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Autore: BandBfun    11/05/2016    6 recensioni
È il decimo anniversario della loro conversazione più sincera e profonda e, sebbene ne sia passata di acqua sotto il ponte, il sentimento che lui provava allora non è cambiato affatto, sebbene oggi voglia qualcosa di ancor più importante...
5° posto a pari merito con 17/21 punti al Contest "Il telefono - Contest per storie Multifandom e Originali" indetto da MontyDeeks sul Forum di EFP
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FRANCESCA
 

Eccomi qui, come ogni giorno, a stringerti le mani e ricordare il tempo passato con te, con lo stesso piacere e affetto di allora. Spero che mi dirai di stare zitto, ma non succede mai e ogni volta, mi dico che sarà per la volta prossima... Ma quando sarà?


È un giorno speciale, sai? È il decimo anniversario della conversazione più profonda e sincera che ho avuto con te.
Allora come oggi, nulla è cambiato: a cavallo tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre, la malinconia e la nostalgia di alcuni momenti del passato ritornano a ricordarmi che li avrei potuti vivere in modo pieno. Come ne se avessi bisogno, vero? Lo so anch'io che l'avrei potuto fare, solo che non l'ho fatto! E qualcosa mi dice che non potrò recuperare tutto quel tempo... E quanto vorrei sbagliarmi su questo punto. Ah, se solo potessi capire...
Quel giorno, piuttosto che passarlo a pensare, ho preso il mio telefono cellulare e ti ho scritto quello che più avevo voluto in quel momento.
Ricordo la nostra conversazione come se l'avessimo avuta ieri, sai?
Mi farebbe molto piacere vederti.
Una frase chiara ed efficace, no? E adesso che ci penso, quella è stata la prima volta che sono stato diretto con te. Si, senza dubbio.
Hai sempre saputo che non vederti mi dispiaceva ed hai anche saputo molto bene quanto mi mancavi, però non te l'ho mai detto in modo così diretto. Te l'ho fatto presente molto spesso, ma sembrava sempre qualcosa di buttato lì, quasi a caso, per sbaglio.
Quel giorno ho avuto davvero bisogno di vederti. È stato come se qualcosa mi avesse detto che non avrei avuto molte altre occasioni di sentirti. Una sorta di intuizione, non so bene che dirti... L'ho seguita, ti dico solo questo.
Sai, è da tanto tempo che non ci vediamo. L'ultima volta è stata quando ti ho accompagnato a registrare un esame a metà luglio e ti avrò sentito un paio di volte da allora...” - ti ho ricordato - “Si, diciamo che mi manchi, ecco.
I miei messaggi sono sempre stati così lunghi e articolati? E dire che ho sempre pensato di avere il dono della sintesi, pensa te!
E come allora così è oggi, ricordo sempre con affetto e piacere i primi mesi di università, quel tempo in cui siamo sempre stati insieme, come una coppia di inseparabili. Hai presente, quella specie di uccelli che non vivono a lungo se separati? Siamo stati noi, fino a ch'è durata, certo. Breve ma intenso, come tutte le cose più belle!
Dopo averti inviato quel messaggio, pensando alla tua risposta, l'ansia ha cominciato a prendere il suo posto d'onore nella mia testa. Ho avuto solo un paio di stabili relazioni nella mia vita: una con te e l'altra con l'ansia. Un tantino triste, non trovi?
Dov'ero rimasto? Si, ora mi ricordo. Dopo averti inviato quel messaggio, per essere sicuro di ricevere una risposta, ti ho fatto cenno di una piccola questione.
Ho appena ultimato il riassunto del manuale e ne ho stampata una copia anche per te, come d'accordi. Se vuoi averla, mi troverai ogni giorno della settimana in università.
A proposito: ti rendi conto che non ho fatto un giorno di assenza dal secondo al quinto anno? Nemmeno la mia risaputa salute cagionevole era riuscita a fermarmi... E devi ammettere che ho adempiuto ai miei doveri in maniera impeccabile, eh! Mai che ti abbia consegnato gli appunti e i riassunti dei manuali in ritardo!
Ti ho fatto una promessa ed è sempre stata mia intenzione mantenerla. E poi non mi è mai piaciuto avere debiti con nessuno, meno ancora con te! E quando li avrei saldati, se non ti facevi mai vedere?
Interrompimi pure quando vuoi, eh, non c'è nessuno che te lo impedisca!
Ti prego, fallo. Io sono logorroico e continuo fino a che qualcuno non mi ferma! Sii tu, per favore, almeno questa volta... Eh? Nulla? D'accordo.
Mi ero ricordato di un piccolo problema, anche se forse era più nella mia testa che reale, ma per rispetto nei tuoi confronti, te l'ho fatto notare lo stesso.
Tuttavia, sarebbe meglio se ci incontrassimo giovedì mattina, così da essere solo tu ed io e nessun altro. Sai, alle ragazze non piaci proprio tanto e vorrei evitare discussioni inutili e spiacevoli, tanto per te quanto per me.” - ti ho fatto presente, pur sapendo che lo sapevi, perché te ne avevo già parlato almeno in un paio di occasioni precedenti - “Ricordi quando ho preso il taxi quella mattina per portarti i libri a casa, visto che per via del lavoro non riuscivi mai a venire in città a prenderteli? Beh, ci sono stati un paio di problemi a trovare il tuo indirizzo e ci ho messo almeno venti minuti in più del previsto per ritornare all'università. Mi avevi anche rimproverato e fatto notare che avevo commesso una violazione di domicilio, anche se ti avevo lasciato la busta vicino al cancello all'esterno... Ritornato in università, Paola mi aveva visto ed era evidente che non stavo molto bene. Soffro la macchina su una strada in pianura, figuriamoci su una strada di collina tutte curve e sali e scendi! Lei mi aveva chiesto che ci facessi lì, dato che avevamo lezione nel tardo pomeriggio, e se stessi bene ed io non ho saputo quale bugia inventarmi e le ho detto la verità, ossia quel che avevo appena fatto. Quante me ne aveva dette...
Se ci penso... Quante me ne ha dette Paola quel giorno, quante...
Prima mi ha fatto una bella lavata di capo, trattandomi peggio di un pluriomicida, e poi, tieniti forte, mi ha chiesto che cosa ci fosse tra me e te, senza dimenticare di ribadire che “quella” - così lei ti chiamava - non meritava nulla e che io ero stato un coglione per tutto quel tempo a darti una mano.
Io le ho risposto che l'avrei fatto anche per lei se fosse stato necessario, essendo una mia cara amica, e che non era bello giudicare una persona che non si conosceva.
Su questo punto non ha saputo come ribattere e la discussione è finita su un sostanziale pareggio. Per mia fortuna...
Però, devo ammettere che Paola non aveva tutti i torti. Io ho voluto fare finta di nulla, ma da quando avevi iniziato a lavorare, avevi mostrato sempre meno interesse per l'università. Era evidente, avendo dato appena un esame in un anno. Forse non te ne ho mai parlato, ma anche Paola aveva lavorato per qualche mese e questo non le aveva impedito di studiare e di presentarsi agli esami. Ed era stata molto brava, perché li aveva superati tutti e con ottimi risultati.
Ho pensato molto a quello che mi aveva detto e, tenuto conto anche della sua esperienza personale, ho pensato che anche tu avresti potuto riuscirci, senza la minima difficoltà. Ma questa è un'altra storia.
E ricordi il mio “piano d'azione”? Libera di non crederci, ma l'avevo elaborato in un paio di minuti e mi era sempre sembrato perfetto, privo di pecca alcuna!
“Ne ho tutte le possibilità e tutta l'intenzione, quindi perché limitarmi al farti avere gli appunti e i riassunti dei singoli manuali?” - ho pensato, in un impeto di euforia. In pratica, mi ero auto-assunto come il tuo segretario!
La mia intenzione era di farti risparmiare quanto più denaro possibile e di permetterti di dedicarsi al lavoro senza avere altri pensieri.
Ti ho informato, mi hai dato il tuo consenso ed io ho mantenuto la promessa fino al giorno in cui mi sono laureato. Sappi che in quei quattro anni ti avrò fatto risparmiare almeno seimila euro, mica briciole, eh!
Beh, fammi sapere se potrai venire, d'accordo?
Hai mai fatto caso che la maggior parte dei miei messaggi terminasse con una domanda? Perché altrimenti tu non avresti scritto nulla! Ed era già tanto se ti facevi sentire per farmi gli auguri di buon compleanno, quindi dovevo giocare bene le mie carte.
Un paio di giorni dopo mi hai risposto.
Quali discussioni? E perché hai detto a Paola che avevi preso il taxi per portarmi i libri a casa?
Se ho sperato in una risposta diversa, magari di assenso, così da vedersi dopo tanto tempo? Certo! E ti dirò che allora come oggi, penso che quel mio messaggio tu non lo avessi letto con attenzione, altrimenti non mi avresti fatto quella domanda.
Lo sai, no? Le ragazze pensano che in realtà non stai lavorando e che ti importa nulla dell'università e meno ancora di me.” - ti ho ricordato - “E scusami se gliel'ho detto, ma stavo male per via di tutte quelle curve e mi girava la testa davvero molto, più del solito... Non succederà più, te lo prometto.
Tu cosa pensi? Credi a me o credi a loro?
A chi credere? A te, la mia più cara amica, oppure alle ragazze, le altre mie care amiche? Non avendo saputo cosa rispondere, ti ho detto una mezza verità. Sono sempre stato bravo in questo, mi veniva bene, senza sforzo, anche con te.
Ti credo, con una leggera riserva.” - ti ho risposto - “Diciamo che gradirei un pizzico di partecipazione da parte tua, almeno nella nostra amicizia. Lo so che lavori e che sei molto impegnata per questo, ma penso anche che in una settimana un quarto d'ora per fare conversazione si possa trovare. Non credi?
Facciamo che mi dici quanto ti devo per questo anno e mezzo e la chiudiamo qua, va bene? Non voglio avere debiti con nessuno.
Ti pare che se avessi voluto indietro i soldi che avevo speso, te li avrei chiesti dopo un anno! Coi miei tassi d'interesse, non ti sarebbe convenuto aspettare così tanto... Affatto!
E non farmi ridere, che non mi sembra proprio il momento, eh!
Non mi devi nulla di nulla. Te l'ho già detto: lo faccio solo per darti una mano e perché, se le parti fossero invertite, tu lo faresti per me.
Ti giuro che su questo punto non ho mai avuto il minimo dubbio.
Come vuoi tu.
In ogni caso, io ti credo. Lo so che stai lavorando, solo vorrei sapere qualcosa di più. Sai cosa vuol dire aspettare un tuo messaggio? Non dico di sentirci ogni minuto, per quanto mi piacerebbe, ma aspettare una decina di giorni ogni volta, se permetti, i nervi mi vengono, eh!
Finalmente te l'ho detto e non avrei saputo essere più chiaro!
Scusa, ma è già tanto se riesco a rispondere ai tuoi messaggi in questo momento. Sai quanti impegni ho? La palestra, gli amici, il lavoro e il mio ragazzo...
Quella parola... Quando l'ho letta, ho avuto un leggero mancamento. Mi ero chinato e mi ero portato la mano sulla bocca, per soffocare quel sussurro che mi veniva dal cuore, limitandomi a piangere, per qualche istante. Francesca, era da tempo che immaginavo un futuro assieme a te e quella parola aveva mandato tutto in frantumi.
Hai un ragazzo?” - ti ho chiesto, non a caso - “E da quanto tempo? Scusa se te lo chiedo, ma è un colpo di scena che non avevo previsto...
E perché?
Beh, qualche giorno dopo esserci conosciuti, tra una confidenza e l'altra ti avevo detto che io ero sempre stato single e avevo chiesto a te se anche tu eri inesperta. Ricordi, no? Tu non mi hai mai risposto, se non con un verso che non voleva dire nulla...
Allora?
Nulla, solo che non sei proprio la ragazza più spontanea o aperta a fare nuove conoscenze... Per questo sono sorpreso, non per altro.
Mi dispiace deluderti... Comunque, non sono così timida come credi!
Tranquilla, lascia stare...” - ti ho scritto, volendo parlare di altro - “Piuttosto, perché non mi hai detto nulla? Sono uno dei tuoi migliori amici, no?
Scusa, ma se dovessi dire a tutti i miei amici quello che faccio, allora non avrei più il tempo di fare quello che dico di fare.
E io chi ero rispetto ai tuoi amici di vecchia data? È vero che ci conoscevamo solo da un paio d'anni, però, solo in forza di tutto quello che avevo fatto per te, sicuramente più del dovuto e più di quello che i tuoi amici avrebbero mai fatto, mi ritenevo meritevole di un minimo di considerazione da parte tua! O stavo sbagliando? Ero un tuo amico o il più umile dei servi, silenzioso e operoso, a cui scrivere solo per chiedere una mano? Non ero riuscito a pensare ad altro per tutta la serata, tant'è che ti avevo risposto solo dopo cena.
Lo so, però penso che cinque minuti alla settimana per sentirci non sia chiedere troppo, no? E non ti chiedo di considerarmi al pari dei tuoi amici, perché li conosci da molto più tempo, e nemmeno al pari del tuo ragazzo, ma almeno qualcosa di più di un semplice conoscente, questo sì, lo voglio! È troppo, forse? Scusa, ma non accetto questo tuo modo di fare!” - e poi, visto che mi sei sembrata così disponibile quel giorno, ho gettato il sassolino - “Certo, non nego che mi piacerebbe se mi considerassi al pari del tuo ragazzo, ma è meglio che non dica di più, altrimenti chissà che succederà... Ah, ah!” - e poi ho tirato indietro la mano. Un classico.
Lo sai che non sei un semplice conoscente, ma sappi che non sarai mai al pari del mio ragazzo. Capisci, no?
Quella tua risposta mi ha suggerito che il lancio avesse avuto successo, perciò ho pensato di uscire allo scoperto e di confessarti tutto. Se non l'avessi fatto in quel momento, non l'avrei fatto mai più ed avevo fatto passare già fin troppo tempo.
Senti, ormai te lo devo confessare: io mi sono preso una bella cotta per te.” - ti ho scritto, senza troppi giri di parole - “E diciamo che il termine 'cotta' è forse riduttivo paragonato a quello che sento per te, ma vorrei non cadere nello sdolcinato, perché non sono quel tipo di persona.
Capisco...
Non puoi, non ti ho detto ancora tutto. Aspetta.
D'accordo.
Ricordi la prima volta che ci siamo conosciuti? Io ero nell'atrio dell'università per scoprire in che aula sarebbe stata la lezione, quando tu eri entrata, correndo, ed eri inciampata nella mia tracolla. Io ti ho teso la mano, tu l'hai stretta e ti ho tirata su. In quel istante, ho avuto come una scossa, una sensazione nuova, mai provata prima... Ho voluto ignorarla, perché le novità mi hanno sempre spaventato, ma bastava pensarti, anche per un solo istante, perché quella sensazione ritornasse, più forte e più bella della volta precedente. Ti ho parlato di cotta? Dato che adesso sai, chiamalo pure amore, non sbaglieresti.
Quanta ansia e agitazione ho provato in quegli istanti... Mi sono sentito esposto e inerme, un giocattolo nelle mani, da un lato, della paura, temendo che quella confessione avrebbe potuto mettere fine alla nostra amicizia, e dall'altro, dell'eccitazione, perché una minima parte di me, ha davvero sperato di ricevere come risposta un qualcosa di simile a “lo sento anch'io”.
Ti chiedo scusa.” - ho voluto aggiungere - “Mi dispiace di avertelo nascosto per tutto questo tempo. Non avrei dovuto, per nessuna ragione, anche se valida. Adesso sai tutto. Che ne sarà della nostra amicizia? Mi darai la mazzata finale e la concluderai oppure la manterrai? Penso sia chiara la ragione del mio silenzio, no?
Sei sicuro di avermi detto tutto?
Si, sono sicuro.
Qualche minuto dopo mi è arrivata la tua risposta. Non l'ho letta subito, perché ho avuto troppa paura che fosse negativa. Però, la curiosità è stata davvero molta, quindi l'ho letta, preparandomi al peggio. È sempre stato il mio modo di affrontare ogni situazione: celare, sorprendere, rassegnarsi. Un metodo triste, forse, ma che ha sempre funzionato e funziona tutt'ora... O forse è quello che voglio credere.
Per me non ci sono problemi. Possiamo rimanere amici.
Ho dovuto essere realista: non avrei potuto ambire ad una risposta migliore. Mi sono sentito di nuovo bene, come prima di iniziare quella conversazione. La nostra amicizia era salva, il resto non aveva importanza.
Se va bene a te, a me andrà ancora meglio!
Mi fa piacere.
Posso chiederti una cosa?
Si.
Tu hai mai sospettato qualcosa oppure ti ha sorpreso questa mia confessione?
Avrei potuto evitarlo, neh? Però, sono salito sulla pista da ballo, non potevo andarmene proprio sul finale, no?
La verità? Mi hai sorpreso... È stato un fulmine a ciel sereno, a dire il vero! Anche se non mi sono mai posta il problema, questo lo devo ammettere... Mi dispiace, ma adesso io sono impegnata e sono felice.
Sei felice?
Si. È un ragazzo splendido e con lui sto davvero molto bene, come mai prima d'ora mi era successo!
Se tu sei felice, allora lo sono anch'io. L'importante è questo, il resto si supererà, in qualche modo.
Sappi che possiamo rimanere amici, perché in fondo non ci vedo nulla di male, purché rimanga una buonissima amicizia, eh!
Ho pensato che avresti potuto non aggiungere nulla, oppure un semplice 'buona', e mi sarebbe andato bene comunque, eh! Mi hai fatto così felice in quel momento, perché quell'aggiunta voleva dire che anche tu ci tenevi alla nostra amicizia, non quanto me, ma la differenza era proprio minima. Quel superlativo è stato davvero una sorpresa... superlativa!
Non posso chiedere nulla di più.
E non avrei potuto chiedere di più.

E anche oggi ho parlato sempre io, per tutto il tempo. È possibile che abbia una voce così bella da ascoltare? Mi sono sentito registrato e non mi è piaciuta affatto! Quando vorrai aprire gli occhi e dirmi di starmene zitto, almeno un istante? Quando verrà quel momento, eh?

Mi allontano un istante, cercando di mascherare quella sensazione di rassegnazione che giorno dopo giorno appare sempre più evidente nei miei occhi. Non voglio che mi veda, sebbene sappia che non può. È solo che non ce la faccio a vederla sempre in quel letto, immobile... Sono stanco, Francesca, molto stanco di dire che sarà per la prossima volta.

 

******

Note di Autore

Dal momento che questa storia è nata per il contest di cui faccio cenno nell'introduzione e la richiesta era di rendere protagonista il telefono, quale modo migliore se non farlo con una confessione d'amore? Pertanto, le parti in corsivo, sperando che siano visibili anche a voi, costituiscono la conversazione avuta per telefono quel giorno di dieci anni fa, mentre il resto sono i ricordi che il nostro protagonista rivive e racconta a Francesca, muta interlocutrice.

Spero che vi piaccia e chi mi segue già non sarà sorpreso dal finale, perché mi conosce già molto bene... :-D

 

   
 
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