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Autore: Pendincibacco    11/05/2016    2 recensioni
"La tenebra era densa, fredda e viscida, avida. Se la sentiva spalmata addosso, ovunque, e per quanto tentasse di liberarsene strofinandosi freneticamente le braccia e il viso, quella rimaneva attaccata a lei e si insinuava ovunque: sotto ai vestiti, nella testa, in profondità dentro al petto."
"Fino ad un paio di mesi prima, non avrebbe mai creduto di poter essere così debole, essere quel tipo di persona che percepisce i traguardi delle vite altrui come deprivazioni alla propria. [...]
Eppure, nello scivolare nell'incoscienza, l’immagine dei suoi amici di una vita che si allontanavano da lei le fece sentire forte in bocca il sapore dell’abbandono."
Il 90% del mondo detesta Sakura (io compresa, generalmente). Beh, credo che questa volta cercherò di farvela piacere.
La storia è incentrata su di lei e su come elabora la paura di essere abbandonata dai suoi migliori amici e compagni di team. Cresciuta, e finalmente cambiata, si rende conto che l'amore è molto diverso da come lo immaginava da bambina e che lo si può trovare nelle persone più impensate.
Storia legata alla fic "Respirare", inserita nella serie "Konoha, dopo la tempesta", di cui è parte integrante.
Continui riferimenti Sasu/Naru
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Konoha, dopo la tempesta.'
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Note dell'Autrice: Rieccomi qui dopo ... boh, due mesi? Beh, parecchio tempo, insomma! Finalmente sono qui, comunque, con quello che dovrebbe essere, salvo idee brillanti future, l'ultimo capitolo de "Il silenzio è dei colpevoli" (un sentito grazie a Caparezza per avermi regalato un titolo :D). Fondamentalmente non è altro che la spiegazione del motivo per cui Naruto e Sasuke sono arrivati in ritardo al famoso matrimonio, quindi è essenzialmente una scemenza monumentale, ma nella mia mente questa scena si era creata ancor prima che decidessi veramente di far sposare Sakura, quindi ... beh, non potevo evitare di scriverla! Sepero vi piaccia, o quantomeno vi diverta, buona lettura!





Extra 2
Il mattino ha l’oro in bocca



 
- A che ora hai messo la sveglia, Sas’ke? – domandò Naruto, asciugandosi alla meglio i capelli con un asciugamano già in parte fradicio, tentando nel frattempo di infilare dei boxer puliti.
- Alle 7.30, ovviamente. – dichiarò l’interpellato, osservando con sguardo critico il dubbio spettacolo offerto dal compagno che saltellava su un piede e si tirava su la biancheria con una sola mano. A quelle parole l’ Eroe della Foglia si immobilizzò, le mutande ancora storte; e lo fissò apparentemente allibito.
- Ah. Ho un paio di domande per te. Prima domanda: tu lo sai che la cerimonia è alle 11.00? – chiese con tono mortalmente serio. Il compagno gli rivolse un’occhiata storta.
- Lo so benissimo. –
Naruto sospirò, gli occhi socchiusi, mentre finiva di sistemarsi la biancheria e si lasciava cadere scompostamente a sedere sul letto.
- Ok, veniamo alla seconda domanda. Ti sei completamente bevuto il cervello??? – esclamò, gli occhi sgranati. Quelli di Sasuke, per contro, si assottigliarono, l’espressione infastidita.
- Me lo chiedo spesso di te. – commentò voltandosi a sistemare i vestiti posati sulla sua sedia, anche se non avevano alcun bisogno di essere sistemati. Il ragazzo lo fissò, allibito.
- Non rivoltare la frittata. Tu mi stai dicendo che il matrimonio è alle undici e che tu vuoi farmi alzare alle sette e mezza?? Che c’è, ho fatto qualcosa di sbagliato? Ho dimenticato qualcosa di importante? Si può sapere perché mi vuoi punire in questo modo? – domandò, incredulo, gesticolando agitato come al suo solito. L’amico sbuffò, sempre voltato di spalle.
- Non ti sto punendo, razza di scemo. Semplicemente, so che per te ogni scusa è buona per attardarti, e non voglio arrivare in ritardo. –
Naruto rimase in silenzio per qualche momento, l’espressione ancora comicamente spiazzata, dunque ricominciò a parlare, respirando lentamente come a volersi calmare.
- Anima mia, io adoro che tu sia così preciso. A volte la cosa mi manda ai matti, ma ammetto che è una tua caratteristica davvero utile. Ammetto anche di essere spesso in ritardo e che è una benedizione che tu riesca a riportarmi, anche se in modo violento, sulla retta via; ti ringrazio, davvero. Ma tra le sette e mezza e le undici ci stanno tre ore e mezza! Mi spieghi a cosa ci servono tre ore e mezza? Abbiamo appena fatto la doccia! So di non essere un genio, ma credo che per vestirmi, pettinarmi e fare colazione con tutta la calma del mondo una misera oretta potrebbe bastarmi, non ti pare? – concluse, convinto di essere stato ragionevole e chiaro. Evidentemente, però, non doveva esserlo stato abbastanza.
- Dobbiamo essere lì almeno un quarto d’ora prima, quindi non sono tre ore e mezza! – puntualizzò infatti l’amico, lisciando delle pieghe immaginarie sul suo kimono da cerimonia. L’Eroe di Konoha, a quel punto, cominciò a non vederci davvero più.
- Certo, scusa, non avevo considerato questo dettaglio fondamentale. Suppongo che quel quarto d’ora potrebbe fregarci, in effetti. Immagino che, rivista la questione sotto questa luce, tre ore e un quarto siano più che necessarie … ma stai scherzando??? Seriamente, hai preso un colpo di calore? E’ Aprile, ma tutti quegli allenamenti potrebbero averti cotto la scatola cranica, non si sa mai! – quasi gridò, al limite della pazienza. Non si era reso conto, però, che anche per l’altro la pazienza era agli sgoccioli, quindi si inquietò non poco quando finalmente Sasuke si voltò e posò gli occhi su di lui, un tagliente sguardo omicida a rovinargli il bel viso.
- Non siamo stati invitati ad un picnic nella foresta, dobbiamo presenziare ad una cerimonia importante. Tu sei il testimone della sposa, diamine, quindi non possiamo arrivare in ritardo, è escluso categoricamente. Io non sono mai arrivato in ritardo in vita mia, e non intendo cominciare con un matrimonio! Noi ci alzeremo alle 7.30, faremo colazione, ci prepareremo al meglio delle nostre possibilità e ci presenteremo al tempio con l’anticipo necessario, sono stato abbastanza chiaro? Altrimenti domani puoi pure non disturbarti a tornare a casa, troveresti la porta chiusa! –
Sasuke aveva cominciato la sua arringa con tono controllato e basso, tuttavia l’aveva conclusa quasi sbraitando, trasformandola in una vera a propria sfuriata. Naruto, per un momento, meditò di arrabbiarsi sul serio; tuttavia dopo qualche attimo concluse che non ne sarebbe valsa la pena: era la vigilia del matrimonio di Sakura e, dopotutto, era davvero un’occasione importante. Si mise a sedere compostamente, un po’ rigido, dunque lasciò andare il fiato rumorosamente e si stropicciò gli occhi in un gesto rassegnato.
- Non potremmo fare almeno alle 8? Ragiona, è davvero prestissimo, e ora è già tardi. Non voglio addormentarmi sull’altare, sarebbe altrettanto maleducato. – domandò, indirizzando all’amico un’occhiata stanca e vagamente pietosa. Sasuke riuscì a tener duro solo per qualche altro attimo, quindi si lasciò cadere a sua volta sul materasso, sospirando.
- Ok, alle 8, ma non un minuto oltre! Nemmeno se tenterai di farmi pena! – precisò, stizzito. Il compagno si sistemò sul letto, dandogli le spalle, dunque rispose con un tono piuttosto gelido per nulla tipico di lui.
- Va bene Sas’ke, come vuoi tu. Grazie per la tua gentile concessione. –
Non voleva arrabbiarsi davvero, ma il comportamento autoritario di Sasuke a volte lo faceva impazzire, senza che potesse fare nulla per controllarsi. L’altro rimase in silenzio, steso a pancia in su come era solito addormentarsi, tuttavia dopo qualche minuto si voltò lentamente verso l’amico, avvicinandosi alla sua schiena e appoggiandogli delicatamente la fronte tra le scapole, respirando profondamente.
- Senti … è solo che è una cosa a cui tengo. Lo so che non ti piace alzarti presto, ma è importante, voglio che sia tutto impeccabile. – mormorò poco dopo, sperando con tutto il cuore che il compagno non si fosse già addormentato, il tono basso e leggero che la sua voce assumeva sempre nelle rare occasioni in cui si scusava di qualcosa. Ovviamente lui non l’avrebbe ammesso nemmeno in un milione di anni, ma Naruto sapeva che quello era il suo personale modo di spiegarsi e scusarsi per il proprio comportamento brusco.
- Lo so. Aaaah, ok, vorrà dire che per questa volta farò questo sacrificio! – commentò infine, quando fu certo di averlo lasciato sulle spine abbastanza a lungo.
- Grazie. – sussurrò lui di rimando, il viso incassato ancora più in profondità nella sua schiena. Naruto sorrise nel cuscino, conscio che non sarebbe stato saggio farsi vedere, quindi allungò una mano dietro di sé e, afferrato il braccio sinistro di Sasuke, se lo strinse addosso in modo da chiudersi nel suo abbraccio, una posizione che amava assumere nei momenti di tenerezza. In effetti, si disse, quella di non litigare era stata una scelta azzeccata.
- Di nulla. Dai, sbrighiamoci a metterci a dormire, altrimenti domattina saremo davvero due cadaveri, e la sposa ci ammazzerebbe se sbadigliando sputacchiassimo sul suo vestito! – concluse ridendo piano, accoccolandosi al meglio tra le braccia dell’altro che, di rimando, lo strinse un po’ di più, aderendo completamente alla sua schiena; una cosa che, non l’avrebbe ammesso mai, gli piaceva e gli conciliava il sonno.
- Buonanotte Naruto. – sussurrò vicino al suo orecchio, una rara tenerezza che Naruto accolse con un nuovo sorriso, ormai velato dal sonno.
- Notte Sas’ke, a domani. – mormorò, la voce impastata, prima di sprofondare definitivamente tra le braccia di Morfeo.
 
***
 
Il suono della sveglia interruppe fin troppo bruscamente il sonno di Sasuke che, repentinamente, premette una mano sul dorso dell’apparecchio per interrompere il suo assordante stridio. Si sarebbe perfino potuto lamentare di quel rumore, non fosse che era stato proprio lui ad insistere per comprarne una che facesse un rumore davvero forte, per essere sempre certi di svegliarsi in perfetto orario. Controllò l’ora, giusto per essere sicuro: le otto del mattino, puntualissime. Si rotolò sulla schiena, sbadigliando, per poi allungare una mano verso il lato sinistro del letto come faceva ogni mattina per svegliare il compagno. Ma il letto era vuoto. Il ragazzo sbattè le palpebre nella penombra offerta dalla sottile lama di luce che filtrava da sotto la porta della terrazza e si voltò a controllare. Non c’era dubbio, Naruto non c’era. Se si fosse trattato di chiunque altro Sasuke avrebbe pensato subito che fosse semplicemente andato al bagno, tuttavia si trattava di Naruto e lui non andava mai in bagno di notte; il sonno sembrava inibire in lui qualunque altro tipo di funzione corporea. Stava quasi per alzarsi ed andare a cercarlo, una punta di ansia in fondo alla mente, quando la porta della camera si aprì piano e il compagno fece capolino sulla soglia, la sua vestaglia rossa e arancione addosso e un vassoio carico tra le mani.
- Buongiorno Sas’ke! Hai dormito bene? – domandò, non particolarmente sorpreso di trovarlo sveglio. Erano ormai le otto e cinque minuti e sapeva bene che al suono della sveglia spalancava gli occhi immediatamente come un soldatino ben addestrato. L’amico lo osservò, le sopracciglia aggrottate in un’espressione quasi comicamente perplessa.
- Come mai sei già in piedi? – domandò subito, confuso, ignorando la domanda. Lui non si svegliava mai prima che la sveglia suonasse, era un fatto assodato, dunque non riusciva a credere che quel disastro umano fosse non solo cosciente, ma che addirittura deambulasse.
Lui sorrise, avvicinandosi e posando il vassoio sul comodino, per poi salire sul letto ed accostarsi all’altro.
- Ero così agitato all’idea di dover fare il discorso e guidare il brindisi al ricevimento che non riuscivo a dormire bene … e alla fine mi sono svegliato definitivamente poco meno di un’ora fa. Non riuscivo a riprendere sonno, così ho pensato di alzarmi per preparare la colazione e portartela a letto. –
 
Il ragazzo lo osservò per qualche secondo, lo sguardo stralunato, dunque Naruto continuò, indicando il fondo della stanza.
- Ho anche preparato il mio yukata e i miei sandali accanto ai tuoi, in modo da risparmiare tempo più tardi, dato che dobbiamo essere puntuali alla cerimonia. –
Era vero, anche con la poca luce a disposizione poteva vedere i vestiti del compagno disposti ordinatamente accanto ai propri; questo non fece che aumentare il suo sbigottimento e il suo sguardo si colorò di dubbio.
- E’ un jutsu? – domandò, una ruga profonda tra le sopracciglia. Naruto parve cadere dalle nuvole, accese velocemente l’abatjour sul comodino e lo guardò fisso a sua volta.
- Eh? In che senso scusa? La colazione è vera, l’ho preparata con le mie mani! – esclamò, indicando il vassoio posato vicino alla lampada. Nonostante l’espressione di totale sbalordimento fosse davvero molto realistica Sasuke non demorse, un po’ perché era realmente dubbioso, un po’ anche per prenderlo in giro, dando sfogo alla sua vena sadica.
- Non è possibile che tu sia il vero Naruto, devi essere un’illusione. Lui non perde il sonno per nessuna ragione e meno che mai prepara qualcosa in anticipo! – esclamò, fingendosi assolutamente convinto delle proprie conclusioni. Il ragazzo, come c’era da aspettarsi, incrociò le braccia al petto e si scostò un po’ da lui assumendo un cipiglio decisamente infastidito.
- Sas’ke, potrei offendermi, davvero non sai riconoscere il tuo ragazzo? E’ vero che non sono bravo ad alzarmi presto; ma capita anche a me di essere nervoso, qualche volta. E avevo pensato di fare qualcosa di gentile per te, visto il bisticcio di ieri sera, ma se non ti va posso sempre riportare tutto in cucina. – affermò, voltandosi per recuperare la colazione. Il compagno, resosi conto di aver tirato un po’ troppo la corda, si lanciò fulmineamente a fermarlo.
- No! Senti, è solo che è strano, ok? Non ci sono abituato. –
L’espressione di Naruto si rilassò velocemente e il ragazzo si risistemò accanto al compagno, anche se con una postura un po’ rigida.
- E non credo ti ci potrai abituare, a dirla tutta. Ma per una volta che è andata così godiamocela, che ne dici? Ho fatto sia le uova con il pesce che i pancakes con la marmellata e la panna, a seconda di quello che preferisci. Dato che non ami molto i dolci ho usato la marmellata di arance amare, so che quella ti piace. – spiegò, recuperando il vassoio e posandolo con attenzione sulle loro cosce allineate.
Sasuke di fronte a quella vista non potè fare a meno di esserne almeno in parte colpito; il compagno stava davvero migliorando in cucina e i dolci in particolare gli riuscivano piuttosto bene, nonostante lui non li amasse molto. Quei pancakes avevano davvero un ottimo aspetto e, cosparsi di marmellata amara, li avrebbe probabilmente apprezzati, a conti fatti.
Non era, inoltre, ancora del tutto abituato a quel genere di tenerezze che il partner sembrava così spontaneo nel riservargli, perciò in momenti come quelli si sentiva come se qualcosa dentro di lui si sciogliesse lentamente, a poco a poco: Naruto era la fiamma alla luce della quale il suo dolore e le sue riserve scomparivano come la neve al sole
- Grazie. – mormorò, appoggiandosi alla sua spalla con un movimento casuale che di casuale non aveva assolutamente nulla. Il compagno gli sorrise, il buon umore del tutto ripristinato, e afferrati coltello e forchetta cominciò a sezionare il pesce e le uova.
- Naaah, l’ho fatto volentieri. Ho sfruttato questa situazione di stress a nostro vantaggio. –
- Chiamiamolo pure miraco … urgh! –
Il commento acido di Sasuke fu bloccato di colpo dal boccone di uova che l’amico gli aveva infilato tra le labbra a tradimento, facendogli rischiare il soffocamento ma ottenendo l’effetto silenziante desiderato.
- Sasuke, basta chiacchiere, ora la bocca va usata per mangiare! – commentò l’Eroe di Konoha, ghignando, per poi recuperare un nuovo boccone e avvicinarlo alle labbra del compagno.
- So mangiare da solo, in caso non l’avessi notato! – chiarì quello, confuso da tutte quelle attenzioni così concentrate e di primo mattino, per giunta. Naruto si chinò verso di lui e strofinò lievemente la guancia contro la sua, in un gesto infinitamente tenero che fece accelerare i battiti del ragazzo, suo malgrado.
- Lo so bene, ma stamattina vorrei prendermi cura di te, se la cosa non ti dà troppo fastidio. –
- Mmmh … se vuoi. – commentò, con un tono molto meno disinteressato di quanto avrebbe voluto.
 
 
***
 
 
- Era tutto buono? – domandò Naruto una decina di minuti dopo, massaggiandosi la pancia sorridendo, ricordando a Sasuke un gatto troppo cresciuto.
- Lo ammetto, hai cucinato bene. Deve essere davvero la mattinata dell’impossibile che diventa possibile. La mattina del possimpibile! –
- Ha. Ha. Ha. Forse dovrei prepararti la colazione dolce più spesso, magari ti aiuterebbe con il carattere. Comunque, vuoi ancora qualcos’altro? – domandò il compagno, scoccandogli un’occhiataccia mentre impilava i piatti sul vassoio.
- No, sono a posto così e al ricevimento mangeremo un sacco immagino, quindi meglio non esagerare. – rispose Sasuke, sospirando. Era stata, in effetti, una colazione ben più abbondante di quelle a cui era abituato.
- Vero. Ma sei proprio sicuro di non volere nient’altro? -
- Sì, davvero, non voglio a… –
La risposta di Sasuke gli si mozzò bruscamente in gola quando un generosa quantità di panna gli venne spalmata abbastanza brutalmente sul naso. Con il fiato sospeso e lo sguardo scioccato si volse a guardare Naruto che, neanche a dirlo, rideva come un cretino.
- Scusa Sas’ke, mi era parso che avessi un disperato bisogno di panna, sai, per entrare nello spirito di zuccherosa dolcezza della giornata. – spiegò sempre scompisciandosi, come se la cosa avesse una logica inattaccabile. Il compagno rimase immobile per qualche secondo, indeciso se incazzarsi o lasciarsi scappare una risata; dunque decise per una soluzione intermedia, recuperando una spruzzata di panna mentre Naruto si asciugava le lacrime dagli occhi.
- Te la faccio vedere io la dolcezza… –
 
Dieci minuti dopo, ovviamente, le facce e le mani di entrambi erano appiccicose e dolci come non lo erano mai state; i due contendenti ansimavano accasciati uno sull’altro stremati dalla dura battaglia a suon di panna, ridacchiando stancamente.
Sasuke, la testa abbandonata sulla spalla del compagno, lasciò che la propria risata si quietasse a poco a poco. Dalla sua prospettiva osservò con tranquillità il profilo del compagno, mentre il battito cardiaco tornava al suo ritmo usuale, e le parole gli uscirono di bocca prima che potesse rifletterci sopra troppo.
- Ti amo. Lo sai, vero? Anche se litighiamo di continuo … ti amo comunque. – concluse, lo sguardo fisso sulla spalla dell’amico, troppo in imbarazzo per guardarlo negli occhi. A volte dolcezze come quelle gli sfuggivano senza che potesse trattenerle, come se spingessero sulla sua gola per essere pronunciate; tuttavia, ancora non si sentiva del tutto a suo agio nel lasciarsi andare e spesso si ritrovava a chiedersi se non fosse patetico, se non lo facessero apparire un rammollito.
- Lo so. E’ lo stesso per me, Sas’ke. –
La voce soffice e vibrante del compagno lo indusse a sollevare leggermente lo sguardo. Naruto sorrideva, guardandolo, esprimendo con una sola espressione tutto ciò che cercava sempre, con ogni suo spontaneo gesto, di comunicargli: affetto, adorazione, tenerezza, dolcezza, conforto, vicinanza, amore. Il ragazzo si lasciò andare ad un lungo sospiro, sistemandosi meglio contro il corpo dell’altro, abbracciandolo e chiudendo gli occhi. Forse, dopotutto, le sue preoccupazioni sui suoi eccessi di affetto erano ingiustificate; forse lui semplicemente li meritava, qui maledetti eccessi. Forse, comunque stessero le cose, era troppo coinvolto per poterli trattenere.
- Bene. –
- Bene. –
 
L’altro sospirò a sua volta, stiracchiandosi vistosamente e allargandosi ad occupare tutto il letto con gli arti spalancati, quindi si alzò a sedere con un leggero colpo di reni.
- Credo sia ora di andare, dobbiamo anche darci una ripulita alle facc … - cominciò, ma la mano di Sasuke si chiuse attorno al suo polso sinistro di colpo, interrompendolo.
- Possiamo prenderci un’altra mezz’ora, direi. – mormorò quello, lo sguardo serio fisso sul suo viso. Naruto rimase immobile per qualche momento, sbigottito.
- Ehm, non che la cosa non mi piacerebbe, ma non eri tu ad essere terrorizzato dall’idea del ritardo? – indagò, un sorrisetto leggero che si faceva strada all’angolo delle labbra. Sasuke distolse lo sguardo, evidentemente imbarazzato e anche un po’ ferito nell’orgoglio.
- Certo, ma sono solo le nove e tutto è pronto, perciò … avevi ragione, abbiamo tempo. – ammise, riportando gli occhi nei suoi con un’espressione insistente che, su di lui, era più unica che rara. L’Eroe di Konoha deglutì, incredulo e quasi stordito di fronte alla situazione. Non che a Sasuke l’intimità non piacesse, al contrario, ma raramente si dimostrava così propositivo; generalmente fingeva di lasciarsi semplicemente trascinare da lui, probabilmente per non ammettere nemmeno a sé stesso di essere un essere umano come tutti gli altri.
- Beh, se per te va bene allora … direi che sì, possiamo prenderci un altro po’ di tempo. –
Si lasciò ricadere mollemente sulle lenzuola, strinse il compagno tra le braccia e cominciò a coprirgli il volto di baci leggeri, affondando una mano tra i suoi capelli.
- Per te ho sempre tutto il tempo che vuoi, Sasuke. –
L’altro posò le mani sulle sue spalle, carezzandole lievemente, l’espressione leggermente stordita come spesso accadeva quando Naruto lo trattava in modo particolarmente tenero, come se la cosa lo confondesse: fosse stato per lui le cose sarebbero state immediatamente molto più passionali, più decise; tuttavia il compagno, nel corso del tempo, lo aveva introdotto a quella dolcezza a cui faticava a reagire ma che, nonostante tutto, amava.
- Beh … non abbiamo poi tanto tempo … una mezz’ora, come ho detto … al massimo … - quasi balbettò, confusamente, tra un bacio e l’altro, sentendo la mente che cominciava a vacillare sotto il peso dei sentimenti che sembravano traboccare dall’amico in quel genere di occasioni.
Naruto nascose un ghigno contro il suo collo: non aveva davvero intenzione di mettersi fretta, non in una situazione di quel tipo, in ogni caso. Morse lievemente la pelle chiara e delicata vicino all’orecchio, un gesto che sapeva essere particolarmente apprezzato; probabilmente, si disse, alzarsi presto avrebbe dato i suoi frutti, dopotutto.
 

 
***
 
 
“In effetti, me lo sarei dovuto aspettare” fu uno dei primi pensieri di Sasuke quando, riaprendo gli occhi impastatati di sonno e languore, la testa inclinata in modo strano in quanto adagiata sull’addome del compagno, notò le incriminanti cifre che lampeggiavano intimidatorie sul display della sveglia. “Una mezz’ora al massimo” aveva detto, ma doveva essere stato già troppo preso dalla situazione per rendersi conto che, con Naruto, non durava mai una mezz’ora al massimo. Lui era quel tipo di persona che, una volta “accesa”, non si spegneva fino a che non ti aveva ridotto ad un ammasso gemente di nervi tesi e muscoli sciolti, ad un cartoccio ansimante di membra sudate e imploranti. Un lavoro così impegnato e preciso, naturalmente, richiedeva sempre almeno un’ora, spesso anche un pochino di più, dunque Sasuke si chiese esattamente quanto doveva essersi rimbecillito per aver pensato che il compagno gli avrebbe dato ascolto rispettando la sua tabella di marcia. Probabilmente, si disse, la risposta era “parecchio”.
A giudicare dell’orario, tra l’altro dovevano pure essersi addormentati per una ventina di minuti perché, diamine, per quanto fossero giovani e in salute, dubitava sinceramente che avessero potuto reggere per quasi due ore … quantomeno lui, di certo, non poteva aver retto tanto a lungo.
Così perso in queste elucubrazioni ci mise qualche secondo a realizzare la vera portata dell’orario che la sveglia si ostinava a sbattergli in faccia: 10.46.
Mancavano 14 minuti al matrimonio di Sakura.
Mancavano 14 minuti al matrimonio di Sakura e loro erano ancora a letto, appiccicosi in un modo che ormai cominciava a risultare disgustoso e sfiniti come non gli sembrava che fossero mai stati in vita loro.
 
Naruto ebbe appena il tempo di rendersi conto di non essere più nel mondo dei sogni prima di finire scaraventato giù dal letto a suon di calci, i timpani martellati da grida furiose e insulti di vario genere; neanche due secondi dopo il suo yukata gli venne lanciato addosso e la porta del bagno sbatté con un fracasso assordante. Dolorante e frastornato, Naruto si trascinò fino al bagno di servizio, per darsi almeno una sciacquata veloce e, nel farlo, sembrò finalmente rendersi conto di che ora fosse e di cosa significasse: Sakura li avrebbe ammazzati, era un fatto assodato e, nel realizzarlo, sbiancò leggermente.
Eppure, nell’udire lo sciaguattio e le imprecazioni provenienti dalla stanza vicina non poté fare a meno di sorridere furbescamente: nonostante tutto, a suo parere, sarebbe valsa la pena di tardare un po’.







Note finali: Che dire, grazie di avermi seguita fino in fondo a questa idea balenga, non mi sembra vero di aver compiuto l'opera! Segnalatemi pure come sempre eventuali errori e imprecisioni, appena avrò tempo sistemerò tutto. Spero di rivedervi in futuro, quando finalmente comincerò la tanto agognata storia su Kakashi ... Stay tuned!
  
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