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Autore: makoto_touchmybanana    10/05/2016    2 recensioni
«Cosa ti spaventa di più? Io o ciò che potrei farti?»
Un sorriso amaro si allarga sul mio viso. Se solo tu capissi, Mikado, se solo sapessi ciò che già mi hai fatto saresti così fiero di te stesso. Mi hai già ucciso, mostrandomi il mostro dall'aspetto meraviglioso ed ingannevole di cui mi sono innamorato. Vuoi fare di più? Non credo sia possibile, non esiste umiliazione più grande del capire di aver ripetuto un errore e perseverato in esso.
«A cosa pensi, Kida-kun?»
Vorrei sapere se ricordi quella notte, se eri veramente sveglio mentre ti stringevo o se non ti sei mai accorto di tutti questi sentimenti che lentamente mi consumano.
Allora non è un caso, il fatto che, tra tutti i ricordi che possiedo, abbia scelto quella notte, come ultimo sguardo da dare alla vita.
Sarebbe cambiato qualcosa, se anche tu mi avessi amato?
(Masaomi Kida x Mikado Ryugamine
Potrebbe contenere possibili spoiler.)
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Masaomi Kida, Mikado Ryūgamine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non guardarmi negli occhi, ti supplico, tu sai che non reggerei a lungo, nello specchiarmi nei tuoi.
Li ho sempre invidiati, ma ovviamente non te l'ho detto.
Sono sempre stati un tuo punto a favore, anche se tu non li hai mai sfruttati come meritano. Avresti ingannato qualsiasi persona, ne sono sicuro. Nessuno avrebbe avuto titubanze, prima di stringere la tua mano, chiunque si sarebbe fidato di questo ragazzo così puro.
Accettare che sia stato io, il primo a cadere nella tua trappola, mi è tuttora inconcepibile.

Eri fragile, Mikado.
Volevo starti accanto, volevo proteggerti, nascondendo la tua innocenza a questo mondo infame che non ti merita, come l'inferno non merita il più candido degli angeli.
È questo il motivo per cui mi piaci così tanto? Sei forse l'incarnazione di ciò che io vorrei essere?
Sensibile, dolce, immacolato.
Per molto tempo, questa spiegazione ha retto, sempre più dubitabile, ridicola, ma consolatoria, poiché mi illudeva di non provare nulla di vero, romantico, di essere semplicemente un ragazzino invidioso dell'amico più diligente, quello che i genitori adorano e con cui confrontano sempre il figlio, che non è perfetto quanto lui.

Cos'è cambiato? Cosa è successo a quel ragazzo ignaro del male che lo accerchiava?
È stato questo inferno, a sporcarti?
Se il motivo fosse questo, allora avresti pieno diritto di vendicarti.
Allora dillo.
Dillo, dillo e basta.
Sto aspettando.
Dimmi quanto sono stato egoista, a trascinarti in questo posto maledetto unicamente per non essere più solo.
Avrei dovuto comportarmi da uomo, prendermi le mie responsabilità, e invece ho lasciato cadere il castello di carte che avevo costruito con le mie mani, fondato su raggiri, violenza ed odio.
Tu non sapevi nulla di esso, e per questo motivo ti avevo così cuore, per questo l'unico pensiero che mi teneva aggrappato alla vita era quello che tu avresti continuato a volermi bene, non essendo a conoscenza degli scheletri che si nascondono nel mio armadio.
Ho creduto che il tuo arrivo rappresentasse una possibilità di ricominciare, di lasciarmi tutto il male causato e subito alle spalle.
Sono soltanto un ingenuo.
Non ho mai veramente abbandonato quello spaventoso capitolo della mia vita, i ricordi di esso hanno continuato a camminare a pari passo con me, e non smetteranno mai di perseguitarmi.
Anche dopo il tuo arrivo, io ho continuato a rientrare nella mia vita di prima, così come entravo in quella stanza bianca, in ospedale, dove ad ogni passo, ad ogni respiro, il mio cuore perdeva un battito.
Non ero degno di rivederla, non dopo tutto quello che ho causato.
Le flebo attaccate alle sue braccia, i suoi occhi ancora chiusi, le sue labbra che si muovevano impercettibilmente, sussurrando il mio nome.
Non riuscivo a guardarla, consapevole di essere l'unico colpevole di quella sua condizione.
Se il suo amore era falso, se la prima persona di cui non mi sono semplicemente invaghito non è mai stata sincera con me, posso dire di averla ripagata, pur non volendo.
Nonostante tutte le promesse che feci a me stesso e tutta la buona volontà con cui mi impegnai, la storia si ripeté.
Prima Saki, e adesso tu, Mikado.
Sembra che io abbia un certo talento, nello scegliere a chi affidare il mio cuore.
Eppure, questa volta credevo di poter essere felice, con chi amo.
E pensare che credevo fosse Anri la destinataria dei miei sentimenti, vista l'insolita e fastidiosa sensazione di bruciare dall'interno che provavo ogni momento nel quale eravate troppo vicini, e troppo distanti da me.
Mi accorsi troppo tardi dell'errore di valutazione che feci.
Mi resi conto di ciò che mi era successo soltanto quando la situazione che avrei potuto creare sarebbe stata troppo imbarazzante, quando se tu ti fossi allontanato, io non avrei avuto nessuno.

Tu mi sei sempre stato accanto, anche se non fisicamente, poiché le nostre menti erano legate indissolubilmente.
Pensavo che sarebbe stato diverso, ma non c'è nessun filo rosso a tenerci uniti.

Non fissarmi così a lungo, non scrutare ciò che la mia anima nasconde, perché anche in un momento così, impazzisco dalla paura che tu possa capire.
Perché non hai ancora spostato il tuo sguardo dal mio? Perché non vuoi lasciare che mi illuda ancora una volta? Perché non vuoi che mi inganni ancora, confidente nel fatto che questo sia soltanto uno dei tanti incubi agghiaccianti che faccio?
Di tutti i sogni che mi hanno tormentato in questi giorni, tu sei il solo ed indiscusso protagonista.
Ti ho incontrato davvero, come da molto desideravo di fare, ed ora sto assistendo alla messa in scena di uno di quei sogni spaventosi, e tu stai recitando così bene la tua parte...
Vuoi che applauda? Che mi complimenti con te per l'ottima interpretazione?
Non ti basta vedere il tuo spettatore così coinvolto, messo in soggezione dalla maschera che ora indossi?
Perché ti ostini ad indossare i panni di questo mostro? Non ti calzano bene addosso, lo sai anche tu. Perché il sipario si fa così tanto aspettare?

Il tuo sguardo tagliente è una visione così vivida, tangibile, non ricordo di averlo mai immaginato così crudele.
Potresti ipnotizzarmi, ne sono consapevole, ma non sarebbe la prima volta.
Tuttavia, credo che questo sogno stia andando troppo oltre.
Non ti sei mai avvicinato così, sibilando parole intimidatorie, con il tono mellifluo,
«Questo posto non è per i falsi dannati come te, Masaomi.»
Prima d'ora, non sono mai arrivato a questo punto.
Quando iniziai ad avere visioni simili, ero del tutto ignaro del motivo per il quale esse si palesassero a me.

Ero tranquillo, non avevo paura di nulla, ed anche tu eri libero da qualsiasi angoscia che non fosse naturale in un adolescente.
Eravamo insieme, a casa mia, sdraiati a terra in due futon adiacenti, stretti nelle calde coperte e del tutto ignari di quello che, da lì a poco, si sarebbe inevitabilmente rotto.
La tua immagine inquietantemente palpabile e reale mi aveva fatto visita durante il sonno, mostrandomi ciò a cui sarei andato incontro.
Quella notte mi svegliai inquieto e spaventato, ma bastò uno sguardo nella tua direzione, vederti così pacifico mentre dormivi, per convincermi che la scena visualizzata poco prima fosse soltanto una suggestione, che mai si sarebbe realizzata.
Mi sono avvicinato quel poco che bastava, ho premuto le mie labbra sulla tua fronte, e non mi sono trattenuto dall'abbracciarti, dallo stringerti a me, sperando che non ti svegliassi, pregando che non aprissi gli occhi, non ancora, poiché non avrei saputo che spiegazione darti, quando mi avresti chiesto come mai eravamo così vicini, ed anche allora non ero pronto, non volevo confessarti tutto.
Mi parve di vedere i tuoi occhi azzurri scintillare, puntati verso di me, forse per un attimo, ma tu non dicesti nulla. Credetti di averlo immaginato, ma nonostante quello la dolce illusione che ti fossi veramente accorto di quel gesto, che esso non ti avesse infastidito, che nemmeno tu volessi svegliarti da quell'incanto surreale mi cullò tra le sue braccia il tempo necessario per domandarmi se anche tu provassi lo stesso.
«Cosa ti spaventa di più? Io o ciò che potrei farti?»
Un sorriso amaro si allarga sul mio viso. Se solo tu capissi, Mikado, se solo sapessi ciò che già mi hai fatto saresti così fiero di te stesso. Mi hai già ucciso, mostrandomi il mostro dall'aspetto meraviglioso ed ingannevole di cui mi sono innamorato. Vuoi fare di più? Non credo sia possibile, non esiste umiliazione più grande del capire di aver ripetuto un errore e perseverato in esso.
«A cosa pensi, Kida-kun
Vorrei sapere se ricordi quella notte, se eri veramente sveglio mentre ti stringevo o se non ti sei mai accorto di tutti questi sentimenti che lentamente mi consumano.
Allora non è un caso, il fatto che, tra tutti i ricordi che possiedo, abbia scelto quella notte, come ultimo sguardo da dare alla vita.
Sarebbe cambiato qualcosa, se anche tu mi avessi amato?
Sto rimuginando sulle parole che non ti ho mai detto, su una dichiarazione mai fatta, forse nel momento meno opportuno, che però sarà anche l'ultimo che avrò a disposizione per farlo.
E in questa circostanza, mentre tu punti la tua pistola contro la mia figura, senza alcuna esitazione, e mi ti fai beffe di me perché ne sono spaventato, mi maledico per aver sprecato l'ultima possibilità datami per farti capire, quella sera di tranquillità.

Ebbi un'ultima occasione per portare finalmente a galla tutta la mia vergogna, per smettere di comportarmi come se i miei sentimenti nei tuoi confronti fossero rimasti immutati per tutti questi anni.
Ma non feci nulla. Io che da sempre mi vanto delle mie improbabili avventure romantiche, che tu sai benissimo essere solo un cumulo di fandonie, non sono riuscì a confessarti tutto quello di cui neanche io capisco la ragione, quando la sorte mi ha dato un ultimo appiglio per fuggire dal mio destino.
Io stesso ho disegnato questo momento, ne ho tessuto ogni singolo filo fino ad oggi, con il mio orgoglio, i miei timori, i miei fantasmi.
Io ho permesso che tutto questo accadesse.
Eri vulnerabile, quell'ultima notte che passammo insieme. Avrei potuto dirti che questo momento sarebbe arrivato, avvertirti del cambiamento imminente che ti avrebbe riguardato.
Ma non ho emesso un solo fiato.
Avrei potuto prendere la tua mano gelida, trasmetterti tutto il mio calore, e con esso ognuna di quelle parole che vorrei gridare anche ora.
Ma non ho mosso alcun muscolo.
Avrei potuto baciarti, mandando al diavolo quel briciolo di dignità a me rimasta, facendo cadere finalmente anche quest'ultima finzione.
Se avessi toccato le tue labbra, se le avessi sfiorate con gentilezza, tu cosa avresti fatto?
Questa domanda mi perseguiterà in eterno, visto che gettai al vento la sola possibilità che avevo di trovarvi una risposta.
«Allora anche una persona come te ha paura della morte.»
Un fremito attraversa tutto il mio corpo, simile ad una scarica elettrica, e mentre io rabbrividisco dinnanzi a te, e tu sorridi, maligno ed inquietante.
Nessuna traccia di debolezza nei tuoi gesti, non un solo segno di cedimento, di consapevolezza di aver superato il limite, di voglia di fermarsi.
Ora sei sporco, Mikado.
Una lacrima solca il mio viso, rapida e bollente sulla pelle fredda, e tu ti prendi ancora gioco di me.
Basta, ti supplico, basta.

Non voglio che sia questo l'epilogo della mia storia.
Non voglio che si riduca in una scontata tragedia, nella quale la storia d'amore tanto travagliata non si scioglierà mai in un lieto fine.
Non un'altra storia in cui il protagonista muore a causa dell'amore.

Ti supplico, chiudi gli occhi, almeno per pochi istanti. Lascia che respiri l'aria gelida di questa notte, dammi il tempo di allargare le braccia per accogliere ciò che mi aspetta.
Oppure avvicinati, rivolgimi un sorriso dolce mentre mi carezzi il viso, e salutami come se stessi per salire su un altro treno che mi porterà lontano, ma non troppo perché io ti perda.

Le mie speranze non arrivano a te, non le percepisci, d'altronde era assurdo augurarsi che fosse altrimenti.
Anche adesso, che non ho più nulla da perdere, non riesco a far si che queste semplici parole ti raggiungano, non le lascio andare.

Avrei potuto dirtelo.
Avrei potuto stringerti.
Avrei potuto baciarti.
Se solo ne avessi avuto la forza.

Nell'istante in cui il fragore dello sparo si diffonde nell'aria, riesco a vederti mente sbarri gli occhi, stringendo i denti per trattenere qualcosa, forse un grido, forse un singhiozzo.
Il tuo sguardo non è più su di me, proprio nel momento in cui temevo che saresti rimasto impassibile a scrutare la tua opera finalmente compiuta.
La vita scivola via rapidamente dalle mie membra pesanti, presto non sarò più in grado di pensare.
Per questo rivolgo un ultimo sguardo ai tuoi occhi ancora chiusi, prima che anche i miei si serrino inevitabilmente, per avere la piena certezza che tu non abbia guardato il tuo migliore amico morire.
E questo, per me, è abbastanza.

Angolo autrice:
Se sei arrivata fino a qui, significa che hai avuto abbastanza pena per questa ship così poco considerata da leggere questa nonsocosa partorita dalla mia mente contorta verso le tre di mattina.
Sono sprofondata nel tragico, ma di certo rivedere la penultima puntata di Ketsu non mi ha aiutata nel risollevarmi il morale.
Dico solo che spero di non aver dato vita ad una specie di aborto sottoforma di storia, e che magari qualcuno apprezzi questa angst dal punto di vista di un Masaomi innamorato dell'amico che non riesce più a riconoscere.
Ovviamente accetto qualsiasi commento, quindi vi invito a darmi la vostra opinione.
*si asciuga le guance*
Alla prossima, piccoli rotolini di sushi.
~ Ikare Boushiya

   
 
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