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Autore: lipsialove    09/05/2016    2 recensioni
La battaglia contro Deidara e Sasori si è ormai conclusa. Gaara è stato riportato in vita e tutto sembra tornato alla normalità. Al palazzo del Kazekage è in corso una festa in onore del villaggio della Foglia e di Gaara. C'è qualcosa che turba il giovane Kazekage. Solo Naruto, la forza portante del nove code può capire cosa prova. C'è un legame che li unisce.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara | Coppie: Naruto/Gaara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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Eccomi a voi con una nuova storia. Spero vi piaccia.

Le due forze portanti
 
La luna ha ormai preso il posto del sole rischiarando quella notte di festa. Al villaggio della sabbia,  nel palazzo del Kazekage è in pieno svolgimento una cena in onore di Gaara, del suo ritorno dopo il rapimento da parte dei componenti dell’Akatsuki e dei ninja di Konoha che hanno rischiato la loro vita per riportarlo al villaggio. Gaara siede a capotavola, l’aria annoiata e il mento appoggiato sulla mano. Molti pensieri lo turbano. Non riesce a capacitarsi di essere libero, di non essere più una forza portante, un mostro odiato e temuto da tutti. Shukaku, il demone tasso è stato estratto dai membri del gruppo dell’Akatsuki con una tecnica che lo ha portato alla morte. Sì. Lui, Sabaku no Gaara era morto. E lo sarebbe ancora se non fosse stato per… Naruto.
Quel nome gli suscita uno slancio di tenerezza, tanto da indurlo ad alzare lo sguardo verso di lui, seduto accanto ai compagni di squadra. Naruto. L’unico in grado di comprendere il suo stato d’animo, i suoi dolori e rimorsi per le proprie azioni. Lo scruta con attenzione, non visto. Il giovane ninja, forza portante della volpe a nove code, ha la testa bassa sulla ciotola di ramen che per l’occasione i cuochi del palazzo gli avevano preparato. Nonostante abbia la bocca piena di cibo ciancia senza sosta, rivolto forse verso la ninja dai capelli rosa, la quale però, sembra distante anni luce, persa in chissà quale pensiero. Gaara ipotizza sia triste per la vecchia Chiyo che ha donato la vita per salvarlo. Questa consapevolezza lo fa sentire in colpa. Si chiede se forse sarebbero tutti meglio senza di lui.
Notando lo stato d’animo di Sakura, Naruto abbandona la ciotola e allunga un braccio per circondarle le spalle con l’intento di confortarla. Stordito e turbato da quel gesto, Gaara distoglie lo sguardo. Non si è mai interrogato sulle passioni umane, sui rapporti sentimentali, ma in quel momento il dubbio che tra quei due ci sia qualcosa che vada oltre l’amicizia, gli penetra il petto come un kunai appuntito. Tentando di comprendere quel sentimento estraneo torna a guardare nella loro direzione ed è in quel momento che accade. Naruto lo sta fissando, negli occhi azzurri una strana luce. Gaara ne è come risucchiato. Si perde in quel mare limpido tanto che per un tempo infinito non esiste altro. il calore lo investe mozzandogli il fiato. Ne è talmente turbato che è costretto a distogliere lo sguardo e a concentrare la sua attenzione altrove. Finge di ascoltare una discussione animata tra Kankuro e  Temari, ma gli arrivano parole confuse. Una gocciolina di sudore gli scivola lungo la schiena. Sotto lo sguardo bruciante del giovane ninja della foglia. Naruto si alza dal suo posto e senza dare spiegazioni esce dalla sala.
“Gaara, dove vai? Gaara!” suo fratello lo richiama, ma ormai lui è fuori, lontano dalla confusione e da quegli occhi che sembrano voler leggere ogni suo singolo pensiero. Ripreso fiato, s’incammina lungo il corridoio.
Una voce lo costringe a fermarsi: “Non è carino andartene. La festa è in tuo onore”
 “Non mi piacciono le feste, ho voglia di restare solo”  sospira riconoscendone il proprietario. “E poi… non sono io l’eroe”
“Sì che lo sei!”il biondino è arrabbiato. “Hai difeso il tuo villaggio!”
Un sorriso anima le labbra sottili di Gaara. “E sono stato sconfitto. Per colpa mia è stato quasi distrutto. Starebbero tutti meglio senza di me” dice implacabile.
Una mano lo afferra costringendolo a voltarsi. Due pozze blu lo fissano con rabbia.“Non osare dirlo!”
“Dovevi lasciarmi morire!” sibila senza espressione, con estrema freddezza.
“Il tuo villaggio ti ama!”  Naruto ha gli occhi lucidi, sembra quasi sul punto di piangere.  “Quando ti ho visto lì nella grotta steso per terra, con quei tipi seduti sul tuo corpo mi sono sentito impazzire. Volevo fare a pezzi quei bastardi che avevano osato…!” ringhia quasi. “Pensavo solo a te, che non ti alzavi e io…” le lacrime scendono copiose lungo le guance.
Sta piangendo.Le labbra di Gaara si socchiudono per la sorpresa: “Naruto io non…” ma Naruto continua a parlare. “Il bastardo l’ha pagata cara! Non potevo lasciarlo andare dopo quello che ti aveva fatto, ma …“ provato scuote la testa: “era tardi.Tu eri lì…” deglutisce rumorosamente. “Immobile”
Il leader della sabbia è incredulo. Vuole credere alle sue parole, ma nella sua mente i ricordi della sua infanzia, del suo stesso padre, il quarto Kazekage che progetta di ucciderlo, bruciano ancora. Resta lì immobile e Naruto gli afferra anche l’altra mano, stringendole entrambe tra le sue: “ “Non dovevate farlo!” replica il rossino distogliendo lo sguardo. “Io sono un mostro”
“No!” alza la voce. “Non lo sei, i tuoi compagni contano su di te. Noi ti…vogliamo bene” pronuncia questa ultima parola con la voce rotta. “Io… ti voglio bene, sei più che un amico”
Gaara è incredulo. Sa che Naruto è sincero, che sente ogni cosa che dice. Non è capace di mentire, di celare quello che prova. Un calore si diffonde nel suo corpo riscaldandolo.
Negli ultimi mesi si è guadagnato il rispetto e anche l’affetto degli abitanti del suo villaggio Ed il merito è tutto di Naruto. Solo suo e dei sentimenti che ha istillato dentro di lui.
 “Grazie Naruto” Il Kagekage mormora grato di quelle parole che come sempre riescono a donargli pace. Solo un attimo dopo il vero senso di quell’ultima frase raggiunse il cervello del Kazegake. Ti voglio bene. Sei più che un amico.
Un leggero rossore colora le gote del biondino
Incredulo Gaara mormora “Come? Ripeti?”
“Ecco… insomma… io...” balbettò colto in fragrante. Improvvisamente i propri piedi acquistarono interesse.
“È vero?” vuole sentirglielo dire ancora.
 Naruto annuisce diventando dello stesso colore dei capelli del Kazekage.
Il corpo di Gaara diventa come una statua di marmo, mentre della lava incandescente gli sta sciogliendo le viscere e tutto quello che per anni ha tenuto celato emerge a galla. “Naruto” la voce è bassa e roca.
Per un attimo il ninja della foglia teme una sua reazione violenta ed indietreggia prudente, ma l’istinto di Gaara ha la meglio sulla ragione e afferrato l’amico per una manica, lo trascina con sé: “Vieni” e tirandoselo dietro, percorre a passo veloce il corridoio deserto. In pochi minuti raggiungono una porta chiusa e il Kazekage la apre entrando insieme a lui.
La stanza è immersa in un’oscurità quasi innaturale tanto che ci mette un po’ ad abituare la vista.
“Che posto è questo, Gaara?”
“La mia stanza” risponde con voce roca.
Naruto si guarda intorno, è fin troppo ordinata, fredda per i suoi gusti, ma rispecchia la personalità del rosso.
“Ora possiamo parlare” sussurra Gaara ad un niente dal suo orecchio.
Nell’avvertire il respiro caldo sulla pelle, Naruto prova uno strano languore allo stomaco.  
“Non dovresti tornare alla festa? Si chiederanno dove sei”
“Che c’è? Hai paura a stare qui da solo, con me?” le labbra si aprono in un sorriso.
“Io paura? Io non ho paura di niente!” ma Naruto è nervoso di quella intimità così improvvisa.  Si gratta la testa e guarda altrove.
Il cuore gli batte con violenza tanto da essere costretto a mettersi una mano sul petto nel timore che Gaara possa sentirlo. Improvvisamente tutto quello che ha avuto in mente di dirgli scivola via come una foglia in un torrente. La sua mente diviene come un rotolo bianco.
“Il grande Naruto Uzumaki ha perso la voce!” lo prende in giro girandogli intorno. “Di solito bisogna farti tacere con la forza”
“Ehi, non è vero!” protesta fermamente. “Ma non si può avere un po’ di luce qui?”
Sente Gaara muoversi attraverso la stanza e accendere una candela sul comodino accanto al letto. Quando la stanza s’illumina può finalmente osservare il bel volto del suo interlocutore. Gli occhi verdi fissi nei suoi e le labbra sottili socchiuse. L’emozione gli blocca il respiro, non gli è mai sembrato così bello.
“Contento?” Gaara gli è davanti. “Sei davvero capriccioso”
Naruto mette il broncio, voltandosi dall’altra parte fingendosi arrabbiato.
“Scusa se ti ho offeso” mormora il kazekage, non avvezzo ai suoi scherzi.
Naruto ride divertito “Ma dai, ti sto prendendo in giro. Sei un credulone, Gaara” gli sferra un leggero pugno sulla spalla pentendosene. “Ehm scusa” ridacchia nervoso.  
Invece di arrabbiarsi, il ninja della sabbia abbozza un timido sorriso. Gaara si rende conto che in tutta la sua breve esistenza non ha mai mostrato i suoi sentimenti, se non quelli di vendetta e che quello che prova in quel momento per Naruto lo confonde.
“Mi piaci di più quando sorridi” gli confessa la forza portante della volpe a nove code. “Sei bello”
A quel complimento la pelle diafana di Gaara assume un colore simile a quello dei pomodori maturi.
“Solo contento di averti fatto sorridere” aggiunge il biondino soddisfatto.
Gaara avanza di un passo, facendolo indietreggiare “Neanche hai idea di quello che hai fatto”
Naruto corruga la fronte preoccupato. L’ultima cosa che vuole è offenderlo o procurargli qualche fastidio. “Di che parli? Se ho fatto qualcosa di male, io…”
“Ma non lo vedi? Quello che sono ora… tutto quello che sta accadendo di là. È solo merito tuo, Naruto. Sono cambiato, tu mi hai reso quello che sono” gli occhi chiari brillano felici. A Naruto sembrano due acquemarine nelle quali specchiarsi.
Passa una mano nella zazzera bionda: “Ma che dici? Io non ho fatto niente. Anche io ero solo, per attirare l’attenzione facevo guai, poi ho conosciuto il maestro Iruka, i miei compagni. Loro hanno creduto in me, impedendomi di diventare…”
“Come me” termina la forza portante del tasso.
“Non volevo dire che… merda” impreca. Pensa che questa situazione sta diventando sempre più strana. “Scusami Gaara, ma eri così spaventoso quando ti ho conosciuto. Facevi una paura fottuta, poi hai cercato di uccidere Mr Sopracciglia, Sasuke, Sakura” nel ricordare quegli episodi rabbrividisce.
“Però mi hai perdonato, dato la tua amicizia. È il regalo più bello che potessi farmi, Naruto”
“Siamo uguali, Gara. Solo che io sono stato più fortunato” sorride, un sorriso dolce e sincero, poi allunga una mano ad accarezzargli una guancia. Sa di rischiare, ma non riesce a trattenersi. Vuole toccarlo, sfiorare la sua pelle diafana. Era proprio come l’aveva immaginata, liscia e fredda come quella di una bambola di porcellana.
A quel contatto Gaara s’irrigidisce di nuovo: “Questo cos’è?”
“Una carezza” nel timore che ne possa esserne infastidito, Naruto la ritira immediatamente ma l’altro gli afferra la mano.
“Mi piace” solletica le dita, intrecciandole con le proprie. “Nessuno mi aveva mai accarezzato”
“Deduco che ci sono altre cose che non hai fatto”si azzarda a ipotizzare.
“Fammi un esempio, Naruto!” dice semplicemente.
 Nonostante abbia baciato solo Sasuke (per sbaglio), si sente più navigato ed esperto di lui. In quel momento si sente felice più che mai di essere il suo sensei. Conquistare le labbra del Kazekage gli sembra quasi una missione da portare a termine. Timoroso su cosa aspettarsi, si sporge verso di lui incontrando la bocca sottile dell’amico. La sfiora con la propria e non sentendo alcuna tempesta di sabbia investirlo, fa maggiore pressione. Investito da una  moltitudine di sensazioni, Gaara si lascia sfuggire un gemito lasciandogli libero accesso. Inesperto tanto quanto il giovane Kazekage, Naruto si lascia trasportare dall’istinto, spingendo la lingua ad incontrare quella setosa e morbida del compagno. Le mani si poggiano sui fianchi del compagno, mentre questi gli circonda le spalle con le braccia per attirarlo più vicino. I corpi sono pressati l’uno altro tanto che non potrebbe scivolare neanche un foglio di carta.
“Gaara” ringhia nella sua bocca, prima di mordicchiargli il labbro inferiore.
“Naruto”si stacca in cerca d’aria. Il cuore pompa con violenza, il viso è rosso e le labbra gonfie per i ripetuti assalti.
Il biondino insinua le dita tra le ciocche rosse scoprendole terribilmente morbide.
“Interessante modo di passare il tempo” commenta il Kazekage eccitato dalla vicinanza del suo corpicino minuto ma ben fatto. “Ho sorpreso Temari farlo con il controlla ombra, ma non mi ha mai interessato” ansima leggermente. “Almeno fino ad ora” lascia vagare le mani lungo la schiena dell’altra forza portante. Non si è mai sentito così vulnerabile e al tempo stesso temerario.
“Shikamaru e Temari?” Naruto strilla staccandosi incredulo.
“Ti sembra tanto strano? Da quando i nostri due villaggi sono in pace e collaborano quei due sono sempre insieme” si fa ancora più vicino.
“Hai capito Shikamaru!” ridacchia la forza portante della foglia. “Sembra sempre annoiato da tutto”
Gaara lo fissa con i suoi occhi freddi come il ghiaccio, ma dentro lui sta bruciando per la prima volta nella sua vita.
“Ora sei arrabbiato, scusa”  abbassa la testa, ma il rosso gli alza il mento con una mano e lo bacia.
Dolcemente, a lungo. Naruto si perde in quella sensazione di gelo, ma allo stesso tempo di calore intenso.
Un bussare insistente alla porta li costringe a separarsi.
“Kazekage sama” fa una voce maschile dal corridoio “Tutto bene? Stanno aspettando voi per brindare”
Delusi da quell’interruzione, Gaara sospira affranto: “Arrivo!”
“Devi andare” gli dice il biondino districandosi dal suo abbraccio.
“Devo, sì”
Naruto si muove per precederlo, ma Gaara lo blocca per il gomito. “Domani dovete tornare a Konoha?”
“Sì, partiamo prima dell’alba”
“Capisco” nel suo sguardo il biondino legge dispiacere, ma anche un briciolo di disappunto.
D’istinto, Naruto gli si butta tra le braccia per un ultimo bacio, violento e colmo di ardore che li lascia entrambi senza fiato. Con un soffio gli sussurra qualcosa all’orecchio, per poi uscire dalla stanza.
Con gli occhi spalancati e il respiro affannoso, Gaara cerca di calmarsi. Non può tornare nella sala grande in quello stato, non con gli sguardi di tutto il villaggio su di lui.
Si appoggia alla porta chiusa e fa un profondo respiro fino a quando non si tranquillizza. Non avrebbe mai pensato che Naruto avrebbe suscitato tutte quelle sensazioni in lui.
Tornato nella sala principale, cerca il suo sguardo. Naruto è lì, tra Kakashi e Sakura, ma gli occhi azzurri sono puntati sul leader della sabbia.  Un leggero sorriso è tutto quello che si scambiano, ma basta a creare in entrambi l’aspettativa di un nuovo incontro. Gaara sente le gambe diventare come sabbia. Solo Naruto ha quell’effetto su di lui. Distogliendo lo sguardo imbarazzato prende posto al centro della sala. Kankuro lo osserva, un sorrisetto beffardo sulle labbra. Gli porge il bicchiere e Gaara comprende che suo fratello ha capito quello che sta accadendo nel suo animo. Si maledice pensando a come sia in grado di leggerlo come un libro aperto.
Alzato il bicchiere, Kankuro si alza in piedi per proporre un brindisi alla lunga vita del Kazekage e alla salute degli ospiti del villaggio della foglia. E nel farlo lancia un’occhiatina fugace al biondino dall’altra parte della sala.
Impaziente di potersi ritirare nelle sue stanze, Gaara sospira, poi appoggiata la schiena alla spalliera si perde nelle meraviglie di quegli occhi azzurri che sembrano non cercare altri che lui. In quel momento il suo cuore sceglie per lui: non avrebbe lasciato andare via Naruto senza dirgli quello che prova realmente.
Ore dopo il silenzio che domina il palazzo è interrotto solo dai passi dei ninja addetti alla guardia. Mentre nel villaggio tutti sono ormai sprofondati nel sonno più profondo, le stanze del kazekage sono illuminate da una fioca luce. All’interno la forza portante del demone tasso cammina avanti e indietro senza sosta, le mani dietro la schiena e gli occhi bassi.
Sa che deve agire, che all’alba Naruto avrebbe lasciato il villaggio e che non può lasciarlo andare, non senza aver chiarito la sua posizione nei suoi confronti. Naruto gli appartiene e avrebbe fatto valere il suo possesso. Un leggero ghigno gli increspa le labbra. Deciso a prendersi immediatamente quello che è suo, si precipita verso la porta. La apre, ma si blocca incredulo. Naruto è lì nel corridoio.
“Naruto…ma…” Gaara batte gli occhi temendo si tratti solo di un sogno.
“Non potevo partire senza dirti addio” avanza nella stanza. L’unica luce è quella che proviene dal corridoio, ma quando la porta viene chiusa la camera ripiomba nel buio.
Un gemito e poi una serie di sospiri.
il palazzo è ancora immerso nel silenzio quando un’ombra si allontana dagli appartamenti del kazekage. Un’ora dopo le due squadre del villaggio della foglia si addentrano nel deserto che circonda il paese della sabbia. Dall’alto delle mura il Kazekage osserva il gruppo sparire, mentre un sorriso si allarga sul suo viso diafano. Il destino delle due forze portanti è ormai unito da un legame indissolubile.
  
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