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Autore: Venus80    09/05/2016    0 recensioni
Evelyn è una giovane strega forte e determinata amante delle avventure. Quando suo zio Gandalf le propone di raggiungerlo nella Terra di Mezzo per unirsi a lui e ad un gruppo di nani in un viaggio verso la Montagna Solitaria, non si lascia sfuggire l'occasione. Parte desiderosa di sperimentare questa nuova esperienza che la renderà ancora più forte, grazie anche ad un potere che finora non aveva mai conosciuto: il potere dell'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5: Gran Burrone
 
Evelyn si lasciò alle spalle Minas Tirith e proseguì verso ovest costeggiando i Monti Bianchi. Cavalcò per quattro settimane passando per le varie città e villaggi del regno di Gondor e di Rohan. Passò nei pressi di Isengard, la dimora di Saruman il Bianco, zio di Jago, e in quel momento non potè fare a meno di pensare quanto fosse strano che uno stregone del suo calibro avesse come nipote un tipo cinico e arrogante.
Imboccò l’Antica Via Sud e la percorse fino al fiume Gwathlo che poi costeggiò fino ad arrivare ad una biforcazione: da un lato il fiume Mitheithel e dall’altro lato il fiume Bruinen. Secondo quanto segnato da suo zio sulla mappa, avrebbe dovuto seguire il Bruinen per arrivare a Gran Burrone.
Stava per mettersi in marcia quando avvertì una sensazione di pericolo seguita da un rumore che la mise in allerta. Si guardò intorno e da un’altura vide apparire due orchi in sella a quelli che sembravano dei grossi lupi; Evelyn fu sorpresa nel vederli poiché fu la prima volta durante tutto il suo viaggio che li incontrò.
Evelyn dovette mettere da parte il suo stupore e prepararsi a combattere quando vide i due orchi precipitarsi verso di lei; prese l’arco e scoccò una freccia che gli orchi evitarono abilmente. Allora scoccò un’altra freccia e questa volta colpì uno dei lupi che cadde a terra trascinando con sé l’orco che si rialzò comunque subito. A questo punto, considerata la situazione di svantaggio numerico in cui si trovava, Evelyn decise che sarebbe stato meglio affidarsi alla magia, “Ex Spiritum In Tacullum. En Terrum Incendium. Phasmatos Salves A Distum”. Finito di recitare la formula, attorno ad Evelyn si creò una barriera di fuoco, composta da una serie di anelli uno sull’altro, che impedì agli orchi di avvicinarsi. Poi proseguì, “Sucto gladibus Incendia”, e dalla barriera di fuoco scaturirono delle palle infuocate che andarono a colpire i due orchi e i grossi lupi bruciandoli vivi.
Evelyn tirò un sospiro di sollievo, ma nonostante il pericolo che aveva corso, si sentì elettrizzata e soddisfatta di essere riuscita a cavarsela con le sue sole forze. Dopo il momento di euforia per la sua vittoria, ripensò al fatto che finora non aveva mai incontrato alcuna minaccia da parte degli orchi e si domandò perplessa, “Come mai solo adesso che mi sto avvicinando a Gran Burrone? Che gli orchi e gli elfi siano in guerra tra di loro?”.  
La sua riflessione venne interrotta da grida provenienti in lontananza; si precipitò su un’altura per poter controllare meglio la situazione e vide un gruppo di orchi che stava inseguendo alcune persone. Senza pensarci troppo si lanciò al galoppo e, man mano che si avvicinò, cercò di colpire con le frecce il maggior numero possibile di orchi, ma essendo troppi, le frecce non bastarono. Allora scese da cavallo, che si allontanò da tutto quel tumulto, e stava per sguainare la spada; tuttavia pensandoci bene, capì che sarebbe stato più proficuo utilizzare la magia, quindi recitò la formula, “Phasmatos Tribum. Plantus Herbus”. All’improvviso delle palle di terra uscirono fuori dal terreno e andarono a colpire gli orchi uno a uno.
Nel frattempo Evelyn cercò di avvicinarsi al gruppo di persone a cui gli orchi stavano dando la caccia per aiutarli, però quando arrivò nel punto in cui li aveva avvistati non li trovò. Si guardò intorno per cercarli e, ad un certo punto, intravide di sfuggita una di quelle persone di spalle lanciarsi dietro ad un masso; in quel momento sentì un brivido percorrerle il corpo e, di nuovo, la sensazione mista di benessere ed inquietudine tornò a pervadere i suoi sensi.
Evelyn ebbe un momento di incertezza dal quale rinsavì non appena udì le urla raccapriccianti degli orchi. Ritornata in sé, tentò di avvicinarsi alla roccia dietro alla quale era sicura si fossero nascosti quegli individui, ma venne bloccata da un orco che le si piazzò davanti. Questa volta prese la spada come primo istinto di difesa, però si rese comunque conto che sarebbe stata un’impresa ardua sconfiggere l’orco in sella a quella sottospecie di lupo con l’ausilio delle sole armi terrene. Quindi fece un respiro profondo, chiuse gli occhi e si concentrò; fu così che il lupo si accasciò in preda a forti dolori e l’orco cadde a terra. Questi si rialzò e corse verso Evelyn cercando di colpirla con la spada, ma lei parò il colpo e contrattaccò ferendo l’orco che si arrabbiò ancora di più e le scagliò una serie di colpi con violenza. Evelyn inizialmente riuscì a difendersi bene, tuttavia essendo la prima volta che affrontava una vera battaglia, la sua resistenza fisica era un po’ limitata.
Allora, a quel punto, decise di affidarsi all’arma che padroneggiava meglio di tutte, la magia, “Everte Statim”, e l’orco venne scagliato a metri di distanza andando a finire contro una roccia. Dopo essersi liberata dell’orco, tentò di nuovo di avvicinarsi al masso dove si erano nascoste le persone braccate, ma sentì il suono di un corno e vide arrivare un gruppo di guerrieri a cavallo che si lanciarono contro gli orchi mettendoli in fuga.
Una volta cacciati via gli orchi, i guerrieri accorsi alla battaglia notarono la presenza di Evelyn e uno di loro le andò incontro; era un uomo, né vecchio né giovane, dai lunghi capelli castani, con indosso un’armatura color marrone e dal portamento fiero. Evelyn lo scrutò attentamente e notò che aveva le orecchie a punta e così capì che si trattava di un elfo. Perfetto! Magari viene proprio da Gran Burrone!, pensò soddisfatta.
“Buongiorno! Cosa ci fa una giovane ragazza tutta sola in queste terre selvagge?”, chiese l’elfo gentilmente. Evelyn avrebbe voluto maledirlo per la sua allusione maschilista, però considerando che avrebbe potuto esserle utile per raggiungere Gran Burrone, si trattenne e rispose pacatamente, “Buongiorno! Oh, io non sono una semplice ragazza…sono una strega!”. L’elfo la osservò con attenzione ed interesse e disse, “E’ da tanto che non si vede una strega nella Terra di Mezzo. E quale motivo vi porta da queste parti?”. “Devo incontrare mio zio. Mi ha detto di recarmi a Gran Burrone e chiedere di re Elrond. Forse voi lo conoscete?!”, replicò Evelyn. “Beh, l’avete trovato…sono io re Elrond!”, dichiarò l’elfo con un tono amichevole. Evelyn restò a bocca aperta per la sorpresa e un senso di vergogna l’assalì pensando che era stata sul punto di offendere un re. “Oh! Permettete che mi presenti…io mi chiamo Evelyn”, disse facendo un inchino, nonostante il disagio che provava pensando alla pessima figura che avrebbe fatto se non si fosse controllata. “Onorato di fare la vostra conoscenza. Ma perdonate la mia curiosità, chi sarebbe vostro zio?”, affermò re Elrond. Evelyn dichiarò, “Gandalf il Grigio o, come lo chiamate sovente voi elfi, …”, non fece in tempo a finire la frase che re Elrond proseguì, “…Mithrandir”. Evelyn sorrise e annuì. “Non sapevo che Gandalf avesse una nipote!”, esclamò re Elrond. “Beh, mio zio solitamente non parla molto di sé”, asserì Evelyn con serietà. Re Elrond rispose sorridendo a quella affermazione e poi disse, “Bene Evelyn! Allora se Gran Burrone è la vostra meta, sarà per me un piacere scortarvi e avervi come mia ospite”. “Vi ringrazio! Però prima devo ritrovare il mio cavallo. Con tutta la confusione che c’era ha ritenuto saggio allontanarsi da qui”, affermò Evelyn guardandosi intorno. Non fece in tempo a finire la frase che re Elrond fece un cenno ed uno degli elfi si avvicinò portandole il suo cavallo. Evelyn guardò re Elrond meravigliata, lo ringraziò e montò a cavallo. Gli elfi ed Evelyn si misero in marcia verso Gran Burrone e, mentre si allontanavano, Evelyn guardò verso la roccia dove si erano nascoste le persone che gli orchi stavano inseguendo e pensò, Ormai sono comunque fuori pericolo!

Dopo quattro ore di cammino, superato il Guado di Bruinen, percorsero un sentiero lungo e tortuoso che terminava in un’immensa valle. Davanti agli occhi di Evelyn si aprì uno scenario incantato; rimase stupefatta dalla bellezza di quel luogo dove una città sorgeva a ridosso di una cascata che si gettava nel fiume sottostante, circondata da montagne e da un’ampia macchia verdeggiante. Dopo un primo istante, si rese conto che quella valle era identica a quella del suo sogno; questo la inquietò un po’, ma cercò di non lasciarsi sopraffare dalla preoccupazione. Agitarmi non mi aiuterà di certo a risolvere i miei dubbi!, pensò per cercare di calmarsi.
Evelyn fece un profondo respiro e sentì crescere dentro di sé una sensazione di pace e beatitudine grazie all’energia positiva e magica che permeava la valle. Si fermò per un po’ a contemplare l’incanto di quel paesaggio, tanto da non accorgersi che gli elfi avevano proseguito. Allora partì al galoppo per cercare di raggiungerli percorrendo un lungo ponte di pietra che conduceva ad uno spiazzo dove vide gli elfi, disposti su due file in cerchio, girare in tondo, una fila in un senso e l’altra nel senso opposto.
Evelyn si meravigliò di fronte a quell’atteggiamento. Magari si tratta di una sorta di cerimonia tipica degli elfi!, pensò incuriosita. Scese da cavallo e si avvicinò lentamente. Man mano che si approssimò riuscì ad intravedere che al centro, attorniati dagli elfi, c’era un gruppo di persone, ma la sua attenzione fu presto attirata dal nome che pronunciò re Elrond, “Gandalf!”. Evelyn provò un senso di sollievo nell’apprendere che anche suo zio era arrivato a Gran Burrone. Gandalf non si accorse subito della presenza di sua nipote poiché era celata dal gruppo di elfi a cavallo.
“Re Elrond! Mellonen! Mo evínedh?”*, replicò Gandalf facendo un lieve inchino a re Elrond. “Farannem ‘lamhoth i udul o harad. Dagannem rim na lant Vedui”**, rispose re Elrond scendendo da cavallo. Poi si avvicinò allo stregone e lo salutò con un abbraccio.
La conoscenza dell’elfico di Evelyn non era perfetta, ma riuscì comunque a capire abbastanza di cosa stessero parlando re Elrond e suo zio. In seguito re Elrond proseguì dicendo, questa volta non in elfico, “E lungo la strada abbiamo incontrato una persona che stava venendo qui apposta per incontrarti”.
Re Elrond si voltò nella direzione in cui si trovava Evelyn e Gandalf seguì il suo sguardo. Evelyn si fece avanti e quando lo stregone la vide un’espressione di gioia si delineò sul suo viso. “Eve!”, esclamò Gandalf andandole incontro. Evelyn sorrise e corse ad abbracciare suo zio. In quel momento sentì dei mormorii e, voltandosi leggermente verso il punto dal quale provenivano, notò che alcuni individui la stavano fissando meravigliati. Visti da vicino, si rese conto che erano dei nani. Devono essere i nani di cui mi ha parlato mio zio nella lettera!, pensò senza esitazione.  
La sua attenzione sui nani fu distolta da Gandalf che dichiarò, “Ma fatti guardare! Sei cresciuta dall’ultima volta che ti ho vista!”. “Beh, cinque anni non sono pochi”, replicò Evelyn abbozzando un sorriso. Mentre Gandalf si mise a ridere, re Elrond intervenne dicendo, “L’abbiamo trovata nei pressi di Ultimo Ponte, proprio dove abbiamo affrontato gli orchi”. Gandalf guardò sua nipote con curiosità e allora Evelyn affermò vantandosi, “Beh, sì, ho messo fuori gioco qualche orco!”. I due si misero a ridere, ma furono interrotti da re Elrond che asserì, indicando una spada che teneva in mano, “A proposito, strano per gli orchi avvicinarsi tanto ai nostri confini”. Poi proseguì, ”Qualcosa o qualcuno li ha attirati”, e intanto porse la spada all’unico elfo, tra quelli presenti, senza armatura, fermo ai piedi di una scalinata. “Ah, magari siamo stati noi”, replicò Gandalf con un tono pacato indicando il gruppo di nani. A quell’affermazione Evelyn ebbe un’intuizione, Ma allora erano loro le persone che gli orchi stavano inseguendo?!
I suoi pensieri furono interrotti da re Elrond che si mosse per andare incontro ad uno dei nani il quale, a sua volta, si fece avanti. “Benvenuto Thorin, figlio di Thrain”, disse re Elrond cortesemente rivolgendosi al nano. Evelyn sbirciò con circospezione dal punto in cui si trovava dietro re Elrond e notò che Thorin, per essere un nano, era piuttosto alto, con lunghi capelli neri e ricci, sui quali si iniziava ad intravedere l’avanzare dell’età, e la barba corta, a differenza di quella degli altri nani che era molto più lunga. “Non penso che ci conosciamo!”, affermò Thorin con un tono di voce calmo. “Tuo nonno aveva lo stesso portamento. Conoscevo Thror quando regnava sotto la montagna”, replicò re Elrond. “Ah sì?! Non ti ha mai menzionato!”, esclamò Thorin, sempre con un tono pacato, ma con presunzione.
Evelyn fu contrariata per l’atteggiamento arrogante e provocatorio di Thorin. Ma chi si crede di essere?! Ha lo stesso modo di fare di Jago. E io che pensavo di poter stare tranquilla per un po’ di tempo, invece dovrò avere a che fare con un tipo simile a lui!, pensò infastidita.  
Ci fu qualche secondo di silenzio in cui re Elrond e Thorin si guardarono con aria di sfida e, dopodiché, re Elrond disse con fermezza, “Nartho i noer, toltho i viruvor. Boe i annam vann a nethail vin”. Uno dei nani andò in collera credendo che il re li avesse insultati, considerando il tono grave con cui aveva enunciato la frase, “Che sta dicendo? Quello ci sta offrendo insulti?!”. I nani si misero sulla difensiva, ma Gandalf intervenne spiegando, “No, Mastro Gloin! Il re vi sta offrendo del cibo”. Quindi i nani si consultarono ed accettarono l’offerta, “Ah beh, allora facci strada!”, replicò Gloin.
 
Mentre tutti si apprestavano ad entrare nella città salendo per la scalinata di marmo ai piedi della quale si trovava lo spiazzo dove erano radunati, Evelyn si accorse che Thorin la stava fissando intensamente con uno sguardo serio ed autorevole. Stava per rispondergli a tono quando, guardandolo dritto negli occhi, ebbe un fremito lungo tutto il corpo e, nuovamente, riaffiorò la sensazione di benessere ed inquietudine; per di più, questa volta, il cuore incominciò a batterle all’impazzata. Cercò di distogliere lo sguardo, ma non ci riuscì perché quelli di Thorin erano gli stessi occhi del suo sogno.
“Ah, Thorin, permettimi di presentarti mia nipote Evelyn…viene dall’Haradwaith”, intervenne Gandalf interrompendo quel momento di imbarazzo. “Dall’Haradwaith?! Una ragazza così giovane ha affrontato un viaggio così lungo e pericoloso da sola?”, dichiarò Thorin pacatamente accennando un sorriso beffardo. Le parole di Thorin fecero dimenticare ad Evelyn tutto quello che aveva provato nel loro incontro di sguardi e la collera prese il sopravvento. “Non sono una ragazza qualsiasi! Sono una strega e sono in grado di cavarmela benissimo da sola!”, sbottò Evelyn.
 
Detto ciò, Evelyn si girò di scatto e se ne andò via furibonda. Gandalf si incamminò a seguito di sua nipote, non prima di aver lanciato uno sguardo di rimprovero a Thorin, e dopo averla raggiunta, le disse, “Eve, vieni, ti presento il resto della compagnia”. “Spero che non siano tutti come Thorin”, mormorò Evelyn seguendo suo zio.
Gandalf ed Evelyn raggiunsero il gruppo dei nani. “Ragazzi! Posso presentarvi mia nipote Evelyn?!, esclamò lo stregone. Poi si rivolse a sua nipote, “Evelyn, loro sono Balin, Dwalin, Fili, Kili, Dori, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bifur, Bofur e Bombur”. Gandalf li indicò uno ad uno man mano che elencò i loro nomi. “Ah, e lui è Bilbo Baggins, un hobbit della Contea e il nostro scassinatore!”, aggiunse lo stregone. Evelyn guardò suo zio con un’aria perplessa e Gandalf esclamò, “Poi ti spiego!”. Allora Evelyn si rivolse verso i nani e Bilbo, “Piacere di conoscervi!”, affermò facendo un inchino. I nani e lo hobbit risposero all’inchino in modo impacciato facendo divertire Evelyn. “Mi ci vorrà un po’ per ricordare tutti i vostri nomi”, asserì poi sorridendo. Tutti i nani e Bilbo sorrisero a loro volta, tranne Dwalin. Evelyn lo notò e pensò stizzita, Questo è un altro come Thorin!
 
Mentre si addentravano nella città percorrendo i lunghi viali e i corridoi, Evelyn si guardò intorno per godere appieno dello splendore di quel luogo e della tranquillità che sprigionava, quando si rese conto che uno dei nani la stava fissando ripetutamente sorridendole in modo amichevole: si trattava di Fili. Fili sembrava essere più giovane rispetto agli altri nani; aveva lunghi capelli biondo scuro e ricci, adornati da una serie di trecce, la barba corta rispetto ai suoi compagni e occhi azzurri. Ma Evelyn fu particolarmente colpita dai suoi baffi; erano lunghi ai lati del mento, raccolti in piccole trecce.
Evelyn rispose al sorriso poiché a prima vista le sembrò simpatico, Non sembra scorbutico e arrogante come Thorin! Ma come pronunciò nella sua mente il nome di Thorin, i suoi pensieri andarono subito a quello che era accaduto poco prima con lui. Allora si girò per cercare il suo sguardo e, quando i loro occhi si incontrarono, fu ancora colpita da un fremito; immediatamente si voltò in avanti e pensò scombussolata, Per il momento sarà meglio evitare ogni contatto visivo con lui!
Una volta rinsavita, si avvicinò a suo zio per porgergli qualche domanda, “Zio! Mi potresti spiegare meglio tutta questa storia del viaggio verso Erebor?! E perché gli orchi vi stavano dando la caccia?”. “Dopo ti spiegherò. Adesso devi riposarti. Hai fatto un lungo viaggio per arrivare fin qui e non è ancora finito”, replicò Gandalf con un sorriso affettuoso.
Ad un certo punto re Elrond si avvicinò e rivolgendosi ad Evelyn le disse cordialmente, “Vi farò accompagnare nella vostra stanza così potrete prepararvi per la cena”. “Vi ringrazio!”, rispose Evelyn. L’elfo al quale re Elrond aveva consegnato la spada degli orchi l’accompagnò nella stanza che era stata scelta per lei. Quando arrivarono a destinazione, l’elfo dichiarò, “Manderò qualcuno a preparavi il bagno e a portarvi un abito”. “Grazie!”, replicò Evelyn facendo un inchino.
 
Evelyn entrò nella camera, chiuse la porta e tirò un sospiro di sollievo. Si buttò sul letto e cercò di rilassarsi, ma non ci riuscì perché aveva fisso nella mente lo sguardo magnetico di Thorin. “Ma che ti sta prendendo Evelyn?! Riprenditi!”, mormorò. Dopo protestò, “Tutta colpa di quel sogno!”. Rifletté per un attimo e poi asserì, “Già il sogno! E se si trattasse di un sogno premonitore? La valle dove mi trovo ora è identica a quella del mio sogno. Poi ho sognato degli occhi azzurri profondi e penetranti e gli occhi di Thorin sono proprio così. E anche le sensazioni che sto provando sono le stesse del sogno”. Evelyn sapeva di streghe capaci di prevedere il futuro tramite i sogni, però le sembrò comunque strano perché a lei non era mai accaduta una cosa del genere e non capì come mai succedeva proprio in quel momento.
Ad un tratto qualcuno bussò alla porta ed Evelyn ebbe un sussulto; fece un respiro profondo, si alzò e andò ad aprire. Si trattava di un elfo femmina con lunghi capelli lisci e castani vestita con un abito bianco nella parte centrale e tutto il resto di colore blu, con rifiniture di colore argento. “Buongiorno! Sono qui per preparavi il bagno e vi ho portato questo vestito”, affermò l’elfo cortesemente indicando l’abito che teneva in mano. “Prego!”, disse Evelyn facendo cenno all’elfo di entrare. L’elfo appoggiò il vestito sul letto, preparò la vasca per il bagno e dopodiché si congedò. Evelyn chiuse a chiave la porta, si tolse i vestiti e si immerse nell’acqua tiepida lasciandosi cullare dal tepore che emanava; finalmente riuscì a rilassarsi sgombrando la sua mente da ogni pensiero.
 
 
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*Amico mio! Dove sei stato?
**Davamo la caccia a un branco di orchi venuto dal Sud. Ne abbiamo uccisi diversi vicino a Ultimo Ponte
 
 
 
 
 
   
 
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