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Autore: Blu_Sky    10/05/2016    0 recensioni
"Smetterò di amarti solo quando un pittore sordo riuscirà a dipingere il rumore di un petalo di rosa cadere su un pavimento di cristallo di un castello mai esistito." sussurrò il figlio di Ade al mio orecchio. Mi baciò teneramente e pian piano le sue labbra scomparvero. L' unica cosa che avevo di fronte, era il vuoto. Il mio amato se n'era andato sussurrandomi la mia frase preferita di Jim Morrison.
Genere: Fantasy, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

Sentii il suono prolungato della sveglia che faceva driiiiin driiiiin, allungai il braccio e la spensi, aprii lentamente gli occhi e vidi che erano appena le 8:30 della domenica mattina. 
Cazzo, com'era presto.

La voglia di alzarmi dal letto era nelle profondità più scure della terra.


Mi coprii con le coperte fin sopra la testa, ma alcuni istanti dopo, mio fratello entrò nella mia camera dicendo: - Forza, sorellina è iniziato un nuovo fottutissimo giorno!- 

Sbuffai, e da sotto le coperte risposi - Smettila, Anthony! Hai visto che ore sono?!- 

- Le 8:37! Alza le chiappe dal letto, sai che dobbiamo vedere nostra "madre"!- disse lui, alzando gli occhi al cielo, - Già me n'ero scordata... Comunque la prossima volta potresti bussare prima di entrare, sai é questione di educazione!-, - Io potrei anche bussare ma so bene che tu rimarresti lo stesso a letto,
quindi mi tocca entrare come un soldato antisommossa per buttarti giù dal letto! Sai é questione di puntualità!- disse andandosene, - Idiota!- gridai, lasciando
un cuscino che arrivò alla porta

Quel giorno dovevamo vedere nostra "madre", e non ne avevo la minima voglia.

Appoggiai i piedi sul pavimento freddo e ripensai ad una frase che avevo letto alcuni giorni prima, "La vita é come uno specchio: ti sorride se la guardi

sorridendo".

Quindi se penso che oggi andrà bene, forse sarà così.

Mi diressi in bagno e mi spogliai, mi accarezzai le labbra con l'indice e ripensai a tutti i baci che gli avevo dato, tutte le carezze che gli avevo fatto, tutte le parole dolci che avevo pronunciato, e il mio corpo, tutte le volte che lui lo aveva desiderato lo aveva avuto senza difficoltà alcuna. E fu sempre lui che si prese
gioco di me, della mia innocenza e del mio amore. Io che lo amai follemente e lui prese il mio cuore e ci giocò a calcetto.


Ed è stato sempre lui a ferirmi con... Presi il telefono e lo lanciai contro lo specchio. Andò in frantumi. Ma lui non fu l'unico protagonista di questa storia. Mia "madre" ebbe il suo ruolo decisivo. Ora devo solo sperare che l' incontro con lei e il suo nuovo compagno vada bene, e basta.
Finii di farmi la doccia e prima di vestirmi accesi lo stereo, c'era "In My Mind", un pezzo molto bello.

Decisi di indossare dei pantaloncini, una maglietta trasparente bianca assieme ad una felpa azzurra e delle Vans bianche.

Scesi le scale e vidi Anthony sulla porta d'ingresso con le valige aspettandomi.


- Pronta?- domandò, - Sai bene che se fosse per me resterei a casa! Non mi dire che davvero hai voglia di vederla!- dissi infastidita, - Sai bene che non è così!
Però... Facciamo finta che ce ne fregi qualcosa!-, - Certo come dire che a lei importa di noi!- dissi uscendo di casa indossando gli occhiali da sole, dirigendomi verso l'auto, - Lo so che a lei non fotte un cazzo di noi, però sorridiamo e annuiamo! Okay?- disse Anthony, mentre, salivamo in auto - Ma cos'è successo in
camera tua? Ho sentito un forte colpo! Ti sei fatta male?-, - Mi sono caduti dei libri. Tranquillo!- 

***

Arrivammo all'aeroporto, io mi tenevo stretta a mio fratello per due motivi: il primo era che stavo ancora dormendo, ed il secondo è che vicino a lui mi sentivo protetta, dal momento che è l'unico uomo a casa. 

Una volta entrati, andammo sulla pista d'atterraggio e di fronte a noi c'era il nostro aereo. Noi apparteniamo ad una famiglia molto ricca, per questo abbiamo
l'aereo privato. 
Quando eravamo in volo, ci slacciammo le cinture di sicurezza e ci sdraiammo, Anthony si addormentò subito ed io feci lo stesso, il viaggio verso la Grecia sarebbe stato lungo, perciò, la cosa migliore era mettermi comoda

Per qualche strano motivo avevo un brutto presentimento, come se qualcosa di brutto stesse per accadere, e non mi lasciava prendere sonno, così avevo
cominciato a ripensare alle persone, che avevo visto in aeroporto. Erano tutte così tristi, molto probabilmente perché lasciavano il loro paese, la loro famiglia e i loro amici. 


Sotto questo punto di vista io non avevo problemi: la mia famiglia era composta da mio fratello Anthony, detto Tony, dai miei nonni Anne Marie e Bill, e da mia "madre", Alexandra, perché in effetti una persona così non potrebbe essere definita "madre" ma neanche parte della mia famiglia.


Anthony ed io siamo cresciuti con la figlia adottiva dei miei nonni, Lorene, lei si che è nostra madre, infatti noi la chiamiamo "mamma", al contrario di Alexandra. Mentre mio padre... Lui beh è un'altra storia.

Dopo varie ore di viaggio finalmente arrivammo ad Atene in Grecia.

Una volta usciti dall'aeroporto, prendemmo un taxi che ci portò fino a casa nostra; una volta arrivati, suonammo il campanello e uscirono due maggiordomi per
prendere le nostre valigie mentre noi entravamo in casa.


Accanto alla porta d'ingresso c'erano le foto mie e di Anthony di quando eravamo piccoli, insieme a nostra madre, Lorene.

- Ma dov'è mamma?- chiese Anthony, - Sono qua!- rispose con la sua voce soave scendendo le scale con un abito color azzurro cielo, tacchi bianchi, occhi e capelli, sciolti, castani. Bellissima come sempre - Ciao tesori miei!- disse, ed io e Anthony le andammo incontro salendo le scale stringendola forte, - Ciao
mamma!- disse lui felice - Come stai?-, - Bene, piccolo mio!- rispose lei accarezzandogli i capelli - E tu, tesoro?- mi domandò, -Abbastanza bene!- risposi un po' triste, - No, tesoro non fare così! Vedrai che andrà tutto bene!- disse lei stringendomi, - É ciò che spero!-, - Adesso andate a cambiarvi che tra poco dovrete incontrare quella puttana di Alexandra!- disse schifata, - Ma dobbiamo proprio? E se le dicessimo che non ci siamo ricordati che dovevamo incontrarla?- propose Anthony, - No, quella sarebbe capace di venire qui e non voglio! Sapete che è matta!-, - Facciamo una cosa dopo che avrete cenato con lei, domani potremmo andare al mare tutti e tre! Siete d'accordo?- disse, ed io e Anthony annuimmo

 
Scesi le scale e vidi Anthony aspettarmi. Indossava un smoking, con la cravatta verde come il colore dei miei occhi.

- Sei stupenda!- disse Tony vedendomi scender le scale, - Grazie, ma non so' dove la vedi tutta questa bellezza!-, - Ovunque in te! A cominciare dal viso.-, - Dai andiamo! Ma anche tu non sei niente male, eh!-, - Modestamente!- disse lui, sistemandosi la cravatta 
- Tesoro, come sei bella!- disse mia mamma, ringraziai nuovamente e dissi -Preferirei restare qui con te, a vedere un film! Non voglio andare da Alexandra!-


Pensa che dopo non la vedrai più! Domani staremo in spiaggia, e potrai dirmi che vedi le sirene sugli scogli che ti salutano con la mano. Ti ricordi? Lo facevi sempre da piccola!-, - Mamma io le vedevo sul serio, ma tu non mi credevi!-, - Ma si che ti credevo. Ora però andate.-, - Come vuoi, ma lo faccio solo per te!-
dissi abbracciandola, per poi andarmene insieme ad Anthony

Sentivo ancora quella strana sensazione. La rabbia e l'angoscia crescevano man mano che ci avvicinavamo al ristorante. Strinsi forte la mano di Anthony, mentre guardavo la città da fuori il finestrino. 

C'era gente che rideva, persone che ballavano, bambini che giocavano, era tutto così bello, e vedere tutta quella felicità aumentava anche la mia invidia, perché anch'io avrei voluto essere spensierata come loro, senza preoccuparmi del mondo che mi circondava. Ma non lo ero più. 



- Siamo arrivati!- disse l'autista, e noi scendemmo dall'auto ed entrammo nel ristorante, che era molto elegante e raffinato, Alexandra ha gusti molto costosi, - Si ditemi! Avete riservato un tavolo?- domandò, un cameriere vedendoci entrare, - No, però nostra.. Ma-dre, ci sta' aspettando!- disse Anthony con fatica, - Certo, nome?-, 
- Alexandra Evans- risposi, lui fece un cenno con la tesa e lo seguimmo. 

Lei era seduta, con le gambe accavallate, e le mani intrecciate ad un ragazzo, molto più giovane di lei, avrà avuto circa 20 anni, mentre, lei ne aveva 39. Com'era possibile che un ragazzo così giovane potesse stare con una donna di 19 anni più grande di lui?! É vero che l'amore non ha età però lui mi sembrava famigliare. L'avevo già visto da qualche parte ne ero certa. Magari era il figlio del suo nuovo fidanzato, un ragazzo così giovane con Alexandra... Impossibile... Almeno sperai.

- Ciao ragazzi!- disse Alexandra, con una voce affettuosa, - Ipocrita!- pensai, - Ciao!- dicemmo cercando di essere cortesi, anche se il mio tono di voce era più di indifferenza. Nessuno diceva niente, era un silenzio fastidioso. 
Non ce la facevo più, così dissi: - Allora, dov'è questo tipo?-, - É lui!- disse guardando il ragazzo seduto accanto a lei, - Dai, smettila! Lui è troppo giovane per te. Dov'è?!- disse Anthony, - Mi stai dando della vecchia?!- domandò lei offesa, - Lui avrà 20 anni meno di te!- dissi, - L'amore non ha età!- rispose, - Ma lui potrebbe essere tuo figlio?! Lo vuoi capire?!- dissi, indicando il ragazzo. Più lo guardavo, più mi convincevo di averlo già visto. Ma dove?
Ah, certo. L'anno scorso a Rio... Certo, lui è Marco. E io mi sono baciata con lui. Ma cosa ci fa con Alexandra?
Marco, ma come fai a stare con lei?- dissi, - Cos'è sei gelosa?!- disse, - Ma sarai scemo?! Per me sei un ragazzo come un altro!- dissi - Il bacio che ci siamo dati, non ha alcuna importanza, per me!- dissi, e sentii la mia guancia bruciare. Ma cos'era successo? Alexandra mi aveva appena dato uno schiaffo, mi aveva fatto male, la guardavo atterrita, mentre mi diceva: - Ma come ti sei permessa di baciare il mio futuro marito! - disse rossa dalla rabbia, mentre, sentivo gli occhi di tutte le persone del ristorante su di noi. Così mi alzai con determinazione e guardai dritto negli occhi mia "madre" e dissi:- Che cosa!? - dissi sconvolta - Tu hai fatto cose peggiori ed io non ti ho mai detto niente, stronza!-, - Ti ricordo che sono tua madre, cretina!- disse, - Ma vai a fanculo! Troia!- dissi, e lei mi si lanciò addosso - Ti odio, puttana!-, mi tirò forte dai capelli, e poi si alzò e mi diede diversi calci sull'addome. 

Anthony le diede un forte spintone. Mi prese tra le braccia e ce ne andammo. Il labbro mi sanguinava, respiravo a fatica e vedevo tutto sfocato. Prima che i miei occhi si chiudessero, notai che Anthony aveva dei lividi sul viso, e dal naso gli scendeva del sangue.
   
 
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