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Autore: bevitricediassenzio    09/04/2009    3 recensioni
"...Cinque paia di scarponi lerci e rotti pestavano il suolo arido ricoperto di fango:il partigiano Lovino si apprestava insieme agli altri,seppur ne fossero consapevoli,a marciare verso l’inferno. Martiri disposti a sacrificare la propria vita per la loro amata patria,per la quale combattevano con tanto ardore e tanta rabbia,contro l’invasore tedesco e il fascista traditore. ..."
Genere: Malinconico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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(Basata su La Guerra di Piero di Fabrizio De Andrè)

Cinque paia di scarponi lerci e rotti pestavano il suolo arido ricoperto di fango:il partigiano Lovino si apprestava insieme agli altri,seppur ne fossero consapevoli,a marciare verso l’inferno. Martiri disposti a sacrificare la propria vita per la loro amata patria,per la quale combattevano con tanto ardore e tanta rabbia,contro l’invasore tedesco e il fascista traditore.
La sentiva,quella spaventosa eccitazione,quella gioia collettiva,quell’animazione di spirito,quel fuoco che pulsava nei cuori di ciascuno dei ribelli….il sentirsi vivi.
Il sentire che,seppure ognuno marciava con la propria anima in spalle,tutti avevano un unico desiderio e tutti andavano nella stessa identica direzione.
Quello poteva essere l’ultimo giorno in cui avrebbero rivisto la luce del sole.
Ma in quel momento,il pensiero non li spaventava.

Era una bella giornata di primavera:Maggio accarezzava i partigiani con i suoi caldi raggi del sole. La notizia della vittoria dei russi contro i tedeschi a Stalingrado,che aveva segnato la prima grande tappa per la vittoria degli alleati e dell’avanzata dell’Armata Russa verso Berlino,animava ancora di più la Resistenza Italiana.
Lovino marciava con un fiero sorriso sul suo bel volto bruno: come tutti,abbracciava agli angoli del suo cuore,una grande speranza. La libertà della sua patria.
Improvvisamente,vide un uomo in fondo alla valle:indossava una divisa verde e aveva un fucile in mano. Gli occhi,belli e spaventosi,erano gelidi come il ghiaccio. Il suo sguardo era vuoto,come se fosse privo di un’anima. A Lovino sembrò quasi un terribile miraggio,un angelo della morte…
Stringendo il fucile fra le mani,il ragazzo capì che si trattava di un tedesco nemico:decise di sparargli,ma non al cuore,né alla testa,perché voleva vedere i suoi occhi mentre moriva,voleva vedere quelli occhi vuoti dilatarsi e riflettere la paura,l’angoscia del saper che si sta per lasciare tutto senza sapere cosa ci attende aldilà,voleva leggerli la morte dentro.
Ma esitare spesso non è consigliabile e così,senza che Lovino ebbe il tempo di accorgersene,l’uomo imbracciò il fucile e sparò. Il colpo riecheggiò nella valle,mentre Lovino cadeva a terra e il suo sangue tingeva l’erba fresca di scarlatto. Dolorante,aprì gli occhi e vide sopra a lui il cielo turchino. Cos’era successo? Tentò di sollevare il capo. Il tempo di scorgere il proiettile conficcato nel suo petto che gli si parò davanti la crude e inevitabile realtà. Stava per morire.
Continuò a osservare il cielo alto:oh solo,ora lo vedeva quel cielo!Così solenne e calmo,come le nuvole che pigre e beate viaggiavano nell’immensa distesa turchina…..come voleva essere una di quelle nuvole in quel momento!Ma invece no,stava per morire…nono!Non voleva morire,non voleva! Si aggrappò con tutta l’anima alla sua vita giovane e felice e in un istante,gli passarono davanti i volti delle persone a lui care: suo fratello,Feliciano…come poteva abbandonare suo fratello,la persona che amava di più al mondo?Era così sperduto e innocente,non poteva camminare da solo,non ce l’avrebbe fatta…no!Gli serviva qualcuno che lo proteggesse e lui,lui Lovino,era sempre stato l’unico che gli era stato accanto come un angelo custode. Lo rimproverava spesso per la sua imbranataggine e la sua ingenuità,ma lo faceva per farli trarne qualche lezione dai suoi errori e perché lo amava.
Un debole sorriso si dipinse sul volto di Lovino. Era sempre stato un’adorabile tontolone,quel Feliciano….e poi il nonno,si il nonno!Quanto voleva bene al nonno,quello che aveva cresciuto lui e suo fratello,da quando i loro genitori erano morti,il nonno sempre così scherzoso ed allegro,ma premuroso,che sembrava sempre così giovane …e poi Antonio,il suo amico di infanzia,quell’amico che lo aveva sempre amato,nonostante,lui Lovin,lo trattasse molto spesso male a causa del suo carattere testardo e irritabile. Si rimpianse di non aver mai detto ad Antonio,quanto anche lui lo amasse…lo teneva nascosto sotto quella maschera di ragazzo ribelle e cinico. Si,il nonno e Antonio,loro si sarebbero presi cura di Feliciano…
Lovino non usò quel poco tempo che gli rimaneva da vivere per chiedere perdono dei suoi peccati:aveva spesso sentito dire che amare i propri cari più di Dio era sbagliato…ma cos’è che Dio gli aveva dato?Gli aveva solo procurato sofferenza e miseria nella sua vita,gli aveva portato via i genitori,lo aveva condannato ad una vita da strada insieme a suo fratello,finchè il nonno non li aveva trovati e cresciuti,finchè Antonio non gli aveva insegnato il significato dell’amicizia e dell’amore.
Solo loro,solo loro lo aiutavano ad alzarsi ogni giorno e a continuare a vivere quell’inferno.
E pian piano,gli occhi gli si chiusero e si lasciò cullare dal sonno eterno.

Ora,su quel fangoso suolo che i coraggiosi partigiani attraversano in quel gelido inverno,c’è un enorme distesa dorata che si dirada verso le montagne.
Sotto quel campo di grano,riposa Lovino.
E tanti verdi steli,che ondeggiano dolcemente sospinti dal vento,gli fan veglia sul suo dolce dormire.
Sono mille papaveri rossi.

Dormi sepolto in un campo di grano,non è la rosa non è il tulipano,che ti fan veglia dall'ombra dei fossi,ma sono mille papaveri rossi....


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Avrò scritto qualche cavolata e fatto un sacco di errori di scrittura?.....ProbabilmenteXD
  
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