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Autore: Greta Farnese    10/05/2016    2 recensioni
Ritorno su EFP dopo una lunga assenza, anche stavolta con una Song-Fic, dopo il successo dell'ultima! E' anche la mia prima esperienza in campo GOT, sebbene io ADORI questa serie come i libri e non capisco perché non mi sono cimentata prima!
Questa Song-Fic è scritta di getto e a dire il vero non mi convince molto. E' una Peyr/Sansa, perciò se DISAPPROVATE LA COPPIA, NON LEGGETE! Come ho detto, ho letto i libri, ma ho deciso di ambientare la storia seguendo la storyline della serie (sebbene io la disapprovi completamente) per dare maggiore senso ai lyrics. E' stata complicatissima da scrivere perché interpretare i sentimenti di Ditocorto è un lavoraccio, e infatti mi sono concentrata appunto molto sulla sua "doppia personalità", spero di non aver rovinato troppo un così grandioso (seppur spregevole sotto molti aspetti) personaggio! (grandioso in senso ben descritto, sviluppato, interpretato, eccetera).
La coppia mi ispira molto (soprattutto grazie ai libri - penso che chi li ha letti capirà) e adoro la canzone, perciò boh, ci ho provato. ^^
Genere: Dark, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Petyr Baelish, Sansa Stark
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Well, you only need the light when it's burning low
Only miss the sun when it starts to snow
Only know you love when you let go

Una folata di vento entrò dalla finestra e colpì bruscamente la candela. La fiammella tremolò fino a spegnersi sotto gli occhi di Petyr Baelish, intento a scrivere una missiva. Sollevò la piuma dal foglio, sospendendola nell'aria. Per un istante non seppe cosa fare. Il vento l'aveva colto di sorpresa. Era strano, rifletté, come le piccole cose non sembrano essere indispensabili quando sono presenti. Pensava che la candela fosse superflua, e invece ora se ne trovava sprovvisto. Forse era destino che quella lettera non venisse mai spedita. Era indirizzata a Roose Bolton, protettore del Nord, e si informava riguardo la salute di Sansa Stark, riguardo al trattamento di Ramsay nei suoi confronti.
Non aveva osato scrivere direttamente a Sansa perché sospettava avrebbe stracciato la lettera senza nemmeno leggerla se le cose stavano andando male. O forse l'avrebbe fatto anche se stavano andando bene. La mente di Ditocorto volò a quella mattinata al Nido Dell'Aquila, alla neve, al bacio intercorso tra loro due, al sole che spariva man mano che la nevicata si infittiva.
Aveva saputo di aver bisogno della fiamma solo quando si era spenta, aveva scoperto di aver bisogno del sole solo quando aveva iniziato a nevicare, aveva saputo che forse amava davvero Sansa solo quando l'aveva lasciata andare. 
Rifiutò di cedere al pensiero, stracciò la lettera e si alzò lasciando Petyr in quella stanza e  recuperando il sorriso da abile manipolatore proprio di Ditocorto.

Only know you've been high when you're feeling low
Only hate the road when you're missing home
Only know you love when you let go
And you let go

Sansa si massaggiò il livido sul braccio, regalo di Ramsay la notte prima. Rabbrividì e rimase per un istante immobile a fissarlo. Al buio, ancora nel letto, si massaggiava la superfice bluastra senza realmente accorgersene.
Quel livido l'aveva riportata con la mente ad un altro livido, quello procuratole da Meryn Trant ogni volta che non compiaceva Joffrey. Quel periodo della sua vita era stato un incubo, un tunnel senza via d'uscita. Eppure quello che stava vivendo ora era, se possibile, anche peggiore. Ad Approdo Del Re aveva delle persone gentili che si prendevano cura di lei, a cominciare da Tyrion, il marito che aveva tanto disprezzato, ad Approdo Del Re era libera durante le notti, ad Approdo Del Re... C'era Petyr.
Volò con la mente a quando l'aveva portata via dalla città la sera del matrimonio di Joffrey e ripercorse velocemente i giorni di viaggio verso Nido dell'Aquila, la sosta alla Dita, quando stava ancora imparando a conoscere quell'uomo e a capire se di lui poteva fidarsi o meno. Alla fine... Si era fidata.
Credeva di conoscerlo. Sapeva cosa voleva. E lui l'aveva salvata, in un momento in cui non c'era nessuno. E l'aveva salvata anche dalla follia di sua zia Lysa, aveva scelto di salvare lei, una ragazzina, figlia della donna che lo aveva rifiutato, piuttosto che sua moglie, che conosceva da moltissimo tempo. Gli doveva la vita. Quando una persona ti salva da qualcosa di molto più grande di te, come puoi non fidarti? 
Eppure l'aveva lasciata. Da sola. In balia del Bolton. Ma sapeva com'erano fatti? O credeva alla versioncina che le aveva raccontato giù nella cappella? Sansa lo detestava per averla lasciata andare, ma al contempo aveva bisogno di lui, sebbene non fosse esattamente quel che si definisce una persona rassicurante. Forse, a suo modo, l'aveva amata. Forse, a suo modo, lei aveva amato lui.

Staring at the bottom of your glass
Hoping one day you'll make a dream last
But dreams come slow, and they go so fast
You see when you close your eyes
Maybe one day you'll understand why
Everything you touch surely die 

Fece girare i residui di vino rimasti nel bicchiere. Stranamente quella sera si sentiva molto vulnerabile e pensieroso, si sentiva più Petyr e meno Ditocorto. Era una sensazione strana e per questo spiacevole. Lui sapeva ciò che voleva e come ottenerlo. Aveva un gioco da giocare. Una sfida da perseguire. Molta gente da sfidare. Non aveva tempo per i rimpianti. Anzi, lui non doveva avere rimpianti. Semplicemente non erano contemplati.
Mandò giù il vino e ripensò a Catelyn. Quella sera si sentiva come quando era ancora un adolescente. Avrebbe voluto essere un cavaliere, all'epoca, si era autoconvinto che Catelyn avesse bisogno di essere salvata, ma non era così. Quella era la verità e gli bruciava ancora ammetterlo. Era stato il suo sogno, e non era stato capace di farlo durare. Nemmeno realizzare. Poi era arrivata Sansa. Incarnava tutto ciò che la madre era e insieme non era, e soprattutto, aveva bisogno di aiuto. Più in pericolo di come era lei, si moriva. Letteralmente. Ma nemmeno il tempo con Sansa era durato.
Gli faceva male il collo. Pensò di distendersi e di dormire. Gli avrebbe fatto bene e forse l'avrebbe aiutato a ritrovare se stesso. Ma anche i sogni e gli incubi non sarebbero durati e temeva che, in quello stato vulnerabile, se avesse chiuso gli occhi i suoi pensieri si sarebbeo tramutate in figure davanti ai suoi occhi. 
Doveva ancora capire perché tutto quel che toccava moriva. Catelyn era morta davvero, quanto a Sansa... Forse lo era dentro.

Same old empty feeling in your heart
'Cause love comes slow and it goes so fast
Well you see when you fall asleep
But never to touch and never to keep
'Cause you loved too much and you dived too deep

Sansa si lasciò cadere sul materasso. Da quella notte non riusciva più a trovare al forza di alzarsi dal letto. Sentiva una sensazione di vuoto nel suo cuore, si sentiva talmente fredda... Forse era destinata a diventare un pezzo di ghiaccio senza più alcun emozione. Pensò a tutto quello che aveva perso negli ultimi anni.
"Potrei essere ad Alto Giardino con Willas, ora" pensò e un magone le salì alla gola e risentì le lacrime pungerle gli occhi. Willas era stato solo un sogno, ma anche quello le avevano portato via. Non aveva più nemmeno il diritto di sperare e immaginare. Aveva iniziato quasi a voler bene a Tyrion, ma era stato processato. Voleva sposare Joffrey, e lui si era dimostrato un mostro. Aveva iniziato ad affezionarsi a Petyr, e lui l'aveva abbandonata. Perché era così sventurata?
Chiuse gli occhi e rivide tutti gli uomini della sua vita girarle davanti agli occhi come una ruota. Sansa era rimasta imprigionata in essa, ma ormai si sarebbe liberata. Tutti l'avevano delusa in qualcosa, tutti l'avevano lasciata, ma doveva farsi forza, rialzarsi e lottare. Perché era una Stark, e il Nord non dimentica. Non sarebbe riuscita a liberarsi solo da quegli occhi grigio verdi e da quel bacio dato in mezzo alla neve. Dall'uomo che forse l'aveva amata, ma l'aveva abbandonata.

And you let go...
   
 
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