeva giudice da sé e lasciava il lavoro sporco ad altri, io la consideravo una creatura bisognosa di amore e protezione. Molta gente mi considerava un pazzo o un allocco perché continuavo ad amarla, eppure io sapevo esattamente quello che facevo.
Mi sarei travestito da giustiziere per lei. Quello che non potevo sapere era che anche il destino aveva deciso di mettere in gioco la propria carta.
Nell’arco di una settimana, la tragedia dell’incidente mortale di Florence contro un albero non fu l’unica notizia a finire in prima pagina sul quotidiano della nostra città. Iris era deceduta per un attacco di cuore nonostante l’immediato intervento dei medici; Jack venne arrestato per spaccio di droga; Matthew si era tolto la vita gettandosi nel fiume per disperazione.
*
Come quella sera, il campanello era staccato, perciò aprii la porta con la chiave che mi aveva dato quando si era trasferita lì col fratello. Trovai Charlotte seduta sul divano con il viso tra le mani. Mi avvicinai, ma lei non disse una parola. In quel momento mi accorsi che sopra al tavolino vi era la sua agenda degli impegni, aperta. La presi e lessi: appuntamento con Christian al bar dell’incrocio ore 6:00 p.m.
“Chi è Christian?”
Lei rispose con noncuranza: “L’ho conosciuto qualche giorno fa, è venuto al mio mobilificio. E’ un rappresentante. Carino. Mi ha invitata a uscire.”
Fu l’ultima goccia.
Scaraventai l’agenda a terra e gridai: “Ti rendi conto di quello che hai fatto? Tuo fratello è stato sbattuto in carcere e tu non fai niente per aiutarlo. Hai organizzato un omicidio e distrutto la vita di quell’uomo. E tutto questo per cosa? Per una stupida vendetta? Lo so che Florence te lo aveva portato via con l’inganno, convincendolo che tu lo tradivi anche se non era vero. Ma c’era proprio bisogno di agire in questo modo? Era già stata punita, con una neonata malata da accudire. E ti sei vendicata anche di Matthew perché aveva creduto a lei e non a te.”
Per tutto il tempo mi guardò senza aprire bocca, ma nei suoi occhi leggevo chiaramente che era soddisfatta di quanto aveva fatto,  però se lo avesse detto a voce sarebbe stata una cosa orribile.  Mentre riprendevo fiato sentii le lacrime agli occhi per quanto stavo per dire: “Io ti ho sempre amata, ho fatto di tutto per te! E in cambio ti ho solo chiesto di amarmi! Invece a te non basto mai!”
Dovetti andarmene.
La mattina seguente mi svegliai all’alba in seguito ad una nottata di incubi e la testa mi doleva a causa della troppa vodka che avevo bevuto. Il dolore di aver perso la donna che amavo aveva già iniziato a uccidermi.
“Quando ti ubriachi i tuoi bei capelli neri prendono volume e luminosità!”
Mi tolsi le mani dal viso e la guardai. Charlotte era sull’uscio della mia stanza.
Con passo lento e sguardo basso fece il giro del letto per raggiungermi, poi si sedette sul bordo e mi guardò. Aveva gli occhi lucidi e tristi.
“Voglio stare con te... Voglio essere felice…”
Confesso che in tutti quegli anni non era mai stata davvero innamorata di me, glielo avevo sempre letto negli occhi. Provava per me non so quale forma di affetto mescolata ad attrazione che le impediva di starmi lontano. Ma in quel momento vidi che nei suoi occhi c’era qualcosa di diverso, di sincero, di profondo, una luce di giovinezza stanca di complotti e vendette.
Le carezzai una guancia e accennai un sorriso: “Lo saremo... Te lo prometto.”
Iniziò così il giorno del mio ventinovesimo compleanno.
  
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