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Autore: Yuki_sama    11/05/2016    6 recensioni
Frattaglia doveva fidarsi. Viktor aveva recitato la sua sentenza.
Genere: Fluff, Poesia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frattaglia, Viktor Bojanovič Mickalov
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Non riusciva proprio a sopportarla, quella lì.
Eppure la vedeva ogni santissimo giorno: si era da poco trasferita lì al maniero.
Di recente era diventata la sposa del suo demone della morte, il morto della sua vita.
Ricordava ancora con quale faccia da angelo bugiardo, Lui, si era prostrato ai suoi piedi, chiedendole la mano.
Un baciamano, un anello sfarzoso all’anulare.
Ricordava come quella vecchia bionda gli si era allacciata al collo, con le lacrime agli occhi.
Lei era felice. Ma lo sarebbe stata sul serio se avesse compreso le vere intenzioni del demone?
A quella stupida Rodcenko non le passava per la testa che facesse schifo. No, troppo accecata dall’amore.
Ma che ne vuole sapere lei di “amore”?
Arriva un pincopallo dal nulla, ti dedica attenzioni, ti fa sentire bella e bramata, e tu che cadi nel diabolico tranello.
Non si tratta di amore. Ma di stupida ingenuità.
Viktor non era destinato a Lei.
Lei non lo aveva salvato dalle acque di Venezia, no.
Lei non lo aveva salvato dal dottore che voleva aprirlo in due come bestia al macello.
Lei non lo aveva stretto al proprio petto, sul letto di morte, promettendogli che mai gli sarebbe accaduto qualcosa di male. No! No!
No: lei era a Soroka, dilettandosi ad ascoltare il suono dell’arpa della figlia e a divertirsi nei saloni, coi ricconi.
Non pensava a Viktor. Frattaglia si era sempre preso cura di Viktor.
Viktor era suo.
Doveva cercare di mantenere la calma. Un passo falso e avrebbe rovinato i piani del suo amato: entrare in possesso della Distilleria Rodcenko. Non poteva essere realmente interessato a quella vecchia. No!
Frattaglia era giovane. Lei vecchia.
Non poteva.
« Il gatto ti ha mangiato la lingua? »
Finse un sospiro, portandosi all’indietro qualche ciocca bagnata dei propri capelli dietro la testa. A Lui non serviva respirare. Dalla base dello sterno in giù era immerso nella delizia della vasca da bagno. Schiuse le palpebre e rivolse al suo interlocutore lo sguardo da assassino. Si sentivano gli aromi che avevano viziato l’acqua in cui era immerso. Lui in particolare, col senso dell’olfatto amplificato. Il valletto era stato a rendere delizioso il tutto. Gli era accanto, mentre lo stava aiutando a insaponarsi il capo.
« Si può sapere a che cosa stai pensando? »
Accompagnò quella domanda con uno schizzo d’acqua che colpì a pieno muso il viso lentigginoso del valletto. Come si permetteva Frattaglia ad ignorarlo? Come si permetteva a ignorare il VERO principe Mickalov, colui che dava la vita eterna?
« T-… vi chiedo perdono, signore. »
Frattaglia non era capace a stare nel mondo dei vivi.
I vivi parlano, ridono, scherzano, amano in modo normale. Frattaglia no!
Non erano suoi, quei talenti.
Frattaglia era silenzioso come un fantasma all’interno del maniero. E quando parlava, lo faceva male: balbettava.
Non scherzava. Niente gratificava la sua risata.
In una vita come la sua, abbandonato dentro una cassa di frattaglie nel porto di Venezia, cosa aveva tanto da poter ridere? Appena nato… non aveva fatto ancora nulla, ed era considerato un rifiuto umano. Uno schifo.
Per questo preferiva i morti. Coi morti non doveva dare giustificazioni. Ai morti non doveva rendere conto di nulla.
O almeno, così credeva prima di conoscere Viktor.
« Allora? »
Inarcò il sopracciglio destro, in attesa di una risposta. Dopotutto a Frattaglia si doveva tirar fuori le parole dalla bocca.
Passarono diversi secondi, interminabili.
Silenzio.
« P-pr… promettetemi… »
Si interruppe. Un nodo si era incastrato in gola. Le ginocchia tremavano come una foglie d’autunno. Fu costretto ad immagazzinare quanta più aria possibile ai polmoni, espandendo bene il diaframma. Ispirazione. Espirazione.
Poi riprese.
« P-promettetemi di t-tenermi al vostro f-fianco, sir. N-non vi ostacoler- »
 
«Oscurità, io sono.
Tu, mio splendido dono.
Io, amante del male.
Tu, mio splendido Natale.
Io, crudele assassino.
Tu, mio silenzioso bambino.»
 
Uno movimento dell’acqua si avvertì nella vasca.
Due dita lunghe, dalle unghie squadrate, gli avevano afferrato il piccolo mento: doveva prestargli massima attenzione. Capito? Almeno in quel momento.
Scivolò una perla d’acqua sulla guancia macchiata del Pettirosso, commosso.
Frattaglia doveva fidarsi. Viktor aveva recitato la sua sentenza.
Con un bacio firmò quella promessa.

   
 
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